tag:blogger.com,1999:blog-72533941678717544632024-03-08T21:14:12.567+01:00Il Lume RinnovatoUn tentativo di comprendere il mondoUnknownnoreply@blogger.comBlogger115125tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-23851780632293968262013-04-03T19:23:00.003+02:002013-04-05T14:42:16.266+02:00Perché Bitcoin può diventare moneta (e soddisfa il teorema di regressione di Mises)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
(Questo post presuppone che sappiate cos'è Bitcoin.)<br />
<br />
Leggo spesso che Bitcoin viola il teorema di regressione di Mises (vedi oltre), e quindi non potrebbe mai diventare <i>moneta</i><sup>1</sup>. Questo, a mio avviso, è falso, ed in questo post cercherò di mostrare il perché.<br />
<br />
<br />
<h3 style="text-align: left;">
<b>Cosa afferma il teorema di Mises</b></h3>
<br />
Il teorema di Mises si può enunciare brevemente così:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
1) prendiamo un bene B che abbia <i>valore di scambio</i><sup>2</sup>. Allora, deve necessariamente essere esistito un tempo in cui B non aveva valore di scambio ma solo <i>valore di uso diretto</i><sup>3</sup>. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<blockquote class="tr_bq">
(Cosa significa? Facciamo un esempio rapido. Consideriamo l'oro. L'oro oggi per noi ha valore principalmente <i>di scambio</i>. Cioè, ha valore principalmente<i> in quanto sappiamo che gli altri lo accetteranno</i> in cambio di euro. E l'oro ha anche un valore di <i>uso diretto</i> (ad esempio, serve a fare denti d'oro; o ornamenti, o circuiti di precisione). Ebbene, il teorema di Mises afferma che è sicuramente esistito un tempo in cui l'oro aveva <i>soltanto</i> un valore di uso diretto, e non un valore di scambio.)</blockquote>
<br />
2) Consideriamo ora un bene B che sia anche <i>moneta</i><sup>1</sup>. Essendo moneta, B ha certamente valore di scambio. Allora, per quanto detto sopra, deve essere esistito un tempo in cui B aveva soltanto valore di uso diretto.</blockquote>
<br />
La dimostrazione del teorema di Mises non rientra negli scopi di questo post; prendiamolo per buono. :)<br />
<br />
<br />
Ora, ecco cosa sostengono molti oppositori di Bitcoin:<br />
<br />
<h3 style="text-align: left;">
<b>Cosa dicono gli oppositori di Bitcoin</b> </h3>
<blockquote class="tr_bq">
3) una bitcoin non ha alcun valore di uso diretto;<br />
<br />
4) quindi, per il teorema di Mises, è impossibile che bitcoin in futuro acquisisca valore di scambio;<br />
<br />
5) quindi è impossibile che bitcoin diventi moneta<sup>1</sup>.</blockquote>
<br />
<br />
<br />
Questo ragionamento è sbagliato in quanto è falsa la premessa (3).<br />
<br />
<br />
Dimostriamo quindi che la (3) è falsa. Facciamo cioè vedere che deve essere esistito qualcuno per cui bitcoin aveva un valore di uso diretto.<br />
<br />
<br />
<br />
<h3 style="text-align: left;">
<b>Dimostrazione.</b></h3>
<br />
Prendiamo la <i>prima </i>persona che ha accettato bitcoin in pagamento per i suoi beni o servizi. Questa persona è esistita sicuramente.<br />
<br />
Il fatto che costui ha accettato bitcoin in cambio dei suoi servizi equivale a dire che quelle bitcoin avevano valore per lui. (Questo è vero per definizione di "valore".)<br />
<br />
Ora chiediamoci: per costui, quelle bitcoin avevano valore di scambio o valore di uso diretto? Potevano mai avere per lui valore di scambio? Cioè, è possibile che costui abbia accettato quei bitcoin <i>in quanto sapeva di poterli scambiare di nuovo in futuro con beni e servizi</i> <i>a un dato prezzo</i>?<br />
<br />
Risposta: no, perché non c'era un <i>mercato </i>per i bitcoin in quel momento. (in quanto, per ipotesi, lui è stato il <i>primo </i>ad accettare bitcoin in pagamento). Senza un mercato, non era definito un <i>valore di mercato </i>del bitcoin in termini di altri beni. E quindi non era possibile per lui <i>scambiare</i> quei bitcoin con altri beni a prezzi noti. Il che equivale a dire che quei bitcoin non avevano per lui un valore di scambio<i>.</i> <br />
<br />
Ne segue che quei bitcoin avevano per lui valore di uso diretto. Cioè, il loro possesso soddisfaceva <i>direttamente </i>qualche suo obiettivo (diverso<i> </i>dal poterli scambiare di nuovo).<br />
<br />
<br />
Quindi la (3) è falsa. E' esistito qualcuno per cui quei bitcoin avevano valore di uso diretto. Fine della dimostrazione.<br />
<br />
--- <br />
<br />
In conclusione, bitcoin non viola i prerequisiti del teorema di Mises. <br />
<br />
Il che non vuole dire che Bitcoin diventerà <i>sicuramente</i> un moneta. Ma, se non lo diventerà, non sarà per via del teorema di Mises.</div>
<br />
<h3 style="text-align: left;">
Note</h3>
<br />
<sup>1</sup>Si dice "moneta" un bene B tale che gli altri beni e servizi sono generalmente prezzati in termini di B.<br />
<br />
<sup>2</sup>"Un bene B ha valore di scambio per X" significa che "esiste un mercato per scambiare B con altri beni, a prezzi determinati e noti; e che B ha valore per X in quanto X sa di poter scambiare B con altri beni a quel prezzo".<br />
<br />
<sup>3</sup>"Un bene B ha valore di uso diretto per X" significa che "B ha valore per X in quanto B soddisfa direttamente qualche obiettivo di X (diverso dall'usare B per scambiarlo in un dato mercato a un prezzo noto)".<br />
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-88845214702453588852013-02-23T13:54:00.001+01:002013-02-23T22:58:48.065+01:00Non esistono il "voto utile" e il "voto sprecato"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">In occasione delle elezioni vorrei fare una rapida riflessione: </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><b><br /></b></span></span>
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><b>Un
voto in più o in meno non cambierà mai il risultato. </b>E' una semplice
questione di probabilità. Vota così tanta gente che il tuo voto non
farà mai la differenza. Chi vi dice il contrario è un imbroglione o un
ignorante.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span>
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">(Io personalmente rientravo tra gli ignoranti, prima che gli economisti Gordon Tullock e David Friedman mi facessero notare questo elementare fatto probabilistico: <b>il tuo voto è utile solo se, senza di te, i voti sono esattamente pari</b>, e quindi il tuo voto fa da "ago della bilancia". Ma la probabilità che ciò accada è tanto piccola da essere insignificante. Nella vita di tutti i giorni trattiamo normalmente probabilità così piccole come <i>zero</i> --- altrimenti non dovremmo uscire di casa per paura di essere investiti da un'auto). </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span>
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">Quali sono le conseguenze di tutto questo? </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span>
</div>
<ol style="text-align: justify;">
<li>Non ha senso parlare di "voto utile" e "voto sprecato": <i><b>ogni </b></i><b><i></i>voto
è sprecato.</b></li>
<li>Non ha senso dire "non disperdere il voto". Dato
che il tuo voto non farà comunque la differenza, <b>tanto vale votare per
quello che ti piace di più, anche se non ha speranze di vincere.</b></li>
<li>L'unico
motivo per votare è se ti piace votare; cioè se ti dà soddisfazione; se ti rispecchi così tanto nel programma di qualcuno che votarlo ti fa sentire bene.</li>
</ol>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span>
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">---</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">Obiezione classica: <b>"ma se tutti facessero questo ragionamento, nessuno voterebbe, e la democrazia collasserebbe"</b>. Ci sono almeno quattro risposte rapide a questa obiezione:</span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">1) (Risposta di Michael Huemer) Io ho deciso di diventare filosofo. Ora, è certamente vero che, <b>se <i>tutti</i> decidessero di diventare filosofi, sarebbe il collasso per la società</b>. Ma da questo non segue certo che <i>io</i>, decidendo di diventare filosofo, abbia fatto qualcosa di immorale.</span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span>2) E'<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"> impossibile che tutti facciano il ragionamento di cui sopra, decidendo di non votare. Vediamo perché. Chiediamoci: <i>perché </i>è assurdo ipotizzare che tutti diventino filosofi? Risposta: perché c'è <b>il meccanismo dei prezzi</b>. Cioè: man mano che tanta gente sceglie la professione di filosofo, diventa così attraente per gli altri fare qualche altra professione (perché il compenso delle altre professioni sale) che è impensabile che tutti decidano di diventare filosofi. Quindi è assurdo pensare che la società possa collassare per questo motivo. Ora, la stessa cosa vale per la democrazia: <b>man mano che la gente decide di non votare, votare diventa sempre più vantaggioso, perché la probabilità di influenzare il risultato diventa sempre più alta</b>. Quindi è impensabile che nessuno voti. Quindi la democrazia non può collassare per questo motivo. Come dice Gordon Tullock: "se nessuno votasse, voterei io."</span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"> </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">3) (Risposta di David Friedman) "E' vero. Ebbene? <b>Non tutte le cose vere hanno conseguenze desiderabili.</b>" Insomma, anche ammettendo (per venire incontro all'interlocutore) che la democrazia sia una cosa buona, l'argomento non senso. Sembra partire dal presupposto che, se una cosa ha conseguenze negative, debba essere per forza falsa. Ma questo non è vero. Esistono certamente cose vere che hanno conseguenze negative.<br /> </span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">4) <b>La probabilità che il mio voto faccia la differenza per la sopravvivenza della democrazia è praticamente zero.</b> Quindi vale lo stesso ragionamento di prima. </span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">Il punto è: io <i>non ho controllo </i>su cosa fanno gli altri. Io ho controllo solo su quello che faccio io. E il mio voto conta solo per UNO. E un voto in più o in meno non può fare la differenza <i>né </i>per determinare chi vince, <i>né </i>per determinare la sopravvivenza della democrazia.</span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"></span></span></span><br />
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">--</span></span></span><br />
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"></span></span></span><br />
<br />
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">Vediamo un'altra obiezione classica: "<b>tante persone sono morte per darti il diritto di voto</b>". Risposta: se è per questo, sono morte tante persone anche nel tentativo di salvare Hitler. Da questo segue forse che dobbiamo essere nazisti? Insomma, l'argomento è evidentemente privo di senso.</span></span></span><br />
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">In altre parole: nell'obiezione di cui sopra, l'interlocutore sta <i>dando per scontato </i>che il voto sia una cosa buona. Infatti, come abbiamo visto, se il voto non fosse una cosa buona, il suo argomento non avrebbe alcun senso (perché il fatto che qualcuno è morto sarebbe irrilevante). Ma allora, egli sta presupponendo la sua tesi. (Cioè che il voto fosse una cosa buona.) Quindi il suo ragionamento è circolare, e quindi errato.</span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span><br />
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"><br /></span></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">--</span></span></span></div>
<h5 class="uiStreamMessage userContentWrapper" data-ft="{"type":1,"tn":"K"}" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent"></span></span></span></h5>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span class="messageBody" data-ft="{"type":3}"><span class="userContent">Per chiudere, consiglio a tutti il libro <b><a href="http://www.amazon.com/The-Problem-Political-Authority-ebook/dp/B00AINH80O/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1361623935&sr=8-2&keywords=the+problem+of+political+authority">"The problem of political authority" di Micheal Huemer</a>. </b>Forse è perfino migliore de "l'ingranaggio della libertà" e "Per una nuova libertà". Sicuramente è più completo. Spero di avere tempo di tradurre dei pezzi e commentarli.</span></span></span></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-20015583733631838452012-07-04T11:24:00.000+02:002012-07-05T14:20:32.953+02:00L’effetto economico delle misure anti-evasione. Le tasse alterano il comportamento di chi ha un ampio margine di profitto?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Molte persone auspicano controlli fiscali più severi che costringano gli evasori fiscali ad emettere sempre lo scontrino o la fattura. Non credo si rendano conto che, se quelle misure fossero attuate, i consumatori stessi ne farebbero le spese, in quanto <b>i prezzi di quei beni e servizi aumenterebbero.</b> Vediamo perché è così.<br />
<br />
Mettiamoci nei panni di un evasore che da oggi si vede costretto a emettere lo scontrino o la fattura. Ad esempio, un idraulico, o un pizzaiolo. Dal suo punto di vista, che cosa è cambiato? Dal suo punto di vista, <b>è aumentato il costo di produrre una pizza</b>. E tutto il resto non è cambiato: non c’è alcun nuovo beneficio che compensi questo maggiore costo. Quindi, produrre ciascuna pizza è diventato per lui <i>meno attraente</i> di prima. Ora, c’è una legge fondamentale dell’azione umana (che più avanti dimostreremo) che dice che, quando un’attività diventa meno attraente, tu la farai <i>di meno</i>. Questo significa che il pizzaiolo produrrà <i>meno pizze</i>. D’altra parte, la <i>domanda </i>di pizze resta invariata (perché mangiare una pizza non è certo meno attraente di prima). Ma questo implica che il <i>prezzo </i>delle pizze salirà necessariamente (dato che la stessa quantità di moneta viene offerta per comprare una quantità di pizze che è diminuita).<br />
<br />
Vediamo ora un’obiezione istruttiva che mi è stata mossa a questo ragionamento. L’obiezione è questa:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
Questo aumento dei prezzi ci può essere solo se la tassazione va a colpire attività concorrenziali, come gli idraulici o le pizzerie; ma non se va a colpire attività con un enorme<b> margine di profitto</b>, magari <b>monopolistiche</b>, o quasi monopolistiche, o cartelli.</blockquote>
<br />
Questa obiezione mi è sembrata subito insensata: dopo tutto, nel mio ragionamento non c’è alcun passaggio che cessa di essere valido in presenza di un grande margine di profitto. (Che il tuo margine sia grande o piccolo, che tu sia monopolista o meno, in ogni caso una tassa sulle vendite rende la produzione per te meno attraente, quindi produrrai di meno.) Ma allora, quale ragionamento può aver fatto l’autore del commento per arrivare a una conclusione simile? Credo che abbia ragionato così:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
Prendiamo un monopolista con un enorme margine di profitto. Se gli aumenti le tasse, l'unica conseguenza sarà di diminuire il suo margine di profitto; ma lui <i>continuerà a fare la stessa attività di prima</i>, perché quella attività è ancora la sua <i>migliore alternativa</i>. L’attività ha un margine ancora molto alto, e non c’è alcuna altra attività che gli renderebbe anche lontanamente così tanto. </blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
Oltre a continuare la stessa attività, egli la farà con la <i>stessa intensità di prima</i>, cioè non diminuirà la produzione. Continuerà a lavorare 7 giorni su 7. Infatti, lui vuole in ogni caso <i>guadagnare il più possibile</i>. Anche se ora, a causa della tassa, guadagna di meno, in ogni caso resta il fatto che <i>più produce e più guadagna</i>; quindi non avrebbe senso per lui produrre di meno, perché guadagnerebbe <i>ancora meno</i>. Sarebbe come un secondo danno che si aggiunge al primo. L’unica cosa che può fare, quindi, è produrre <i>più che può</i>, come faceva prima, anche se così facendo guadagna meno di prima. Questa è ancora la sua migliore alternativa. </blockquote>
<br />
<br />
Leggendo quanto sopra, si vede che l’interlocutore non riesce a immaginare perché quell’imprenditore dovrebbe voler diminuire la produzione a causa di un aumento delle tasse, finché il suo margine di profitto resta molto grande. Evidentemente la mia risposta (“produrrà di meno perché produrre diventa meno attraente”) gli sembra insensata: è vero che la produzione è meno attraente, ma non è forse ancora la sua migliore alternativa, dato che vuole guadagnare "il più possibile"?<br />
<br />
Non è così. Ciò che sfugge all’interlocutore è questo: l’imprenditore deve necessariamente diminuire la produzione perché, a causa della nuova tassa, <b>alcune unità prodotte vengono a costargli più di quel che rendono</b>. E quindi gli causano una perdita, non un profitto.<br />
<br />
In altre parole: per un produttore, <i>le unità prodotte non hanno tutte lo stesso costo di produzione</i>, e non producono tutte lo stesso beneficio. <b>Alcune unità hanno un beneficio che compensa a malapena il costo di produzione.</b> Ed un aumento delle tasse, facendo aumentare il costo di produrre ciascuna unità, fa sì che queste unità “marginali” gli procurino improvvisamente più costi che benefici. Quindi non vengono più prodotte.<br />
<br />
<br />
E' importante notare che questo è vero indipendentemente dal fatto se sei un monopolista o meno, o se il tuo margine di profitto è grande o piccolo. <b>Anche per il monopolista, alcune unità prodotte hanno un beneficio che compensa a malapena il costo.</b> Una tassa le fa diventare improvvisamente non redditizie.<br />
<br />
Quindi, dov'è esattamente l'errore nel ragionamento dell'interlocutore? L'errore è che è falsa l'affermazione "più produce, più guadagna". Quello che interessa a un produttore non è massimizzare le <i>entrate</i>, ma massimizzare il <i>profitto</i>, cioè la <i>differenza</i> tra benefici e costi. Produrrà quindi la quantità di prodotto che massimizza questa differenza. Se i costi di produzione sono saliti, la quantità che massimizza questa differenza diminuisce (perché, come detto, alcune unità prodotte iniziano ad avere più costi che benefici).<br />
<br />
Nel prossimo post vedremo la dimostrazione di tutto questo. Cioè, dimostreremo la seguente legge fondamentale dell’azione umana:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
Se produrre X diventa per te meno attraente di prima, e tutto il resto non cambia, tu produrrai meno X di prima, perché alcune unità di X inizieranno ad avere per te più costi che benefici. </blockquote>
<br />
Cosa interessante, questa è una legge logica, non una legge empirica, quindi si può addirittura dimostrare vera.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-31744875538706068972011-11-12T14:55:00.004+01:002012-07-04T13:26:33.675+02:00Come puoi dire che il povero è libero?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span class="commentBody" jsid="text">Un'opinione diffusa nella stragrande maggioranza delle persone è seguente:<br /></span><span class="commentBody" jsid="text"></span><br />
<blockquote>
<span class="commentBody" jsid="text">Come si può parlare di "libera accettazione" di un salario da parte di un lavoratore che, come spesso avviene nel Terzo Mondo (ma non solo nel Terzo Mondo), ha come unica alternativa a quella "libera accettazione" la morte per fame?</span></blockquote>
<br />
In altre parole, secondo la maggior parte della gente, chi accetta delle condizioni avendo come unica alternativa la morte per fame (come ad esempio il lavoratore dello <span style="font-style: italic;">sweatshop</span>) non è "libero".<br />
<br />
Ci sono vari modi di ridurre all'assurdo questa posizione, ma oggi voglio concentrarmi su uno in particolare. La <span style="font-style: italic;">reductio ad absurdum</span> consiste nel notare che <span class="commentBody" jsid="text"><span style="font-weight: bold;">in passato </span>(diciamo 2000 anni fa) <span style="font-weight: bold;">erano </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">tutti poveri</span><span style="font-weight: bold;"> </span>(o quasi tutti); e quasi <span style="font-weight: bold;">tutti avevano come unica alternativa al lavoro la morte per fame</span>. Secondo la logica dell'interlocutore, ne segue che <span style="font-weight: bold;">in passato </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">nessuno era libero</span><span style="font-weight: bold;">.</span> Ma questo è falso. Infatti, <span style="font-weight: bold;">anche quel tempo, c'erano </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">i liberi</span><span style="font-weight: bold;"> e c'erano gli </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">schiavi</span><span style="font-weight: bold;">. </span>(Affermazione accettata dall'interlocutore stesso.) Quindi non è vero che nessuno era libero. E quindi è falsa la tesi originale, cioè che il non avere altra alternativa che la morte per fame <span style="font-style: italic;">implichi </span>il non essere liberi.<br /><br />Questo conclude la <span style="font-style: italic;">reductio ad absurdum</span>. Ma ora riflettiamo sulle implicazioni di tutto ciò. Chiediamoci: <span style="font-weight: bold;">se tutti morivano di fame, </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">che cosa </span><span style="font-weight: bold;">rendeva</span><span style="font-weight: bold;"> alcune persone libere ed altre schiave?</span> Risposta: l'assenza o la presenza di una <span style="font-weight: bold;">minaccia di atti invasivi</span>. In particolare:<br /><br />1) I liberi erano tali <span style="font-style: italic;">anche</span> se dovevano lavorare per non morire di fame. (E' <span style="font-style: italic;">ovvio</span> che se non lavori muori di fame, ma questo <span style="font-style: italic;">non </span>ti rende meno libero.)<br /><br />2) E gli schiavi erano tali <span style="font-style: italic;">non </span>perché erano poveri, e <span style="font-style: italic;">non </span>perché sarebbero morti di fame se non avessero lavorato; al contrario, erano schiavi perché il padrone <span style="font-style: italic;">li costringeva </span>a lavorare per lui. Cioè <span style="font-style: italic;">erano sotto minaccia di atti invasivi</span>.<br /><br />Questo è uno dei tanti modi di mostrare che l'<span style="font-style: italic;">unica</span> definizione rilevante di "libertà" è "assenza di atti invasivi". Altrimenti si giunge a paradossi come questo (ed altri che non sono l'oggetto di questo post .) </span></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-56882072574135525572011-09-19T16:40:00.001+02:002011-09-19T16:41:30.578+02:00"La schiavitù è libertà"Assisto allibito alla nuova pubblicità del governo, secondo cui l'evasore fiscale sarebbe un <span style="font-style: italic;">parassita</span>, perché "vive alle spese degli altri"... anziché qualcuno che cerca di <span style="font-style: italic;">difendersi </span>da coloro che vogliono vivere alle <span style="font-style: italic;">sue</span> spese. Complimenti allo Stato per questo capovolgimento della ragione. A quando gli slogan "la schiavitù è libertà", "la guerra è pace"? Nel frattempo vendiamo tutto e prepariamoci alla fuga.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-57611241743205546172011-04-07T11:08:00.016+02:002011-05-07T10:42:35.881+02:00Quiz - il politico e l'economista<span style="font-weight: bold;">Aggiornamento più sotto. </span><br /><br />Il blog <a href="http://giochierompicapo.blogspot.com/">Quiz & rompicapo</a> , che vi consiglio, mi ha chiesto un nuovo quiz logico da pubblicare. Eccolo qua:<br /><br />Un politico ed un economista si trovano ad una cena VIP. Nella conversazione serale, il politico suscita l'approvazione degli ospiti sostenendo che è necessario imporre un dazio alle merci provenienti dalla Cina, perché la Cina ci sta "togliendo posti di lavoro". I cinesi, argomenta il politico, lavorano 12 ore al giorno; inoltre hanno una moneta svalutata artificialmente che fa sì che i loro prodotti per noi costino pochissimo, una volta convertito il loro prezzo da <span style="font-style: italic;">yuan</span> ad euro. Per tutti questi motivi, il politico conclude che "non possiamo competere con loro: riescono a produrre tutto a costo minore". A questo punto, l'economista interviene e risponde: "Mi scusi, ma quello che ha appena detto è impossibile". L'economista ha ragione. La domanda è: perché è impossibile?<br /><br /><br />Suggerimento: si tratta di una impossibilità logica, non di un'affermazione empirica che abbia senso cercare di falsificare sperimentalmente.<br /><br /><br />Secondo suggerimento (dopo i puntini):<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br /><br />la traccia della soluzione è questa: supponiamo che esista qualcosa che i cinesi riescono a produrre a costo minore di noi; bisogna far vedere che esiste necessariamente qualcos'altro che noi riusciamo a produrre a costo minore di loro. (E quindi è impossibile che la Cina ci "tolga il lavoro".)<br /><br /><br /><br />Terzo suggerimento:<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />bisogna avere chiaro il concetto di "costo". Il "costo" per te di avere qualcosa è <span style="font-style: italic;">ciò a cui tu rinunci</span> per avere quella cosa. Ad esempio, se il giornale costa 6 euro, il "costo" per me di quel giornale è 6 euro, perché per averlo devo <span style="font-style: italic;">rinunciare </span>a 6 euro. Inoltre, se con quei 6 euro avrei comprato una pizza, possiamo dire che il costo per me di quel giornale è <span style="font-style: italic;">una pizza.<br /><br /><br /></span><span style="font-weight: bold;">Aggiornamento (aggiunto il 5 maggio 2011)</span><span style="font-style: italic;"><br /><br /></span><span>Quarto suggerimento:</span><span style="font-style: italic;"><br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br /></span><span>Supponiamo che tu sappia produrre patate e carote. Se produci patate, <span style="font-style: italic;">rinunci</span> a produrre carote. Quindi, il <span style="font-style: italic;">costo</span> per te di produrre patate sono <span style="font-style: italic;">le carote che non produci</span>.<br /><br /><br /><br /><br /><br />Quinto suggerimento:<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />Supponiamo per semplicità che esistano solo due beni (patate e birra). E supponiamo che tu sia più bravo di me in <span style="font-style: italic;">tutto</span>. Cioè, in un ora tu sai produrre più patate di me, e sai anche produrre più birra di me. Dobbiamo far vedere che, se tu produci patate a costo minore di me, allora necessariamente<span style="font-style: italic;"> </span>io produco birra a costo minore di te. Questa è la traccia della dimostrazione.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La soluzione è nei commenti</span>. Inoltre penso che farò un post a parte per un'analisi della soluzione e delle sue implicazioni sociali.<br /></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-30565690322190551542011-02-09T11:20:00.045+01:002013-02-14T11:20:32.359+01:00"Vai a zappare, altrimenti ti sparo" (La sanità pubblica)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<blockquote>
"Come potete credere che la tassazione sia intrinsecamente immorale? E' forse immorale che lo Stato costringa un ricco a pagare qualche euro per sfamare un bambino che sta morendo di fame, o per curare un malato che non ha i soldi per le cure e altrimenti morirebbe?"<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="font-style: italic;">--Mario Rossi, cittadino tipico</span></div>
</blockquote>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-style: italic;"></span><br /></div>
<br />
Questa frase riflette il pensiero della stragrande maggioranza delle persone in tutto il mondo, e probabilmente è la ragione per cui esiste il cosiddetto Stato Sociale.<br />
<br />
E come si potrebbe pensare di dissentire? Chi potrebbe essere così spietato o così egoista da esprimere un'opinione contraria?<br />
<br />
Eppure, basta rendere esplicito quello che Mario Rossi sta dicendo, e immediatamente la sua posizione assume un aspetto diverso.<br />
<br />
Prima di tutto notiamo che, se Mario Rossi, invece di parlare, desse da mangiare all'affamato, non ci sarebbe bisogno di tassare qualcun altro per farlo. Quindi, la posizione di Mario Rossi si può riscrivere così: "<span style="font-style: italic;">Io </span>non voglio sfamare il bambino che muore di fame, ma <span style="font-style: italic;">qualcun altro</span> deve essere costretto con la forza a farlo".<br />
<br />
Adesso la posizione di Mario Rossi non sembra più così evidentemente giusta, ma inizia ad apparire quantomeno discutibile.<br />
<br />
Ma continuiamo ad esplicitare quello che Mario Rossi sta dicendo: concentriamoci adesso sulla frase "qualcuno deve essere costretto con la forza a sfamarlo". Costringere qualcuno a sfamare il bambino significa:<span style="font-weight: bold;"> prendere una pistola; puntarla alla testa di un estraneo; e dirgli: "Adesso prendi questa pala e vai nei campi a coltivare la terra, altrimenti ti sparo". </span><br />
<br />
Come vedete, una volta che si esprime la frase di Mario Rossi in forma più esplicita, diventano evidenti l'immoralità e l'orrore contenuti in essa.<br />
<br />
Mario Rossi sta sostenendo l'aggressione di un innocente. Ma non solo: sta sostenendo la schiavitù. Infatti, ciò che Mario Rossi fa (prendere la pistola e costringere un estraneo a coltivare la terra sotto minaccia di morte) è la forma più pura di schiavitù. E' schiavitù in senso letterale, non per modo di dire. (Tra l'altro, dato che Mario Rossi nega di sostenere la schiavitù, è ridotto in contraddizione.)<br />
<br />
Ma forse, se l'estraneo è ricco, cambia qualcosa? Non si vede perché: costringere qualcuno a coltivare la terra sotto minaccia di violenza non diviene lecito se costui è ricco; i ricchi non hanno meno diritti degli altri.<br />
<br />
Notate che non sto facendo ricorso a trucchi retorici per mettere in cattiva luce la posizione di Mario Rossi: sto solo esplicitando ciò che Mario Rossi intende dire, quando dice che "qualcuno deve essere costretto a sfamare gli affamati". Al contrario, era Mario Rossi che, mediante artifici retorici come l'uso del passivo e dell'impersonale, riusciva a nascondere la natura invasiva e violenta delle sue idee. Solo una volta che qualcuno ha esplicitato il vero significato delle sue parole, questa natura è venuta alla luce.<br />
<br />
Questa è una tecnica che bisogna padroneggiare, se si vuole combattere il male. Potremmo chiamarla la "tecnica dell'altrimenti-ti-sparo" oppure la "tecnica dell'esplicitazione del non detto", o ancora la "tecnica della riduzione alla schiavitù". La la tecnica consiste (ironicamente) semplicemente nel rendere esplicito quello che l'interlocutore sta davvero dicendo.<br />
___<br />
<br />
Chiariamo un possibile fraintendimento: qui nessuno sta affermando che il bambino affamato <span style="font-style: italic;">debba </span>morire. <span style="font-style: italic;">Nessuno</span> ti impedisce di sfamare l'affamato. Tutti sono liberi di farlo. E dato che la maggior parte della gente ha a cuore l'affamato, è statisticamente certo che qualcuno gli darà da mangiare, quindi la coercizione non è necessaria. E se non hai la capacità economica per raggiungere l'affamato che vuoi sfamare (ad esempio perché costui si trova all'altro capo del mondo), anche in questo caso nessuno ti impedisce di <span style="font-style: italic;">finanziare un'associazione caritatevole </span>finalizzata a sfamare gli affamati. E se questo ancora non ti basta, nessuno ti impedisce di <span style="font-style: italic;">entrare liberamente in una comunità in cui tu sei costretto a sfamare gli affamati</span>, e anche tutti gli altri sono costretti a farlo. (In altre parole, nessuno ti impedisce di entrare in una comunità dove tutti sono schiavi di tutti gli altri. Basta che tu non pretenda di costringere un non consenziente ad entrarci.) L'unica cosa che <span style="font-style: italic;">non</span> hai il diritto di fare è costringere un estraneo a fare ciò che tu non vuoi o non sai fare. Questo sarebbe schiavitù.<br />
<br />
<span style="font-weight: bold;">La sanità pubblica</span><br />
<br />
Facciamo un altro esempio ed applichiamo la tecnica ad un argomento che si verifica ancora più di frequente: la sanità pubblica. I socialisti (di destra e di sinistra) dicono spesso cose come "non deve mai succedere che qualcuno muoia perché non ha i soldi per le cure o perché non ha l'assicurazione". Questo sembra la cosa più ragionevole del mondo; chi sarebbe così spietato ed egoista da pensarla diversamente?<br />
<br />
Ma applichiamo la "tecnica dell'esplicitazione del non detto" a questa affermazione. Quello che il socialista sta dicendo è equivalente a dire che, se Tizio non ha i soldi per pagarsi le cure, e nessuno lo vuole curare gratis, allora qualcuno deve essere <span style="font-style: italic;">costretto</span> con la forza a curarlo. Ma che significa esattamente questo? "Costringere qualcuno a curare Tizio" significa: prendere la pistola; puntarla alla testa di un medico; e dirgli <span style="font-weight: bold;">"Adesso tu curerai Tizio, altrimenti ti sparo". </span><br />
<br />
Questo è come dire che i medici devono essere schiavizzati.<br />
<br />
Ovviamente non è così semplice: il socialista, quando gli fai notare questo, risponderà che c'è stato un malinteso: "Io non sostengo niente del genere; non voglio certo schiavizzare nessuno, per carità. I medici devono curare i malati solo se lo vogliono, o perché sono generosi o perché attratti dal denaro che viene offerto loro in cambio. Soltanto, dico che, se uno non ha i soldi per pagare il medico, deve essere lo Stato a farlo."<br />
<br />
Ma, così facendo, il socialista non ha eliminato la schiavitù: ha solo <span style="font-style: italic;">trasferito</span> la schiavitù dal medico a qualcun altro. Infatti, lo Stato ottiene le proprie entrate con la forza, non con lo scambio volontario. Quindi, se non è il medico ad essere schiavizzato, ci deve essere <span style="font-style: italic;">necessariamente</span> qualcun altro a cui è stata puntata la pistola alla tempia, ed a cui è stato detto: <span style="font-weight: bold;">"Adesso tu prendi questa pala, vai nei campi, zappa la terra, pianta i semi, innaffia, mieti, e continua a far questo </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">fino a che non avrai cibo sufficiente a convincere qualche medico a scambiare i suoi servizi con questo cibo</span><span style="font-weight: bold;">. Se non lo fai, ti sparo in testa." </span><br />
<br />
Questo è quello che il socialista sta proponendo. Letteralmente. E questo, ovviamente, è moralmente equivalente a costringere <span style="font-style: italic;">il medico a</span> curare il malato. Soltanto, il meccanismo di sfruttamento è più <span style="font-style: italic;">indiretto</span>: invece che costringere direttamente il medico a fare qualcosa, costringi X a produrre Y e a <span style="font-style: italic;">scambiarlo</span> con il servizio del medico. Ma l'immoralità non è diminuita: prima la vittima di tutto questo era il medico, adesso è un altro lavoratore. La vittima è stata resa <span style="font-style: italic;">meno evidente</span>, perché lo sfruttamento è più indiretto e meno visibile; ma una vittima c'è sempre.<br />
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___<br />
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<span style="font-weight: bold;">P.S.</span>: nei commenti rispondo ad alcune obiezioni comuni.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-10233592310873231902010-09-02T16:36:00.036+02:002010-09-06T14:44:49.890+02:00Il Paradosso del Risparmio di Keynes<div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;">(aggiornato il 9 settembre 2010)</span><br /></div><br />Una concezione popolare dice che, se la gente smette di spendere soldi e comincia a tenerli, come si suol dire, “sotto il materasso” [1], questo porterà l’economia in recessione e, in particolare, provocherà un’ondata di <span style="font-style: italic;">disoccupazione</span>. Il ragionamento è questo:<br /><blockquote>(1) Se la gente improvvisamente comincia a spendere meno di prima, cioè a tenere più soldi di prima “sotto il materasso”, allora i business (le imprese, i negozi, ecc) nel complesso vedranno diminuire le proprie entrate, per cui dovranno ridurre le proprie uscite oppure chiudere bottega. Qualunque di queste due cose scelgano di fare, la disoccupazione aumenterà. Infatti, se chiudono bottega, la disoccupazione aumenterà per definizione. Se invece riducono le proprie uscite, anche in questo caso la disoccupazione aumenterà, per la ragione che segue. In teoria, per ridurre le proprie uscite ci sono (almeno) due modi: ridurre i salari o licenziare del personale. Ma in pratica ridurre i salari non è possibile, perché i salari sono <span style="font-style: italic;">rigidi verso il basso</span> nel breve periodo (ad esempio perché i sindacati convincono i lavoratori a non accettare ribassi di salario; o perché lo Stato impone un salario minimo; o perché i contratti di lavoro sono a lungo termine e non possono essere modificati prima che scadano); quindi, di fatto, i business reagiranno <span style="font-style: italic;">licenziando</span> una parte del personale. Queste persone licenziate, trovandosi senza lavoro, spenderanno ancora meno, il che a sua volta produrrà una <span style="font-style: italic;">ulteriore </span>riduzione delle entrate dei business, il che produrrà una ulteriore ondata di licenziamenti, e così via, in una spirale auto-alimentante.</blockquote><br />Riassumendo, e saltando i passaggi intermedi, l’argomento afferma che<br /><blockquote>(2) Se la gente spende meno, e i salari sono rigidi verso il basso, la disoccupazione aumenta.</blockquote><br /><span style="font-weight: bold;">Nota</span>: Questo argomento è stato popolarizzato da Keynes, che lo chiamava “Paradosso del risparmio”. Keynes ne traeva la conclusione che, se la gente spende meno, il governo deve spendere di più, per impedire una crisi caratterizzata da alta disoccupazione. (Viene da chiedere perché non concludesse che il governo debba eliminare le rigidità dei salari, ma questo è un altro discorso.) Sulla scia di Keynes, oggi la maggior parte della gente crede che, se il denaro “circola”, ciò “mette in moto” l’economia, e che, se invece la gente non spende, l’economia “si arresta” o “ristagna”.<br /><br />___<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Nota</span>: a volte l’argomento (2) viene espresso nella forma<br /><br /><blockquote>(3) Se la <span style="font-style: italic;">domanda aggregata</span> diminuisce, e i salari sono rigidi verso il basso, questo produrrà un aumento della disoccupazione.</blockquote><br />Questa formulazione è equivalente alla (2), perché dire “la domanda aggregata diminuisce” è come dire “la gente complessivamente spende meno”. Io per semplicità eviterò il termine “domanda aggregata” e continuerò a dire “la gente spende meno”.<br /><br />___<br /><br />Ricapitolando, l’argomento (2) dice che, se la gente spende meno, la disoccupazione aumenterà. Ma questo argomento è vero o è falso?<br /><br />Sebbene l’argomento sia accettato da molti economisti eminenti tra cui Hayek (che chiama il fenomeno “depressione secondaria”), ho sempre avuto la sensazione che l’argomento fosse sbagliato. Cercherò quindi di spiegare dov’è secondo me l’errore nel ragionamento keynesiano (esposto al punto 1).<br /><br />Prima di tutto esploriamo i vari significati della tesi keynesiana (2). Ci sono solo due cose che posso fare con i miei soldi: o li spendo, o li <span style="font-style: italic;">conservo</span> (cioè li “tengo sotto il materasso”, come si suol dire). Quindi, la tesi keynesiana (2) si può riscrivere in modo equivalente così:<br /><blockquote><br />(4) TESI: se la gente conserva più soldi di prima “sotto il materasso”, e i salari sono rigidi verso il basso, la disoccupazione aumenta.</blockquote><br />Ora, dire che la gente vuole <span style="font-style: italic;">conservare </span>più soldi di prima è come dire che è più riluttante di prima a <span style="font-style: italic;">separarsi </span>dai soldi. Cioè, per separarsi dalla stessa quantità di soldi, la gente ora chiederà in cambio <span style="font-style: italic;">più </span>di quello che chiedeva prima. O (equivalentemente) per ottenere la <span style="font-style: italic;">stessa </span>quantità di soldi, ora la gente offrirà in cambio più di quello che offriva prima. Tutto questo equivale a dire che, per la gente, <span style="font-style: italic;">i soldi hanno maggior valore </span>di prima. Quindi la tesi keynesiana (4) si riscrive in modo equivalente così:<br /><br /><blockquote>(5) TESI: se per la gente i soldi hanno maggior valore di prima, e i salari sono rigidi verso il basso, questo produrrà un aumento della disoccupazione.</blockquote><br />E’ importante capire cosa significa che “i soldi hanno maggior valore di prima”, sia dal punto di vista dei venditori che degli acquirenti. Dal punto di vista dell’acquirente, significa che sono più riluttanti a separarsi dai soldi, cioè:<br /><ul><li>(6) se per me i soldi hanno maggior valore di prima, allora, per convincermi a pagarti quello che ti pagavo prima, ora dovrai darmi più beni e servizi di prima.</li><li>(7) O equivalentemente: se per me i soldi hanno maggior valore di prima, allora, per avere la stessa quantità di beni e servizi che avevo prima, ora sono disposto a pagare meno di prima.</li></ul><br />Dal punto di vista del venditore, significa che i venditori sono più desiderosi di ottenere soldi, cioè:<br /><br /><ul><li> (8) se per me i soldi hanno maggior valore di prima, allora sarò disposto a offrire <span style="font-style: italic;">più </span>beni e servizi di prima in cambio della <span style="font-style: italic;">stessa </span>cifra che ricevevo prima;</li><li> (9) O equivalentemente: se per me i soldi hanno maggior valore di prima, allora sono disposto ad offrire la <span style="font-style: italic;">stessa </span>quantità di beni e servizi che offrivo prima in cambio di <span style="font-style: italic;">meno </span>soldi di prima.</li></ul><br />Il fatto che i soldi hanno maggior valore si può esprimere in modo equivalente dicendo che è aumentata “la domanda di moneta”. Vediamo perché. Definiamo prima di tutto il concetto di “domanda di moneta”:<br /><blockquote>(10) Definizione: La mia “domanda di moneta” è ciò che io sono disposto a <span style="font-style: italic;">offrire</span> in cambio di una data quantità di moneta.<br /></blockquote>In particolare, se io sono disposto a offrire <span style="font-style: italic;">più di prima </span>per ottenere la <span style="font-style: italic;">stessa </span>quantità di moneta di prima, diciamo che la mia domanda di moneta è <span style="font-style: italic;">aumentata</span>. D'altra parte, se io sono disposto a offire più di prima per quei soldi, significa che i soldi per me hanno maggior valore. Quindi, dire "i soldi hanno maggior valore" è come dire "la mia domanda di moneta è aumentata". Quindi la (9) si può riscrivere così:<br /><blockquote>(11) Se la mia domanda di moneta aumenta, allora sono disposto ad offrire la <span style="font-style: italic;">stessa </span>quantità di beni e servizi che offrivo prima in cambio di <span style="font-style: italic;">meno </span>soldi di prima.</blockquote>Una legge logica elementare<span style="font-style: italic;"> </span>dice che<span style="font-style: italic;"><br /></span><blockquote>(A ⇒ B) <span style="font-size:small;">⇔</span> (⌉B ⇒ ⌉A)<br /><br />oppure, a parole,<br /><br />(A implica B) equivale a (non-B implica non-A)<br /></blockquote><br />Quindi la (11) si può riscrivere così:<br /><blockquote>(12) se io <span style="font-style: italic;">non </span>sono disposto a offrire la stessa quantità di beni e servizi che offrivo prima in cambio di meno soldi di prima, allora la mia domanda di moneta <span style="font-style: italic;">non</span> è aumentata.</blockquote><blockquote></blockquote>Questo si può esprimere sinteticamente così:<br /><br /><blockquote>(13) se la mia <span style="font-style: italic;">offerta di lavoro</span> non è aumentata, allora la mia domanda di moneta non è aumentata.</blockquote><br />Per adesso mettiamo da parte questo risultato e torniamo alla (5). Ora che abbiamo definito la domanda di moneta (punto 10), la tesi keynesiana (5) si può riscrivere in forma equivalente così:<br /><blockquote>(14) TESI: se aumenta la domanda di moneta della gente, e i salari sono rigidi verso il basso, la disoccupazione aumenta.</blockquote>In seguito faremo vedere che la tesi (14) è falsa. Prima di farlo, analizziamo le conseguenze di un aumento di domanda di moneta.<br /><br />Supponiamo che sia aumentata la domanda di moneta. Allora, come abbiamo detto, i datori di lavoro saranno più riluttanti a separarsi dalla moneta. Cioè, per acquistare la <span>stessa</span> quantità di lavoro di prima, saranno disposti a pagare <span style="font-style: italic;">meno </span>di prima. O, equivalentemente, se il salario resta lo stesso di prima, i datori di lavoro vorranno acquistare <span style="font-style: italic;">meno </span>ore di lavoro di prima.<br /><br />Quindi, o i datori di lavoro mantengono lo stesso salario ma acquistano meno ore di lavoro, o mantengono le stesse ore di lavoro ma riducono il salario ai dipendenti, o una combinazione delle due cose. Questo si può esprimere graficamente:<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://gyazo.com/89bdbe0914d9ca5ab47c8a3db0c6fd6f.png"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 553px; height: 346px;" src="http://gyazo.com/89bdbe0914d9ca5ab47c8a3db0c6fd6f.png" alt="" border="0" /></a><br /><br />Il grafico va letto in questo modo: i datori di lavoro, adesso, sono più riluttanti a separarsi dai soldi. Cioè, ad <span style="font-style: italic;">ogni</span> dato salario, vogliono acquistare <span style="font-style: italic;">meno </span>ore di lavoro di prima. Quindi la curva della “domanda di lavoro” si sposta verso il basso, passando da D a D’, come mostrato dalla figura. Cioè, la domanda di lavoro diminuisce.<br /><br />E’ importante capire che, finora, noi <span style="font-style: italic;">non sappiamo</span> cosa succederà all’occupazione: non sappiamo se i datori di lavoro ridurranno il salario acquistando lo stesso numero di ore di lavoro di prima, oppure manterranno lo stesso salario ma acquisteranno meno ore di lavoro di prima (cioè licenzieranno qualcuno). <span style="font-style: italic;">Nel secondo caso la disoccupazione aumenterà, nel primo caso no.</span> Per sapere quale dei due esiti si verificherà, dobbiamo sapere come cambia <span style="font-style: italic;">l’offerta di lavoro </span>da parte dei dipendenti, e dove questa curva interseca la domanda di lavoro.<br /><br />Parliamo quindi dell’offerta di lavoro. Cosa sappiamo? Per ipotesi sappiamo che per i dipendenti è aumentata la domanda di moneta. Cioè, per avere la stessa quantità di moneta di prima, saranno disposti a offrire più lavoro di prima. O, equivalentemente, per lavorare la stessa quantità di prima, saranno disposti ad accettare meno soldi di prima. Graficamente:<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://gyazo.com/374e259f32cf795a663f4179d84ac8d5.png"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 565px; height: 359px;" src="http://gyazo.com/374e259f32cf795a663f4179d84ac8d5.png" alt="" border="0" /></a><br />Il grafico si legge così: per ogni dato salario, i lavoratori sono disposti ad offrire più lavoro di prima. Quindi la curva dell’offerta di lavoro si sposta verso l’alto. Cioè l’offerta di lavoro aumenta.<br /><br />Quello che succederà all’occupazione dipende dall’intersezione delle due curve (domanda di lavoro e offerta di lavoro). Sovrapponendo le due curve, si vede che il salario diminuisce ma le ore di lavoro restano invariate:<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://gyazo.com/eb5edadee476eaca17d6bf2ef410d2af.png"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 588px; height: 371px;" src="http://gyazo.com/eb5edadee476eaca17d6bf2ef410d2af.png" alt="" border="0" /></a>Dato che l’offerta è aumentata e la domanda è diminuita, le ore di lavoro non cambiano, cioè non c’è un aumento della disoccupazione. L’unica cosa che cambia è il salario, che è diminuito, da S ad S’.<br /><br />__<br /><br />Quello che non dobbiamo dimenticare è che, a fronte della diminuzione della domanda di lavoro, c’è stato un <span style="font-style: italic;">aumento dell’offerta di lavoro. </span>Le due curve non sono indipendenti, bensì sono indissolubilmente collegate tra loro: se si spostano, si devono spostare entrambi di pari passo in direzioni opposte, <span>perché i loro spostamenti derivano dalla stessa causa,</span><span style="font-style: italic;"> </span>cioè da un aumento generalizzato della domanda di moneta (cioè del valore dei soldi per la gente). In parole povere: <span style="font-weight: bold;">se il valore dei soldi aumenta, è vero che io sarò più riluttante a cedere soldi in cambio di lavoro, ma </span><span style="font-style: italic;"><span style="font-weight: bold;">tu sarai più disposto a cedere lavoro in cambio di soldi.</span> </span>Quindi le curve si spostano assieme, in direzioni opposte, e la quantità complessiva di ore di lavoro non diminuisce; cioè, <span style="font-style: italic;">l’occupazione </span>non diminuisce.<br /><br />__<br /><br />Ed ora arriviamo alla tesi keynesiana (14), che afferma che questa analisi è corretta solo <span style="font-weight: bold;">in assenza di rigidità salariali</span>. Se però aggiungiamo l'ipotesi che i salari sono rigidi verso il basso (ad esempio a causa di sindacati, salario minimo statale, contratti a lunga scadenza, o altri fattori), secondo Keynes seguirà un aumento della disoccupazione.<br /><br />Cerchiamo quindi di dimostrare che tesi keynesiana (14) è falsa. Procediamo per assurdo. La traccia della dimostrazione è: supponiamo che i salari siano rigidi verso il basso, e facciamo vedere che il ragionamento keynesiano produce una contraddizione.<br /><br /><span style="font-style: italic;">Dimostrazione</span>. Supponiamo che diminuisca la domanda di moneta. Supponiamo anche che i salari siano rigidi verso il basso. Questo significa che l'opzione di diminuire i salari non è disponibile. Questo significa che i dipendenti <span style="font-style: italic;">non offrono</span> la stessa quantità di lavoro di prima per un salario minore di prima (poiché non posso offrire ciò che non è disponibile). Questo è come dire che l'offerta di lavoro non è aumentata. Questo (vedi punto 13) implica che la domanda di moneta non è aumentata. E questo contraddice l'ipotesi iniziale (che la domanda di moneta sia aumentata). Quindi abbiamo ridotto all'assurdo il ragionamento keynesiano.<br /><br />Quindi, anche in presenza di salari rigidi, il ragionamento è sbagliato.<br /><br />___<br /><br />Riassumendo: abbiamo ottenuto che, se aumenta la domanda di moneta, non è <span>vero </span>che la disoccupazione aumenterà. Infatti, se aumenta, significa che l'offerta di lavoro non è aumentata, e quindi che la domanda di moneta non è aumentata. Il che contraddice l’ipotesi.<br /><br />Esprimiamo tutto questo senza usare il concetto di domanda di moneta, e tornando al vecchio concetto (equivalente) di “smettere di spendere soldi”. Abbiamo dimostrato che, se la gente spende meno, non è vero che la disoccupazione aumenterà. Infatti, se la disoccupazione aumenta, significa che l'offerta di lavoro non è aumentata; quindi la domanda di moneta non è aumentata. <span>Ma questo implica che la gente non sta spendendo meno,</span><span style="font-style: italic;"> </span>il che contraddice l’ipotesi.<br /><br />___<br /><br />Quindi, se la gente spende meno durante una recessione, questa non può essere una <span style="font-style: italic;">causa</span> della recessione, ma può essere al massimo una <span style="font-style: italic;">conseguenza</span>.<br /><br />___<br /><br />[1] In inglese “hoarding”, che si traduce con “fare incetta di soldi”, o “accatastare soldi”, come fa Zio Paperone.Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-63125402230862302202010-02-14T17:32:00.015+01:002010-02-15T08:55:12.682+01:00L'ascesa della Cina e il declino degli Stati Uniti<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/S3hBf63kPNI/AAAAAAAAFCo/7IFpvu9qESI/s1600-h/123541-0.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px; height: 200px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/S3hBf63kPNI/AAAAAAAAFCo/7IFpvu9qESI/s200/123541-0.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5438168566683942098" border="0" /></a><br />Dopo una lunga pausa, dovuta al fatto che stavo producendo <a href="http://www.tabbles.net/">questo software</a>, sono riuscito a trovare il tempo di tradurre un importante ed audace brano del libro "<a href="http://www.amazon.com/Crash-Proof-Economic-Collapse-Sonberg/dp/0470043601">Crash Proof</a>" di <a href="http://peterschiffblog.blogspot.com/">Peter Schiff</a>, economista e gestore di fondi di investimento, uno dei pochi economisti che avevano denunciato la bolla immobiliare e predetto la recente depressione.<br /><p></p><p class="MsoNormal">Le tesi più salienti del libro sono che: 1) nei prossimi anni il dollaro crollerà e lo yuan salirà; 2) il motivo per cui ciò avverrà è che il<span style="font-weight: bold;"> debito pubblico</span> degli USA verso le altre nazioni, e in particolare verso la Cina, è così grande che gli USA non saranno mai in grado di ripagarlo, in quanto hanno perso le strutture produttive necessarie per farlo; 3) poco dopo il dollaro crollerà anche l'euro; 4) quando ciò avverrà, il potere d'acquisto dei cittadini statunitensi ed europei crollerà e quello dei cinesi salirà; i ruoli attuali si invertiranno: i cinesi cominceranno a consumare e noi occidentali a produrre; 5) <span style="font-weight: bold;">i soli tra di noi a conservare il potere d'acquisto precedente saranno quelli che avranno investito in Asia e in particolare in Cina, Giappone, Hong Kong e Singapore. </span><span>Morale: </span>se dovete investire dei soldi, o se possedete già degli asset denominati in euro o dollari e non in yuan, è importante che leggiate questo libro. </p><p class="MsoNormal">Il brano su cui mi concentro oggi contiene un'analisi dell'economia cinese e risponde a due domande interessanti: i cinesi sono comunisti? C'è un nesso tra il boom economico e il fatto che la Cina non è una democrazia?<br /></p><p class="MsoNormal">La parola a Peter Schiff.</p><p class="MsoNormal">___</p><p class="MsoNormal">Una volta l’America inondava il mondo di beni a basso costo e di alta qualità. Oggi, per contro, l’America è un produttore ad alto costo e con una reputazione di bassa qualità. Ma ciò che è significativo è che, <span style="font-weight: bold;">quando l’America era quella che produceva a prezzo minore, i salari che pagava erano i più alti del mondo.</span></p> <p class="MsoNormal">Oggi si crede erroneamente che il fattore principale che permette ai produttori di fare prezzi bassi siano i bassi salari. La realtà è che ci sono fattori molto più importanti:<span style="font-weight: bold;"> il basso costo del capitale e l’assenza di tassazione e di regolamentazione</span> <span style="font-weight: bold;">di Stato</span>. Quando gli americani risparmiavano molto ad avevamo una moneta sana, i tassi di interesse reali erano naturalmente molto bassi. Questo significava basso costo del capitale, il che a sua volta permetteva la superiore produttività dei lavoratori. [In altre parole, i lavoratori in America erano più produttivi dei lavoratori di altre nazioni perché potevano servirsi di una quantità maggiore di capitale; NdM]. Avendo tasse molto basse e regolamentazioni minime, i produttori americani potevano pagare i salari più alti del mondo pur essendo coloro che producevano a minor prezzo nel mondo.</p> <p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">Oggi, invece, i produttori ad alta qualità e basso prezzo si trovano tutti in Asia. </span>Alcuni Paesi come la Cina hanno salari più bassi di quelli negli USA, mentre altri, come il Giappone, hanno salari più alti. Ma <span style="font-weight: bold;">la vera differenza è che il costo del capitale è più basso a causa dei tassi di risparmio più alti, delle minori tasse, e della minore quantità di regolamenti. Sembra sorprendente, ma nella “Cina comunista” gli imprenditori hanno maggiore libertà di quanta ne abbiano in America. È molto più facile aprire un’impresa in Cina che in America.</span></p> <p class="MsoNormal">Pensate a tutte le regolamentazioni a cui gli imprenditori americani devono sottostare. Come possiamo competere con quei Paesi che non impongono quelle vessazioni eccessive [che fanno salire i costi di produzione, NdM] ? C’è qualcuno che crede che gli USA sarebbero potuti diventare una grande potenza con tutte le leggi, regolamentazioni, e tasse che esistono oggi? Avremmo potuto davvero colonizzare il West se i treni a vagone avessero dovuto fare i conti con tutti i regolamenti che sono in vigore oggi, avessero dovuto trattenere le tasse, ed avessero dovuto tener traccia delle proprie spese per pagare le proprie tasse sul reddito?</p> <p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p> <p class="MsoNormal"><b style="">Il vantaggio della Cina è che <i style="">non </i>è una democrazia<o:p></o:p></b></p> <p class="MsoNormal">Qualcuno sosterrà che l’affidabilità economica della Cina è limitata perché non è una democrazia. Io sostengo il contrario, cioè che la Cina avrà tanto successo precisamente perché <span style="font-style: italic;">non </span>è una democrazia.</p> <p class="MsoNormal">Quello che è di vitale importanza per il successo economico non è il diritto di voto ma è la libertà economica, il che significa la protezione della proprietà privata, il Governo del Diritto [in inglese “Rule of Law”, a volte discutibilmente tradotto con “Stato di Diritto”, NDM], <span style=""> </span>e la riduzione al minimo di tasse e regolamenti. Si potrebbe ragionevolmente sostenere che, quando c’è la libertà economica, le elezioni libere rivestono solo un’importanza secondaria, e che, quando <i style="">non</i> c’è libertà economica, poter votare non ha alcun valore. Scegliere tra due oppressori è come non avere alcuna scelta. Ricordate, l’Unione Sovietica aveva le elezioni e quasi tutti votavano (l’alternativa essendo un soggiorno in Siberia).</p> <p class="MsoNormal">La parola <i style="">democrazia</i> oggigiorno viene usata in modo impreciso; è utile ricordare che una delle ragioni principali del successo economico dell’America nel suo primo periodo di esistenza fu che i nostri padri fondatori comprendevano la differenza tra la democrazia, che riconoscevano essere una forma di governo populista con implicazioni controproducenti per il capitalismo [Nota mia: la democrazia è un sistema in cui la gente, mediante il voto, decide come deve essere usata la roba altrui; cioè un sistema in cui tutti compiono atti invasivi su tutti, impunemente.], e il governo repubblicano, che enfatizzava il concetto di bilanciamento di poteri, ad esempio mediante il Collegio Elettorale e i termini senatoriali alternati [staggered senatorial terms], progettati per tenere a bada le malefiche forze della democrazia. James Madison, il padre della Costituzione, scrivendo nei Federalist Papers, disse “Le democrazie... sono sempre risultate incompatibili con la sicurezza personale o con i diritti di proprietà; e hanno avuto in generale una vita tanto breve quanto la loro fine è stata violenta.” Dopo che la Costituzione fu ratificata [e imposta con la forza ad una popolazione che non l’aveva mai liberamente sottoscritta, NdM], domandarono a Benjamin Franklin “Quale forma di governo ci avete dato, Mr Franklyn?” e la sua risposta fu: “Una repubblica, se riuscite a tenervela”. Forse, se fossimo riusciti a mantenerla tale, non avrei avuto bisogno di scrivere questo libro.</p> <p class="MsoNormal">Per quelli di voi che credono erroneamente che, nella mente dei fondatori, gli Stati Uniti fossero una democrazia, basta che diate un’occhiata alla Costituzione: la parola <i style="">democrazia</i> non compare una sola volta. Anzi, l’articolo 4, sezione 3, dice “Gli Stati Uniti garantiranno ad ogni Stato dell’Unione una forma di governo <i style="">repubblicana</i>”. Se avete ancora dei dubbi, recitate il “Pledge of Allegiance” e fate attenzione alle parole.</p> <p class="MsoNormal"><b style="">Il nuovo allineamento economico<o:p></o:p></b></p> <p class="MsoNormal">La verità è che negli USA la libertà economica, proprio come una moneta sana, è un ricordo lontano, così come le tasse basse, la poca regolamentazione, e gli alti tassi di risparmio. Il “vantaggio comparato” che avevamo una volta, che consisteva nella libertà e in un governo limitato, è svanito. Questi vantaggi ora prevalgono in Asia e, per questa ragione, l’Asia sta divenendo l’attore dominante dell’economia globale.</p> <p class="MsoNormal">Proprio come gli Stati Uniti una volta presero il posto della Gran Bretagna come più grande economia mondiale, lo scettro economico sta per essere trasferito all’Est del mondo. Il Giappone e la Cina saranno i nuovi leader, e la Cina in particolare possiede il potenziale per emergere come l’economia dominante nel mondo.</p> <p class="MsoNormal">Entrate in un negozio qualunque, o guardate dentro casa vostra. Praticamente tutto ciò che contengono è stato prodotto in Cina. <span style="font-weight: bold;">E questo non è solo il risultato del basso costo del lavoro che c’è in Cina. Ci sono molte aree nel mondo in cui il costo del lavoro è molto minore che in Cina, ma che non esportano niente. La vera ragione del successo della Cina è la libertà economica.</span></p> <p style="font-weight: bold;" class="MsoNormal">La Cina è un paese comunista solo di nome. In un vero regime comunista le persone non sono produttive. Importavamo forse qualcosa dall'ex Unione Sovietica? Naturalmente no.</p> <p class="MsoNormal">La Cina è destinata a prendere il posto del Giappone come il più grande Paese Creditore dell’America.<span style="font-weight: bold;"> Prendevamo forse in prestito dei soldi dall’Unione Sovietica? No. Anzi, eravamo noi a prestare loro soldi ogni anno.</span> Non potevano permettersi neppure di acquistare il nostro grano, così che dovevamo far loro credito. <span style="font-weight: bold;">La Cina, invece, il grano lo esporta.</span></p><p class="MsoNormal">...</p>Unknownnoreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-84496810139240054622009-08-06T13:45:00.026+02:002011-09-20T01:42:04.802+02:00Perché esistono le depressioni?Questo post è il primo di una serie dedicata al libro "<a href="http://www.amazon.com/Meltdown-Free-Market-Collapsed-Government-Bailouts/dp/1596985879/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1249135903&sr=8-1">Meltdown</a>" dell'economista Thomas E. Woods. Il libro si propone di spiegare che cosa ha causato la depressione del 2008, e in generale che cosa causa i cicli dell'economia (cioè l'alternanza tra boom e depressioni.). In un capitolo successivo Woods parlerà anche della Grande Depressione degli anni '30. La traduzione è mia.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Capitolo quarto</span><br /><br />Siamo abituati al fatto che, nella vita economica, momenti positivi si alternano inevitabilmente a momenti di crisi. Proprio come la luna e la marea si alzano e abbassano ciclicamente all'infinito, così diamo per scontato che l'economia proceda per boom e recessioni. Il prezzo mediano delle case in tutte le città degli Stati Uniti è aumentato del 150% dall'agosto del 1998 fino all'agosto del 2006. Nei due anni successivi i prezzi delle case sono scesi del 23%. Il numero di <span style="font-style: italic;">default</span> e <span style="font-style: italic;">foreclosure</span> dei mutui è cresciuto in maniera astronomica. Il mercato azionario ha seguito un corso simile: quando la borsa di New York ha chiuso il 9 ottobre 2007, l'indice industriale Dow Jones era a 14164.53, la chiusura più alta di tutti tempi. 13 mesi dopo, il 20 novembre 2008, si è chiuso a 7582.29: un calo del 46.7%.<br /><br />Le crisi sono sempre accompagnate a tragedie personali, e stavolta la tragedia è più visibile del solito: molti fondi pensione sono stati prosciugati; la disoccupazione è aumentata: nel novembre del 2008 la disoccupazione era salita fino al 6.7%. Tra l'altro, se calcoliamo queste cifre nel modo in cui il governo le calcolava negli anni 70 (prima di iniziare a "massaggiare" i dati per renderli più gradevoli), il tasso di disoccupazione a novembre era uno spaventoso 16.7%. Le tragiche ripercussioni di queste crisi sulle vite delle persone vengono sempre usate per giustificare l'intervento dello Stato, vuoi per creare una rete di sicurezza, vuoi per produrre nuove regolamentazioni mirate ad "appiattire" i cicli economici --- cicli che, si sostiene, sono un problema inerente al mercato libero. Ma sono davvero così inevitabili? E' proprio vero che l'economia di mercato è suscettibile di enormi errori imprenditoriali incomprensibili ed improvvisi, oppure questi errori sono causati da qualcosa che si trova al di fuori del mercato? Questa non è una domanda puramente accademica: gli americani che attualmente si trovano in difficoltà mentre [la crisi diminuisce il loro tenore di vita] hanno diritto ad una spiegazione. Mentre i politici e i media discutono il da farsi come se recitassero frasi imparate a memoria, ci promettono di impedire un nuovo collasso come quello che stiamo attraversando adesso. Se vogliono avere una minima speranza di successo, devono comprendere le cause del ciclo economico; che cosa causa queste violente oscillazioni. Se i politici saranno meticolosi ed onesti nel cercare il colpevole, non saranno compiaciuti quando scopriranno che cosa si trova alla fine di questa catena di indizi: non il capitalismo, non l'avidità, non la mancanza di regolamentazione, ma un'istituzione creata dal governo stesso.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Sciami di errori simultanei</span><br /><br />Nessuno si sorprende quando un'impresa deve chiudere: le imprese nascono e muoiono continuamente. Gli imprenditori non sono infallibili e, a volte, fanno previsioni sbagliate circa i desideri dei consumatori. Ad esempio, gli imprenditori possono calcolare in modo errato i costi di produzione, o non riuscire a prevedere gli schemi dei gusti dei consumatori, o sottostimare la quantità di risorse necessarie ad adeguarsi alle regolamentazioni imposte dal governo che cambiano di continuo; o fare molti altri tipi di errori. Insomma, il fallimento di un'impresa è l'inevitabile conseguenza della nostra incapacità di conoscere il futuro con certezza. Ma quando una grande quantità di imprese, tutte allo stesso tempo, soffrono perdite ingenti o falliscono, questo è un fenomeno che dovrebbe sorprenderci. Una cosa sono le perdite sofferte da una <span style="font-style: italic;">singola </span>impresa (di nuovo, nessuno sa prevedere il futuro con certezza); ma perché così tanti uomini di affari dovrebbero commettere degli errori tutti nello stesso momento? Dopo tutto, le forze di mercato scartano gradualmente tutti gli imprenditori che non sono bravi ad amministrare il capitale e a prevedere la domanda dei consumatori, punendoli con perdite, e, se la loro inefficienza persiste, buttandoli completamente fuori dagli affari. Quindi perché dovrebbero gli uomini di affari, anche quelli in affari da molto tempo, e che hanno passato il test del mercato anno dopo anno, commettere tutti improvvisamente gli stessi tipi di errori? L'economista britannico Lionel Robbins ha sostenuto che questo sciame di errori richiede una spiegazione: perché i capi di imprese nelle varie industrie che producono beni di produzione dovrebbero fare errori di giudizio allo stesso tempo e nella stessa direzione? Questo schema (apparente prosperità economica seguita da una generale depressione economica) viene chiamato "ciclo economico", o ciclo boom-bust, o ciclo boom-crisi. Ha esso una causa, oppure è una caratteristica inerente dell'economia di mercato, come ha sostenuto Karl Marx? Questa domanda oggi è importante, perché l'amministrazione Obama è entrata al potere dando la colpa del collasso economico alla mancanza di regolamentazione e al mercato stesso, promettendo la consueta soluzione governativa. Per impedire un altro doloroso "scoppio" della bolla economica, dobbiamo sapere che cosa ha prodotto lo scoppio attuale; dobbiamo scoprire che cosa causa il ciclo economico. Possiamo trovare un indizio nel fatto storico che le depressioni hanno effetti particolarmente gravi nelle industrie che producono beni capitali (per esempio materie prime, costruzioni, equipaggiamenti e macchinari, e cose simili) e relativamente meno gravi nei settori che producono beni di consumo diretto (matite, cappelli, cornici). In altre parole, le cose che i consumatori materialmente comprano non soffrono della depressione tanto quanto soffrono le cose prodotte negli stadi più alti della produzione, le cose che sono più lontane dall'essere prodotti finiti, pronti per il consumo. Perché mai dovrebbe essere così?<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Come funzionano le cose in un mercato libero</span><br /><br />L'economista F.A. Hayek vinse il premio Nobel per l'economia nel 1974 per una teoria del ciclo economico che possiede un enorme potere esplicativo, specialmente in luce della crisi finanziaria del 2008, crisi che così tanti economisti non sono riusciti a spiegare. Il lavoro di Hayek, che si basa su una teoria sviluppata dall'economista Ludwig Von Mises, individua la radice del ciclo boom-depressione nella <span style="font-weight: bold;">Banca centrale </span>(nel nostro caso la Federal Reserve, o FED), cioè quella stessa istituzione che si considera il protettore dell'economia e la fonte di sollievo per i cicli economici. Nel capitolo 6 parleremo molto più in dettaglio di che cosa è la Federal Reserve e come funziona. Per adesso è sufficiente dire che la FED, che ha aperto le sue porte nel 1914, dopo l'approvazione del Federal Reserve Act nel 1913, è un organo che ha la facoltà di espandere e contrarre la quantità di moneta nell'economia, e può quindi far aumentare e diminuire i <span style="font-weight: bold;">tassi di interesse</span>. Investigare sulla quantità di moneta ha senso quando si cerca la radice di un problema che investe tutta l'economia: dopotutto la moneta è l'unica cosa che è presente in tutti gli angoli del mercato, come ha notato Lionel Robbins nel suo libro del 1934 intitolato "Grande Depressione". Egli chiese: non è probabile che dei disturbi che influenzano molte linee di industrie allo stesso tempo saranno trovati avere cause monetarie? In particolare il "colpevole" risulta essere l'interferenza della Banca centrale con i tassi di interesse. I tassi di interesse sono dei prezzi: i prezzi dei prestiti. Prendere in prestito dei soldi o del capitale è un bene economico, per cui, per prenderli in prestito, si paga un prezzo. Quando metti dei soldi in un conto corrente, oppure compri delle obbligazioni, tu sei colui che presta. Il tasso di interesse che guadagni è il prezzo che ti stanno pagando per i tuoi soldi. Come per tutti i beni, l'offerta di prestiti a volte aumenta o diminuisce; ed anche la domanda di prestiti può aumentare o diminuire. La domanda e l'offerta di prestiti determinano il prezzo di un prestito, cioè il tasso d'interesse. <span style="font-weight: bold;">Se le famiglie risparmiano più soldi, o le banche vogliono prestare più soldi, coloro che vogliono prendere soldi in prestito devono pagare di meno; </span>cioè il prezzo da pagare per un prestito diminuisce; cioè <span style="font-weight: bold;">i tassi d'interesse scendono. </span>Se invece c'è una corsa per ottenere dei prestiti, o c'è una scarsità di offerta di prestiti, i tassi di interesse salgono. Questo è ciò che avviene nel mercato libero, in cui il prezzo è stabilito dalla legge della domanda e dell'offerta.<br /><br />Ci sono alcuni effetti di questa dinamica che potrebbero non essere ovvi sulle prime e che contribuiscono ad avere un'economia in buona salute. Cominciamo con il caso in cui <span style="font-weight: bold;">la gente risparmia più di prima, </span>in tal modo aumentando l'offerta di soldi prestabili e di capitale prestabile, e quindi diminuendo i tassi di interesse. Dal punto di vista di un'impresa, tassi di interesse più bassi significano che adesso è redditizio iniziare progetti a lungo termine che non sarebbero redditizi con tassi di interesse più alti. <span style="font-weight: bold;">Le imprese quindi rispondono ai tassi più bassi cogliendo l'opportunità di avviare progetti a lungo termine, </span>mirati ad aumentare la loro capacità produttiva futura, per esempio espandere strutture esistenti, o costruire nuovi stabilimenti, o acquistare nuovi equipaggiamenti e macchinari. Guardate la cosa anche dal punto di vista del risparmiatore che aumenta i suoi risparmi: il fatto che tu hai aumentato i tuoi risparmi vuol dire che tu <span style="font-weight: bold;">hai relativamente diminuito il tuo desiderio di consumare nel presente; </span>questo è un altro incentivo per le imprese ad investire nel futuro, cioè intraprendere progetti di investimento di elevata durata temporale che <span style="font-weight: bold;">diano i loro frutti nel futuro</span>, con un occhio alla produzione futura, anziché produrre e vendere cose oggi. D'altra parte, se la gente ha un desiderio forte di consumare adesso, risparmierà di meno, quindi i tassi di interesse saranno più alti, il che renderà meno attraente per le imprese intraprendere progetti a lungo termine; la grande quantità di denaro dei consumatori che è sul tavolo adesso rende conveniente produrre e vendere oggi. Il modo di esprimere questa felice situazione è dire che il tasso di interesse coordina la produzione attraverso il tempo. Assicura che le forze di mercato siano dosate in un mix compatibile: se la gente vuole consumare adesso, le imprese rispondono di conseguenza; se la gente vuole consumare in futuro, le imprese allocano le loro risorse di conseguenza, per soddisfare questo desiderio. Per esempio, le imprese non riserveranno molte risorse alla ricerca e sviluppo, quando i consumatori preferiscono che esistano più beni adesso.<br /><br />Ma a questo punto entra in scena la Banca centrale (FED). Il tasso di interesse può effettuare questa funzione di coordinamento solo se gli si permette di aumentare e diminuire liberamente, in risposta ai cambiamenti della domanda e dell'offerta. Se la Banca centrale manipola i tassi di interesse, non dovrebbe sorprenderci se osserviamo uno scoordinamento su scala enorme. Come vedremo dopo, la Banca centrale può utilizzare vari strumenti per manipolare i tassi di interesse e farli aumentare o diminuire. Supponiamo che la Banca diminuisca i tassi di interesse. Come abbiamo visto, sul mercato libero i tassi di interesse scendono perché i cittadini stanno risparmiando di più. Ma quando la Banca centrale diminuisce i tassi di interesse in modo artificiale, <span style="font-weight: bold;">i tassi non riflettono più il reale stato della domanda dei consumatori </span>e in generale delle condizioni economiche: <span style="font-weight: bold;">la gente non ha davvero aumentato i propri risparmi o indicato un desiderio di diminuire il proprio consumo presente. </span>Questi tassi di interesse artificialmente bassi <span style="font-weight: bold;">ingannano gli investitori: fanno improvvisamente sembrare redditizi alcuni investimenti che in condizioni normali sarebbero correttamente giudicati non redditizi. </span>Dal punto di vista dell'economia complessiva, vengono prese decisioni di investimento irrazionali; l'attività di investimento è distorta. La politica di "credito facile" della Banca centrale fa credere alle imprese che ora sia un buon momento per investire in progetti a lungo termine. Ma in realtà i cittadini non hanno manifestato alcuna intenzione di voler posporre il loro consumo presente <span style="font-weight: bold;">in modo da liberare risorse che le imprese possano impiegare per progetti a lungo termine. </span>Anche nel caso in cui alcune imprese riescano effettivamente a portare a termine il loro progetto nonostante il livello di risparmio dei consumatori relativamente basso, c'è ragione di credere che in futuro, quando le imprese vorranno vendere il prodotto finito e ottenere così i benefici del loro investimento a lungo termine, i consumatori non avranno abbastanza potere d'acquisto per acquistare il prodotto.<br /><br />Quindi il fatto che la Banca centrale abbassa i tassi di interesse fa sì che vada persa la connessione [tra i desideri dei consumatori e le azioni degli imprenditori]. La coordinazione della produzione attraverso il tempo viene sabotata. In un momento in cui i cittadini non hanno mostrato alcuna diminuzione del desiderio di consumare nel presente, vengono incoraggiati investimenti a lungo termine che daranno i loro frutti solo nel lontano futuro. <span style="font-weight: bold;">I consumatori non hanno scelto di risparmiare, rilasciando così risorse utilizzabili negli stadi più alti della produzione. </span>Che cosa significa esattamente dire che "i consumatori non hanno rilasciato risorse utilizzabili negli stadi più alti della produzione"? Pensate ai soldi che guadagnate come al compenso per beni e servizi che voi avete prodotto (o avete contribuito a produrre). <span style="font-weight: bold;">Se voi usate oggi una frazione minore di quei soldi per acquistare beni e consumarli, state risparmiando una frazione maggiore di quegli stessi beni; e quindi state aumentando la riserva complessiva di risparmi reali da cui i produttori possono attingere.<br /><br /></span>Anziché fare ciò (aumentare i risparmi e diminuire i consumi), per effetto della Banca centrale i cittadini fanno l'esatto contrario: il tasso di interesse più basso incoraggia i cittadini a risparmiare di meno, e quindi a consumare di più, in un momento in cui anche gli investitori stanno cercando di attrarre risorse verso di sé, per investirle; l'economia viene quindi "stirata" in due direzioni opposte allo stesso tempo; le risorse vengono allocate in modo errato, incanalate verso linee di produzione che non possono essere sostenute a lungo termine. Infatti, <span style="font-weight: bold;">man mano che l'impresa si avvicinerà a completare i suoi progetti, scoprirà che le risorse di cui ha bisogno </span>(come la manodopera, i materiali, i pezzi di ricambio, ecc., chiamate dagli economisti "fattori complementari della produzione") <span style="font-weight: bold;">non sono disponibili in quantità sufficiente: </span>la riserva complessiva di risparmi reali dei cittadini si è rivelata più piccola di quanto gli imprenditori avevano previsto, e i fattori complementari della produzione di cui gli imprenditori hanno bisogno risultano essere più scarsi di quanto si aspettavano; quindi <span style="font-weight: bold;">il prezzo di questi fattori della produzione (manodopera e altre risorse) sarà più alto </span>di quanto gli imprenditori si aspettassero, e i costi dell'impresa saliranno. Per finanziare questi imprevisti aumenti nei prezzi degli input, le imprese avranno bisogno di ricorrere a prestiti in misura maggiore. Questo aumento nella domanda di prestiti farà aumentare i tassi di interesse. La dura realtà comincia ora a rivelarsi: alcuni di questi progetti non possono essere completati. Semplicemente, <span style="font-weight: bold;">nell'economia non esiste ancora abbastanza ricchezza per finanziarli tutti</span>: la ricchezza necessaria non è stata prodotta. Erano stati soltanto i tassi di interesse artificialmente bassi ad ingannare gli investitori facendo loro credere che lo fosse.<br /><br />In altre parole, l'economia può sostenere solo un certo numero di progetti di investimento allo stesso tempo. Il tasso di interesse è il meccanismo con cui il mercato libero limita il numero di progetti che si riescono ad iniziare; <span style="font-weight: bold;">è il meccanismo che impedisce che vengano iniziati più progetti di quanti il pool di risparmi dei cittadini possa sostenere a lungo termine.</span> Quando il tasso di interesse viene abbassato artificialmente, <span style="font-weight: bold;">vengono concessi più prestiti, e vengono iniziati più progetti; ma non vengono magicamente create le risorse reali aggiuntive necessarie per completarli tutti.</span><br /><br />Inoltre, i progetti che vengono iniziati in questo ambiente compromesso sono diversi da quelli che sarebbero stati iniziati in un mercato libero: Ludwig Von Mises, per descrivere un'economia che è sotto l'influsso di tassi di interesse artificialmente bassi, usa la metafora di un costruttore di case che crede erroneamente di avere più mattoni di quanti ne ha realmente. Costui costruirà una casa le cui dimensioni e proporzioni sono diverse da quelle che avrebbe scelto se avesse conosciuto la vera quantità di mattoni in suo possesso. Egli non sarà in grado di completare questa casa più grande con i mattoni che ha. Prima scopre qual è la vera quantità di mattoni in suo possesso, meglio è, perché in questo caso può ricalibrare i suoi piani di produzione, prima che una parte troppo grande della casa sia stata costruita, e prima che una parte troppo grande del suo lavoro e del suo materiale sia stata dilapidata. Se lo scopre solo verso la fine della produzione, dovrà distruggere quasi tutta la casa, e sia lui che la società nel complesso saranno più poveri a causa del suo spreco di quelle risorse.<br /><br />A breve termine, il risultato dell'abbassamento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale è una ricchezza apparente: il boom. In questa fase, il valore delle azioni e degli immobili schizza verso l'alto; si iniziano ovunque nuove costruzioni; le imprese espandono le loro capacità; e i cittadini godono di un alto tenore di vita. Ma si tratta di un'economia drogata, e la realtà inevitabilmente si riafferma: alcuni di questi investimenti risulteranno insostenibili e dovranno essere abbandonati, e le risorse a loro dedicate sono state completamente o parzialmente sprecate.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La fantasia di Keynes: il boom permanente</span><br /><br />Abbiamo visto una delle ragioni per cui la Banca Centrale non può semplicemente iniettare più credito nell'economia e fare in modo che lo stato di boom prosegua indefinitamente. Eppure l'economista John Maynard Keynes (che è sospettosamente tornato di moda a Washington nonostante la sua teoria sia crollata all'inizio degli anni settanta in quanto non poteva spiegare l'esistenza contemporanea di inflazione e stagnazione) propose esattamente questo: il rimedio per il boom non è un tasso di interesse più alto, ma un tasso di interesse più basso, perché ciò permette al boom di rimanere. Il rimedio giusto per il ciclo economico non è abolire i boom, tenendoci permanentemente in una quasi-recessione, ma abolire le recessioni, tenendoci permanentemente in un quasi-boom.<br /><br />Come al solito, Keynes stava inseguendo una fantasia. Più la Banca Centrale produce inflazione [e quindi tiene i tassi di interesse artificialmente bassi], peggiore sarà l'inevitabile crisi. [Il motivo per cui la crisi è inevitabile è che le risorse reali necessarie per completare i progetti non esistono; non sono state prodotte. Stampare nuova moneta, o diminuire ulteriormente i tassi, come prescrive Keynes, non può alterare questo fatto; non può creare nuove risorse reali dal nulla. Quindi la crisi non può essere evitata. Woods passa ora a illustrare i vari modi in cui la crisi prima o poi si manifesta. NdM.] Ogni nuova onda di credito artificiale non fa altro che deformare ulteriormente la struttura della produzione, rendendo l'inevitabile recessione più grave, perché molto più capitale è stato sprecato, e così tante risorse sono state allocate in modo errato. Più si permette al processo di continuare, più l'economia si sposta in una direzione insostenibile, proprio come il costruttore di case nell'esempio di Mises si mette in guai sempre più grossi man mano che lavora alla casa sotto un'impressione errata di quanti mattoni possiede. Avrebbe potuto riuscire a costruire una casa con i mattoni che aveva ma, credendo di averne di più di quanti ne avesse in realtà, comincia a costruire un diverso tipo di casa, una che non ha abbastanza mattoni per completare. Quando diventa chiaro che una così gran parte del boom non è sostenibile a lungo termine, nasce una pressione a liquidare l'investimento errato, cioè terminare il lavoro e svendere l'attrezzatura. Il capitale è salvabile, e viene liberato per altre imprese, dove il suo bisogno è più urgente. Se la Banca Centrale ignorasse questa pressione, e continuasse semplicemente ad inflazionare la quantità di moneta, Mises avverte che corre il rischio di produrre <span style="font-style: italic;">iperinflazione</span>, una inflazione rapidissima che distrugge la moneta stessa. [cosa recentemente verificatasi nello Zimbabwe, NdM.]<br /><br />L'iperinflazione, o la cessazione da parte della Banca Centrale di una politica di credito facile per paura dell'iperinflazione, non sono gli unici due modi in cui la recessione può iniziare: ce n'è un terzo. I tassi di interesse artificialmente bassi stimolano i venture-capital (investimento a lungo termine) e la produzione di beni di consumo (investimento a breve termine), "stirando" l'economia in due direzioni opposte a spese della parte intermedia: la manutenzione del capitale esistente (investimento a medio termine). Quindi, se il governo cerca di mantenere in piedi il boom iniettando continuamente nuova moneta in circolazione, il capitale logorato e manutenuto in modo insufficiente prima o poi ridurrà la capacità dell'economia di offrire ai consumatori beni di consumo. In altre parole, le forze di mercato prima o poi riallocheranno le risorse, sottraendole ai venture-capital e ai settori di consumo e indirizzandole verso la manutenzione, terminando in tal modo il boom. Per un esempio facile da capire di questo processo, vedere l'articolo di Robert P. Murphy, "l'importanza della teoria del capitale" (in inglese <a href="http://mises.org/story/3155">qui</a>).<br /><br />Scrivendo durante la Grande Depressione, F. A. Hayek criticò aspramente coloro che credevano di poter evitare il disastro mediante l'inflazione della moneta, mantenendo bassi i tassi di interesse indefinitamente: "Anziché lasciare che i malinvestimenti prodotti dal boom negli ultimi 3 anni siano liquidati, è stato fatto tutto il possibile per impedire che un riequilibrio avvenisse; uno di quei trucchi, che è stato tentato ripetutamente senza successo, dai primi ai più recenti stadi della depressione, è la politica di espansione di credito. Combattere la depressione con una espansione forzata di credito significa cercare di curare il male con gli stessi mezzi che lo hanno prodotto: dato che stiamo soffrendo per un dirottamento dei mezzi di produzione, vogliamo dirottarli ulteriormente. Questa pratica può solo condurre a una crisi molto più grave non appena l'espansione di credito terminerà. È probabilmente a questo esperimento, assieme ai tentativi di impedire le liquidazioni una volta che la crisi è arrivata, che dobbiamo l'eccezionale gravità e durata della depressione." La recessione o la depressione è il triste e necessario processo di correzione con cui gli investimenti errati avvenuti nel periodo del boom, dopo essere finalmente rivelatisi per ciò che sono, vengono liquidati, reimpiegati da qualche altra parte nell'economia, dove possono contribuire a produrre qualcosa che i consumatori vogliono davvero. La nostra ricchezza e i beni non vengono più dirottati verso investimenti non sostenibili, con domanda inadeguata e risorse insufficienti. Le imprese falliscono e i progetti di investimento vengono abbandonati. Sebbene questa fase (la recessione o depressione) sia tragica per molte persone, non è in questa fase che il danno è stato fatto: lo scoppio della bolla è il periodo in cui l'economia smaltisce gli investimenti errati e l'allocazione errata del capitale, ristabilisce la struttura della produzione lungo linee sostenibili, e ritorna ad essere in buona salute. Il danno è stato fatto durante la fase del boom, il periodo di falsa prosperità che precede lo scoppio della bolla: è allora che l'abbassamento artificiale dei tassi di interesse causa il dirottamento del capitale e l'avvio di investimenti non sostenibili. È allora che risorse che avrebbero realmente soddisfatto la domanda dei consumatori vengono dirottate verso progetti che hanno senso solo in luce delle condizioni temporanee e artificiali del boom. Per il costruttore di case della nostra favola, il danno non è stato fatto quando ha abbattuto i muri della casa eccessivamente grande che non avrebbe mai potuto completare; il danno è stato fatto quando ha piazzato i mattoni su un'area troppo ampia. A nessuno piace la disoccupazione e il fallimento delle imprese, naturalmente. Ma non sarebbero stati necessari se il boom artificiale non fosse stato stimolato in primo luogo.<br /><br />Come possiamo vedere ora, la teoria austriaca riesce con successo a rispondere alle due domande originali: lo sciame di errori simultanei avviene perché l'abbassamento artificiale dei tassi di interesse inganna sistematicamente gli investitori, i quali compiono decisioni di investimento come se nell'economia esistessero più risorse risparmiate di quante ne esistono davvero. <span style="font-weight: bold;">Dato che queste risorse in realtà non esistono, non tutti i progetti che sono stati iniziati possono essere completati. </span>La crisi è più grave e dolorosa nelle industrie che producono beni di produzione rispetto alle industrie che producono beni di consumo, perché quel settore è il più sensibile ai cambiamenti nei tassi di interesse, e quindi attrae investimenti in misura sproporzionata.<br /><br />Il consulente di investimenti Peter Schiff traccia un'analogia tra il boom artificiale e un circo che arriva in città per qualche settimana. Quando il circo arriva, i suoi attori e il pubblico frequenteranno i ristoranti locali e le imprese locali. Ora supponete che un ristoratore concluda erroneamente che questo boom nei suoi affari durerà permanentemente. Allora potrebbe rispondere espandendo i propri locali o forse costruendone di nuovi. Ma, appena il circo lascia la città, il nostro imprenditore <span style="font-weight: bold;">scopre di aver tragicamente sbagliato i calcoli. Ha senso cercare di salvare questo povero sfortunato mediante l'inflazione? In altre parole, dovrebbe il sistema bancario creare nuova moneta dal nulla, e prestarla a costui, al fine di mantenere redditizia la sua impresa?</span> <span style="font-weight: bold;">Creare nuova moneta non crea nuove <span style="font-style: italic;">cose</span>. Prestare a questo imprenditore moneta creata dal nulla gli permette semplicemente di indirizzare verso se stesso una parte maggiore del pool di risorse presenti nell'economia, </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">a spese delle imprese sane, </span><span style="font-weight: bold;">che rispondono davvero ai desideri reali dei consumatori. </span>Renderlo dipendente dal credito facile non fa altro che prolungare l'allocazione errata delle risorse: questo ristorante è un'attività "da bolla", che può esistere solo nelle condizioni fasulle della bolla. <span style="font-weight: bold;">Questa impresa deve terminare, così che le risorse che essa teneva impegnate possano essere riallocate verso linee di produzione più sensate.</span><br /><br />È importante ricordare un'altra cosa. Tutte le imprese sono influenzate dal boom artificiale; non solo quelle che cominciano nuovi progetti di investimento e che sono nate solo grazie all'esistenza del credito facile. Ad esempio, durante il picco della bolla dot-com nell'anno 2000, la Microsoft, che era stata fondata ben prima del boom, si è trovata di fronte a una scarsità di fattori della produzione, scarsità che viene predetta dalla teoria austriaca. La compagnia ha cominciato a fare fatica a trovare dipendenti e a mantenerli, specialmente a Silicon Valley. <span style="font-weight: bold;">Mises osservò che al fine di continuare la produzione, nella scala allargata prodotta dall'espansione di credito, tutti gli imprenditori (sia quelli che hanno espanso la loro attività sia quelli che hanno prodotto solo entro i limiti in cui producevano prima) hanno bisogno di fondi aggiuntivi, perché i costi di produzione salgono.</span><br /><br />Notate che il fattore che fa precipitare il ciclo economico <span style="font-weight: bold;">non ha niente a che fare con l'economia di mercato di per sé. È la politica del governo di spingere i tassi di interesse sotto il livello a cui il mercato libero li avrebbe stabiliti. La Banca centrale è un'istituzione governativa, creata dalla legislazione dello Stato, il cui personale viene eletto al governo, e che gode del privilegio di un monopolio concesso dal governo. </span>È il caso di ripetere: l'intervento della Banca centrale nell'economia fa nascere il ciclo economico. E la Banca centrale non è un'istituzione che esisterebbe nel mercato libero.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La teoria in sintesi</span><br /><br />Ecco un sommario di ciò che la teoria austriaca afferma:<br /><br />1. i tassi di interesse possono scendere in due modi: a) il pubblico risparmia di più, oppure b) la Banca centrale li abbassa artificialmente.<br /><br />2. gli imprenditori rispondono ai tassi di interesse più bassi iniziando nuovi progetti. I progetti tendono a essere quelli che sono più sensibili ai tassi d'interesse; in particolare avvengono nei cosiddetti "stadi più alti della produzione": miniere, materie prime, costruzioni, macchinari, eccetera. In altre parole, gli investimenti avvengono nei processi di produzione che sono più lontani dal prodotto finito (il prodotto pronto per essere consumato).<br /><br />3.A. Se il tasso di interesse è più basso per cause naturali (ad esempio perché la gente risparmia di più) allora il mercato funziona bene: i consumi che la gente ha posposto forniscono le risorse necessarie affinché i nuovi investimenti iniziati dalle imprese possano essere completati.<br /><br />3.B. Se il tasso d'interesse è più basso per cause artificiali (ad esempio per la manipolazione della Banca centrale) allora questi progetti non possono essere tutti completati: le risorse necessarie per completarli non sono state risparmiate dai cittadini. Gli investitori sono stati fuorviati ed indotti a iniziare linee di produzione che non possono essere sostenute.<br /><br />4. immaginate un costruttore di case che creda erroneamente di avere il 20% di mattoni in più di quelli che ha realmente: egli costruirà un tipo diverso di casa da quella che costruirebbe se avesse un conteggio accurato della sua quantità di mattoni. (Supponete che non possa comprare più mattoni.) Le dimensioni sarebbero differenti. Lo stile sarebbe differente. E più a lungo egli va avanti senza capire il suo errore, peggiore sarà il momento in cui lo scoprirà. Se scopre l'errore solo alla fine, dovrà distruggere l'intera costruzione, e tutte quelle risorse e quel tempo di lavoro saranno state dilapidate. La società sarà più povera di quella quantità.<br /><br />5. l'economia è come il costruttore di case: forzare i tassi di interesse ad essere più bassi di quelli che il mercato avrebbe stabilito <span style="font-weight: bold;">fa sì che gli attori economici agiscano come se esistessero più risorse di quelle che esistono in realtà. </span>Una porzione di questo nuovo investimento è quindi un <span style="font-style: italic;">mal</span>investimento: un investimento lungo linee che avrebbero avuto senso se esistessero risorse risparmiate sufficienti per completarle, ma che non hanno senso alla luce delle risorse attualmente disponibili nell'economia.<br /><br />6. <span style="font-weight: bold;">il recente boom immobiliare è un esempio classico di questa teoria in azione. I tassi di interesse artificialmente bassi hanno dirottato enormi quantità di risorse verso la costruzione di case. </span>Adesso sappiamo che ciò non era sostenibile. C'è un limite al numero di case da 900.000 dollari che la gente era in grado di comprare con i pochi risparmi che aveva messo da parte.<br /><br />7. Prima termina la manipolazione monetaria, prima si riesce a eliminare il malinvestimento, e a redirigere le risorse male allocate verso linee di produzione sostenibili. Più a lungo cerchiamo di mettere delle toppe, peggiore sarà l'inevitabile crisi. Il costruttore di case nel nostro esempio sarebbe stato molto meglio se avesse scoperto prima il suo errore, perché molte meno risorse sarebbero state irrimediabilmente dilapidate. Lo stesso vale per l'economia nel complesso. Più a lungo si aspetta, più male fa.<br /><br />__<br /><br />Un'obiezione ragionevole alla teoria austriaca è la seguente: perché le imprese non riescono semplicemente ad imparare a distinguere tra tassi di interesse bassi che riflettono un aumento nei risparmi reali della gente e tassi di interesse bassi che riflettono niente più che la manipolazione da parte della Banca centrale? Perché non imparano la teoria austriaca del ciclo economico, ed evitano di espandersi quando la Banca centrale cerca di dare avvio a un boom artificiale? La risposta è che non è così facile. Prima di tutto, persino la maggior parte degli economisti non è al corrente della teoria austriaca del ciclo economico; figuriamoci se questo argomento viene insegnato nei corsi per imprenditori. Anche gli imprenditori che conoscono la teoria austriaca e che sanno con certezza assoluta che la Banca centrale sta mantenendo i tassi di interesse artificialmente bassi potrebbero ancora avere interesse a prendere in prestito quei soldi ed avviare nuovi progetti, sperando che il loro progetto sarà uno dei fortunati e che possano avere successo prima che arrivi lo scoppio. Se invece non fanno niente e restano con le mani in mano, non reagendo ai tassi di interesse bassi, i loro avversari lo faranno di sicuro, e potrebbero riuscire ad ottenere quote di mercato alle loro spese. Qualcuno abboccherà all'amo.<br /><br />La teoria austriaca non è intesa per spiegare la durata della persistenza della depressione. È una teoria del boom artificiale, che culmina nello scoppio. La durata della recessione è tanto più lunga quanto più il governo impedisce all'economia di riallocare la forza lavoro e il capitale verso schemi di produzione sostenibili. L'interferenza del governo (nella forma di tetti massimi ai prezzi, tetti minimi ai salari, prestiti di emergenza, liquidità aggiuntiva, ulteriore inflazione monetaria, e così via) mirano tutti a diminuire il dolore a breve termine, al prezzo di esacerbare l'agonia a lungo termine. Ogni tentativo di uscire dalla crisi mediante inflazione, iniettando nuova moneta creata dal nulla, e quindi mantenendo i tassi di interesse artificialmente bassi, rende soltanto più doloroso l'inevitabile collasso. Il malinvestimento deve terminare ed essere liquidato, e non incoraggiato e premiato con sussidi, se si vuole che la struttura della produzione ritorni ad essere sostenibile.<br /><br />Ci saranno sempre coloro che, non comprendendo la situazione, chiederanno iniezioni monetarie sempre più grandi, per cercare di mantenere vivo il boom, ma il loro numero è salito alle stelle a partire dall'autunno del 2008. Roger Nightingale, strategista economico di Pointon York, tutt'altro che solo nel 2008, ha esortato le banche centrali di tutto il mondo ad abbassare i tassi di interesse fino a zero. "Non sto parlando di 50 punti base" ha detto. "Dobbiamo portare i tassi letteralmente a zero. Gli europei devono andare a zero; gli inglesi molto vicino a zero; i giapponesi naturalmente non possono che andare a zero". Ha aggiunto che anche lo zero potrebbe non essere abbastanza. [Recentemente l'economista Mankiw, autore del più venduto testo di economia al mondo, ha auspicato tassi di interesse negativi, NdM.] Il governatore della Banca d'Inghilterra Marvin King ha detto che era pronto a ridurre i tassi a qualunque livello sia necessario, compreso lo zero. <span style="font-style: italic;">(continua)</span>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-72055641995797378612009-07-15T23:51:00.033+02:002009-08-02T18:17:08.573+02:00La parabola dello scambio equoUn viaggiatore povero e un viaggiatore ricco attraversavano il deserto assieme. A metà tragitto, la borraccia del viaggiatore povero si forò. Il viaggiatore comprese che, senza acqua, non sarebbe sopravvissuto fino alla città. Il ricco aveva acqua in eccesso, quindi il povero gli chiese di dargliene una piccola parte. Il ricco lo fissò a lungo, pensieroso, poi rispose:<br /><blockquote>"Ti darò acqua sufficiente a sopravvivere. In cambio, voglio che tu firmi un contratto. Nel contratto, dichiari di cedere a me ogni tua proprietà: la tua casa, il tuo denaro, il tuo cammello, e qualunque altra cosa tu possieda. Non solo: dovrai anche cedermi la metà dei tuoi guadagni futuri per i prossimi cinque anni. Allora mi riterrò soddisfatto.".<br /></blockquote>Il viaggiatore povero, non avendo altra scelta all'infuori della morte, accettò lo scambio e firmò il contratto. Ma, una volta giunto in città, sentendo di essere stato vittima di un'ingiustizia, si recò ad una corte di giustizia nota in tutto il Paese per la sua equità. La reputazione di questa corte era così grande che, se il giudice si fosse pronunciato in favore del povero giudicando nullo il contratto, il ricco avrebbe rinunciato ad impossessarsi degli averi del povero, per non essere considerato un criminale dal resto del Paese e trattato come tale.<br /><br />Una volta di fronte al giudice, il povero parlo così:<br /><blockquote><blockquote></blockquote>"<span style="font-weight: bold;">Non è stato uno scambio equo: quel farabutto ha preteso la mia casa e tutti i miei soldi in cambio di una misera borraccia d'acqua! </span>Inoltre, si è <span style="font-weight: bold;">approfittato del mio stato di necessità: </span>mi ha fatto quel prezzo inaudito solo perché sapeva che non avevo altra alternativa che la morte. Sono stato vittima di <span style="font-weight: bold;">sfruttamento </span>ed estorsione.<br /><br />Per questi motivi, chiedo che il contratto sia dichiarato nullo da questa Corte.".<br /><br /></blockquote>Il giudice rispose: "Emetterò il verdetto soltanto se ti impegni a rispettarlo qualunque esso sia.". Il povero, sicuro di essere dalla parte del giusto, accettò. Il giudice emise quindi il verdetto:<br /><blockquote><br />"Il tuo compagno di viaggio ha dato a te una borraccia d'acqua senza la quale saresti morto. Quindi, in ogni senso, egli ti ha salvato la vita.<br /><br />Ma ha voluto anche ottenere qualcosa per sé. Ed ora tu sostieni che egli ha ottenuto <span style="font-style: italic;">troppo</span>; cioè che lo scambio non è stato <span style="font-style: italic;">equo</span>.<br /><br />E' vero che ha ottenuto troppo? Esaminiamo ciò che lui ha dato a te e confrontiamolo con ciò che tu hai dato a lui. Cerchiamo di capire se vale di più ciò che lui ha dato a te o ciò che tu hai dato a lui.<br /><br />Ciò che lui ha dato a te ha fatto per te la differenza tra vivere e morire. D'altra parte, ciò che tu hai dato a lui non ha fatto per lui molta differenza, perché lui era già molto ricco in partenza.<br /><br />Ciò che lui ha dato a te, per te valeva moltissimo. Ciò che tu hai dato a lui, per lui valeva pochissimo.<br /><br />Quindi c'è una sproporzione tra il valore che lui ha dato a te e il valore che tu hai dato a lui: lui ha dato a te molto più di quanto tu hai dato a lui. Senza di lui, tu ora saresti morto. Senza di te, per lui non sarebbe cambiato quasi nulla.<br /><br />Quindi è vero che lo scambio non è stato equo. Ma per il motivo opposto a quello che tu denunci. Il problema è che tu hai dato a lui pochissimo, lui ha dato a te moltissimo. <span>Se c'è uno di voi due che ha "sfruttato" l'altro, quello sei tu.</span><br /><br />Per compensare questa sproporzione, e rendere lo scambio più equo, io raddoppio il tuo debito verso di lui: da oggi gli sei debitore della metà di ciò che guadagnerai per 10 anni, anziché per 5 anni.<br /><br /><br /><br /></blockquote>Unknownnoreply@blogger.com77tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-21860878419166463012009-05-06T07:45:00.012+02:002009-05-06T11:32:08.829+02:00Quiz: la curiosa donazioneVediamo chi lo risolve :)<br /><br />Nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo, molte strade erano costruite da privati e in seguito donate al pubblico. Con la donazione, la strada diveniva proprietà pubblica, su cui chiunque poteva transitare senza pagare pedaggi. Perché i proprietari facevano ciò, dopo aver speso tanto per acquistare le terre e costruirvi la strada?<br /><br />Suggerimenti: 1. non c'erano incentivi statali o esenzioni fiscali; 2. la cosa sarebbe potuta accadere anche in un paese non monarchico; 3. stiamo parlando di strade vere e proprie, fatte per gli spostamenti della popolazione; non di quelle brevi stradine di raccordo che oggi si usano per connettere la strada principale a qualche edificio commerciale.<br /><br />Risolto da Giuseppe Regalzi. La soluzione è dopo i puntini.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />I costruttori possedevano terreni adiacenti alla strada, i quali aumentavano di valore (essendo vicini a una strada frequentata).Unknownnoreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-60062452599150159362009-04-15T09:36:00.010+02:002009-04-15T16:11:28.049+02:00Quiz: Papa, contraccezione e AIDSNegli ultimi tempi il Papa è stato fortemente criticato per aver preso posizione contro il preservativo come rimedio contro l'AIDS. I critici hanno sostenuto che, per effetto dei suoi predicamenti, avverrà un aumento della diffusione dell'AIDS.<br /><br />Sono rimasto sorpreso dall'apprendere che l'argomento di cui sopra (quello dei critici del Papa) è sbagliato. Riuscite a indovinare perché?<br /><br />La soluzione è dopo i puntini:<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br /><br />Tratto dal <a href="http://daviddfriedman.blogspot.com/2009/04/auto-accidents-aids-contraception-and.html">blog di David Friedman</a>:<br /><br />___<br /><br />Supponete di rendere le auto più sicure obbligando i produttori a dotarle di cinture di sicurezza, piantone sterzo collassabile, e altri cambiamenti che rendono meno probabile che un incidente d'auto uccida gli occupanti dell'auto. La conclusione ovvia, raggiunta da molte persone, è che il numero di morti in autostrada diminuirà.<br /><br />Sam Peltzman, in un <a href="http://www.citeulike.org/user/toomash/article/581435">articolo classico</a>, ha fatto notare che non esistono buone ragioni teoriche per aspettarsi che ciò avvenga. Gli incidenti d'auto non sono cose che "accadono e basta"; al contrario, sono il risultato di decisioni prese dai guidatori, come: quanto veloce guidare; quanta attenzione prestare alla guida e quanta alle conversazioni con i passeggeri o all'ascolto della radio; se tornare a casa in macchina o prendere un taxi dopo aver bevuto un po' troppo. <span style="font-weight: bold;">Il fatto che le auto sono diventate più sicure riduce il costo di guidare in modo spericolato;</span> minore è la probabilità che l'incidente uccida il guidatore, più i guidatori saranno disposti a guidare in modo spericolato. Quindi <span style="font-weight: bold;">rendere le auto più sicure produce sì meno morti per ciascun incidente, ma produce anche più incidenti.</span> Non c'è base teorica per predire se l'effetto netto sarà più o meno morti. Peltzman ha offerto evidenza statistica che, nel caso particolare che lui stava studiando (un insieme di requisiti di sicurezza imposti negli anni '60) i due effetti opposti si cancellavano quasi interamente a vicenda. <span style="font-weight: bold;">La mortalità per incidente diminuì, gli incidenti aumentarono,</span> e il tasso di mortalità annuale rimase più o meno lo stesso che ci sarebbe stato senza i cambiamenti legali. [Anzi ci fu un leggero aumento delle morti, NdM.]<br /><br />Tutto ciò mi è tornato in mente a causa di una recente controversia su una questione diversa ma che usa la stessa logica. Il Papa, non sorprendentemente, ha preso posizione contro la distribuzione di preservativi come sistema per combattere l'epidemia di AIDS in Africa e, non sorprendentemente, è stato criticato per averlo fatto.<br /><br />Proprio come nel caso della sicurezza delle auto e degli incidenti d'auto, rendere l'atto sessuale più sicuro ha due effetti che vanno in direzione opposta. Diminuisce la probabilità che un singolo atto sessuale produca la trasmissione dell'AIDS. Ma, diminuendo questo rischio, riduce l'incentivo ad evitare interamente il sesso, ad evitare atti sessuali come i rapporti anali che hanno alta probabilità di trasmettere l'AIDS, e ad evitare il sesso con persone che hanno alta probabilità di trasmetterti l'AIDS, come le prostitute. Su basi teoriche non abbiamo modo di sapere se l'effetto netto sarà una quantità maggiore o minore di AIDS.<br /><br />Su basi empiriche, c'è evidenza che i due effetti si cancellano a vicenda, proprio come nel caso delle automobili. O quantomeno, questa è stata la <a href="http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/faith/article5987155.ece">conclusione</a>, ampiamente citata, di un ricercatore sull'AIDS di Harvard che ha realmente studiato i dati. "<span style="font-weight: bold;">Non abbiamo trovato alcuna correlazione significativa tra l'uso del preservativo e una diminuzione dei tassi di infezione da HIV; diminuzione che, dopo 25 anni dall'epidemia, avrebbe dovuto manifestarsi, se davvero l'uso del preservativo stesse funzionando.</span>"<br /><br />Questo mi ricorda un'altra questione ... La chiesa, per ragioni dottrinarie che ignoro, permette la contraccezione con il metodo Ogino-Knaus, ma sostanzialmente condanna tutti i metodi alternativi. I critici di tale politica sostengono spesso la loro critica con immagini di donne povere che generano dieci o dodici figli, con conseguenze terribili su se stesse e, sostengono i critici, sul mondo intero.<br /><br />L'errore di questa argomentazione è che il problema di sovrappopolazione che si cita è esattamente il problema che viene risolto da forme di contraccezione inaffidabili come la Ogino-Knaus. Se il tuo scopo è avere quattro figli invece di otto, un metodo di contraccezione che fallisce solo occasionalmente servirà bene allo scopo. E' questa presumibilmente la ragione per cui, prima dell'invenzione dei metodi moderni di contraccezione, il tasso di natalità, anziché essere sempre vicino al massimo biologico, era influenzato da fattori come il reddito, che influenzano la desiderabilità di avere figli. [...]<br /><br />Le forme inaffidabili di contraccezione funzionano abbastanza bene per limitare il tasso di nascite all'interno del matrimonio. D'altra parte, se il tuo scopo è permettere alle donne di avere rapporti sessuali con uomini con cui non sono sposate senza rischi significativi di gravidanza (cioè permettere ciò che è diventato la norma nelle società sviluppate), allora forme di contraccezione più affidabili diventano molto sensate.<br /><br />Questo mi fa sospettare che nessuna delle due fazioni nella controversia sia stata interamente onesta circa i propri scopi. La Chiesa cattolica difende la sua posizione su base dottrinaria, ma la sua posizione si può interpretare, in modo forse più plausibile, come ingegneria sociale. Limitare la contraccezione a forme inaffidabili (Ogino-Knaus, che la Chiesa approva, e coito interrotto, che la Chiesa non ha modo di impedire) rende il sesso occasionale considerevolmente più rischioso senza imporre grossi oneri al sesso matrimoniale, e quindi rende il primo meno attraente come sostituto del secondo. D'altra parte, i critici della posizione della Chiesa affermano di essere preoccupati della povertà e della sovrappopolazione, ma sostengono l'uso di tecniche di contraccezione che permettono (e probabilmente producono) il moderno stile di vita basato su rapporti sessuali al di fuori di relazioni a lungo termine.<br /><br />Naturalmente, sul piano dei principi, credo che la contraccezione debba essere legale. Sono agnostico sulla domanda se la contraccezione abbia avuto, al netto, effetti positivi o negativi: riesco a vedere argomenti sensati da entrambi i lati. Ma il mio scopo in questo post non è sostenere una delle due posizioni, ma è solo offrire ragioni di sospettare che nessuna delle due fazioni sia stata interamente onesta circa i propri scopi.Unknownnoreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-45138693610798577862009-03-15T11:16:00.102+01:002011-04-09T12:30:08.495+02:00L'errore nella teoria marxista dello sfruttamento; una teoria dello sfruttamento corretta.<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SdXpigz5d_I/AAAAAAAAE_U/KfWY6KBvbJI/s1600-h/n20534173814_5583.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px; height: 271px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SdXpigz5d_I/AAAAAAAAE_U/KfWY6KBvbJI/s320/n20534173814_5583.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5320415313940543474" border="0" /></a><br /><span style="font-style: italic;">(aggiornato il 3 aprile 2009)</span><br /><br />In questo articolo il filosofo Hoppe abbraccia in parte l'apparato analitico del marxismo sostenendo che molte delle tesi centrali del marxismo sono corrette, ma che la teoria dello sfruttamento marxista ha un errore di fondo che compromette la validità dell'intero sistema, portandolo a conclusioni del tutto errate circa le cause di certi fenomeni, e a proporre soluzioni errate. Hoppe corregge l'errore e mostra come una teoria dello sfruttamento corretta fornisca spiegazioni, diagnosi e soluzioni del tutto diverse.<br /><br /><span>Avvertimento:</span><span style="font-weight: bold;"> </span>questo articolo è destinato a cambiare la visione del mondo di chi lo legge. :)<br /><br />L'articolo costituisce un capitolo del libro "The Economics and Ethics of Private Property", scaricabile in inglese <a href="http://mises.org/books/economicsethics.pdf">qui</a>. La traduzione è mia. Buona lettura.<br /><br />__<br /><br />Cosa farò in questo capitolo: per prima cosa presenterò una serie di tesi che costituiscono il cuore della <span style="font-weight: bold;">teoria marxista della storia. </span>Affermo che tutte <span style="font-weight: bold;">queste tesi sono essenzialmente corrette</span>. Poi mostrerò come, nel marxismo, queste tesi vere vengono derivate da un punto di partenza falso. Infine voglio dimostrare come la teoria austriaca può dare una spiegazione corretta ma categoricamente differente della loro validità.<br /><br />Inizierò esponendo il nocciolo del sistema di credenze marxista:<br /><br />1. La storia dell'umanità è una storia di lotte di classe. Per la precisione è una storia di lotte tra una classe relativamente piccola di regnanti e una classe più grande di sfruttati. La principale forma di sfruttamento è economica: la classe regnante espropria una parte dei beni prodotti dagli sfruttati o, come dicono i marxisti, "si appropria del plusvalore sociale e lo usa a scopo di consumo personale".<br /><br />2. La classe regnante è tenuta assieme dal fatto che i membri hanno un interesse comune a mantenere la propria posizione di sfruttatori e massimizzare la quantità di plusvalore di cui si appropriano con atti di sfruttamento. Questa classe non cede mai volontariamente una parte del potere o del reddito che ha ottenuto mediante sfruttamento. Al contrario, qualunque perdita di potere o reddito deve essere sottratta loro mediante una lotta, il cui esito dipende in ultima analisi da quanto è forte la coscienza di classe degli sfruttati, cioè da fino a che punto essi sono consapevoli di essere sfruttati e da fino a che punto si uniscono consapevolmente ad altri membri della classe per opporsi insieme allo sfruttamento.<br /><br />3. il governo di classe si manifesta principalmente sotto forma di specifiche disposizioni che riguardano le assegnazioni dei diritti di proprietà o, nella terminologia marxista, sotto forma di specifiche "relazioni di produzione". Per proteggere e conservare queste disposizioni o relazioni di produzione, la classe regnante crea un apparato di coercizione, che si chiama Stato, e ne assume il comando. Lo Stato fa applicare una data struttura di classe e la propaga nel tempo mediante l'amministrazione di un sistema di "giustizia di classe"; lo Stato favorisce inoltre la creazione e il mantenimento di un apparato ideologico finalizzato a dare legittimità all'esistenza della classe regnante.<br /><br />4. internamente, il processo di concorrenza all'interno della classe regnante genera la tendenza ad aumentare la concentrazione e la centralizzazione del potere. Un sistema di sfruttamento inizialmente multipolare viene gradualmente soppiantato da un sistema oligarchico o monopolistico. Rimane operativo un numero sempre minore di centri di potere, e quelli che restano operativi vengono sempre più integrati in una struttura gerarchica. Esternamente (cioè nei confronti del sistema internazionale) questo processo di centralizzazione condurrà a guerre imperialiste tra i vari stati (sempre più intense quanto più è avanzato il processo di centralizzazione) e all'espansione territoriale del regno sfruttatore in questione.<br /><br />5. Infine, quando la centralizzazione e l'espansione del regno sfruttatore si avvicina gradualmente al suo limite ultimo di dominazione totale del mondo, il regno della classe regnante diventa sempre più incompatibile con un ulteriore sviluppo e miglioramento delle "forze produttive". La stagnazione economica e le crisi diventano sempre più caratteristiche e creano le "condizioni oggettive" per la nascita di una coscienza di classe rivoluzionaria tra gli sfruttati. Questa è una situazione matura per l'affermazione di una società senza classi, in cui lo Stato "retroceda e svanisca", cioè per la sostituzione del governo di un uomo su un altro uomo con l'amministrazione delle cose e, come risultato, una prosperità economica senza precedenti.<br /><br />Tutte queste tesi ammettono una giustificazione perfettamente valida, come mostrerò. Sfortunatamente, però, il marxismo, pur abbracciando tutte queste tesi, ha screditato la loro stessa validità pretendendo di derivarle da una teoria dello sfruttamento palesemente assurda.<br /><br />Che cos'è la teoria marxista dello sfruttamento? Secondo Marx, sistemi sociali pre-capitalisti come la schiavitù e il feudalesimo sono caratterizzati dallo sfruttamento. Su questo non c'è alcuna disputa. Infatti, dopotutto, lo schiavo non è un lavoratore libero, e non si può dire che egli ottenga un guadagno dal fatto di essere schiavo. Al contrario, essendo schiavo, egli subisce una perdita di utilità [un danno] mentre il suo padrone schiavista ottiene un vantaggio sotto forma di incremento di ricchezza. In questo caso l'interesse dello schiavo e quello del suo padrone sono essenzialmente opposti. Lo stesso vale per gli interessi del signore feudale, il quale pretende e riscuote un affitto dal contadino che coltiva una terra, terra che però è di proprietà del contadino stesso, in quanto il contadino aveva effettuato su di essa la "prima messa a frutto" o "homesteading". [Cioè il contadino aveva trovato una terra priva di proprietario e l'aveva trasformata con il suo lavoro, mettendola a frutto. In questo modo egli era divenuto il <span style="font-style: italic;">giusto proprietario </span>di quella terra; quindi il signore feudale non aveva alcun diritto sulla terra in questione, quindi non aveva alcun diritto di pretendere un affitto dal contadino. NdM]. <span style="font-weight: bold;">In questo caso il signore feudale ottiene un guadagno </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">alle spese</span><span style="font-weight: bold;"> del contadino, </span>il quale ottiene una perdita.<br /><br />Non è neppure in discussione il fatto che la schiavitù e il feudalesimo abbiano realmente impedito e rallentato lo sviluppo di forze produttive. Né lo schiavo né il servo saranno mai produttivi quanto lo sarebbero in assenza di schiavitù o servitù.<br /><br />L'idea marxista davvero nuova è che sotto il capitalismo non cambia sostanzialmente nulla dal punto di vista dello sfruttamento. (Cioè non cambia nulla se lo schiavo diventa un lavoratore libero, o se il contadino decide di coltivare una terra di cui qualcun altro è proprietario e di pagare un affitto al proprietario in cambio del permesso di coltivarla). Per avvalorare questa tesi Marx, nel famoso capitolo 24 del primo volume del suo "Il Capitale", intitolato "la cosiddetta accumulazione originale", offre un resoconto storico della nascita del capitalismo in cui afferma che una gran parte, o persino <span style="font-weight: bold;">la maggior parte, della proprietà iniziale dei capitalisti è il risultato di saccheggi, espropriazioni e conquiste.</span> Similmente, nel capitolo 25, nella "moderna teoria del colonialismo", viene molto enfatizzato il ruolo dell'uso della forza e della violenza nell'esportare il capitalismo in quello che oggi si chiamerebbe Terzo Mondo. <span style="font-weight: bold;">Tutto questo è generalmente corretto, </span>e per questo motivo non può esistere alcun dissenso nel dire che <span style="font-weight: bold;">questo tipo di capitalismo è basato sullo sfruttamento. </span>D'altra parte non bisogna farsi sfuggire che qui Marx ha usato un trucco. Mentre porta avanti la sua investigazione storica e suscita l'indignazione del lettore verso le brutalità che sono alla base della formazione di molte fortune dei capitalisti, in realtà Marx sta aggirando l'argomento in questione. Sta distraendo il lettore dal fatto che la sua tesi in realtà è diversa: la sua tesi è che, anche se avessimo un capitalismo per così dire "pulito", cioè un capitalismo in cui l'appropriazione originaria del capitale avvenisse in modo onesto, cioè fosse il risultato soltanto dell' "homesteading" [l'atto di trasformare e mettere a frutto una risorsa naturale precedentemente priva di proprietario], del lavoro e del risparmio, anche in questo caso il capitalista che affittasse il lavoro di impiegati pagandoli con questo capitale li starebbe ancora sfruttando. Anzi, Marx considerava la dimostrazione di questa tesi come il suo maggior contributo all'analisi economica.<br /><br />Qual è dunque la sua dimostrazione della natura sfruttatrice del capitalismo pulito?<br /><br />Consiste nell'osservare che i prezzi dei fattori della produzione, e in particolare <span style="font-weight: bold;">i salari pagati ai lavoratori dal capitalista, sono più bassi dei prezzi del prodotto finale. </span>Ad esempio, il lavoratore viene pagato con un salario che rappresenta beni di consumo che si possono produrre in tre giorni, ma in realtà lavora cinque giorni per avere questo salario e produce una quantità di beni di consumo maggiore di ciò che riceve come compenso. <span style="font-weight: bold;">Il capitalista si è quindi impossessato di ciò che l'impiegato ha prodotto </span>in quei due giorni di differenza (che nella terminologia marxista si chiama plusvalore). Quindi, secondo Marx, c'è sfruttamento.<br /><br />[Nota: quindi per Marx lo sfruttamento è un vero e proprio <span style="font-style: italic;">furto, </span>da parte del capitalista, di un bene che in realtà è <span style="font-style: italic;">di proprietà </span>del lavoratore, in quanto è il lavoratore ad averlo <span style="font-style: italic;">prodotto</span>. Questo significa che Marx ha il senso dei diritti di proprietà: per lui lo sfruttamento è tale in quanto è un furto di proprietà privata. E Marx ha anche il senso di "giusto proprietario": per lui il proprietario legittimo di un bene è colui che lo ha prodotto. Questo sembra identico alla teoria libertaria. NdM].<br /><br />Dov'è l'errore in questa analisi? La risposta diventa ovvia non appena ci chiediamo perché mai il lavoratore dovrebbe voler acconsentire a un simile accordo! Egli acconsente perché il suo salario rappresenta beni presenti, mentre il suo lavoro rappresenta soltanto beni futuri, e <span style="font-weight: bold;">per lui i beni presenti hanno maggior valore dei beni futuri. </span>Dopo tutto, egli potrebbe anche decidere di non vendere il suo lavoro al capitalista e di <span style="font-weight: bold;">tenere per sé l'intero valore di ciò che produce. Ma in questo caso dovrebbe attendere più tempo </span>prima di poter avere tra le mani dei beni da consumare [o vendere].<br /><br />[Nota: Uno dei motivi per cui il lavoratore, in assenza del capitalista, dovrebbe attendere più tempo è che, <span style="font-weight: bold;">prima di produrre i beni, dovrebbe costruirsi da solo i macchinari necessari per produrli</span> (cioè il capitale)<span style="font-weight: bold;">. </span>Questa costruzione richiede anni di studio e lavoro. Quindi <span style="font-weight: bold;">le sue prime entrate arriverebbero solo dopo molti anni</span>. Può il lavoratore permettersi di restare senza entrate per molti anni, mentre studia e lavora per costruire le macchine necessarie alla produzione? No. Ma allora, ciò che il capitalista gli offre è davvero qualcosa di valore: <span style="font-weight: bold;">gli offre la possibilità di prendere in affitto i <span style="font-style: italic;">suoi </span>macchinari, anziché costruirli da zero; e quindi di aspettare </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">meno tempo </span><span style="font-weight: bold;">prima di avere entrate. </span>La parte che il capitalista trattiene ("plusvalore") non è altro che il <span style="font-style: italic;">compenso </span>per questo servizio fornito. (Più il compenso derivante dal fatto che il capitalista si sobbarca interamente il rischio di non vendere abbastanza da recuperare le spese). Per una spiegazione più dettagliata, vedere i commenti a questo post. NdM.]<br /><br />Il fatto che il lavoratore <span>sceglie</span><span> </span>di vendere i suoi servizi dimostra che <span>preferisce </span>una quantità minore di beni di consumo adesso ad una quantità probabilmente maggiore in un momento futuro.<br /><br />D'altra parte, perché il capitalista desidera fare un accordo con il lavoratore? Perché dovrebbe voler anticipare al lavoratore beni presenti (denaro) in cambio di servizi che daranno i loro frutti soltanto più tardi? Ovviamente, il capitalista non desidererebbe mai pagare, ad esempio, $100 adesso, se dopo un anno dovesse ricevere la stessa quantità. Infatti, in tal caso, perché non tenere semplicemente in cassaforte quei soldi per un anno, ricevendo così <span style="font-weight: bold;">il beneficio aggiuntivo di poterli usare </span>in quel periodo? Al contrario, il capitalista deve aspettarsi di ricevere in futuro una cifra <span style="font-style: italic;">maggiore </span>di $100, per decidere di cedere $100 oggi sotto forma di salario al lavoratore. Deve aspettarsi di riuscire ad ottenere un profitto o, più correttamente, un <span style="font-style: italic;">interesse</span>. Infatti, anche il capitalista è soggetto ai vincoli della <span style="font-weight: bold;">preferenza temporale, cioè il fatto che un essere umano invariabilmente preferisce ottenere un bene prima piuttosto che poi</span> [a parità di altri fattori]<span style="font-weight: bold;">. </span><span>Se così non fosse</span>, dato che è possibile ottenere una somma più grande in futuro sacrificandone una più piccola nel presente, perché il capitalista non risparmia ancora di più per il futuro di quanto fa adesso? Perché non affitta ancora più lavoratori di quanto fa adesso, se ognuno di loro gli promette un ritorno aggiuntivo sotto forma di interessi? Ancora una volta la risposta dovrebbe essere ovvia: perché il capitalista è anche un consumatore, e non può fare a meno di esserlo. La quantità dei suoi risparmi e investimenti è limitata dalla necessità: anche lui come il lavoratore ha bisogno di una quantità di beni presenti "abbastanza grande da assicurargli la soddisfazione di tutti quei desideri che egli considera più importanti dei vantaggi che gli deriverebbero dall'allungare ancora di più il periodo di produzione". [citazione di Ludwig Von Mises]<br /><br />Quindi l'errore nella teoria dello sfruttamento marxista è che <span style="font-weight: bold;">Marx non comprende il fenomeno della preferenza temporale come categoria universale dell'azione umana. </span>Il fatto che il lavoratore non riceve "l'intero valore" di ciò che produce non ha niente a che fare con lo sfruttamento, ma riflette semplicemente il fatto che <span style="font-weight: bold;">è impossibile per un essere umano scambiare un bene futuro con un bene presente se non a un prezzo minore. </span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">A differenza del caso dello schiavo e del padrone, in cui il padrone ottiene un beneficio alle spese dello schiavo, la relazione tra un lavoratore libero e un capitalista è una relazione di beneficio reciproco. </span><span style="font-weight: bold;">Il lavoratore sceglie di entrare nell'accordo perché, data la sua preferenza temporale, </span><span style="font-weight: bold;">preferisce</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">una quantità minore di beni oggi ad una quantità maggiore domani; e il capitalista entra nell'accordo perché, data la sua preferenza temporale, ha un ordine di preferenze opposto, e preferisce una quantità maggiore di beni domani ad una quantità più piccola oggi.</span> <span style="font-weight: bold;">I loro interessi non sono antagonistici ma sono in armonia. </span>[E' proprio il fatto che essi desiderano cose diverse a rendere possibile la collaborazione mutuamente benefica, NdM]. Infatti, <span style="font-weight: bold;">se il capitalista non si aspettasse un ritorno sotto forma di interesse, il lavoratore starebbe peggio, in quanto dovrebbe attendere più a lungo </span>di quanto non desideri fare [perché dovrebbe prima costruirsi da sé il capitale, NdM]; e, se il lavoratore non preferisse beni presenti rispetto ai beni futuri, il capitalista starebbe peggio, perché dovrebbe ricorrere a metodi di produzione meno efficienti, e dotati di minore estensione temporale, rispetto a quelli che vorrebbe adottare.<br /><br />Né si può considerare il sistema di salari capitalistico come un impedimento allo sviluppo delle forze di produzione, come sostiene Marx. Se al lavoratore non fosse permesso vendere il proprio lavoro e al capitalista non fosse permesso comprarlo, la produzione non sarebbe maggiore bensì minore, perché dovrebbe avvenire con un capitale complessivo minore [per motivi spiegati più avanti]. Quindi, contrariamente alle affermazioni di Marx, sotto un sistema di produzione socializzato lo sviluppo di forze produttive non raggiungerebbe nuove vette ma sprofonderebbe disastrosamente. [Vediamo ora perché il capitale complessivo sarà minore laddove sia vietato al capitalista comprare lavoro e al lavoratore venderlo:] L'accumulazione di capitale deve necessariamente essere compiuta da <span style="font-style: italic;">qualcuno</span> (da individui precisi in momenti precisi di spazio e di tempo) mediante l'<span style="font-style: italic;">homesteading</span> [=l'atto di mettere a frutto una risorsa naturale precedentemente priva di proprietario], la produzione e/o il risparmio. In ciascun caso, colui che effettua tale accumulazione di capitale lo fa perché si aspetta che ciò condurrà ad un aumento di produzione di beni in futuro. Il valore che una persona attribuisce al suo capitale riflette il valore che egli attribuisce a tutti i redditi futuri derivanti dal suo utilizzo, scontato in base al suo tasso di preferenza temporale. <span style="font-weight: bold;">Se, come nel caso in cui i fattori di produzione sono di proprietà collettiva, a una persona viene negato il controllo esclusivo sul capitale che ha accumulato, e quindi sul reddito futuro che deriva dal suo utilizzo,</span> ma al contrario viene assegnato un controllo parziale del capitale a persone non-proprietarie, non-produttrici e non-risparmiatrici, <span style="font-weight: bold;">il valore per lui del suo reddito atteso si riduce, e quindi si riduce il valore del capitale in questione.</span> [Quindi egli produrrà meno capitale. NdM] Il suo tasso di preferenza temporale si alzerà [cioè desidererà più i beni presenti e meno i beni futuri] ed avverranno meno operazioni di <span style="font-style: italic;">homesteading</span> [vedi sopra] e meno risparmio per il mantenimento di risorse esistenti e per la produzione di nuovo capitale. L'estensione temporale della struttura di produzione si accorcerà e ne risulterà un impoverimento [una diminuzione della produzione].<br /><br />Se la teoria di Marx dello sfruttamento e le sue idee su come porre fine allo sfruttamento e ottenere una prosperità universale sono false fino al ridicolo, è chiaro che qualunque teoria storica che si faccia derivare da esse deve essere anch'essa falsa. Oppure, se è corretta, deve essere stata derivata in modo errato. [Nota mia: a voler essere pignoli, da ipotesi false si può derivare tanto il vero quanto il falso, in modo egualmente corretto. NdM] Anziché addentrarmi nel lungo compito di illustrare tutti gli errori nell'argomento di Marx, che comincia dalla teoria dello sfruttamento capitalistico e termina con la teoria storica che ho presentato prima, prenderò una scorciatoia: <span style="font-weight: bold;">descriverò nel modo più breve possibile una teoria dello sfruttamento corretta, </span>la teoria austriaca Mises-Rothbard; illustrerò come <span style="font-weight: bold;">questa teoria renda sensata la teoria storica di classe; </span>ed evidenzierò alcune differenze cruciali tra questa teoria di classe e quella marxista, evidenziando alcune <span style="font-weight: bold;">affinità intellettuali </span>tra il marxismo e la teoria austriaca, affinità che nascono dalla loro <span style="font-weight: bold;">convinzione condivisa che esista realmente una forma di sfruttamento ed una classe regnante.</span><br /><br />Il punto di partenza della teoria austriaca dello sfruttamento è chiaro e semplice, come dovrebbe essere. Abbiamo notato in precedenza che la relazione tra lo schiavo e il padrone, o tra il servo e il signore feudale, era una relazione di sfruttamento. Ma non abbiamo trovato alcuno sfruttamento possibile sotto il capitalismo pulito. Qual è differenza principale tra questi due casi? La risposta è: <span style="font-weight: bold;">il riconoscimento o il non riconoscimento del principio di homesteading</span> [il principio secondo cui chi mette a frutto per primo una risorsa naturale ne diventa il legittimo proprietario, NdM]. <span style="font-weight: bold;">Il motivo per cui nel feudalesimo il contadino è sfruttato è che egli non ha il controllo esclusivo su una terra su cui ha fatto homesteading</span> [cioè è stato il primo a metterla a frutto, divenendone il legittimo proprietario, NdM]; <span style="font-weight: bold;">ed il motivo per cui lo schiavo è sfruttato è che non ha il controllo esclusivo sul proprio corpo, di cui ha fatto homesteading</span><span> [al momento della nascita, NdM]</span>. <span style="font-weight: bold;">Se, al contrario, ognuno possiede il controllo esclusivo sul proprio corpo</span> (cioè è un lavoratore libero) <span style="font-weight: bold;">ed agisce nel rispetto del principio dell'homesteading </span>[cioè non compie atti invasivi della proprietà altrui, NdM], <span style="font-weight: bold;">allora non può esistere alcuno sfruttamento</span>. Se una persona mette a frutto un bene privo di proprietario (=effettua homesteading) e impiega tale bene per la produzione di beni futuri, è logicamente assurdo affermare che questa persona stia sfruttando qualcuno.<span style="font-weight: bold;"> Infatti in questo processo niente è stato sottratto ad alcuno, e inoltre sono stati creati dei beni aggiuntivi. </span>E sarebbe ugualmente assurdo affermare che un accordo tra legittimi proprietari di risorse, risparmiatori e produttori, che riguarda i loro beni e servizi ottenuti senza sfruttare nessuno, possa costituire un atto disonesto.<br /><br />Al contrario, lo sfruttamento ha luogo ogni volta che avviene una <span style="font-style: italic;">deviazione </span>dai principi dell'homesteading. È sfruttamento ogni volta che una persona pretende e riesce ad ottenere un controllo parziale o totale su una risorsa scarsa di cui lui non ha fatto homesteading [cioè non è stato il primo a metterla a frutto], né l'ha risparmiata o prodotta, né l'ha ottenuta mediante un contratto dal precedente proprietario-produttore. <span style="font-weight: bold;">Lo sfruttamento è l'espropriazione di coloro che hanno effettuato la prima messa a frutto, prodotto e risparmiato, da parte di individui che sono arrivati dopo, non-produttori, non-risparmiatori, non-stipulatori-di-contratti;</span> <span style="font-weight: bold;">lo sfruttamento è l'espropriazione</span> <span style="font-weight: bold;">di persone i cui diritti di proprietà sono fondati sul lavoro e sul contratto, effettuata da persone le cui pretese sono campate in aria e che non riconoscono la legittimità del lavoro altrui e dei contratti altrui.</span><br /><br />Inutile dirlo, <span style="font-weight: bold;">lo sfruttamento così definito è parte integrante della storia umana.</span> Si può acquisire ed aumentare la propria ricchezza in due modi: o mediante l'homesteading, la produzione, il risparmio, la partecipazione a contratti; oppure espropriando gli homesteader [=i legittimi proprietari], produttori, risparmiatori e stipulatori di contratti. Non esistono altri modi. <span style="font-weight: bold;">Entrambi i metodi sono naturali per l'umanità. </span>Oltre all'appropriazione legittima, la produzione e il contratto, sono sempre esistite acquisizioni di proprietà non produttive e non contrattuali. E nel corso dello sviluppo economico, <span style="font-weight: bold;">proprio come i produttori e gli stipulatori di contratti possono associarsi in compagnie, imprese e corporazioni, anche gli sfruttatori possono unirsi in società di sfruttamento su grande scala, governi e Stati. </span>La classe regnante (che può essere internamente divisa in vari strati) è inizialmente composta dai membri di tale compagnia di sfruttamento. Con una classe regnante saldamente al potere su un dato territorio ed impegnata nell'espropriazione di risorse economiche di una classe di produttori sfruttati, la lotta di classe tra gli sfruttatori e gli sfruttati diventa realmente l'aspetto centrale della storia umana. Quindi <span style="font-weight: bold;">la storia, raccontata correttamente, è sostanzialmente la storia delle vittorie e delle sconfitte </span>dei regnanti nel loro tentativo di massimizzare il proprio reddito ottenuto con lo sfruttamento, e dei sudditi nei loro tentativi di resistere e di invertire questa tendenza. È su questa lettura della storia che i marxisti e gli austriaci sono d'accordo, ed è per questo che esiste una notevole affinità intellettuale tra le indagini storiche marxiste e austriache. Entrambe le scuole si oppongono ad una storiografia che riconosce soltanto un'azione o un'interazione che è tutta sullo stesso piano economicamente e moralmente; ed entrambe si oppongono ad una storiografia che, anziché essere neutrale dal punto di vista dei valori, ritiene che i propri giudizi di valore, introdotti arbitrariamente, debbano fornire la linea guida per la propria narrazione storica. Al contrario, <span style="font-weight: bold;">la storia deve essere raccontata in termini di libertà e di sfruttamento, di parassitismo e di impoverimento economico, di proprietà privata e della sua distruzione; altrimenti è raccontata in modo falso.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Mentre le imprese private nascono a causa del sostegno volontario della gente e muoiono a causa della sua assenza di sostegno, la classe regnante non entra mai al potere a causa della domanda della popolazione, </span>e non abdica quando la popolazione desidera evidentemente che lo faccia. Né, per quanto sforziamo l'immaginazione, possiamo dire che i legittimi proprietari, produttori, risparmiatori e contraenti abbiano mai domandato volontariamente di essere espropriati. Al contrario è necessario costringerli ad accettare l'espropriazione, e questo dimostra in modo conclusivo che non c'è domanda per la compagnia di sfruttamento. <span style="font-weight: bold;">Per far morire un'impresa privata produttiva è sufficiente astenersi dal fare transazioni con essa, cioè effettuare un boicottaggio; </span>ma per la classe regnante questo non è possibile. Infatti, <span style="font-weight: bold;">la classe regnante acquisisce il suo reddito mediante transazioni non contrattuali</span> [= scambi forzati sotto minaccia di atti invasivi]<span style="font-weight: bold;">, </span>quindi non è vulnerabile al boicottaggio. Al contrario, ciò che rende possibile la nascita di una compagnia di sfruttamento, e <span style="font-weight: bold;">l'unica cosa che può distruggerla</span>, è un preciso stato dell'opinione pubblica, o, nella terminologia marxista, un preciso stato di <span style="font-weight: bold;">coscienza di classe</span>.<br /><br />Uno sfruttatore crea delle vittime, e una vittima è un potenziale nemico. Se il gruppo degli sfruttatori ha più o meno la stessa dimensione del gruppo degli sfruttati, potrebbe riuscire a mettere a tacere questa resistenza mediante la forza. Ma <span style="font-weight: bold;">occorre più della semplice forza affinché un gruppo piccolo possa espandere lo sfruttamento su una popolazione molto più numerosa. </span>Affinché questo possa avvenire, <span style="font-weight: bold;">una compagnia di sfruttamento deve anche avere il sostegno del pubblico.</span> Una maggioranza della popolazione deve accettare le azioni di sfruttamento come <span style="font-weight: bold;">legittime.</span> Questa accettazione può consistere tanto nell'entusiasmo attivo quanto in una <span style="font-weight: bold;">rassegnazione passiva. </span>Ma deve essere accettazione, nel senso che <span style="font-weight: bold;">una maggioranza deve avere abbandonato l'idea di resistere attivamente o passivamente a qualunque tentativo di attuare acquisizioni di proprietà non-contrattuali e non-produttive. La coscienza di classe deve essere bassa, vaga e confusa. </span>Solo fino a che dura questo stato di cose, una società di sfruttamento può prosperare anche se non c'è domanda per essa. La classe regnante può essere spodestata solo se gli sfruttati e gli espropriati si rendono conto chiaramente della loro condizione e si uniscono tra loro in un <span style="font-weight: bold;">movimento ideologico che dia espressione all'idea di una società senza classi, dove ogni sfruttamento sia abolito. </span>Il potere della classe regnante può crollare solo se una maggioranza del pubblico sfruttato si integra consapevolmente in questo movimento e di comune accordo manifesta indignazione verso ogni acquisizione di proprietà non contrattuale e non produttiva, mostra disprezzo per chiunque prenda parte a tali atti, e deliberatamente non fa nulla per aiutarli ad avere successo (per non parlare di cercare di ostacolarli attivamente).<br /><br />L'abolizione graduale del regno feudale ed assolutista e <span style="font-weight: bold;">la nascita di società sempre più capitaliste </span>nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, e la conseguente crescita economica senza precedenti ed incremento di popolazione ineguagliato, <span style="font-weight: bold;">sono stati il risultato di una maggiore coscienza di classe nella categoria degli sfruttati. Il motivo per cui gli sfruttati sono riusciti in quel periodo ad acquisire una coscienza di classe così forte è che erano ideologicamente tenuti assieme dalla dottrina del liberalismo e dei diritti naturali. La scuola marxista e quella austriaca sono concordi su questo. </span><span>La scuola marxista non è d'accordo</span>, invece, sulla seguente affermazione: l'inversione di questo processo di liberalizzazione ed il regolare aumento del livello di sfruttamento in queste società, avvenuti a partire dall'ultimo terzo del diciannovesimo secolo e particolarmente accentuato dopo la prima guerra mondiale, sono il risultato di una perdita di coscienza di classe. In realtà, secondo gli austriaci, <span style="font-weight: bold;">il marxismo ha gran parte della colpa di ciò, perché ha deviato l'attenzione della popolazione dal modello corretto di sfruttamento </span>(che contrappone la figura dell'homesteader-produttore-risparmiatore-contraente alla figura del nonhomesteader-nonproduttore-nonrisparmiatore-noncontraente) <span style="font-weight: bold;">verso il modello fallace che contrappone il lavoratore salariato al capitalista, in tal modo confondendo le idee</span>.<br /><br />L'ascesa al potere di una classe regnante sopra una classe sfruttata molto più numerosa, mediante ... la manipolazione dell'opinione pubblica ... , trova la sua espressione più elementare a livello istituzionale nella <span style="font-weight: bold;">creazione del sistema del diritto pubblico</span>, che venne sovrapposto al diritto privato. La classe regnante si separa e protegge la sua posizione di classe regnante adottando una <span style="font-weight: bold;">costituzione</span> che regoli il modo di funzionare della compagnia di sfruttamento. Da una parte, formalizzando le operazioni interne all'apparato, e il modo in cui lo Stato si relaziona alla popolazione sfruttata, una costituzione crea un certo grado di stabilità legale. Più le nozioni di diritto privato, familiari e popolari, vengono incorporate nel diritto pubblico e costituzionale, più ciò condurrà alla creazione di un'opinione pubblica favorevole. D'altra parte, <span style="font-weight: bold;">qualunque costituzione di diritto pubblico deve necessariamente formalizzare lo status eccezionale della classe regnante nei confronti del principio dell'homesteading</span> [cioè deve formalizzare il fatto che la classe regnante è l'unica che può compiere atti invasivi della proprietà altrui, onestamente guadagnata]<span style="font-weight: bold;">. Formalizza cioè il diritto del rappresentante dello Stato di prender parte ad un'acquisizione di proprietà non-contrattuale e non-produttiva, e formalizza in tal modo la definitiva subordinazione del diritto privato al diritto pubblico.</span><br /><br />In questo dualismo tra diritto pubblico e diritto privato, in questo infiltrarsi del diritto pubblico all'interno del diritto privato, <span style="font-weight: bold;">nasce la giustizia di classe, cioè una situazione in cui un certo insieme di leggi si applica ai regnanti e un altro insieme di leggi si applica ai sudditi. </span>Il motivo per cui nasce la giustizia di classe non è, come pensano i marxisti, che la legge riconosce i diritti di proprietà privata. Al contrario, <span style="font-weight: bold;">la giustizia di classe nasce precisamente ogni volta che esiste una distinzione legale tra una classe di persone, che agisce sotto il diritto pubblico ed è tutelata da esso, e un'altra classe che agisce sotto un qualche diritto privato subordinato. </span>Quindi, più precisamente, è falsa l'affermazione di fondo della teoria marxista dello Stato: <span style="font-weight: bold;">il motivo per cui lo Stato è sfruttatore non è che protegge i diritti di proprietà dei capitalisti, ma che <span style="font-style: italic;">esso stesso è esente </span>dal vincolo di dover ottenere la propria proprietà in modo contrattuale e produttivo.</span> [Ricordiamo che lo Stato non ottiene le proprie entrate mediante l'homesteading e lo scambio volontario, come un onesto uomo d'affari, bensì mediante la minaccia di violenza. NdM.]<br /><br />Nonostante questo fraintendimento di fondo, <span style="font-weight: bold;">il marxismo fornisce tuttavia delle osservazioni corrette </span>e importanti circa la logica del comportamento dello Stato, proprio <span style="font-weight: bold;">in quanto interpreta correttamente lo stato come un ente sfruttatore</span> (a differenza, ad esempio, della scuola della Scelta Pubblica [fondata dagli economisti Buchanan e Tullock, NdM], che considera lo Stato una compagnia come tutte le altre).<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Uno dei meriti del marxismo è che riconosce la funzione strategica delle politiche di redistribuzione operate dallo Stato. </span>Lo Stato, come compagnia sfruttatrice, ha sempre interesse a che la coscienza di classe tra gli sfruttati sia bassa. <span style="font-weight: bold;">La redistribuzione della proprietà e del reddito </span>(una politica di tipo <span style="font-style: italic;">divide et impera</span>) <span style="font-weight: bold;">è il mezzo con cui lo Stato crea divisioni all'interno del pubblico e distrugge la formazione di una coscienza di classe unificante tra gli sfruttati. </span>Inoltre, lo Stato effettua anche un altro tipo di redistribuzione: la ridistribuzione del potere stesso dello Stato. Attraverso la democratizzazione della costituzione dello Stato, <span style="font-weight: bold;">a tutti viene data la possibilità di assumere una posizione di regnante e il diritto di partecipare alla determinazione del personale e delle politiche dello Stato. Questo è un mezzo per ridurre la resistenza del pubblico contro lo sfruttamento. </span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Un secondo merito del marxismo è che considera correttamente lo Stato come il grande centro di propaganda e mistificazione ideologica: lo sfruttamento e la schiavitù sono in realtà libertà; le tasse sono in realtà contributi volontari</span> [questa affermazione può sembrarvi grottesca ma è contenuta nella costituzione degli Stati Uniti, NdM]; <span style="font-weight: bold;">le relazioni non contrattuali sono in realtà "concettualmente" contrattuali; " lo Stato siamo noi"; nessuno regna su nessuno, ma siamo "noi" a governarci da soli; senza lo Stato non esisterebbe né legge né diritto né sicurezza; i poveri morirebbero; ecc. Tutto questo è parte dell'apparato ideologico progettato per dare legittimità ad una base sottostante di sfruttamento economico.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">In terzo luogo, i marxisti hanno ragione anche nel notare la stretta associazione tra lo Stato e il mondo degli affari, specialmente l'elite dei banchieri </span>--- anche se la loro spiegazione di questo fenomeno è sbagliata. La ragione di questa collusione non è che l'<span style="font-style: italic;">establishment </span>borghese percepisce e sostiene lo Stato come garante dei diritti di proprietà privata e del contrattualismo. Al contrario, <span style="font-weight: bold;">l'establishment percepisce correttamente lo Stato come l'antitesi stessa della proprietà privata, ed è proprio per questo che si interessa ad esso molto da vicino. Più un'impresa ha successo, più corre il rischio di essere sfruttata dal governo; ma aumenta anche il potenziale guadagno che l'impresa può ottenere se riesce ad ottenere la protezione speciale del governo e ad essere esentata dal peso della concorrenza che è propria del capitalismo e della proprietà privata. </span>È questo il motivo per cui l'establishment del mondo degli affari si interessa allo Stato e si infiltra nello Stato. L'elite di regnanti a sua volta è interessata a cooperare da vicino con il mondo delle imprese a causa del suo potere finanziario. In particolare, l'elite dei banchieri attrae particolarmente l'interesse dello Stato poiché lo Stato, come compagnia sfruttatrice, <span style="font-weight: bold;">mira ad ottenere il monopolio della contraffazione della moneta.</span><br /><br />Lo Stato offre ai banchieri l'opportunità di diventare complici delle sue macchinazioni di contraffazione, e di aggiungere un secondo tipo di contraffazione (la riserva frazionaria) ad una moneta che è già contraffatta in partenza. [Per approfondimenti vedere il libro "Lo Stato Falsario", scaricabile <a href="http://download.luogocomune.net/download/Libri/LoStatoFalsario-M.N.Rothbard.pdf">qui</a> e ordinabile <a href="http://www.leonardofaccoeditore.com/">qui</a> in italiano. NdM]. <span>In questo modo lo Stato può facilmente raggiungere il suo obiettivo: </span><span style="font-weight: bold;">ottenere un monopolio della produzione del denaro e un sistema di cartelli bancari controllati dalla Banca centrale dello Stato.</span> Attraverso questa connessione diretta con il sistema bancario e, per estensione, con i maggiori clienti delle banche, la classe regnante riesce di fatto a estendersi ben oltre l'apparato dello Stato, fino ai centri nervosi della società civile; ciò non è molto diverso dallo scenario dipinto dai marxisti della cooperazione tra le banche, le elite imprenditoriali e lo Stato.<br /><br />La concorrenza all'interno della classe regnante e attraverso le diverse classi di regnanti produce una <span style="font-weight: bold;">tendenza verso una concentrazione sempre maggiore</span> [tendenza verso il monopolio, NdM]. Il marxismo è corretto anche in questo. Ma, ancora una volta, la sua fallace teoria dello sfruttamento lo porta a fraintendere la causa di questa tendenza. Il marxismo considera questa tendenza all'accentramento come un aspetto intrinseco alla competizione capitalistica. Al contrario, è esattamente fino a che esiste un capitalismo pulito che <span style="font-weight: bold;">la concorrenza non è un gioco a somma zero</span>. Colui che si appropria legittimamente di risorse prive di proprietario, che produce, che risparmia e che stringe contratti con altri, <span style="font-weight: bold;">non ottiene mai un guadagno alle spese di qualcun altro. </span><span style="font-weight: bold;">Il suo guadagno lascia gli averi altrui completamente intatti o addirittura implica un guadagno reciproco</span> (come nel caso di tutti gli scambi volontari mediante contratto). In questo modo il capitalismo riesce ad aumentare la quantità complessiva di ricchezza. Ma <span style="font-weight: bold;">sotto il capitalismo non si può dire che esista alcuna tendenza verso una concentrazione relativa. </span>(Si veda a tale proposito il capitolo 10 di <a href="http://www.blogger.com/mises.org/rothbard/mespm.PDF">Man, Economy and State</a> di Rothbard, sezione intitolata "il problema di un unico grande cartello"; ed anche "Socialismo" di Mises, capitoli 22-26.) Al contrario, un gioco a somma zero è ciò che caratterizza non solo la relazione tra il regnante e il suddito, ma anche tra regnanti in competizione tra loro. Lo sfruttamento, definito come un'acquisizione di proprietà non contrattuale e non produttiva, è possibile solo fino a che esiste qualcosa di cui appropriarsi. Eppure, se ci fosse competizione libera nel mercato dello sfruttamento, naturalmente non ci sarebbe più nulla da espropriare. Quindi <span style="font-weight: bold;">lo sfruttamento richiede un monopolio </span>su un dato territorio e una data popolazione; e <span style="font-weight: bold;">la competizione tra gli sfruttatori è per sua stessa natura di tipo eliminativo </span>e deve produrre una tendenza alla concentrazione relativa di compagnie di sfruttamento così come una tendenza verso la centralizzazione all'interno di ciascuna compagnia di sfruttamento. Lo sviluppo degli Stati, anziché delle compagnie capitaliste, fornisce l'illustrazione più evidente di questa tendenza: <span style="font-weight: bold;">rispetto ai secoli scorsi, oggi c'è un numero minore di stati, che hanno controllo su territori molto più vasti. E all'interno di ogni apparato statale c'è stata in realtà una tendenza costante verso l'aumento del potere del governo centrale alle spese delle divisioni regionali e locali. </span>Eppure anche al di fuori dell'apparato dello Stato è divenuta evidente una tendenza verso una concentrazione relativa,<span style="font-weight: bold;"> </span>per la stessa ragione. <span style="font-weight: bold;">Il motivo, </span>come ora dovrebbe essere chiaro, <span style="font-weight: bold;">non è un tratto inerente al capitalismo, ma è che la classe regnante ha espanso il suo dominio fino al cuore della società civile </span>attraverso la creazione di alleanze tra banche, imprese e Stato, e in particolare ha stabilito un sistema di banche centralizzato. Se avviene una concentrazione e centralizzazione del potere dello Stato, è del tutto naturale che questa sia accompagnata da un processo parallelo di concentrazione relativa e di cartellizzazione del settore bancario e dell'industria. <span style="font-weight: bold;">Assieme ad un aumento del potere dello Stato, aumenta il potere dell'establishment bancario e affaristico di eliminare i concorrenti </span>o di renderli pesantemente svantaggiati mediante espropriazioni non contrattuali e non produttive. <span style="font-weight: bold;">L'aumento di concentrazione nel mondo degli affari è il prodotto della statalizzazione della vita economica.</span><br /><br />Il mezzo primario con cui lo Stato espande il proprio potere ed elimina i suoi rivali nel business dello sfruttamento è costituito dalla guerra e dalla dominazione militare. Le competizioni tra gli Stati implicano una tendenza verso la guerra e l'imperialismo. <span style="font-weight: bold;">In quanto compagnie di sfruttamento, gli Stati hanno interessi per loro natura antagonistici. </span>Inoltre, dato che ogni classe regnante è al comando degli strumenti di tassazione ed ha poteri assoluti di contraffazione del denaro, <span style="font-weight: bold;">le classi regnanti riescono a far pagare ad altri i costi delle loro guerre. </span>Naturalmente, <span style="font-weight: bold;">se io non devo pagare in prima persona per i rischi che corro, ma posso scaricare questi costi sugli altri, costringendo altri a pagare, tenderò ad assumermi più rischi, e ad avere il grilletto più facile di quanto avrei altrimenti. </span>Il marxismo, a differenza di molte delle cosiddette scienze sociali borghesi, è corretto nel suo resoconto dei fatti: esiste realmente una tendenza verso l'imperialismo nella storia; <span style="font-weight: bold;">e le principali forze imperialiste sono davvero i paesi capitalisti più avanzati.</span> Eppure la spiegazione marxista per questo fenomeno è ancora una volta errata. <span style="font-weight: bold;">Ciò che è per natura aggressivo è lo </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">Stato</span><span style="font-weight: bold;">, in quanto è un'istituzione esente dalle regole capitaliste di acquisizione di proprietà.</span> [Ricordiamo che il capitalismo è un sistema in cui la proprietà si può acquisire solo in due modi: o mediante lo scambio volontario, o mediante la messa a frutto di risorse prive di proprietario (homesteading); non è ammesso alcun atto invasivo della proprietà altrui. NdM]. <span style="font-weight: bold;">Ciò è solo apparentemente contraddetto dall'evidenza storica di una stretta correlazione tra capitalismo e imperialismo. Questa correlazione si può spiegare abbastanza facilmente come segue: </span>uno Stato, per poter trionfare in una guerra tra Stati, deve controllare una quantità sufficiente di risorse economiche (rispetto agli altri Stati).<span style="font-weight: bold;"> A parità di altri fattori, lo Stato con risorse più ampie trionferà.</span> In quanto compagnia di sfruttamento, uno Stato è per natura un ente distruttore di ricchezza e di capitale accumulato. <span style="font-weight: bold;">La ricchezza può venire prodotta esclusivamente da una società civile; </span>e più è debole il potere di sfruttamento dello Stato, più ricchezza e capitale vengono accumulati dalla società. Quindi, per quanto ciò possa sembrare paradossale, <span style="font-weight: bold;">più uno Stato è internamente debole e liberale, più è sviluppato il suo capitalismo; ma il fatto di avere un'economia capitalista da depredare rende lo Stato più ricco; e uno Stato più ricco può fare più guerre espansionistiche e con maggior successo. È questo il motivo per cui le maggiori potenze imperialiste furono inizialmente gli Stati dell'Europa occidentale, in particolare la Gran Bretagna, e poi nel ventesimo secolo questo ruolo è stato assunto dagli Stati Uniti.</span><br /><br />Ed esiste una spiegazione semplice, ed ancora una volta interamente non-marxista, per l'osservazione, fatta sempre dai marxisti, che <span style="font-weight: bold;">il mondo bancario e il mondo degli affari sono solitamente i più forti sostenitori del potere militare </span>e dell'espansionismo militaristico. Il motivo non è che l'espansione del mercato capitalista richiede lo sfruttamento, bensì che <span style="font-weight: bold;">l'espansione di imprese protette e privilegiate dallo Stato richiede che questa protezione venga estesa anche nei paesi stranieri</span>, e che i concorrenti stranieri siano ostacolati mediante acquisizioni di proprietà non contrattuali e non produttive, proprio come avviene nella concorrenza interna o in misura ancora maggiore. In particolare, l'establishment degli affari e delle banche sostiene l'imperialismo se questo promette allo Stato loro alleato di ottenere una posizione di dominio militare su un altro Stato. Infatti, in tal caso, da una posizione di potere militare, diviene possibile stabilire un sistema che possiamo chiamare "<span style="font-weight: bold;">imperialismo monetario</span>". Lo Stato dominante userà la sua superiore forza per applicare una <span style="font-weight: bold;">politica di inflazione </span>coordinata internazionalmente. La sua banca centrale stabilirà la rapidità del processo di contraffazione, e ordinerà alle banche centrali dello Stato dominato di usare la moneta dello Stato dominatore come propria riserva e di produrre inflazione su di essa. <span style="font-weight: bold;">In questo modo l'establishment bancario e affaristico, essendo tra i primi a ricevere e spendere la moneta contraffatta</span> [quando i prezzi non sono ancora saliti e il potere d'acquisto di quella moneta non è ancora diminuito, NdM]<span style="font-weight: bold;">, riesce ad effettuare un'espropriazione quasi a costo zero dei proprietari e dei produttori stranieri. </span>Nel territorio dominato viene imposto alla classe sfruttata un doppio strato di sfruttamento: un'elite straniera sfrutta l'elite nazionale, che a sua volta sfrutta la popolazione. Questo causa una prolungata dipendenza economica ed una relativa stagnazione economica rispetto alla nazione dominatrice. È questa situazione -- l'antitesi stessa del capitalismo -- a caratterizzare lo stato degli Stati Uniti e del dollaro, e a produrre l'accusa (corretta) di sfruttamento economico da parte degli Stati Uniti e di imperialismo del dollaro.<br /><br />Infine, l'aumento di concentrazione e centralizzazione del potere di sfruttamento conduce alla stagnazione economica e quindi causa le condizioni oggettive per il crollo definitivo di tale potere, e per la <span style="font-weight: bold;">nascita di una società senza classi </span>capace di produrre prosperità economica senza precedenti.<br /><br />Contrariamente alle affermazioni marxiste, ciò non è il risultato di alcuna legge storica. Anzi, non esiste alcuna legge storica inesorabile nel senso marxista. Né è il risultato di una tendenza del tasso di profitto a diminuire man mano che aumenta la composizione organica del capitale (cioè man mano che aumenta la proporzione tra capitale costante e capitale variabile) come pensa Marx. Proprio come la teoria marxista che il valore derivi dal lavoro è falsa oltre ogni possibile riparazione, così è falsa la legge che il tasso di profitto tende a diminuire, che si basa sulla prima. <span style="font-weight: bold;">La fonte del valore, dell'interesse e del profitto, non è l'atto di lavorare</span> [se io scavo buche per terra e le ricopro, il mio lavoro non ha alcun valore, NdM], <span style="font-weight: bold;">ma è l'agire, cioè l'impiegare risorse scarse verso il raggiungimento di obiettivi da parte di agenti che sono soggetti a vincoli di preferenza temporale e di incertezza</span> (conoscenza imperfetta). Quindi non c'è motivo di credere che un cambiamento nella composizione organica del capitale abbia alcuna relazione sistematica con il cambiamento nel tasso di interesse e di profitto.<br /><br />Al contrario, la probabilità che si verifichi una crisi che stimoli lo sviluppo di una maggiore coscienza di classe (cioè la condizione soggettiva per spodestare la classe regnante) aumenta a causa della dialettica dello sfruttamento (per usare uno dei termini preferiti da Marx) che ho già discusso prima: lo sfruttamento è un atto che distrugge la formazione di ricchezza. Quindi, in una competizione tra compagnie di sfruttamento (Stati), quelle meno sfruttatrici o più liberali tenderanno ad avere un maggior successo rispetto a quelle più sfruttatrici, in quanto avranno il controllo di una quantità maggiore di risorse. Il processo di imperialismo ha inizialmente un effetto relativamente positivo e liberatorio sulle società che entrano sotto il controllo degli imperialisti. Infatti viene esportato un modello sociale relativamente più capitalistico verso società relativamente meno capitalistiche (cioè più basate sullo sfruttamento). Lo sviluppo di forze produttive viene stimolato: l'integrazione economica migliora, la divisione del lavoro aumenta, e viene stabilito un genuino mercato mondiale. In risposta a ciò avviene un'espansione demografica, e ad aumentano moltissimo le aspettative sul futuro economico. Ma poi, quando inizia la fase di sfruttamento, e la concorrenza tra gli Stati si riduce o viene persino eliminata nel processo di espansionismo imperialista, allora scompaiono gradualmente i vincoli esterni che impediscono allo Stato dominante di effettuare espropriazione e sfruttamento interno. Quindi lo sfruttamento interno, la tassazione e le regolamentazioni cominciano ad aumentare, man mano che la classe regnante si avvicina al suo obiettivo finale di dominazione del mondo. Comincia la stagnazione economica e vengono <span style="font-weight: bold;">disattese le suddette aspettative ottimistiche</span>. E tutto ciò (alte aspettative e una realtà economica che scende molto al di sotto di queste aspettative) è il classico <span style="font-weight: bold;">scenario fertile per la nascita di un potenziale rivoluzionario. </span>Nasce un bisogno disperato di soluzioni ideologiche alle crisi emergenti, assieme ad un riconoscimento più diffuso del fatto che il regno dello Stato, la tassazione e la regolamentazione di Stato, ben lungi dall'offrire una soluzione, <span style="font-weight: bold;">costituiscono il problema stesso </span>che deve essere superato. Se, in questa situazione di stagnazione economica, di crisi economiche, e di disillusione ideologica, <span style="font-weight: bold;">verrà offerta una soluzione positiva nella forma di una filosofia libertaria sistematica e comprensiva, associata ad una controparte economica, </span>l'economia austriaca; e se questa ideologia verrà propagata da un movimento attivista, allora la prospettiva di accendere il potenziale rivoluzionario diventa promettente. <span style="font-weight: bold;">Nasceranno pressioni anti-statiste che produrranno una tendenza irresistibile a smantellare il potere della classe regnante e lo Stato come strumento di sfruttamento utilizzato dalla classe regnante.</span><br /><br />Ma, se ciò avverrà, non significherà la socializzazione dei mezzi di produzione, contrariamente a quanto predetto dal modello marxista. Infatti, <span style="font-weight: bold;">la proprietà comune </span>non solo è economicamente inefficiente, come è già stato spiegato in capitoli precedenti, ma <span style="font-weight: bold;">è anche incompatibile con l'idea che lo Stato possa "farsi da parte e svanire"</span>. Infatti, se i mezzi di produzione saranno posseduti dalla collettività, e se assumiamo realisticamente che <span style="font-weight: bold;">non tutti saranno d'accordo </span>(come per miracolo) <span style="font-weight: bold;">su come questi mezzi di produzione debbano essere usati, allora la proprietà comune dei fattori di produzione sarà esattamente ciò che richiederà l'esistenza continuativa dello Stato, cioè di un'istituzione che impone coercitivamente la volontà di una persona su un'altra persona che non è d'accordo. </span>Al contrario, se mai lo Stato svanirà davvero, e assieme ad esso svanirà lo sfruttamento e nasceranno una libertà e prosperità economica senza precedenti, ciò significherà che <span style="font-weight: bold;">sarà nata una società basata sulla pura proprietà privata e regolata da niente altro che il diritto privato.</span>Unknownnoreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-82814898905531399522009-02-23T11:59:00.004+01:002009-04-03T11:10:16.433+02:00Stupri quotidianiIn questo periodo si sta diffondendo tra la gente indignazione per la grande quantità di stupri ("Uno stupro al giorno" è una frase che si sente pronunciare spesso).<br /><br />A me questo sembra un caso classico di "<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Tragedy_of_the_commons">tragedy of the commons</a>" su grande scala. (In italiano "tragedia delle cose in comune". E' interessante che non ci sia una voce su Wikipedia italiano.).<br /><br />Le strade non sono di proprietà di nessuno. Quindi nessuno guadagna soldi se sono sicure, e nessuno perde soldi se sono pericolose. Quindi non c'è incentivo a mantenerle sicure. La teoria economica predice che i luoghi pubblici non saranno sicuri, che è proprio ciò che osserviamo.<br /><br />A tale proposito cito l'economista Walter Block:<br /><blockquote><br />Lascia che ti chieda una cosa. Se io e te dobbiamo incontrarci stanotte, alle tre di notte, dove preferiresti che ci incontrassimo? A Central Park (New York), o <span style="font-weight: bold;">a Disneyland? </span>Tu risponderai: ovviamente non a Central Park. (E neppure ad Audubon Park a New Orleans.) Perché a Central Park il tasso di omicidi e il tasso di stupri è molto alto. Invece, a Disneyland, se hai un aspetto pericoloso, vieni subito circondato da un gruppo di paperi e topi, tutti eleganti ed in costume, che ti dicono “signore, per favore, venga da questa parte”.<span style=""> </span><br /><br />Il punto è che, qui e oggi, quando uno stupratore o un assassino entra a Disneyland, perde di brutto. A Disneyland ci sono le telecamere, c'è la polizia (travestita da paperi) e quant’altro. Ciò che so è che è un luogo molto, molto sicuro. Ora vi domando: <span style="font-weight: bold;">quando avviene uno stupro a Central park, chi perde soldi? Chi perde clienti?</span><i style="font-weight: bold; color: rgb(255, 255, 255);"><span style="background: yellow none repeat scroll 0% 0%; -moz-background-clip: -moz-initial; -moz-background-origin: -moz-initial; -moz-background-inline-policy: -moz-initial;"></span></i> Forse il sindaco perde soldi? Forse il commissario del parco perde soldi? No. Ecco perché è molto pericoloso.<p class="MsoNormal">Insomma, l’idea è che, proprio come il mercato può darti un succo di frutta migliore, o una mela migliore, può darti un miglior servizio di protezione. <span style=""></span>Anche nel mercato dei servizi di protezione c’è il<span style=""> </span>meccanismo dei profitti e delle perdite, e c'è la concorrenza. Non c’è quindi differenza con gli altri mercati.</p><p style="text-align: right;" class="MsoNormal"><span style="font-style: italic;">(pezzo di un discorso reperibile sul sito Mises.Org)</span><br /></p></blockquote><p class="MsoNormal"></p><p class="MsoNormal">__<br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">Nota</span>: in questo periodo sono molto impegnato in un progetto commerciale, e non mi resta tempo per bloggare. Ho fatto uno strappo per scrivere questo post, ma tendenzialmente prevedo di scrivere pochissimo (diciamo un post ogni 3 mesi). Vi ringrazio moltissimo per le manifestazioni di apprezzamento per il blog che ogni tanto mi arrivano per email, alcune delle quali mi hanno davvero sorpreso e commosso. Grazie.<br /></p>Unknownnoreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-50747199948652237662008-11-18T23:16:00.024+01:002008-11-21T09:45:05.751+01:00Costruire Atlantide<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SSM_CBi30KI/AAAAAAAAE14/_dKO94jXOYc/s1600-h/patri+friedman.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 150px; height: 300px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SSM_CBi30KI/AAAAAAAAE14/_dKO94jXOYc/s320/patri+friedman.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5270125292960600226" border="0" /></a><br /> La famiglia Friedman è una famiglia curiosa. Milton ha <a href="http://www.amazon.com/Free-Choose-Statement-Milton-Friedman/dp/0156334607">portato alla luce</a> molti problemi delle regolamentazioni statali e ne ha individuato la causa negli incentivi distorti posseduti dai governanti; ma non ha saputo offrire alcuna soluzione realistica ai problemi in questione. Il figlio di Milton, David, ha architettato una <a title="soluzione realistica" href="http://www.daviddfriedman.com/Academic/Anarchy_and_Eff_Law/Anarchy_and_Eff_Law.html" id="x9gs">soluzione realistica</a>, basata su una struttura di incentivi diversa rispetto a quella dei governi; ma non ha dimostrato in modo conclusivo che una società di questo tipo sarebbe <i>stabile</i>, cioè che non degenererebbe nuovamente in un governo; inoltre non ha saputo indicare un percorso realistico e graduale per trasformare i sistemi attuali nel nuovo. Il figlio di David, Patri, ha risolto brillantemente entrambi i problemi: <a href="http://seasteading.org/">la sua soluzione </a>risolve in un colpo solo il problema di come realizzare la transizione e il problema di come eliminare il rischio di instabilità. Il mondo può davvero cambiare grazie a Patri Friedman.<br /><br />Propongo quindi di dare dei sussidi statali a David Friedman per incentivare la sua produzione di figli. Nell'attesa, ecco la traduzione di un <a href="http://seasteading.org/seastead.org/new_pages/dynamic_geography.html">articolo di Patri</a>:<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">GEOGRAFIA DINAMICA</span><br /><br />Questo articolo discute brevemente le ragioni fondamentali per cui i governi funzionano così male e molte soluzioni proposte da libertari non sono sufficienti a risolvere il problema. In questo articolo il governo viene modellato come un'industria e viene dimostrato che tale industria è priva di feedback competitivo. Su questa base verranno esaminati dei modi di rendere il governo più efficiente, compreso un modo curioso ma elegante di correggere il problema che non è stato precedentemente analizzato in questo contesto.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Il problema</span><br /><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-style: italic;">Chi non impara dagli errori della storia è destinato a ripeterli</span>.<br /></div><br />Date le grandi violazioni dei principi di libertà commesse dai governi attuali ... è naturale che alcuni di noi abbiano considerato di progettare o persino di fondare nuove nazioni. Nel far ciò, a volte assumiamo che il <span style="font-weight: bold;">motivo del fallimento dei paesi attuali sia l'atteggiamento mentale dei loro residenti. </span>Quindi per assicurarsi che un sistema politico funzioni, dobbiamo semplicemente cominciare con persone che hanno a cuore la libertà. <span style="font-weight: bold;">Questo è sbagliato, perché molto di ciò che non ci piace negli Stati attuali deriva dal comportamento di un sistema </span>--- <span style="font-weight: bold;">comportamento che in grande misura è indipendente da quali persone ne fanno parte.</span> Per fare un esempio, gli Stati Uniti hanno cominciato con dei fondatori basati sulla libertà ma poi sono degenerati.<br /><br />In alternativa sembra attraente pensare che la radice del problema si trovi nella Costituzione, forse perché non è abbastanza specifica o forse perché possiede qualche problema strutturale. Ad esempio, se le leggi richiedessero una super maggioranza per essere approvate e un voto di un quarto dei cittadini per essere abolite ... forse questo risolverebbe il problema. Sebbene queste questioni siano importanti, l'approccio è comunque troppo superficiale. Ancora una volta va notato che gli Stati Uniti hanno cominciato con una Costituzione piuttosto buona ma sono comunque degenerati. Non importa quali sono le tue leggi di partenza (e la nostra Carta dei Diritti è molto chiara), ci sono comunque giudici che la interpretano.<br /><br />Quando cerchiamo evidenza empirica nel ventesimo secolo, la posizione libertaria è debole. <span style="font-weight: bold;">Lo Stato minimo non sembra essere un equilibrio stabile. Al contrario, lo schema che si osserva chiaramente è che le spese governative crescono sempre, </span>in termini assoluti e relativi, in molti Paesi diversi del mondo sviluppato. Il fenomeno del burocrate che cerca di gestire più soldi possibile e il meccanismo autoalimentante di espansione del governo sembrano fenomeni robusti. Non possiamo ignorare questa evidenza semplicemente perché è sgradevole. Il mercato libero potrà anche essere efficiente, ma se è intrinsecamente instabile non ci può essere alcuna utopia libertaria.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Il problema della stabilità è cruciale </span>... e forse è il problema fondamentale che ci troviamo di fronte. Sappiamo molto su come le cose potrebbero e dovrebbero funzionare nella nostra visione della società. Ma <span style="font-weight: bold;">perché queste società sono così rare? Perché non si formano? Perché scompaiono? </span>Come possiamo crearne una che duri? E' stata fatta molta analisi eccellente su questo argomento, grazie all'economia della scelta pubblica [public choice economics]. Ma queste questioni pressanti sembrano ricevere poca attenzione al confronto di piccole questioni tecniche, nonostante il fatto che dobbiamo rispondere ad esse se vogliamo mai riuscire a creare una società libertaria stabile.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">L'industria del governo</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Il governo tradizionale è un monopolio dell'uso della forza in una certa area geografica. </span>Generalmente si estende per assumere anche il monopolio di un grande numero di servizi, come le corti di giustizia, la polizia, la protezione militare, le strade, e le licenze. Prenderemo in considerazione tutti questi "<span style="font-weight: bold;">servizi governativi"</span>, e chiameremo "industria governativa" la fornitura di questi servizi. <span style="font-weight: bold;">Ci sono due aspetti che rendono questa industria non competitiva: l'alto costo per il cittadino di passare sotto un altro governo, e l'alto livello di blocchi all'ingresso.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">L'alto costo di passare sotto un altro governo</span><br /><br />I fornitori di servizi governativi possiedono un monopolio sopra un'area molto grande. La maggior parte della gente è proprietaria della casa in cui vive e possiede anche una grande quantità di beni fisici. E' anche molto probabile che abbiano famiglia ed amici nell'area geografica circostante, e che abbiano un lavoro nelle vicinanze. Sebbene ci sia anche chi vive in camper, ha amici solo su internet e lavora da casa connettendosi ad internet, le persone di questo tipo sono molto rare. Quindi, <span style="font-weight: bold;">se una persona vuole cambiare fornitore di servizi governativi, deve trasferirsi fisicamente in un altro paese. Questo richiede una serie di passi onerosi: </span>vendere la casa, imballare tutto ciò che possiedi, lasciare il lavoro, traslocare in un altro paese, sbrigare le questioni burocratiche connesse all'immigrazione, comprare una nuova casa, trovae un nuovo lavoro, farsi nuovi amici, imparare una nuova cultura [ed eventualmente una nuova lingua]. Questo è un processo estremamente <span style="font-weight: bold;">costoso</span>.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Dato che è così costoso cambiare fornitore per questi servizi, l'industria in questione possiede poco feedback competitivo </span>[cioè non possiede informazione sul grado di apprezzamento del proprio servizio da parte dei cittadini, e incentivo a soddisfare al meglio le esigenze dei cittadini. NdM]. Il motivo è che <span style="font-weight: bold;">la strategia di spostarsi in un paese più favorevole</span> <span style="font-weight: bold;">non funziona bene, in quanto la differenza tra due governi deve essere maggiore del costo di spostarsi, e questo costo è enorme. </span>Quindi i residenti hanno una grande tentazione a rimanere e sperare che le cose migliorino, o forse a tentare di cambiarle nonostante le insignificanti probabilità di successo.<br /><br />Se non fosse chiaro perché tutto ciò produce un cattivo servizio, considerate un esempio nel mondo delle imprese. Supponete che ci siano molte <span style="font-weight: bold;">compagnie telefoniche </span>concorrenti e non connesse tra di loro: voi potete telefonare solo alle persone che sono clienti della vostra stessa compagnia telefonica. Allora è probabile che i vostri amici, la vostra famiglia e i vostri colleghi di lavoro useranno tutti la stessa compagnia, perché avere la stessa compagnia dà un vantaggio molto grande. ... <span style="font-weight: bold;">In questo caso, una volta che una compagnia telefonica è riuscita a farsi molti clienti, non ha bisogno di trattarli molto bene, perché sarebbe difficile per i clienti cambiare fornitore. Se invece tutte le compagnie sono interconnesse e occorre solo qualche minuto per cambiare fornitore, il servizio è enormemente più efficiente.</span> L'effetto di ciò sull'industria del governo sarebbe ancora più forte in quanto in questa industria la vicinanza fisica è più importante e pervasiva che nell'industria telefonica, e quindi la gente è disposta è sopportare costi più alti per mantenerla.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Alte barriere all'ingresso</span><br /><br />Considerate due industrie. La prima ha poca economia di scala [cioè una compagnia grande non è molto più efficiente di una piccola, NdM], quindi compagnie piccole possono inserirsi facilmente nel mercato. La seconda industria ha economie di scala così alte che una nuova compagnia, per poter competere con quelle esistenti, deve essere enorme e piena di soldi. Ad esempio, la prima industria potrebbe essere il mercato dei programmi per computer e la seconda il mercato dei sistemi operativi per computer. Quando la barriera all'ingresso è bassa, molte compagnie innovative competeranno tra loro per fornire il prodotto migliore. Quando la barriera è alta, un piccolo numero di compagnie relativamente protette dalla competizione esterna cercano di mantenere la propria posizione e difendere una rendita.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">La barriera all'ingresso nel mercato governativo è enorme: </span>sebbene sia possibile controllare piccole parti di una democrazia senza grandi spese [lobby], creare un nuovo sistema o assumere il controllo di quello attuale è molto difficile. Il metodo usuale di far ciò è la <span style="font-weight: bold;">rivoluzione </span>con spargimento di sangue, e coloro che la tentano rischiano la morte con poche probabilità di successo. I governi accampano diritti su ogni lembo di terra del pianeta, e i possessori attuali hanno grande interesse a mantenere lo status quo. La recente invasione dell'Iraq da parte degli USA dimostra i costi tremendi e la difficoltà di un cambio di regime.<br /><br />Questa alta barriera all'ingresso significa che il mercato governativo contiene un piccolo numero di grandi compagnie. <span style="font-weight: bold;">L'industria non possiede il genere di crescita, dinamismo e continua innovazione che sarebbero prodotti da un flusso costante di piccole imprese che compiono continui esperimenti. Attualmente, piccoli gruppi di persone non sono liberi di sperimentare nuovi sistemi di governo. Questo priva il mondo intero di informazione utile su come migliorare i governi, </span>e permette che la gente continui ad illudersi che certi metodi potrebbero funzionare, quando in realtà sarebbero disastrosi.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Le due cose messe insieme</span><br /><br />Ulteriore evidenza che queste due condizioni sono la causa della pessima qualità dei servizi governativi si può trovare esaminando quei pochi servizi governativi che hanno un costo di cambiare fornitore molto più basso e una barriera all'ingresso molto più bassa. Per esempio, l'"incorporation" [?] e il noleggio di navi non richiedono la presenza fisica, e queste attività sono tra le poche che il governo riesce a mantenere con profitto. E non è una sorpresa che, per questo piccolo sottoinsieme di servizi "virtuali", la possibilità di cambiare facilmente fornitore sia molto concreta.<br /><br />Tra parentesi: applicare questi due criteri al sistema operativo Windows spiega perché la sua qualità è così bassa, mentre altri prodotti Microsoft in industrie più competititive sono molto migliori.<br /><br />[Altra evidenza è il fatto che le tasse sul capitale tendono ad essere più basse delle tasse sulla terra, perché il capitale si può spostare facilmente, NdM.]<br /><br />Ora che abbiamo considerato il governo come industria e compreso che è un'industria enormemente non competitiva, non dovrebbe sorprenderci che i governi esistenti facciano un lavoro così cattivo. Senza concorrenza e reazioni di mercato, non dovremmo aspettarci un miglioramento significativo, indipendentemente da quali riforme superficiali vengano fatte. <span style="font-weight: bold;">Cambiare una parte del sistema non basta: dobbiamo cambiare il meta-sistema, cioè il sistema con cui i sistemi stessi si evolvono</span>. [In altre parole dobbiamo creare un sistema per <span style="font-style: italic;">generare </span>buoni sistemi. NdM]<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Soluzioni</span><br /><br />...<br /><br />Una industria non si può rendere competitive con la retorica, e l'industria governativa non fa eccezione. Al contrario, dobbiamo cambiare la struttura di incentivi che conduce a governi stagnanti e sfruttatori della popolazione. L'analisi precedente suggerisce che abbassare la barriera all'ingresso e il costo di cambiare fornitore avrebbe una buona probabilità di funzionare. Come si può fare?<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Feudalesimo</span><br /><br />Una risposta è un sistema gerarchico di alleanze, simile al feudalesimo medioevale. <span style="font-weight: bold;">Ogni unità può scegliere a quale unità di livello più alto preferisce sottostare. </span>In questo modo ogni unità può scegliere l'offerta migliore. Ciò ha realmente creato un sistema competitivo, come sostenuto da Robert Wright nel libro Non-Zero Sum [gioco a somma non-zero]:<br /><blockquote><br />Perché queste elite di regnanti erano più aperte ai cambiamenti rispetto alle elite regnanti di Roma? Una ragione, come dicono gli storici, era la natura decentralizzata del feudalesimo. <span style="font-weight: bold;">I signori feudali avevano la libertà di riscrivere le leggi nel loro territorio, ed avevano anche gli incentivi a farlo: </span>la competizione con i signori feudali confinanti. Non appena alcuni Signori avveduti cercavano di promuovere più benessere dei Signori confinanti, le molte unità con struttura "frattale" del fedalesimo divennero, di fatto, dei laboratori di giochi a somma non-zero, in concorrenza tra loro per aumentare la produttività.<br /></blockquote><br />Wright documenta anche che <span style="font-weight: bold;">questa concorrenza nell'industria governativa può aver contribuito in modo sostanziale al vantaggio tecnologico dell'Europa.</span><br /><br />Sfortunatamente, questo sistema ha dei problemi. Per esempio, le unità stabili nel feudalesimo tendono ad essere geograficamente compatte, e le <span style="font-weight: bold;">caratteristiche geografiche limitano la varietà delle possibili configurazioni. Quindi ciascuna unità avrà spesso solo due opzioni di affiliazione</span> ---<span style="font-weight: bold;"> </span>oppure, se non si trova su un confine, non avrà alcuna opzione.<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Anarco-capitalismo</span><br /><br />Un sistema ben noto negli ambienti libertari è chiamato anarco-capitalismo. L'idea è che <span style="font-weight: bold;">tutti i servizi governativi vengono forniti da compagnie private. Nessuna compagnia ha il monopolio </span>di un dato servizio in una data area. Per esempio, le funzioni di polizia sarebbero svolte da "agenzie di protezione", e le dispute sarebbero risolte in corti di giustizia private. In questo articolo non esamineremo questo sistema in dettaglio (vedere a tale proposito il libro "L'ingranaggio della libertà" di David Friedman). Al contrario, esamineremo come l'anarco-capitalismo si adatta al nostro modello.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">L'anarco-capitalismo diminuisce le barriere all'ingresso </span>in quanto una nuova compagnia, per inserirsi nel mercato, dovrebbe inserirsi solo in una specifica industria e in una specifica area [anziché dappertutto]. Ad esempio, un'agenzia potrebbe decidere di inserirsi nel settore dei vigili del fuoco. In alcuni settori questo inserimento potrebbe essere più difficile in quanto alcune industrie che forniscono servizi governativi potrebbero avere maggiori economie di scala ed essere monopoli naturali. Ma è improbabile che lo siano tutte. Quindi, diversamente dal governo, che è monolitico, l'anarco-capitalismo permette la competizione almeno in quelle aree che non sono per natura monopolistiche.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">L'anarco-capitalismo riduce anche drasticamente il costo di passare sotto un altro fornitore di servizi governativi, perché con questo sistema le persone non avrebbero bisogno di spostarsi fisicamente per poter cambiare fornitore </span>di servizio: cambiare fornitore sarebbe facile come cambiare assicurazione oggigiorno. In aggiunta a ciò, le persone sarebbero libere di scegliere <span style="font-weight: bold;">un fornitore diverso per ogni servizio. </span>Quindi, per restare sul mercato, un fornitore dovrebbe essere competitivo, altrimenti i suoi clienti se ne andrebbero. Quindi in questo sistema il fornitore non sta semplicemente proteggendo una rendita, cosa che invece fa uno Stato tradizionale.<br /><br />L'obiezione principale che si può sollevare contro l'anarco-capitalismo è quella della <span style="font-weight: bold;">stabilità</span>, cioè se condurrà inevitabilmente alla formazione di un governo centrale. I critici sostengono che le agenzie di protezione si uniranno per divenire tiranni della popolazione. La scarsa evidenza storica in nostro possesso non supporta questa predizione di deriva totalitaria; ma non indica nemmeno la stabilità a lungo termine. [Ad esempio l'anarco-capitalismo in Islanda è durato più di 300 anni, ma alla fine è terminato. NdM]. Infatti, <span style="font-weight: bold;">in presenza di una minaccia esterna, le anarchie tendono a trasformarsi in governi centralizzati. E una volta che il governo si è formato, anche quando la minaccia esterna è scomparsa, il governo anziché retrocedere diventa più forte. </span>Questo è un tipico esempio del cosiddetto <span style="font-weight: bold;">"effetto ratchet", </span>cioè un ingrandimento autoalimentante ed irreversibile. Questo effetto è una ragione fondamentale della continua crescita dei governi.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Geografia dinamica</span><br /><br />Ne "L'ingranaggio della libertà", David Friedman usa la seguente metafora per illustrare i benefici dell'anarco-capitalismo:<br /><br /><blockquote style="font-weight: bold;">Immaginiamo come sarebbe il nostro mondo se il costo per andare da un paese a un altro fosse zero. ... Un giorno il presidente francese annuncia che, a causa di problemi con le nazioni confinanti, verranno introdotte nuove tasse per le spese militari e che presto inizierà il reclutamento di nuove truppe. Il mattino seguente il Presidente francese si ritrova a governare un territorio pacifico, ma completamente vuoto, perché la popolazione si è ridotta, oltre a lui, a tre generali e ventisette corrispondenti di guerra.<br /><br />Noi non viviamo in una <span class="nfakPe">roulotte</span>; ma se potessimo comprare la nostra protezione personale da una compagnia privata, invece che dallo Stato, potremmo cambiare compagnia non appena ne trovassimo un'altra in grado di offrire un servizio migliore. Possiamo cambiare il nostro protettore senza cambiare nazione.</blockquote><br /><br />Questa metafora, presa alla lettera, ci suggerisce una strategia alternativa all'anarco-capitalismo. Supponiamo per un momento che esista davvero un modo di ridurre drasticamente i costi di cambiare fisicamente Paese. In questo caso, anche se ogni governo conservasse il monopolio sul proprio territorio geografico, i governi sarebbero costretti a competere tra loro per convincere i cittadini a restare, offrendo loro servizi più efficienti. Per usare l'analogia di prima, l'industria governativa diverrebbe più simile ad una compagnia telefonica e meno simile a un sistema operativo. Ma come realizzare ciò?<br /><br />La risposta non è mettere le ruote alle nostre case, ma alcune persone la trovano ugualmente controintuitiva: <span style="font-weight: bold;">costruire città fluttuanti sul mare, composte di moduli separabili e riorganizzabili dinamicamente.</span><br /><br />Il concetto non è originale: le città fluttuanti fanno parte da tempo delle fantasie di chi desidera fondare una nazione. Dato che ogni lembo di terra è sotto il controllo di governi che non hanno alcun interesse a vendere la sovranità, i fondatori di nazioni sono stati costretti a considerare gli oceani. Ma la cosa sorprendente è che <span style="font-weight: bold;">il mare, lungi dall'essere una soluzione di ripiego, sembra al contrario l'ambiente ideale per sostenere società libere.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">La geografia della terra è fissa ed immutabile, ed il costo di trasportare le cose da un posto all'altro è alto.</span> Spostare gli edifici è raramente fattibile. Gli edifici ed altri possedimenti molto pesanti hanno un grande valore per i loro proprietari, il che rende importante per il governo controllare il territorio fisico. Ma l'acqua è un intermediario fluido. Se gli edifici sono fluttuanti, <span style="font-weight: bold;">anche un edificio molto grande può essere spostato in una nuova locazione a un costo molto basso</span> (pensate alle navi da crociera). Quindi la geografia dell'oceano è una <span style="font-weight: bold;">geografia dinamica: i vari pezzi del territorio non devono necessariamente mantenere una relazione spaziale fissa e costante nel tempo.</span><br /><br />Il beneficio di questo tipo di geografia dovrebbe essere chiaro dalla storia di David Friedman. <span style="font-weight: bold;">Se una singola struttura può essere rilocata a costo basso in un'altra giurisdizione, il costo di cambiare governo diventa basso. Le strade che compongono una città, le città che compongono una regione, le regioni che compongono uno stato... ciascuno di questi livelli è in grado di spostarsi e cambiare la sua affiliazione in modo da ottenere condizioni più convenienti.</span> Non si tratta solo di uno spostamento virtuale come nel feudalesimo, dato che stavolta è possibile lo spostamento fisico dell'intera area. <span style="font-weight: bold;">Se un lunedì lo Stato cerca di imporre una tassa sulle vendite, martedì tutto quello che resta di quella città potrebbe essere il municipio. Quando andarsene è facile, sfruttare la popolazione è difficile.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Anche le barriere all'ingresso sono molto minori sull'oceano, in quanto la geografia delle città fluttuanti può crescere dinamicamente, oltre ad essere rimescolata.</span> Quindi un nuovo governo non ha più bisogno di combattere una guerra per ottenere il controllo di un pezzo di terra su cui qualcun altro accampa diritti: <span style="font-weight: bold;">tutto ciò che deve fare è prendere possesso di un pezzetto del vasto oceano disabitato.</span> Sebbene la posizione non sia priva di importanza, gli oceani sono molto più omogenei della terraferma, quindi ci saranno meno contese per ottenere una data area.<br /><br />Come già detto in precedenza, uno dei problemi principali del governo è l'effetto ratchet: una crescita autoalimentante che non può mai essere invertita. Dato che una geografia dinamica può anche restringersi, essa fornisce un <span style="font-weight: bold;">potenziale "pulsante di reset" </span>[ripartire da zero] che si contrappone all'effetto ratchet. Immaginate una città su una piattaforma fluttuante il cui governo è divenuto troppo repressivo o troppo inefficiente. Una singola piattaforma decide di sganciarsi e di gettare l'ancora ad un miglio di distanza, formando un nuovo governo. Altre piattaforme la seguono. Alla fine, l'intera città potrebbe essersi rilocata nella nuova posizione, con esattamente le stesse piattaforme di prima, ma con un nuovo governo. Chiamiamo questa pratica<span style="font-weight: bold;"> "azzeramento totale"</span> [reset]. Nella pratica, è probabile che la minaccia stessa di questa pratica renderà non necessaria la sua attuazione. Sulla terraferma, una pratica di azzeramento potrebbe essere inclusa nella Costituzione, ma i politici al potere avrebbero grande incentivo a combatterla. Invece nel mare, dove i cittadini possono semplicemente andarsene portando con sé la famiglia, la casa, gli amici e l'ufficio, la pratica di azzeramento è più difficile da ostacolare. Infatti questo genere di azzeramento è graduale ed incrementale, quindi non ha un singolo punto di fallimento. Sulla terraferma, fermare un'operazione di azzeramento sarebbe facile per un politico: basterebbe vincere un'elezione. Ma sull'oceano fermare un'operazione di azzeramento dinamica richiede di limitare la libertà di movimento di ciascun modulo della città.<br /><br />Questa soluzione può essere contrastata. <span style="font-weight: bold;">Se un governo impedisce fisicamente ai moduli di separarsi, ha di fatto trasformato la città in una città terrestre,</span> e può dare inizio a una tirannia. Ma, sebbene questo sia un pericolo reale, la città acquatica si trova ancora in condizioni migliori. Sulla terraferma, gli edifici e la terra sono intrappolati in un luogo senza via d'uscita. Sull'oceano c'è sempre una possibilità che una piattaforma riesca a fuggire, per valore o per inganno. Inoltre, questa restrizione del governo dovrà essere introdotta all'improvviso, dato che ci si aspetta che su una piattaforma la libertà di associazione sarà considerata il diritto più fondamentale. Avrà la stessa grande importanza che oggi i libertari riservano alla libertà di parola e ai diritti di proprietà, in quanto l<span style="font-weight: bold;">a libertà di associazione è ciò che assicura che la partecipazione al contratto sociale sia esplicita e volontaria.</span><br /><br />La geografia dinamica sposta il potere verso il basso, verso la più piccola unità separabile. Ma quanto sarà grande la più piccola unità separabile? Ciò dipende da vari fattori. La più piccola unità separabile che sia economicamente fattibile potrebbe essere piccola quanto una singola residenza, oppure abbastanza grande da ospitare 10 o 100 persone. In ogni caso, la dimensione è esigua. Questo permetterà agli individui di avere molta più voce in capitolo rispetto al sistema politico attuale, che è un sistema enorme e monolitico in cui "il vincitore prende tutto". Non solo il governo sarà più efficiente, ma probabilmente <span style="font-weight: bold;">i governi saranno più diversi tra loro.</span> Sembra che ci sia una discreta varietà nei gusti della gente in fatto di sistemi politici; quindi con una barriera all'ingresso più bassa <span style="font-weight: bold;">nasceranno molte compagnie per soddisfare gusti di nicchia</span>.<br /><br />Uno dei motivi per cui questa idea è così potente è che <span style="font-weight: bold;">per funzionare non ha bisogno che la gente creda in essa.</span> Indipendentemente dai particolari gusti politici dei cittadini, il mercato governativo avrà una struttura di incentivi diversa.<span style="font-weight: bold;"> Questo risolve il classico punto debole delle visioni utopistiche, che richiedono che tutti Vedano La Luce.</span> L'unico atto di persuasione necessario è convincere i primi coloni a dare avvio al processo di colonizzazione del mare; ma <span style="font-weight: bold;">data la natura incrementale del progetto è sufficiente convincere solo poche persone ad ogni fase.</span> Man mano che le città fluttuanti cresceranno, ci sarà evidenza sempre crescente che sono posti attraenti in cui vivere; questo convincerà le persone in bilico a trasferirsi, il che a sua volta produrrà più evidenza del buon funzionamento, e così via.<br /><br />Uno svantaggio della geografia dinamica è che <span style="font-weight: bold;">gli oceani sono un ambiente difficile e povero di risorse</span>. Ci si potrebbe domandare se il vantaggio di un governo efficiente valga più degli svantaggi. Empiricamente la risposta sembra essere sì. Per esempio, considerate città come <span style="font-weight: bold;">Hong Kong o Las Vegas. Con poche risorse naturali, sono riuscite ad avere una crescita economica tremenda semplicemente fornendo un ambiente più libero</span>. Nella nostra complessa economia globale c'è molto altro da fare oltre ad estrarre risorse naturali.<br /><br />E' facile capire perché le città fluttuanti saranno un'industria concorrenziale e dinamica. Come ogni industria di questo tipo, sono sicuro che<span style="font-weight: bold;"> produrrà </span><span style="font-weight: bold;">utili </span><span style="font-weight: bold;">innovazioni </span>che io non sarei mai riuscito ad immaginare. La geografia dinamica, come l'anarco-capitalismo, produce buoni governi attraverso la concorrenza. Non sostengo che ciò produrrà come risultato un'utopia, ma aumenterà sia la libertà privata sia l'efficienza degli sforzi pubblici. Notate che i benefici della geografia dinamica non sono ristretti a una politica libertaria o anarco-capitalista:<span style="font-weight: bold;"> </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">tutti</span><span style="font-weight: bold;"> i tipi di governo saranno resi più efficienti dalla geografia dinamica.</span> Potremmo addirittura scoprire che sia il comunismo sia l'anarco-capitalismo sono inattuabili sulla terraferma ma attuabili sul mare.<br /><br />Questi insediamenti sono tecnologicamente fattibili? Ho fatto una buona dose di ricerca sull'argomento ed ho concluso che non solo sono praticamente fattibili ma anche economicamente convenienti. Attualmente sto scrivendo un libro chiamato <span style="font-weight: bold;">Seasteading [insediamento sull'acqua]. </span>Per informazioni più dettagliate potete leggerne la<a href="http://seasteading.org/seastead.org/book_beta/full_book_beta.html"> bozza disponibile in rete</a>. <span style="font-weight: bold;">Notate che, anche se dobbiamo superare alcuni problemi tecnici, siamo riusciti a trasformare un problema politico in un problema ingegneristico; e gli esseri umani sono molto bravi a risolvere problemi ingegneristici.</span><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Anarchismo dinamico</span><br /><br />Sotto anarco-capitalismo gli individui sono liberi di cambiare fornitore di ciascun singolo servizio senza spostarsi fisicamente. Nella geografia dinamica, i moduli possono sempre scegliere un governo completamente diverso semplicemente spostandosi altrove. Non c'è conflitto tra queste due idee, anzi in realtà c'è una buona dose di sinergia. Con la geografia dinamica, il sistema anarco-capitalista ha una maggiore probabilità di formarsi e di resistere nel tempo, per varie ragioni.<br /><br />Per esempio, <span style="font-weight: bold;">attualmente i governi ottengono enormi profitti dal loro monopolio dell'uso della forza. Questo dà loro un grande incentivo a combattere l'emergere di un sistema anarco-capitalista </span>e una grande quantità di risorse per combatterlo. Invece in un mercato governativo competitivo il profitto derivante dalla fornitura di servizi diminuisce drasticamente. Questa renderà molto più semplice la nascita di un sistema anarco-capitalista (o di un sistema alternativo).<br /><br />Come abbiamo detto prima, una critica frequente che viene mossa al sistema anarco-capitalista è il <span style="font-weight: bold;">problema della stabilità: </span>cosa succede se tutte le agenzie di protezione si associano diventando un governo. Questo è un pericolo molto minore quando le vittime potenziali possono andar via fisicamente a basso costo. Come il presidente francese sopra citato, il cartello delle agenzie di protezione può formare un monopolio per poi scoprire che il suo territorio si è ridotto al solo quartier generale e a una manciata di onde. I suoi dipendenti troveranno facilmente un nuovo lavoro, dato che le agenzie di protezione nella città appena formata all'orizzonte stanno assumendo a tutta birra -- ma i suoi dirigenti se la passeranno molto peggio.<br /><br />Per questo la geografia dinamica può finalmente rafforzare il punto debole dell'anarchia. <span style="font-weight: bold;">E' difficile impadronirsi dell'acqua: tende a frammentarsi e sfuggirti via. </span>Per quanto ciò sembri controintuitivo, queste fondamenta fluttuanti forniranno una base stabile per l'anarchia.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Il futuro</span><br /><br />La geografia dinamica fa leva sulla natura particolare degli oceani per creare una società libera. E' interessante chiedersi fino a che punto si può spingere questa idea. Beh, <span style="font-weight: bold;">la frontiera successiva sarà lo spazio. </span>Lo spazio contiene pianeti, alcuni dei quali hanno una geografia statica, ed altri dinamica (giganti gassose, pianeti con superfici liquide). Ma la maggior parte dello spazio consiste soltanto di... spazio, che è chiaramente un ambiente di geografia dinamica. I pozzi di gravità pongono severe limitazioni al movimento, ma la totale mancanza di attrito significa che oggetti pesanti possono essere spostati a basso costo. In altre parole, la geografia dinamica non è solo una particolarità locale, ma vale nella maggior parte dell'universo.<br /><br />La cattiva notizia è che il luogo dove attualmente abitiamo, la terraferma, probabilmente non potrà mai conoscere alti livelli di libertà o sostenere un'anarchia stabile. <span style="font-weight: bold;">La buona notizia è che il 70% della superficie terrestre, e il 99.9999..% dell'universo, hanno le caratteristiche necessarie. </span>Chi vuole per forza vivere a terra può tenersi il monopolio e la tirannide; noi ci prenderemo tutto il resto.<br /><br />Una volta Mark Twain disse: "Comprate terreni. Hanno smesso di produrli.". Ebbene, <span style="font-weight: bold;">la produzione sta per essere ripresa, </span>e predico che il risultato sarà un grande cambiamento politico.<br /><br />___<br /><br />Un aspetto non toccato da Patri in questo articolo è che <span style="font-weight: bold;">la presenza di una piattaforma Seasteading che fa concorrenza al governo potrebbe migliare i governi stessi. Quindi anche chi resta sulla terraferma avrebbe un beneficio concreto dall'iniziativa.</span><br /><br />Questo articolo era del 2004. C'è materiale più recente e più completo da leggere sull'avanzamento del progetto Seasteading: segnalo l'ottima <a href="http://seasteading.org/learn-more/faq">FAQ</a>. Inoltre, per chi capisce l'inglese parlato, c'è il video di questa ottima <a href="http://video.google.com/videoplay?docid=-1491275279971003433&ei=eUsjSZGyCor82wKVx-HSAg&q=seasteading+08">conferenza</a> tenuta da Patri Friedman ed altri ingegneri.Unknownnoreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-58837849072713083082008-11-18T08:29:00.003+01:002008-11-18T08:43:20.168+01:00due quizPer farmi perdonare di avervi inflitto il post precedente, ecco due quiz:<br /><br />1. alcuni anni fa negli Stati Uniti un giovane ha dirottato un aereo tenendo il passeggero sotto il tiro di un'arma da fuoco. Il giovane ha chiesto al pilota di atterrare nell'aeroporto di un'altra città e di mettersi in contatto con le autorità locali perché preparassero un sacco contenente 500mila dollari e due paracadute. Nonostante il panico creato dall'aereo, il pilota ha avuto precise disposizioni per l'atterraggio. In quell'aeroporto si sono fatti sbarcare tutti i passeggeri tranne il giovane e l'ostaggio. Dopo aver caricato il sacco con i soldi e i due paracadute, l'aereo ha ripreso il volo per una destinazione ignota. Mentre volava su una località desertica, il giovane ha indossato un paracadute, si è legato il sacco al petto e si è gettato dall'aereo.<br /><br />Del giovane non si è saputo più nulla, ma rimane una inquietante domanda: perché ha richiesto due paracadute e non uno solo quando si è dimostrata evidente la sua intenzione di fuggire da solo?<br /><br />2. All'inizio della prima guerra mondiale, l'uniforme dei soldati inglesi comprendeva un cappello di stoffa marrone. Nel corso della guerra, le autorità inglesi entrarono in allarme per l'altissima frequenza di casi di ferite alla testa. Fu quindi deciso di sostituire il cappello con un elmetto metallico. Distribuito questo nuovo equipaggiamento, il Ministero della Guerra notò con grande stupore che l'incidenza di ferite al capo continuò ad aumentare. Non c'erano stati cambiamenti sostanziali al modo di combattere e non erano state utilizzate nuove armi. Come spiegare allora questo aumento di feriti?<br /><br /><span style="font-style: italic;">(tratti da "Enigmi del pensiero laterale" di Paul Sloane)<br /></span><span></span>Unknownnoreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-83100412702005587642008-11-16T16:48:00.012+01:002008-11-18T00:45:21.142+01:00Il diritto di uccidere esiste?Il pensiero di <a href="http://www.stephankinsella.com/">Stephan Kinsella</a> (giurista e filosofo) è abbastanza interessante da meritare una schematizzazione.<br /><br />(Legenda: Se una freccia connette A e B, si legge "A quindi B" oppure "A implica B". Se una freccia connette A e B con C, si legge "A a B messi insieme implicano C".)<br /><br /><div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://docs.google.com/Doc?id=dccwc3ck_308cmghzfc7"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 118px; height: 200px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SSBDvbw5riI/AAAAAAAAE1k/uBRwKozcFI4/s200/kinsella4.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5269286046209256994" border="0" /></a><span style="font-style: italic;">(fare clic sull'immagine per visualizzarne una versione ingrandita)</span><br /></div><br />PS: La pubblicazione che ho schematizzato <span style="text-decoration: underline;">è </span><a href="http://www.stephankinsella.com/publications/kinsella_punishment-loyola.pdf">questa</a>.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Aggiornamento. </span>Ecco un altro diagramma che si è reso necessario nei commenti.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://docs.google.com/View?docID=dccwc3ck_317cpf8k9ch&revision=_latest"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 200px; height: 160px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SSIBoZ3UvoI/AAAAAAAAE1s/BJ0fJoYcK0g/s200/kinsella7.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5269776307626229378" border="0" /></a>Unknownnoreply@blogger.com29tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-51381141188638118442008-10-27T00:24:00.044+01:002008-11-18T08:43:29.965+01:00Il principio di indifferenza<p>Alla fine di questo brano dell'economista Landsburg trovate una risposta al <a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/10/quiz-il-biglietto-del-museo.html">quiz precedente</a>.<br /></p><p>___<br /></p><p>Preferiresti vivere a San Francisco o a Lincoln nel Nebraska? San Francisco offre straordinari quartieri per lo shopping, musei di importanza mondiale, un clima temperato, e il parco Golden Gate. Lincoln offre magnifiche ville antiche acquistabili al prezzo di un appartamento a San Francisco. ... Ogni anno, le riviste "Places Rated Almanac" e "the book of american city rankings" stilano una classifica dei posti migliori in cui vivere in America: San Francisco è lodata per il suo <i>charme </i>metropolitano e Lincoln per il suo mercato immobiliare. Alcuni ricercatori hanno valutato l'importanza dell'istruzione, del clima, delle autostrade, dei mezzi pubblici, della sicurezza, e degli svaghi, ed hanno ordinato le città in ordine di attrattiva. L'assunzione implicita è che i ricercatori abbiano identificato le caratteristiche che hanno valore per la gente, e che tutti noi siamo più o meno d'accordo sulla loro importanza relativa.</p><p><br /></p><p>Se questa assunzione è corretta, e se i tuoi gusti non sono atipici, puoi anche risparmiarti la spesa di acquistare i manuali: quando consideri tutti i fattori, tutte le città devono essere ugualmente attraenti. ... Infatti, <span style="font-weight: bold;">se San Francisco è migliore di Lincoln, gli abitanti di Lincoln si spostano a San Francisco. Questo fa salire i prezzi delle case a San Francisco e fa scendere i prezzi delle case a Lincoln, il che riduce lo svantaggio per Lincoln. </span>Molto presto le due città diventano ugualmente attraenti (oppure una delle due diventa disabitata).</p><p><br />Chiamatelo<span style="font-weight: bold;"> "principio di indifferenza"</span>: tranne quando le persone hanno gusti insoliti o talenti insoliti, tutte le attività devono essere ugualmente attraenti. Nel film "Radio Days" di Woody Allen, un personaggio senza abilità particolari immagina la sua futura carriera di orafo, immaginando che diventerà ricco intascando la polvere d'oro che avanza come scarto. Ma in assenza di talenti insoliti o gusti insoliti, nessuna occupazione può essere più attraente di un'altra. Se gli orafi avessero vite migliori degli spazzini, gli spazzini diventerebbero orafi, facendo scendere gli stipendi e le condizioni di lavoro degli orafi fino a far diventare entrambe le occupazioni ugualmente attraenti.</p><p>Gli scandali sessuali sono diventati di routine nelle campagne elettorali presidenziali; anche i candidati che non sono stati pubblicamente umiliati devono passare notti insonni chiedendosi quali dettagli della loro vita privata resteranno privati. I commentatori sostengono, plausibilmente ma erroneamente, che questa usanza stia danneggiando i candidati. Ma ignorano il fatto che per i candidati potenziali non può esserci differenza tra concorrere o meno alla presidenza: senza scandali sessuali parteciperebbero più candidati, a danno di quelli che sono già in gara. Questo aumento dei candidati continuerebbe fino a che essere dentro o fuori della gara diverrebbe ugualmente attraente, proprio come oggi. (Questo argomento non si applica ai candidati che sono straordinari in qualche aspetto rilevante, come avere molto poco da nascondere o molto da nascondere).</p><p><br />... La "Lega per la Dignità e L'avanzamento Professionale dei Lavapiatti" fa campagne per incoraggiare i clienti dei ristoranti a cambiare abitudini e <span style="font-weight: bold;">dare mance ai lavapiatti </span>[busboys]. Se l'organizzazione riuscirà davvero a modificare l'atteggiamento del pubblico, a chi andrà il beneficio? Risposta: sicuramente non ai lavapiatti. I lavapiatti non possono mai stare meglio degli inservienti <span style="font-weight: bold;">.... Infatti, se il lavapiatti comincia a ricevere una mancia, gli inservienti cominciano a trasformarsi in lavapiatti. </span>I salari rispondono [all'aumento di concorrenza fra i lavapiatti] e <span style="font-weight: bold;">il salario del lavapiatti diminuisce. </span>Gli inservienti continuano ad inserirsi nel settore <span style="font-weight: bold;">fino a che tutto ciò che un lavapiatti ha guadagnato in mance lo ha perso nella busta paga.</span></p><p><br />Ma allora, a chi va il beneficio? Se i salari dei lavapiatti scendono, potreste pensare che i veri beneficiari siano <span style="font-weight: bold;">i proprietari dei ristoranti. </span>Ma nemmeno questo può essere vero, perché i proprietari di ristoranti non possono mai stare meglio dei proprietari di negozi di scarpe. <span style="font-weight: bold;">Quando i salari dei lavapiatti scendono, i profitti dei ristoranti aumentano, quindi i negozi di scarpe cominciano a trasformarsi in ristoranti.</span> [Quindi c'è maggiore concorrenza tra i ristoranti. Quindi] i prezzi dei menù scendono e i profitti dei ristoranti diminuiscono. I proprietari di negozi di scarpe continuano ad inserirsi <span style="font-weight: bold;">fino a che tutto ciò che il ristoratore risparmia sulla paga del lavapiatti lo perde alla cassa.</span></p><p><br />Se ogni cliente dà al lavapiatti una mancia di cinque dollari, allora il salario dei lavapiatti deve scendere di cinque dollari a pasto; quindi il prezzo di un pasto deve scendere di cinque dollari. Se scendesse meno di così, i ristoratori starebbero meglio, e questo non è possibile fino a che ci sono negozi di scarpe pronti a trasformarsi in ristoranti. <span style="font-weight: bold;">Quindi chi ne trae beneficio? Nessuno. Le mance che i clienti elargiscono tornano loro indietro sotto forma di prezzi più bassi nei menù. Nessuno ha più soldi di prima. </span>I clienti potrebbero anche desiderare con tutto il cuore di aiutare i lavapiatti, ma non possono, a causa del principio di indifferenza.</p><p><br /><span style="font-weight: bold;">L'unico che può evitare le conseguenze del principio di indifferenza è il proprietario di una <span style="font-style: italic;">risorsa fissa</span></span> [una risorsa la cui quantità non può aumentare, NdM]. Ad esempio, un aumento nella domanda di attori non può dare beneficio agli attori, perché ciò induce nuove persone a diventare attori, annullando il beneficio. Ma un aumento nella domanda di Clint Eastwood dà beneficio a Clint Eastwood, perché Clint Eastwood è una risorsa fissa: ce n'è soltanto uno. Mentre Clint Eastwood guadagna milioni di dollari per ogni film, molti attori, pur imitandolo, fanno fatica a guadagnarsi da vivere. ...</p><p><br />Il principio di indifferenza garantisce che tutti i benefici economici vadano ai proprietari di risorse fisse. Il visitatore atipico di una fiera, quello che ama la pioggia (o non ne è infastidito quanto gli altri), può ottenere un beneficio da una giornata piovosa: <span style="font-weight: bold;">la sua preferenza insolita è una risorsa fissa. </span>Il lavapiatti che ha una personalità insolitamente piacevole raccoglie più del normale livello di mance e quindi può trarre beneficio da un cambiamento di atteggiamento dei clienti. La sua personalità è una risorsa fissa. Se molti lavapiatti potenziali avessero la stessa personalità, essa non genererebbe alcun beneficio economico.</p><p><br />Nel 1990 il presidente Bush firmò una legge chiamata <span style="font-weight: bold;">Clean Air Act</span><span> [legge per l'aria pulita]</span><span style="font-weight: bold;">, </span>il cui costo per la popolazione (cioè per i proprietari delle imprese, i fornitori, gli impiegati e i clienti) fu stimato pari a circa 25 miliardi di dollari l'anno. Se questa stima è corretta, il costo per la famiglia media americana di quattro persone è circa $ 400 l'anno sotto forma di profitti inferiori, salari inferiori e prezzi più alti dei beni di consumo. D'altra parte, l'aria pulita è un grande beneficio, e gli osservatori acritici si aspettavano che questo beneficio sarebbe andato a tutti coloro che respirano, cioè a tutti. Ma <span style="font-weight: bold;">la capacità di respirare non è una risorsa fissa. Le abilità possedute da tutti non danno beneficio a nessuno.</span> [Credo che Landsburg voglia dire che, se rendi migliore l'aria in un certo posto, più persone respireranno in quel posto. Forse perché le persone vivranno più a lungo, quindi respireranno di più; o forse perché più persone traslocheranno in quel posto da altri posti. Questo aumento di persone che respirano produrrà degli svantaggi che annulleranno il vantaggio di respirare aria pulita. Quali svantaggi? Vedi oltre. NdM].</p><p><br />Se coloro che traggono beneficio dall'aria pulita non sono coloro che respirano, allora chi è che ne trae beneficio? La teoria ci dice di cercare i proprietari di risorse fisse. I candidati più ovvi sono <span style="font-weight: bold;">i proprietari dei terreni in città, che potranno far pagare affitti più alti </span>dopo che lo smog sarà diminuito. [Cioè: se rendi migliore l'aria in una città, più gente vorrà andarci, quindi gli affitti saliranno, e questo svantaggio annullerà il vantaggio di respirare aria migliore. Il cittadino non guadagna nulla. Gli unici a guadagnare sono i proprietari. NdM.]</p>...<br /><p>Una preferenza inusuale è una risorsa fissa, che rende il suo proprietario suscettibile di guadagni e perdite. Quindi, se ci sono differenze importanti tra i non proprietari, il Clean Air Act darà un beneficio ad alcuni di loro e un danno ad altri, e non è chiaro a priori quale effetto dominerà. D'altra parte, se la stampa ... aveva ragione a dire che "l'aria pulita è qualcosa che tutti apprezziamo allo stesso modo", allora solo i proprietari di terre ottengono un beneficio. Se l'aria pulita vale 5000$ l'anno per ognuno di noi, allora la legge aumenta gli affitti di 5000$ l'anno, annullando ogni beneficio per tutti tranne che per i proprietari di terreni.</p><p>...<br /></p><p>I proprietari terrieri ottengono tutto il beneficio della legislazione sull'aria pulita perché la loro terra è l'unica risorsa fissa. La fissità della terra li rende potenziali beneficiari dei cambiamenti nella politica economica e dà loro un incentivo molto forte a fare pressioni lobbistiche sul governo. </p> <p>In tutto il mondo, gli agricoltori [farmers] sono riusciti ad ottenere dal governo una quantità sproporzionata di favori rispetto ad altre categorie. Negli Stati Uniti, <span style="font-weight: bold;">gli agricoltori vengono tipicamente pagati per lasciare incolta la propria terra, </span>mentre nessuno si sognerebbe di pagare gli operatori di un motel per lasciare vuote le proprie camere. Questo costituisce un enigma: perché questa <span style="font-weight: bold;">asimmetria? </span>C'è chi dice che i contadini sono riusciti a far leva sull'immagine romantica della fattoria a conduzione familiare. Ma una fattoria è davvero più romantica del fruttivendolo di mamma e papà? Perché diamo sussidi allo stile di vita degli agricoltori che vanno scomparendo, mentre permettiamo al fruttivendolo di mamma e papà di scomparire per sempre? Il principio di indifferenza ci suggerisce una risposta: i proprietari dei motel e i fruttivendoli, diversamente dagli agricoltori, non cercano di fare pressioni lobbistiche sul governo, perché sanno benissimo che otterrebbero molto poco dai sussidi governativi. Se i proprietari di motel fossero pagati per tenere vuote le loro camere, inizialmente i prezzi delle camere aumenterebbero, ma <span style="font-weight: bold;">presto sorgerebbero in risposta nuovi motel</span>. Dopo poco tempo, l'industria dei motel non sarebbe più redditizia di prima. I motel non sono una risorsa fissa. <span style="font-weight: bold;">Mentre c'è una quantità fissa di terra coltivabile; </span>quindi non possono nascere molte nuove fattorie per avvantaggiarsi dei sussidi. Quindi gli agricoltori possono trarre beneficio da un cambiamento nelle condizioni economiche, e per loro vale la pena di sforzarsi per ottenere privilegi.</p> <p><br />Il mio argomento consta di tre passaggi, e finora ne ho fatti due. Il primo è il principio di indifferenza: quando un'attività è preferibile ad un'altra, la gente passa da una all'altra fino a che non smette di essere preferibile ... . Il secondo è un corollario: solo le risorse fisse possono generare benefici. In assenza di risorse fisse, il principio di indifferenza garantisce che tutti i benefici vengano annullati dalla concorrenza.</p><p>Il passaggio finale è un corollario al corollario, ed è la morale della mia prossima favola: <span style="font-weight: bold;">quando una risorsa fissa non è di proprietà di nessuno, i benefici vanno persi. </span><br /></p><p>...<br /></p><p><span style="font-weight: bold;">L'acquario di Springfield </span></p><p>La città di Springfield ha un bellissimo parco cittadino dove la gente passa il fine settimana a fare picnic e a giocare a softball. Sebbene il parco sia popolare (quasi tutta la popolazione va al parco di sabato pomeriggio) è grande e non è mai affollato. Sfortunatamente non c'è molto altro da fare a Springfield ... per cui il sindaco ha autorizzato la costruzione di un acquario municipale finanziato con le tasse ed aperto gratuitamente al pubblico.</p><p>L'acquario di Springfield è aperto ormai da vari mesi. L'esposizione è bellissima, divertente ed informativa. L'unico inconveniente è che è sempre affollatissimo.</p> <p>Non ci sono molte differenze a Springfield. Tutti hanno più o meno le stesse preferenze e le stesse opportunità. Quindi, se vogliamo capire come l'acquario influenza la vita dei cittadini, possiamo concentrarci sulla famiglia tipica.</p> <p>I Simpson sono una tipica famiglia di Springfield. Un giorno Homer Simpson suggerisce che una visita all'acquario sarebbe un bel cambiamento rispetto al solito picnic. <span style="font-weight: bold;">Suo figlio Bart gli ricorda che una visita all'acquario richiede una lunga e spiacevole fila per entrare. </span>Dopo un po' di discussioni, la famiglia decide di andare in auto fino all'acquario per vedere quanto è lunga la fila. Se il tempo di attesa è meno di 45 minuti rimarranno all'acquario, mentre se è più di 45 minuti andranno al parco. [Cioè, per i Simpson una visita all'acquario <span style="font-style: italic;">vale</span> esattamente 45 minuti di tempo, NdM.]<br /></p><p>I Simpson, non avendo studiato teoria economica, non hanno riconosciuto il principio di indifferenza. Essendo i Simpson la famiglia tipica, tante altre famiglie come i Simpson sono disposte ad aspettare fino a 45 minuti per vedere l'acquario. <span style="font-weight: bold;">Appena la fila diventa leggermente più corta, </span>nuove famiglie si inseriscono nella fila. Appena diventa leggermente più lunga, a causa di inaspettati colli di bottiglia all'ingresso, le persone in coda abbandonano la fila e vanno al parco. Quindi la fila all'acquario è lunga sempre esattamente 45 minuti. Questo i Simpson non l'avevano previsto. Non sapevano decidere se rimanere o andare al parco, e alla fine decisero lanciando una moneta. [Il fatto che lanciano una moneta significa che per i Simpson visitare l'acquario ha esattamente lo stesso valore che visitare il parco. Quindi l'acquario non dà loro niente di più. Cioè, <span style="font-weight: bold;">il beneficio dell'acquario è zero.</span> Da un altro punto di vista: i Simpson per entrare nell'acquario devono pagare 45 minuti di tempo, che è esattamente il valore per loro di vedere l'acquario. Quindi il loro beneficio è zero. NdM.]</p><p><br />Nelle occasioni speciali, la coda non è lunga esattamente 45 minuti. Due sabati fa, per esempio, pioveva. Nei giorni piovosi il parco non è così attraente, quindi i Simpson erano disposti ad aspettare fino a 90 minuti per entrare nell'acquario. Quando arrivarono lì, scoprirono che la fila era lunga esattamente 90 minuti. E si trovarono di nuovo a decidere lanciando una moneta.<br /></p> <p><span style="font-weight: bold;">L'acquario di Springfield non dà assolutamente alcun contributo alla qualità della vita in città. </span><span>Quando</span> i Simpson devono aspettare 45 minuti per visitare l'acquario, la loro passeggiata non è più piacevole di quando visitano il parco, <span style="font-weight: bold;">opzione che era già disponibile prima </span>che l'acquario fosse concepito. <span style="font-weight: bold;">Una scelta tra una cosa che tu già avevi e un'alternativa ugualmente attraente non è un miglioramento </span>rispetto a quando non avevi quell'alternativa.</p><p>I Simpson non possono ottenere un beneficio dall'acquario perché non possiedono alcuna risorsa fissa rilevante. L'unica risorsa fissa rilevante è l'acquario stesso, e l'acquario "appartiene" alla città intera, cioè a nessuno. Quindi <span style="font-weight: bold;">nessuno ne trae beneficio.</span></p><p>L'acquario è costato alla gente 10 milioni di dollari. <span style="font-weight: bold;">Ogni centesimo di quei 10 milioni è stato uno spreco sociale puro. </span>Se la città avesse speso 10 milioni per acquistare gettoni d'oro e gettarli nell'oceano, i residenti non starebbero peggio di oggi. </p><p><br />...</p><p><br />L'acquario di Springfield doveva dare beneficio a tutti; invece non ha dato beneficio a nessuno. In un certo senso, è ancora peggio del caso del Clean Air Act; in quel caso, almeno, i proprietari terrieri avevano ottenuto un vantaggio.</p> <p>Questo suggerisce un modo di migliorare la situazione a Springfield: ... supponiamo che la città di Springfield decida di <span style="font-weight: bold;">regalare l'acquario al cugino del sindaco, </span>... che immediatamente stabilisce una quota d'ammissione di $ 10 a famiglia.</p> <p><br />Cosa cambia per i Simpson? Naturalmente ciò rende l'acquario inizialmente meno attraente. Il tempo massimo che i Simpson vorranno aspettare per entrare in un giorno normale diminuisce da 45 a 10 minuti. Lo stesso vale per tutti i vicini; quindi il tempo di attesa reale scende a 10 minuti. <span style="font-weight: bold;">Ora una visita all'acquario è più costosa in termini di dollari ma meno costosa in termini di tempo di attesa. Al netto, l'acquario deve rimanere né più attraente né meno attraente del parco. </span>Quindi, per i Simpson l'acquario vale tanto quanto prima (o poco quanto prima).</p><p><span style="font-weight: bold;">Quando consideriamo il miglioramento nel tempo d'attesa, il biglietto d'ammissione non costa niente ai Simpson. </span>Né costa alcunché ai loro vicini. <span style="font-weight: bold;">L'unico modo in cui la quota d'ammissione modifica il benessere di qualcuno è che arricchisce il cugino del sindaco. </span>Se la scelta è tra mantenere un acquario gratuito che non ha valore per nessuno e permettere al cugino del sindaco di operarlo nel proprio interesse, non avrebbe senso negarglielo.</p><p><br />...</p><p><br />Alternativamente <span style="font-weight: bold;">la città potrebbe vendere all'asta l'acquario </span>al migliore offerente, usando il ricavato per migliorare i servizi cittadini o per abbassare le tasse. Questo darebbe a tutti gli abitanti un beneficio che non sarebbe annullato da alcun costo. Sarebbe un raro caso di un genuino "pasto gratis".</p> <p>...</p> <p>Se non ci sono proprietari, non ci sono benefici.<br /></p> <p>...</p> <p>Springfield è il frutto dell'immaginazione, depurata dalle complicazioni che renderebbero un'analisi del mondo reale molto più intricata. Ma quando astraiamo dagli aspetti complicati, possiamo portare alla luce alcune verità importanti e semplici.</p><span style="font-style: italic;">(Tratto dal libro "the armchair economist" (L'economista in pantofole) di Steven Landsburg, traduzione mia.)</span><p>__</p><p>Quindi la <span style="font-weight: bold;">risposta al quiz precedente </span>è questa:<br /></p><p>Non importa il prezzo del biglietto: per i cittadini non cambia niente, perché <i>il beneficio per i cittadini è sempre zero.</i> Il museo non dà alcun beneficio ai cittadini. Infatti, non appena il beneficio diventasse maggiore di zero, la fila aumenterebbe, riportandolo subito a zero. Quindi il beneficio del museo va tutto al proprietario del museo. Quindi la cosa migliore che un governo benevolo può fare è scegliere il prezzo che massimizza il profitto per il proprietario del museo. (Ma allora il governo non serve perché il proprietario lo farà automaticamente.)<br /></p> <p>Da un altro punto di vista: supponiamo di diminuire il prezzo del biglietto. Allora la fila si allunga. Quanto si allunga? <span style="font-weight: bold;">Si allunga fino a che il vantaggio del prezzo più basso è annullato esattamente dallo svantaggio di dover fare una fila più lunga. Quindi il beneficio netto per i cittadini è zero:</span> ciò che hai guadagnato sul prezzo lo hai perso sul tempo di attesa. D'altra parte, il proprietario del museo ha avuto una perdita. Nessuno sta meglio e qualcuno sta peggio, quindi complessivamente c'è stato un peggioramento (dal punto di vista utilitaristico).</p><p>Ancora da un altro punto di vista: <span style="font-weight: bold;">se io per entrare devo pagare col mio tempo, il tempo che io perdo non viene guadagnato da nessuno. Nessuno guadagna ciò che io perdo.</span> Quindi il mio tempo costituisce una perdita netta per il paese.<span style="font-weight: bold;"> Se invece io per entrare devo pagare soldi, ciò che io pago viene guadagnato dal proprietario</span>. Tra il primo e il secondo caso per me non cambia niente, ma per il proprietario il secondo caso è preferibile, quindi la seconda soluzione è preferibile (dal punto di vista utilitaristico).<br /></p><p>__</p><p>Quindi era meglio mantenere il prezzo alto. Ma alto <span style="font-style: italic;">quanto</span>? All'infinito? No. Il prezzo ottimo è quello che elimina soltanto la fila, ma lascia invariato il numero di persone che entrano (detto "<span style="font-weight: bold;">market clearing price</span>"). Cioè: <span style="font-weight: bold;">un centesimo in meno</span> di così, e si crea una fila, pur piccolissima (il che non è ottimale, perché il tempo che il visitatore perde non viene guadagnato da nessuno; alzando leggermente il prezzo <span style="font-style: italic;">avresti convertito quel tempo in denaro, </span>denaro che ora viene guadagnato dal proprietario); <span style="font-weight: bold;">un centesimo in più</span> di così, e la capienza del locale è sottosfruttata (il che non è ottimale). Insomma, per gli economisti il prezzo non deve essere né troppo basso né troppo alto.<br /></p><p>__</p>Una variante del ragionamento è questa: se tu diminuisci le tasse agli idraulici, stai facendo un favore agli idraulici? No, perché più persone decideranno di diventare idraulici, il che farà diminuire sempre di più il reddito degli idraulici, fino ad annullare esattamente il vantaggio iniziale (dato dalle minori tasse). Quindi per gli idraulici non cambia niente. (Per i cittadini cambia, ma questa è un'altra storia).Unknownnoreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-39870790271490571802008-10-26T12:45:00.033+01:002008-11-18T08:43:29.966+01:00Quiz: il biglietto del museoEcco un altro quiz secondo me molto interessante.<br /><br />Visitando la città turistiche italiane non si può fare a meno di notare le lunghissime file, a volte di ore, che bisogna fare per accedere a un museo o a una galleria famosa (come gli Uffizi). Evidentemente quella struttura è troppo piccola per contenere tutte le persone che vogliono visitarla.<sup>1</sup><br /><br />Ma il numero di persone che vogliono visitarla dipende anche dal prezzo del biglietto. (Ad esempio, se il biglietto per gli Uffizi costasse un milione di euro, nessuno li visiterebbe.)<br /><br />Quindi è naturale domandarsi <span style="font-weight: bold;">perché questi musei non aumentino il prezzo del biglietto </span>fino a far quasi scomparire la fila: dopo tutto, in questo modo guadagnerebbero di più. (Infatti il numero totale di visitatori che entrano in un giorno resterebbe identico, ma il prezzo pagato da ciascun visitatore sarebbe maggiore.)<br /><br />Una risposta che viene naturale è:<br /><br /><blockquote>I musei non sono privati, quindi non sono interessati al profitto; sono interessati al benessere della gente. Se alzassero i prezzi come tu dici, i visitatori dovrebbero pagare di più, il che diminuirebbe il loro beneficio netto. Insomma, è vero che il profitto per il museo aumenterebbe, ma tutto il guadagno per il museo sarebbe un beneficio sottratto alla gente. Il museo si starebbe arricchendo alle spese della gente.<br /></blockquote>Questa risposta, secondo gli economisti, è sbagliata. Perché?<br /><br />__<br /><br /><span style="font-style: italic;">Suggerimento</span>: bisogna far vedere che, alzando i prezzi, quel museo produrrebbe (sorprendentemente) più felicità per la gente. Perché?<br /><br /><span style="font-style: italic;">Suggerimento</span>: la risposta non ha niente a che fare con l'incentivare la produzione di opere d'arte. Assumiamo pure che la quantità di opere d'arte nel mondo sia fissata e immutabile. Anche con questa condizione, un governo benevolo che volesse massimizzare il benessere complessivo nel mondo dovrebbe far pagare un prezzo più alto, così alto da far quasi scomparire la fila. Perché?<br /><br />La soluzione è <a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/10/il-principio-di-indifferenza.html">qui</a>.<br />____<br /><br /><sup>1</sup> In generale la fila può essere causata da due fattori: dalla capienza del locale interno, o da una strettoia all'ingresso (ad es causata da una biglietteria inefficiente). Se tu vai agli Uffizi e vedi una lunga fila all'esterno, non sai quale di questi due fattori è la causa. Puoi scoprirlo guardando dentro: se guardi dentro e vedi che il locale è saturo, sei sicuro che il collo di bottiglia è dato dalla capienza del locale. Se invece il locale è sottosfruttato, e c'è fila, sei sicuro che il collo di bottiglia è causato dalla biglietteria. Dato che gli Uffizi sono saturi durante il giorno, possiamo assumere che il collo di bottiglia alla biglietteria sia trascurabile, quindi la causa della fila è la capienza del locale.Unknownnoreply@blogger.com38tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-43432411738996311472008-10-12T16:13:00.064+02:002008-11-18T08:43:29.967+01:00Altro quiz - medicine o caramelle?(Fatto realmente accaduto.)<br /><br />Londra 1879. Il signor Bridgman produceva caramelle nella cucina di casa sua. Aveva un buon rapporto con i suoi vicini, compreso il dottor Sturges, che viveva ed esercitava la professione di medico in una casa adiacente.<br /><br />Poi il dottor Sturges costruì un nuovo studio per le visite mediche nel proprio giardino, in posizione adiacente alla cucina del signor Bridgman. Quando ebbe finito di costruire la sala, il dottore scoprì che le macchine di Bridgman facevano così tanto rumore da rendere inutilizzabile lo studio. Il dottore portò in giudizio Bridgman per costringerlo a terminare la sua attività.<br /><br />I giudici che si occuparono della disputa ragionarono così: "la nostra decisione non riguarderà solo Sturges e Bridgman; stiamo in realtà decidendo tra produrre un servizio medico e produrre caramelle al cioccolato. Se accoglieremo la richiesta del dottor Sturges, lui potrà curare più pazienti, e in modo più efficace; il lato negativo sarà la scomparsa delle caramelle di Bridgman dal mercato. Se invece accetteremo la richiesta di Bridgman, le sue caramelle resteranno mentre i servizi medici del dottore scompariranno."<br /><br />I giudici decisero in favore del dottore: accordarono al dottore il diritto di richiedere in qualunque momento a Bridgman di terminare l'attività, e Bridgman non avrebbe potuto rifiutare.<br /><br />Nel giustificare questa decisione, i giudici fecero esplicito riferimento agli effetti che la loro decisione avrebbe avuto sulla produzione di beni e servizi nella città.<br /><br />Ma i giudici si sbagliavano. Nonostante ne fossero convinti, la loro decisione non aveva alcun potere di influenzare la produzione di caramelle o servizi medici da parte di Bridgman e Sturges. Perché?<br /><br /><span style="font-style: italic;">(Tratto da "Armchair Economist" , "l'economista in pantofole", di Steven E. Landsburg.)</span><br /><br />(Suggerimento: la soluzione non è che Bridgman va a fare le caramelle da qualche altra parte. Nessuno dei due trasloca. Ciononostante, la decisione della corte non influenza minimamente quale delle due cose verrà prodotta.)<br /><br />La soluzione è qui di seguito, dopo i puntini:<br /><br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br />.<br /><br />Ecco la soluzione. Scrive Landsburg:<br /><blockquote><br /><br />1.<br /><br />Supponiamo che il caramellaio guadagni 100$ a settimana vendendo caramelle, e che il medico guadagni 200$ a settimana con le visite.<br /><br />Se la corte decide in favore del medico, il medico fa chiudere il caramellaio, e vengono prodotte più visite mediche ma meno caramelle.<br /><br />Se invece la corte decide in favore del caramellaio, dandogli il diritto di fare rumore, la partita non finisce qui: <span style="font-weight: bold;">il medico propone un patto al caramellaio: "ti pagherò 150$ a settimana se spegni la macchina e rinunci a lavorare". </span><span>Ciò</span> fa guadagnare al caramellaio 50$ in più di quello che guadagnerebbe lavorando; e lascia al medico un profitto netto di 50$ a settimana --- che è peggio di 200$, ma è meglio dei 0$ che guadagnerebbe dallo studio medico se non facesse quel patto. <span style="font-weight: bold;">Ciascuna delle due parti ottiene un beneficio;</span> stanno tutti meglio. Quindi il patto viene accettato: il caramellaio smette di lavorare, e vengono prodotte più visite mediche ma meno caramelle.<br /><br />Quindi il caramellaio smette di lavorare indipendentemente dalla decisione della corte. Il verdetto non ha alcun impatto sulla produzione.<br /><br />2.<br /><br />Questo caso è simmetrico. Supponiamo che il caramellaio guadagni 200$ a settimana e il medico 100$. Se la corte decide contro il medico, il caramellaio continua la sua attività e il medico smette.<br /><br />Se invece la corte decide a favore del medico, il medico ha il potere di far chiudere il caramellaio. <span style="font-weight: bold;">M</span><span>a ora il caramellaio offre un patto al medico: "ti pago 150$ a settimana se mi lasci continuare l'attività."</span> Questo frutta al medico 50$ in più di quel che può guadagnare con la sua professione. E lascia al caramellaio un profitto netto; quindi <span>è a vantaggio di entrambi accettare.</span> Il patto viene fatto, il caramellaio continua, e il medico termina l'attività.<br /><br />Quindi in nessuno dei due casi la decisione della corte ha effetto su cosa viene prodotto.<br /><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;">(da "L'economista in pantofole")</span><br /></div></blockquote><br /><br />Osservazioni:<br /><br /><span style="font-weight: bold;">A) </span><span>Se ciò che verrà prodotto non dipende dalla decisione del giudice, da cosa dipende? Risposta: dalle preferenze della gente. Non lasciamoci ingannare dal fatto che la disputa è tra due persone: </span><span style="font-weight: bold;">il medico e il caramellaio sono soltanto intermediari. </span><span style="font-weight: bold;">La vera battaglia è tra i cittadini </span>che vogliono quelle caramelle e i cittadini che vogliono quelle visite mediche;<span style="font-weight: bold;"> gli uni stanno finanziando il caramellaio, gli altri il medico.</span> E' come se questi due gruppi di cittadini stessero contrattando direttamente tra di loro, per stabilire cosa bisogna produrre; <span style="font-weight: bold;">alla fine della contrattazione, tra i due servizi, sarà prodotto quello che ha maggior valore per i cittadini.</span> Infatti, tra il medico e il caramellaio, quello dei due il cui lavoro ha maggior valore per i cittadini avrà <span>anche più soldi da offrire all'altro, quindi finirà per vincere la contrattazione, quindi finirà per lavorare.<br /><br /></span> (A proposito, è del tutto possibile che per i cittadini abbia maggior valore il servizio del caramellaio. Si potrebbe pensare che per la gente il medico abbia sempre maggior valore del caramellaio, ma non è così. Infatti il valore del servizio offerto da quel medico dipende anche dalla quantità di altri medici disponibili sul mercato; se lui è il milionesimo medico, per la gente il suo servizio ha pochissimo valore. Quindi è del tutto possibile che la gente dia più soldi al caramellaio. Forse le sue caramelle sono molto particolari e diverse da tutte le altre sul mercato.)<br /><br /><br />B) Questa logica, basata sulla contrattazione che produce il risultato efficiente, sarà essenziale quando illustreremo <span style="font-weight: bold;">l'argomento</span><b> di David Friedman</b> sul non-funzionamento della democrazia e sulla superiorità dell'anarchia di mercato (o democrazia di mercato che dir si voglia). L'argomento di Friedman è che la democrazia produrrà leggi che danneggiano il paese ma danno un beneficio netto ad alcune lobby, mentre nell'anarchia di mercato questo non può avvenire. Il motivo è che nell'anarchia di mercato le agenzie di protezione possono <i>contrattare</i>, e questa contrattazione produrrà come risultato la legge efficiente (quella di maggior valore per i cittadini); quindi la lobby non riuscirà ad ottenere la legge che vuole. Invece in democrazia (e in generale con lo Stato) questo non avviene, in quanto con lo Stato la legge efficiente diventa un "bene pubblico"; quindi non viene prodotta; quindi la lobby riuscirà a ottenere la legge opposta. Questa era la traccia dell'argomento di Friedman. (Nota: si dicono "beni pubblici" quei beni per i quali il produttore non riesce a farsi pagare da tutti coloro che ne traggono beneficio. Ne segue che questi beni vengono prodotti in quantità sub-ottimale. La legge e la protezione personale sono beni pubblici sotto lo Stato ma <span>beni privati</span> sotto l'anarchia di mercato.).<br /><br />C) Abbiamo visto che la decisione della corte non ha importanza per quanto riguarda la produzione (la quale dipende solo dalla scala di valori della gente). Però ha grande importanza per il medico e il caramellaio; infatti influenza i loro rispettivi redditi.Unknownnoreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-44122462488625298652008-10-10T17:01:00.009+02:002008-11-18T08:43:29.968+01:00QuizSu una nave, i marinai custodiscono le proprie monete, ogni marinaio nella propria scatola. Tutte le scatole sono dentro la cassaforte della nave. Arriva una tempesta, le scatole si aprono e le monete si mescolano. Le monete sono tutte uguali. Ogni marinaio sa quante monete aveva, ma nessuno conosce il numero di monete di un altro. Il capitano vuole restituire ad ogni marinaio il numero corretto di monete, sapendo che i marinai hanno incentivo a mentire e dichiarare di più di quello che possedevano. Come può fare?<br /><br />(La risposta è nei commenti. Risolto da Giuseppe Regalzi. :) )Unknownnoreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-74989226511228800112008-10-08T10:08:00.022+02:002008-10-08T21:33:30.453+02:00Capire meglio il meccanismo di Fannie MaeNell'<a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/09/cosa-succede-sui-mercati-americani.html">articolo precedente</a> Friedman ha saltato un passaggio:<br /><blockquote>Il prezzo delle azioni di Fannie Mae è stato maggiore di quanto sarebbe stato sul mercato libero</blockquote><span style="font-style: italic;">quindi</span><br /><blockquote>hanno ottenuto un prestito più persone di quante lo avrebbero ottenuto sul mercato libero. </blockquote>Domanda: perché vale quel "quindi"?<br /><br />La risposta breve è: dato che il prezzo delle sue azioni è salito, FM ha voluto vendere più azioni di prima. Vendere più azioni richiede di acquistare più mutui; ed acquistare più mutui richiede che qualcuno faccia più prestiti.<br /><br />In altre parole: FM ha offerto di più per acquistare mutui; ciò ha convinto più gente a concedere mutui; quindi sono stati concessi più mutui.<br /><br />Per un maggiore dettaglio, vedi la figura seguente che rappresenta l'intero argomento di Friedman.<br /><br />(<span style="font-weight: bold;">Legenda</span>: La freccia indica un nesso di causa. Se una freccia va da A a B, si legge "A quindi B" oppure "l'evento A ha causato l'evento B". Se una freccia connette due eventi A e B con un terzo evento C, si legge "A e B messi insieme hanno causato C")<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://docs.google.com/Doc?id=dccwc3ck_270f68jsvnt"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SOx2iUwdgsI/AAAAAAAAE1M/FYsKVHiEitM/s400/fannie1.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5254705197294125762" border="0" /></a><br /><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-style: italic;">(fare clic sull'immagine per ingrandirla.)</span><br /></div><br />___<br /><br />Visto che il post è più breve del solito :), esplicito un altro passaggio che potrebbe non essere chiaro. Si tratta del passaggio in giallo nella figura precedente, quello che dice <span style="font-weight: bold;">"se il prezzo delle tue azioni sale, tu vorrai produrne (venderne) più di prima".</span><br /><br />Questo potrebbe sembrare controintuitivo: qualcuno potrebbe pensare che tu vorrai sempre vendere il più possibile, perché "più vendi più guadagni". Allora perché il prezzo dovrebbe influenzare la quantità che tu vuoi vendere? La risposta breve è che, se il prezzo di X sale, per te diventa un po' più conveniente produrre X e un po' meno conveniente fare tutto il resto (compreso oziare). Una risposta più precisa (a partire dagli assiomi base dell'economia) si trova nel disegno seguente.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SO0JmDKHdtI/AAAAAAAAE1U/Ft3hVj3j2N4/s1600-h/fannie2a.png"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://3.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SO0JmDKHdtI/AAAAAAAAE1U/Ft3hVj3j2N4/s400/fannie2a.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5254866889498654418" border="0" /></a><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_c7JMX-O_8Dc/SOxz9WodqZI/AAAAAAAAE08/wPJXgMFbKg8/s1600-h/fannie2.png"><br /></a>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-40437362420461268002008-09-29T10:39:00.046+02:002008-10-08T13:17:59.742+02:00Cosa succede sui mercati americani?In cosa consiste il problema attuale dei mercati finanziari americani? E "di chi è la colpa"? Traduco un <a href="http://daviddfriedman.blogspot.com/2008/09/current-financial-mess.html">articolo di David Friedman</a> che ha il pregio di essere accessibile a tutti, e che potrebbe aiutarci a comprendere che cosa sta succedendo.<br /><br />__<br /><br />La società <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Fannie_Mae">Fanny Mae </a>è stata stabilita durante il New Deal dal governo federale allo scopo di rendere più facile per la gente ottenere un mutuo [mortgage] e quindi incoraggiare la gente a comprare una casa. Nel 1968 Fanny Mae <span style="font-weight: bold;">fu "privatizzata"</span>. Nei tardi anni '90, sotto Clinton, le regolamentazioni sui prestiti furono rese meno strette allo scopo di rendere più facile ottenere prestiti. Il meccanismo di base era semplice: <span style="font-weight: bold;">Fanny Mae acquistava i mutui dai creditori che li avevano emessi</span><span> [diventando quindi essa stessa il creditore]</span><span style="font-weight: bold;">, e li impacchettava in pacchetti azionari </span><span>garantiti</span><span> </span>da mutui; questi pacchetti potevano essere acquistati da chiunque desiderasse investire sul mercato secondario dei mutui.<span style="font-weight: bold;"> </span>[In parole povere, con questo sistema i risparmiatori, acquistando i pacchetti azionari di Fanny Mae, stanno di fatto prestando soldi a chi desidera comprare una casa, NdM.]<br /><br />Il problema, quando si investe in mutui, è <span style="font-weight: bold;">il rischio che il debitore sia insolvente. </span>Questo rischio dipende dai dettagli di quel particolare mutuo: il reddito del debitore, l'andamento del mercato immobiliare in quel luogo, e faccende simili. Ciò rende un singolo mutuo un pessimo investimento. Non solo è rischioso, ma il rischio è difficile da valutare per l'investitore. Un pacchetto di mutui è meno rischioso, ma il problema rimane. Per risolvere il problema e <span style="font-weight: bold;">rendere le azioni attraenti per gli investitori, Fanny Mae le garantiva: </span>se il debitore non avesse pagato il mutuo, Fanny Mae avrebbe <span style="font-weight: bold;">coperto la perdita </span>dell'investitore. [Quindi Fanny Mae diventa di fatto debitrice verso l'investitore: si impegna a risarcirlo nel caso il debitore sia insolvente. Quindi l'investitore non rischia più niente: il rischio è tutto di Fanny Mae. L'unico rischio che l'investitore si assume è che <span style="font-style: italic;">la stessa Fanny Mae </span>fallisca. NdM.]<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Una normale compagnia di assicurazione può permettersi di assicurare una casa dal rischio d'incendio in quanto il rischio che la mia casa bruci è scorrelato dal rischio che la tua casa bruci</span> (sempre se non siamo vicini di casa). [In altre parole, se la mia casa brucia, comunque molte altre case non bruceranno. Quindi l'assicurazione non fallirà. NdM.] Se la probabilità che una casa bruci è una su mille e la compagnia di assicurazione assicura un milione di case, la compagnia può attendersi di dover ripagare in media mille case all'anno.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Questo non funziona con i mutui.</span> La probabilità che una persona non paghi il mutuo dipende, tra l'altro, dallo stato dell'economia e dallo stato del mercato immobiliare. Infatti, se i prezzi delle case stanno salendo, io posso prendere in prestito più soldi offrendo come garanzia la mia casa, e così potrò pagare. Ma se i prezzi delle case stanno scendendo, non posso farlo. E inoltre, per ragioni discusse nel mio post precedente, potrei avere interesse a non pagare: in tal modo mi libero di un debito di 95.000$ al costo di una casa che ne vale solo 80.000$. Quindi, nel mercato dei mutui, le stesse circostanze che rendono probabile che io non paghi il mio mutuo rendono probabile che anche <span>tu</span><span style="font-style: italic;"> </span>non paghi il tuo mutuo.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Questo solleva un ovvio problema per Fanny Mae: se un numero abbastanza grande di debitori non paga il mutuo, ciò che Fanny Mae dovrà pagare a coloro che hanno acquistato le azioni sarà più di quello che Fanny Mae possiede. </span>[Quindi Fanny Mae non potrà pagare, e fallirà, NdM.] <span style="font-weight: bold;">Se Fanny Mae fosse una normale compagnia privata, chi acquista quelle azioni terrebbe conto di questo rischio </span>--- c'è la possibilità che la compagnia fallisca e non riesca a soddisfare le garanzie. <span style="font-weight: bold;">Quindi il prezzo delle azioni di Fanny Mae rifletterebbe questo rischio.</span> [Cioè sarebbe più basso a causa dell'alto rischio, NdM].<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Ma Fanny Mae non è una normale compagnia privata: fu fondata dal governo, e tutti hanno dato per scontato che il governo, pur non avendo alcun obbligo legale di pagare i suoi debiti, non l'avrebbe lasciata fallire senza rifondere i suoi creditori. Questo ha dato a Fanny Mae un vantaggio sulle normali compagnie private che competevano nello stesso mercato. Il risultato fu che Fanny Mae ha potuto vendere le sue azioni ad un prezzo più alto rispetto ai suoi concorrenti. Questo spiega la sua posizione dominante nel mercato dei mutui. E spiega anche perché prima ho messo tra virgolette la parola "privatizzata".</span><br /><br />[In altre parole, agli occhi degli investitori Fanny Mae non è una compagnia normale: è una compagnia che, se perde, ha il potere di colmare la perdita attingendo ai soldi dei contribuenti. Cioè, è una compagnia che può compensare le proprie perdite usando la forza. Nessuna compagnia sul libero mercato può fare una cosa simile. E' chiaro che, per un investitore, una compagnia che può ricorrere a mezzi di questo genere è un investimento molto più attraente di una compagnia normale. NdM.]<br /><br />Ora i prezzi delle case stanno scendendo; molte persone che hanno contratto un mutuo sono diventate insolventi; e Fanny Mae non è in grado di coprire ciò che ha garantito. Cosa sarebbe giusto che succedesse ora? <span style="font-weight: bold;">Molte compagnie hanno acquistato le azioni rischiose di Fanny Mae sulla teoria che, se le azioni fossero salite, avrebbero guadagnato soldi, e, se fossero scese, il governo sarebbe subentrato per limitare le loro perdite. La mia opinione è che queste compagnie adesso dovrebbero sopportare i costi della loro scommessa persa. L'alternativa è un salvataggio massiccio di fanny Mae mediante iniezione di denaro pubblico da parte del governo: questo semplicemente incoraggerebbe coloro che acquisteranno azioni domani a correre rischi che vale la pena di correre solo perché, se perderanno, qualcun altro pagherà per loro. </span>Questo ragionamento distorcerà il comportamento sia delle compagnie che hanno a che fare con entità create dal governo come Fanny Mae, sia delle compagnie che credono ragionevolmente di essere "troppo grandi per crollare", come appunto Fanny Mae, <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Freddie_Mac">Freddie Mac</a>, ecc.<br /><br />Una caratteristica sgradevole di questa situazione è l'opinione diffusa che questo collasso sia un <span style="font-weight: bold;">fallimento del capitalismo deregolamentato. Fanny Mae è stato creato dal governo federale con lo scopo esplicito di prestare soldi alle persone che volevano comprare una casa ma non riuscivano ad ottenere un prestito sul mercato privato. </span><span>[</span><span>Cioè, <span style="font-weight: bold;">il libero mercato </span><span style="font-weight: bold;"><span style="font-style: italic;">n</span><span style="font-style: italic;">on avrebbe dato un prestito a queste persone</span>,</span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;"> </span><span style="font-weight: bold;">perché era alto il rischio che non potessero pagare;</span><span style="font-weight: bold;"> ora queste persone non riescono a pagare, c'è il crollo, e si dà la colpa al libero mercato.</span> NdM</span><span>]</span><span style="font-weight: bold;">. </span>Ha continuato a perseguire questo obiettivo con il supporto del governo, prima esplicito poi implicito; ha mietuto i benefici di ciò e si è ripetutamente glorificata di questo; ed ora come risultato è finita in bancarotta. Questo è sì un fallimento, ma non è un fallimento del capitalismo deregolamentato.<br /><br />[Ho semplificato la storia concentrandomi solo su Fanny Mae, ma credo di aver descritto le caratteristiche essenziali della situazione.] [Vedere anche <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Freddie_Mac">Freddie Mac</a>, NdM.]<br /><br /><br />[Vedi anche <a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/10/capire-meglio-il-meccanismo-di-fannie.html">qui</a> per una esposizione più chiara dell'argomento di Friedman.]<br /><br />___<br /><br />[Friedman continua poi il discorso in un altro articolo:]<br /><br /><br />Ho sostenuto recentemente che il problema non è dovuto alla deregolamentazione dei mercati, ma è un problema della regolamentazione; più precisamente, è un problema dell'intervento dello Stato nel mercato immobiliare, intervento finalizzato a permettere a più persone di prendere soldi in prestito per comprare una casa.<br /><br />Però c'è un germe di verità nella critica alla deregolamentazione. Sebbene non sia un esperto in materia, mi dicono che una delle fonti dei problemi attuali sia stata il rilassamento, durante l'amministrazione Clinton, delle regole sui prestiti a cui era soggetta Fanny Mae. Questo ha permesso di prestare soldi a persone meno qualificate di prima, che offrivano meno garanzie. Questo a sua volta ha aumentato la quantità di affari fatti da Fanny Mae; ha soddisfatto la domanda politica di aumentare il numero di persone che possiedono una casa; ed ha aiutato a condurre al disastro attuale.<br /><br />Vale la pena di trarre una morale. A mio avviso la situazione ideale, nel mercato immobiliare e per molte altre cose, sarebbe un mercato interamente libero in cui il governo non giocasse alcun ruolo. Ma una volta che il governo interviene, avere meno regolamentazione non è necessariamente meglio che averne di più. <span style="font-weight: bold;">Se </span>(come nel caso attuale e nel caso precedente dell'S&L) <span style="font-weight: bold;">l'intervento governativo rende il governo il responsabile ultimo delle perdite </span>delle compagnie soggette a regolamentazione, in questo caso <span style="font-weight: bold;">meno regolamentazione significa che le compagnie hanno più opportunità di correre rischi col ragionamento "testa vinco io, croce perdi tu" </span>(dove il "tu" sono i contribuenti). Una volta che il governo risponde delle perdite, può essere prudente che il governo emetta regole progettate per limitare questi rischi. [Ma perché il governo dovrebbe avere incentivo a far ciò? Se il problema è stato prodotto dal governo stesso, perché poi dovrebbe volerne limitare gli effetti? Sembra più probabile che quegli stessi incentivi politici che hanno portato il governo a produrre il problema gli impediranno anche di risolverlo. NdM.]Unknownnoreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-7253394167871754463.post-36616903528669657992008-09-14T12:14:00.115+02:002011-09-21T11:22:52.278+02:00Dieci obiezioni ad una società senza Stato (2)Seconda e ultima parte della traduzione del discorso di Roderick Long. La prima parte è <a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/09/dieci-obiezioni-ad-una-societ-senza.html">qui</a>. (<span style="font-weight: bold;">Aggiornamento. </span>Ho aggiunto molte parti rispetto alla prima pubblicazione, ed ho riscritto alcuni pezzi il cui significato non era chiaro.)<br />__<br /><br /><span style="font-weight: bold;">4. Ayn Rand: le agenzie di protezione private combatteranno</span><br /><br />Questo è probabilmente l'argomento più popolare contro una società libertaria, sostenuto da Ayn Rand. Prendiamo il seguente scenario: io credo che tu abbia violato i miei diritti, e tu credi che non sia così. Io chiamo la mia agenzia di protezione e tu chiami la tua agenzia di protezione. Il caso vuole che i giudici delle rispettive agenzie di protezione non siano d'accordo su chi di noi ha torto. A questo punto, chiede Rand, perché le due agenzie non dovrebbero semplicemente combattere? Cosa garantisce che non combatteranno?<br /><br />La risposta naturalmente è che <span style="font-style: italic;">niente </span>garantisce che non combatteranno. Gli esseri umani hanno libero arbitrio. Possono fare qualunque pazzia. Potrebbero combattere. Allo stesso modo, <span style="font-weight: bold;">George Bush potrebbe decidere di premere domani il pulsante della bomba nucleare. </span>La gente può fare ogni genere di cosa.<br /><br />Ma la domanda è: <span style="font-weight: bold;">cosa è più probabile? Chi ha più probabilità di risolvere le proprie dispute mediante la violenza: un governo o un'agenzia di protezione privata? </span>Beh, la differenza è che le agenzie di protezione private<span style="font-weight: bold;"> devono sopportare i costi delle proprie decisioni di andare in guerra. </span>Andare in guerra è costoso. Se devi scegliere tra diventare cliente di due agenzie di protezione, e una delle due risolve le sue dispute con la violenza la maggior parte delle volte, e l'altra risolve le sue dispute con l'arbitrato la maggior parte delle volte, che cosa sceglierai? Certo potresti pensare: "voglio quella che risolve le dispute con la violenza. E' una figata". Ok, ma <span style="font-weight: bold;">ti costerà di più. </span>La domanda è: quanto fanatico sei? Certo, potresti essere così fanatico che accetterai di pagare una tariffa più alta. Ma molti altri clienti diranno <span style="font-weight: bold;">"scelgo quell'agenzia che non mi fa pagare soldi extra per la violenza".</span> [Quindi l'agenzia che usa la violenza non riuscirà a restare sul mercato, NdM]. Questo nella società anarchica. Invece i "clienti" dei governi sono <span style="font-style: italic;">costretti </span>ad essere clienti di quei governi; non possono andare da un'altra parte. <span style="font-weight: bold;">Vengono tassati comunque.</span> <span style="font-weight: bold;">Quindi, se un governo decide di andare in guerra, non deve temere che i suoi clienti passino ad un'altra agenzia di protezione. </span>Quindi <span style="font-weight: bold;">i governi possono scaricare sui cittadini i costi della guerra in modo molto più efficace di quanto possano farlo le agenzie di protezione.</span><br /><br />[Quindi i governi faranno <span style="font-style: italic;">più guerre </span>rispetto alle agenzie di protezione. Le agenzie di protezione tenderanno a risolvere le loro dispute in modo pacifico: se due agenzie si trovano in disaccordo come nell'esempio sopra, semplicemente delegheranno la decisione <span style="font-style: italic;">ad una terza parte scelta in anticipo</span>. Cioè, risolveranno il problema con dei contratti preventivi di arbitrato. Vedi punto 10, più avanti. NdM]<br /><br />...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">6. il diritto di proprietà non può emergere dal mercato</span><br /><br />[Questo punto è meno interessante di quelli successivi; vi consiglio di saltarlo, NdM]<br /><br />Un altro argomento popolare, usato spesso dai seguaci di Ayn Rand, è che <span style="font-weight: bold;">gli scambi di mercato presuppongono l'esistenza di un diritto di proprietà</span>. Io e te non possiamo scambiarci beni e servizi, o soldi e servizi, o cose del genere, se non c'è già in partenza una struttura stabile di diritti di proprietà che ci assicuri di quali proprietà abbiamo. Visto che il mercato, per poter funzionare, presuppone un diritto di proprietà <span style="font-weight: bold;">preesistente</span>, allora il diritto di proprietà stesso non può essere prodotto del mercato. Il diritto di proprietà deve emergere in qualche modo; non sanno bene da dove, ma dal mercato non può emergere (forse pensano che emerga da qualche robot infallibile o cose del genere).<br /><br />Insomma loro ragionano così: a un certo momento non esiste questo diritto di proprietà, e non stanno avvenendo transazioni di mercato; tutti stanno aspettando che l'intera struttura legale sia in piedi. E poi, quando la struttura è completa, possiamo finalmente cominciare a fare scambi. Certamente è vero che non puoi avere mercati funzionanti senza un sistema legale funzionante. Ma non è che prima si costruisce il sistema legale, e poi, l'ultimo giorno, quando finalmente si finisce di mettere insieme il sistema legale, la gente comincia a fare scambi. <span style="font-weight: bold;">Queste cose si evolvono insieme. </span>Le istituzioni legali ed economiche nascono in parallelo, nello stesso posto e nello stesso tempo. Il sistema legale non è una cosa indipendente dall'attività che regolamenta. Dopo tutto il sistema legale, ripeto, non è un robot o un dio o qualcosa di separato da noi. <span style="font-weight: bold;">L'esistenza di un sistema legale consiste nelle persone che vi obbediscono. </span>Se tutti ignorassero il sistema legale, esso non avrebbe alcun potere. Quindi, se il sistema sopravvive, è solo perché le persone generalmente lo rispettano. Anche il sistema legale quindi dipende dal sostegno volontario.<br /><br />Credo che una ragione per cui molte persone sono spaventate dall'anarchia è che pensano che sotto un governo ci sia una specie di <span style="font-weight: bold;">garanzia, che in anarchia viene perduta</span>. Che in qualche modo ci sia una struttura solida di fondo a cui possiamo sempre appigliarci nel caso peggiore, una struttura che invece non esiste in anarchia. <span style="font-weight: bold;">Ma questa struttura solida di fondo è solo il prodotto di persone che interagiscono in base agli incentivi che hanno.</span> Eppure, quando gli anarchici dicono che le persone in anarchia probabilmente avrebbero incentivi per fare questo o quello, le altre persone rispondono "Ma non è sufficiente! Non voglio che sia soltanto <span style="font-style: italic;">probabile </span>che abbiano gli incentivi di fare questo. Voglio che il governo garantisca assolutamente che lo faranno!" . Ma il governo è fatto di persone. E a seconda di quale è la struttura costituzionale del governo, queste persone hanno probabilità di fare una cosa o un'altra. Non è possibile creare una costituzione che garantisca che le persone del governo si comportino in un modo preciso. Si può creare una costituzione in modo tale che abbiano più <span style="font-style: italic;">probabilità </span>di fare questo e meno probabilità di fare quello. L'anarchia è solo un'estensione del concetto di "controlli e bilanciamenti"; è un sistema che fornisce più controlli e bilanciamenti tra i poteri rispetto a una Costituzione.<br /><br />Per esempio, la gente dice "Che cosa garantisce che le diverse agenzie risolveranno le cose in un dato modo?" Beh, la Costituzione degli Stati Uniti non dice nulla su che cosa succede quando rami diversi del governo sono in disaccordo su come risolvere le cose. Non dice cosa succede se la corte suprema pensa che una cosa sia incostituzionale ed il Parlamento pensa che non lo sia, e vuole procedere comunque. Ad esempio è ben noto che la costituzione non dice che cosa succede se c'è una disputa tra gli Stati e il governo federale. Non è sempre esistito il sistema attuale, in cui se la corte suprema dichiara che una cosa è incostituzionale, poi il Parlamento e il presidente non cercano più di farlo (o cercano di farlo di meno). Ricordate, quando Andrew jackson era presidente: la corte suprema dichiarò che ciò che Jackson stava cercando di fare era incostituzionale. Lui rispose soltanto "beh, hanno preso la loro decisione, vediamo se riescono ad applicarla". La costituzione non dice se ciò che Jackson ha fatto era la cosa giusta. <span style="font-weight: bold;">La soluzione che seguiamo oggi è quella che è emersa dalla consuetudine. </span>Forse siete a favore, forse siete contro; in ogni caso questa soluzione non è stata mai codificata nella legge.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">7. Il crimine organizzato prenderà il controllo</span><br /><br />Una obiezione è che sotto l'anarchia il crimine organizzato assumerà il controllo. Beh, tutto può darsi. <span style="font-weight: bold;">Ma è probabile? </span>Il crimine organizzato ottiene il suo potere perché si specializza in cose che sono illegali; cose come la droga, la prostituzione eccetera. Negli anni in cui l'alcol era proibito, il crimine organizzato si specializzava nel traffico di alcol. Oggi, non sono tanto interessati al commercio di alcol. <span style="font-weight: bold;">Quindi il potere del crimine organizzato dipende in gran parte dal potere del governo. </span>E' una specie di parassita che vive delle attività del governo. Il governo crea i mercati neri vietando certe cose. ... Il crimine organizzato si specializza in questo. Quindi credo che il crimine organizzato sarebbe più debole, non più forte, in un sistema libertario.<br /><br /><br />[<span style="font-weight: bold;">Nota di Maurizio: </span><span>C'è</span> un'obiezione simile che dice che <span style="font-weight: bold;">un'agenzia di protezione si trasformerà in criminale ed assumerà il controllo. </span>Un'agenzia di protezione prima o poi avrà più successo delle altre, e diverrà più grande e potente delle altre. A quel punto troverà conveniente diventare un'agenzia fuorilegge, cioè annientare le altre agenzie, e cominciare a esigere pagamenti obbligatori dalle persone. <span style="font-weight: bold;">In questo modo, l'agenzia in questione diventerà a tutti gli effetti uno Stato.</span><br /><br />Una risposta a questa obiezione è la seguente: c'è evidenza empirica che <span>nel mercato dei servizi di protezione </span><span>non esiste un "<a href="http://lumerinnovato.blogspot.com/2008/01/il-monopolio-pubblico-e-privato.html">monopolio naturale</a>".</span><span style="font-weight: bold;"> </span><span>Cioè le agenzie piccole sono più efficienti di quelle grandi. </span><span>Quindi in un sistema di mercato le agenzie piccole farebbero più soldi di quelle grandi. Quindi le agenzie resterebbero relativamente piccole. </span><span style="font-weight: bold;">Quindi non raggiungerebbero mai la grandezza critica che renderebbe loro conveniente diventare fuorilegge. </span>NdM.]<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">8. I ricchi</span> <span style="font-weight: bold;">comanderanno</span><br /><br />Se trasformi i sistemi legali in un bene economico, la giustizia non si schiererà semplicemente dalla parte di chi offre di più? ... <span style="font-weight: bold;">Ma sotto quale sistema i ricchi sono più potenti? Sotto il sistema attuale o sotto l'anarchia di mercato? </span>Certamente, se sei ricco, in entrambi i sistemi hai molti vantaggi. È bello essere ricchi. Sei sempre in una posizione migliore per corrompere le persone con le tangenti. Ma, <span style="font-weight: bold;">sotto il sistema attuale, il potere dei ricchi è moltiplicato. </span>Supponi che io sia una persona ricca e malvagia, e che voglia convincere lo Stato a fare una certa cosa (o ad approvare una certa legge, NdM) <span style="font-weight: bold;">che costa al Paese un milione di dollari</span>. <span style="font-weight: bold;">Devo forse corrompere qualche burocrate con una tangente di un milione di dollari? No. Perché non sto chiedendo al burocrate di fare quella cosa con i </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">suoi</span><span style="font-weight: bold;"> soldi.</span> Ovviamente, se gli stessi chiedendo di farlo con i suoi soldi, e volessi convincerlo a perdere un milione, non potrei offrire una tangente minore di un milione. Dovrei offrire almeno un milione e un centesimo. Ma i burocrati amministrano i soldi altrui; i soldi delle tasse, che non sono di loro proprietà. ... <span style="font-weight: bold;">Quindi tutto ciò che devo fare è dare al burocrate una tangente piccola, diciamo mille dollari, e lui indirizzerà questo milione di dollari di tasse dei contribuenti verso il mio progetto preferito. </span>Quindi il potere di corruzione dei miei soldi è moltiplicato.<br /><br />Invece, se tu fossi un'agenzia di protezione privata, e io cercassi di farti fare qualcosa che costa un milione, dovrei darti una tangente di più di un milione. Quindi il potere dei ricchi è in realtà diminuito sotto l'anarchia di mercato.<br /><br />E naturalmente, qualunque corte di giustizia privata che si facesse la <span style="font-weight: bold;">reputazione </span>di discriminare a favore dei milionari contro i poveri avrebbe presumibilmente anche la reputazione di discriminare a favore dei miliardari contro i milionari. Quindi i milionari non vorrebbero sempre avere a che fare con quest'agenzia. Vorrebbero avere a che fare con essa solo quando stanno trattando con persone più povere, non più ricche. Insomma, gli effetti di un simile comportamento sulla reputazione non sarebbero troppo popolari.<br /><br />[<span style="font-style: italic;">Nota di Maurizio.</span> In una società libertaria, le agenzie di arbitrato vivrebbero della propria reputazione; se un'agenzia emettesse una sentenza che fosse percepita come ingiusta dalla popolazione, <span style="font-weight: bold;">quell'agenzia perderebbe moltissimi clienti, </span>finendo probabilmente per fallire. Quindi, per corrompere un'agenzia privata, dovresti offrire <span style="font-style: italic;">più del suo valore di mercato</span><span style="font-style: italic;">. </span><span>Questa è una cifra <span>molto superiore </span>a quella che devi offrire per corrompere un giudice oggi. </span>Quindi le agenzie sarebbero più imparziali e più difficili da corrompere rispetto ai giudici attuali. NdM]<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Per chi si preoccupa delle vittime povere che non possono permettersi i servizi legali ...</span> <span style="font-weight: bold;">si può fare ciò che facevano nell'Islanda medioevale: se qualcuno ti ha danneggiato, ricevi un titolo che ti dà il diritto di riscuotere con la forza un certo risarcimento da quella persona. Se sei troppo povero per pagare un'agenzia che riscuota materialmente questo risarcimento, puoi comunque vendere questo titolo (o parte del titolo) a qualcun altro. E' come quando assumiamo un avvocato con la modalità di pagamento "quota lite" ["contingency fee"]: gli promettiamo una parte dei guadagni in caso di vittoria</span> [cioè di fatto vendiamo all'avvocato una parte del diritto al risarcimento, NdM].<br /><br />Insomma, tu povero puoi vendere il diritto al risarcimento a qualcuno che <span style="font-weight: bold;">sia nella posizione di riscuotere quei soldi e di applicare la legge.</span> [Quindi il colpevole pagherà. E pagherà una quantità pari al danno causato. Questo preserva la funzione deterrente della pena. NdM]<br /><br />...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">9. Robert Bidinotto: le masse vorranno leggi cattive</span><br /><br />Un'altra preoccupazione di Bidinotto (che in certo senso è l'esatto contrario della preoccupazione che i ricchi governeranno) è questa:<br /><br /><blockquote>"Come dice Mises, il mercato è come una grande democrazia, dove c'è la <span style="font-weight: bold;">sovranità dei consumatori, </span>e la massa ottiene qualunque cosa vuole. [Quindi l'anarchia di mercato si potrebbe anche chiamare "democrazia di mercato", NdM.] Questa è una bella cosa quando si tratta di frigoriferi e automobili e cose del genere. Ma sicuramente non è una bella cosa quando si tratta delle leggi. Perché dopo tutto le masse sono un mucchio di sciocchi ignoranti e intolleranti; se possono ottenere qualunque legge vogliano, chissà quali orribili cose potranno fare."<br /></blockquote><br />Ma c'è una differenza tra la democrazia economica di Mises e la democrazia politica: nella democrazia economica ,<span style="font-weight: bold;"> è vero che la gente ottiene ciò che vuole, ma stavolta deve pagare per averlo. </span>Ora, è perfettamente vero che, se certe persone sono abbastanza fanatiche e vogliono fortemente imporre ad altre persone delle cose perverse, e se hai un gruppo di persone abbastanza grande e abbastanza fanatico che vuole far ciò, allora l'anarchia potrebbe non condurre a un risultato libertario.<br /><br />In California, abbiamo abbastanza persone che sono completamente fanatiche sul vietare il fumo. In Alabama, vogliono bandire l'omosessualità anziché il fumo. (E nessuno dei due vorrebbe bandire l'altro, credo) ... In questo caso potrebbe succedere effettivamente che, nella democrazia economica, le persone siano così fanatiche da vietare la cosa in questione. Ma ricordate che <span style="font-weight: bold;">dovranno pagare per questo.</span> Quindi, <span style="font-weight: bold;">quando a fine mese ti arriva a casa la bolletta da pagare, ci sarà scritto questo: "Ecco la quota da pagare per il servizio di base (proteggerti dall'aggressione). Ah, e poi, naturalmente, c'è la tariffa aggiuntiva per quell'altra cosetta (sbirciare nella finestra del tuo vicino per assicurarsi che non stia fumando tabacco, o praticando omosessualità, o qualunque altra cosa)</span>.<br /><br />A questo punto le persone veramente fanatiche diranno "Sì, mi sta bene pagare soldi extra per questo servizio". Ma, se non sono così fanatiche, diranno "<span style="font-weight: bold;">Beh, se tutto ciò che devo fare è entrare in una cabina elettorale e votare per queste leggi che restringono la libertà degli altri, allora lo faccio volentieri; andare a votare non mi costa niente." Ma se devono veramente pagare per queste leggi, diranno "Ehm, forse, dopo tutto, posso chiudere un occhio... Forse posso farmi i cavoli miei."</span><br /><br /><br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">10. Robert Nozick e Tyler Cowen: le agenzie di protezione diventeranno un governo di fatto</span><br /><br />Quest'ultima domanda fu sollevata in origine dal filosofo Robert Nozick e fu elaborata ulteriormente dall'economista Tyler Cowen. Nozick disse: supponi che ci sia l'anarchia. [Io e te abbiamo una disputa, e siamo clienti di due agenzie diverse. I giudici delle rispettive agenzie sono in disaccordo su chi di noi due ha ragione.] In questo caso, succederà una di queste due cose: o le agenzie di protezione combatteranno (ma abbiamo già discusso questa eventualità) <span style="font-weight: bold;">oppure si accorderanno stipulando <span style="font-style: italic;">in anticipo </span>dei contratti mutui di arbitrato. [Cioè, le agenzie stipulano </span><span style="font-style: italic; font-weight: bold;">a due a due </span><span style="font-weight: bold;">un contratto che dice "Se in futuro io e te ci troveremo in disaccordo, delegheremo l'agenzia <span style="font-style: italic;">Tizio </span>a decidere chi di noi due ha ragione". </span><span>Attenzione:</span><span> Tizio <span style="font-style: italic;">non </span>è sempre la stessa agenzia: ogni coppia di agenzie può scegliere un'agenzia <span style="font-style: italic;">diversa</span> </span><span>come arbitro</span><span>. NdM.</span><span style="font-weight: bold;">] </span><br /><br />Che succede in quest'ultimo caso, in cui le agenzie si impegnano <span style="font-style: italic;">in anticipo</span> a risolvere le loro dispute con contratti vicendevoli di arbitrato? Beh, in questo caso, secondo Nozick, le agenzie in questione <span style="font-weight: bold;">diventano un governo. </span>E si tornerebbe di nuovo allo Stato.<br /><br />[Una risposta sbrigativa è che queste agenzie non sarebbero davvero un governo, perché (1) non pretenderebbero pagamenti forzosi: il cittadino sarebbe libero di non pagare e non usufruire dei loro servizi; e (2) il cittadino sarebbe libero di fondare agenzie concorrenti. Per risposte più approfondite, vedi anche Rothbard (Nell'appendice di "Ethics of Liberty") e David Friedman. NdM]<br /><br />Poi Cowen spinge questo argomento oltre. Dice che ciò che succede è che le agenzie, facendo simili accordi, <span style="font-weight: bold;">creano un cartello</span>, e sarà nell'interesse di questo cartello trasformarsi a sua volta in un governo. Se nasce una nuova agenzia a fare concorrenza al cartello, <span style="font-weight: bold;">il cartello può semplicemente boicottarla.</span><br /><br />Proprio come, se tu produci un nuovo Bancomat, è nel tuo interesse che questo Bancomat sia compatibile con le macchine esistenti, così, se tu fondi una nuova agenzia di protezione, è nel tuo interesse diventare parte del sistema di contratti di arbitrato che viene già osservato dalle agenzie esistenti. <span style="font-weight: bold;">I clienti non verranno da te se scoprono che tu non hai stretto alcun accordo con le altre agenzie circa cosa deve accadere se un giorno ti troverai in conflitto con queste altre agenzie. Ma in questo caso il cartello sarà in grado di tenere ogni nuova agenzia fuori dal mercato, </span><span>semplicemente rifiutandosi di fare accordi con essa (boicottaggio).</span><br /><br />[<a href="http://www.daviddfriedman.com/Academic/Law_as_a_private_good/Law_as_a_private_good.html">Qui </a>trovate la risposta di David Friedman a Tyler Cowen. Un'altra risposta importante è quella di Caplan e Stringham (<a href="http://www.sjsu.edu/stringham/docs/Caplan.and.Stringham.2003.Networks.Law.and.the.Paradox.of.Cooperation.pdf">qui</a>). Una risposta più sbrigativa è simile a quella che ho dato in precedenza, e cioè: affinché un cartello possa formarsi e resistere nel tempo, <span style="font-weight: bold;">deve esistere in quel mercato un monopolio naturale. </span>Ma questa condizione non sembra valere nel mercato dei servizi di protezione. Quindi le agenzie non diventerebbero così grandi (e così poche) da poter formare un cartello. NdM.]<br /><br />Potrebbe succedere una cosa del genere? Certo. Potrebbe anche succedere che metà delle persone degli Stati Uniti domani si suicidino in massa. Ma la domanda è: è probabile che questo cartello riesca ad abusare del suo potere in questo modo? Il problema è che i cartelli sono instabili per le solite ragioni. Questo non significa che è impossibile che un cartello abbia successo. Dopo tutto le persone hanno libero arbitrio. Ma è improbabile, perché gli stessi incentivi che portano a formare il cartello ti portano anche a cercare di imbrogliarlo -- perché è sempre nell'interesse di chiunque si trovi dentro il cartello fare accordi con chi sta fuori.<br /><br />L'economista Bryan Caplan distingue tra <span style="font-weight: bold;">boicottaggi auto-alimentanti e boicottaggi non-auto-alimentanti. </span>I boicottaggi auto-alimentanti sono quelli dove il boicottaggio è stabile, perché è un boicottaggio contro, ad esempio, un uomo d'affari che imbroglia i suoi partner di affari. Ora, è chiaro che non devi avere una volontà morale di ferro per evitare di fare affari con le persone che imbrogliano i partner di affari. Hai degli interessi personali per non fare affari con queste persone.<br /><br />Ma pensate alla decisione di rinunciare a uno scambio vantaggioso con qualcuno perché non vi piace la sua religione o qualcosa del genere; oppure perché costui è membro di un'agenzia di protezione che non ti piace; o perché gli altri membri nel cartello di boicottaggio ti hanno detto di non trattare con lui. Beh, questo boicottaggio potrebbe funzionare. Forse abbastanza persone (e forse tutti) nel cartello sono così decise a mantenere in vita il cartello, e semplicemente decideranno di non avere rapporti con quella persona. È possibile? Sì. Ma se assumiamo che abbiano formato il cartello di boicottaggio per interesse economico personale, allora <span style="font-weight: bold;">l'interesse economico personale è esattamente quello che porterà alla sua distruzione, </span>perché è nell'interesse individuale di ciascun membro del cartello avere rapporti con questa persona. [sebbene l'interesse del gruppo sia differente. Questa situazione si chiama "dilemma del prigioniero", NdM].<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Question time.</span><br /><br />...<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Perché non esiste alcun paese industrializzato che abbia l'anarchia di mercato? </span><br /><br />Risposta: <span style="font-weight: bold;">non vediamo neppure paesi industrializzati che abbiano la monarchia. </span>D'altra parte non è da molto tempo che esistono paesi industrializzati . <span style="font-weight: bold;">C'è stato un tempo in cui si diceva "ogni paese civile è una monarchia". </span>Possiamo trovare gente del diciassettesimo e diciottesimo secolo che diceva: "guarda, tutti i paesi civili sono monarchie; la democrazia non funzionerebbe mai.". E quando dicevano che la democrazia non avrebbe funzionato, non intendevano dire soltanto che avrebbe avuto tutti questi risultati negativi di lungo termine; <span style="font-weight: bold;">intendevano che sarebbe completamente degenerata nel caos nell'arco di pochi mesi. </span>Qualunque cosa voi pensiate della democrazia, si è rivelata più attuabile di quanto avevano predetto. O comunque, è durata di più.<br /><br />Quindi, le cose sono un divenire. C'è stato un tempo in cui erano tutte monarchie. Ora sono democrazie semi-oligarchiche. La notte è ancora giovane.<br /><br />...Unknownnoreply@blogger.com9