domenica 4 maggio 2008

La macchina della vita e della morte

In genere mi tengo accuratamente lontano dalle discussioni filosofiche, :) ma mi sono imbattuto in un esperimento mentale, di paternità dell'economista Walter Block (correzione: è Robert Nozick), che sembra falsificare alcune convinzioni comuni sulla pena di morte.

Supponiamo che esista una macchina in grado di trasferire la vita da una persona all'altra. Cioè in grado di resuscitare un morto uccidendo un vivo. Chiamiamola "macchina succhia-vita".

Supponiamo anche di sapere, oltre ogni ragionevole dubbio, che Tizio ha ucciso Caio.

Domanda: sarebbe legittimo, in questo caso, utilizzare la macchina succhia-vita su Tizio, uccidendolo e restituendo la vita a Caio?

Mi sembra davvero difficile rispondere di no.

Per usare le parole di Block: non è forse vero che Tizio ha "rubato la vita" a Caio, e che quindi è "debitore di una vita"? Non sarebbe quindi giusto e doveroso che egli "restituisca" a Caio la vita sottratta?

Ho idea che tutti, o quasi tutti, sarebbero d'accordo su ciò. Se questa macchina esistesse.

Quindi, se questa macchina esistesse, la pena di morte (al fine di restituzione) sarebbe perfettamente giustificata. Non avrebbe nulla di mostruoso.

Ora, naturalmente, questa macchina non esiste. (E, data la conoscenza scientifica attuale, non sembra che potrà mai esistere: la vita non è una sostanza trasferibile. Non è una specie di "gelatina" o una sostanza speciale. Al contrario, la vita risiede nel modo in cui la materia è organizzata. Una macchina è "viva" se la sua struttura interna soddisfa certe proprietà. Un corpo "morto" è un corpo che ha smesso di funzionare in un certo modo.).

Ma il fatto che la "macchina succhia-vita" non esiste non sembra importante: se ci fossero ragioni davvero valide, di principio, contro la pena di morte, queste ragioni non dovrebbero dipendere dall'esistenza o meno di questa macchina. Cioè da quello che, in un certo senso, è un accidente storico. Voglio dire: o la pena di morte è moralmente giustificabile, o non lo è. Lo stato della tecnologia attuale non dovrebbe fare alcuna differenza.

In questa luce esaminiamo tre argomenti comuni:

1. la pena di morte non è lecita perché non puoi essere mai sicuro al 100% che Tizio abbia ucciso Caio;

2. la pena di morte non è lecita perché la vita non è un bene alienabile;

3. la pena di morte non è lecita perché la pena deve avere scopo di riabilitazione.

Mi pare chiaro che, se quella macchina esistesse, queste obiezioni non sarebbero valide, anzi susciterebbero ilarità.

Cosa implica tutto ciò? Implica forse che la pena di morte è giustificata nel mondo attuale (dove la macchina non esiste)? Non mi pare. Ma implica che le obiezioni comuni alla pena di morte sono sbagliate. Gli oppositori della pena di morte sostengono che ci sono ragioni di principio per cui la pena di morte è intrinsecamente inammissibile, mentre Block ha fatto vedere che esiste un caso in cui loro stessi sarebbero a favore della pena di morte.

(Nota. Esiste almeno un altro argomento contro l'inalienabilità della vita: l'argomento del diritto all'autodifesa. La maggior parte delle persone sostiene che è lecito uccidere per difendere se stessi o qualcun altro da una aggressione che minaccia apertamente la vita. Ad esempio, se io vengo aggredito da qualcuno con un coltello o una pistola, il che minaccia la mia stessa vita, allora per difendermi posso anche ucciderlo. Ma questo argomento riguarda, appunto, solo i casi di difesa. Invece l'esperimento di Block sembra fornire uno scenario in cui uccidere è legittimo ma non per difesa: semplicemente per ripristinare la giustizia.)

A chi fosse interessato alla questione consiglio questo articolo di Stephan Kinsella, giurista e filosofo della scuola "libertaria". E anche questo, più esteso. Io non li ho ancora letti.
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Aggiornamento. Mi è venuta in mente un'obiezione all'esperimento di Block. Il nostro senso di giustizia si è evoluto, per selezione naturale, in un ambiente in cui quella macchina non esisteva. Se la macchina fosse esistita, noi oggi avremmo un senso di giustizia completamente diverso: l'omicidio non ci sembrerebbe molto più grave di un normale furto. Quindi non sembra avere molto senso immaginare un mondo in cui la macchina esiste, e tutto il resto è uguale ad ora. Se la macchina esistesse, il resto non potrebbe essere com'è ora.

Ricapitolando: Walter Block sembra aver dimostrato che gli oppositori della pena di morte hanno torto. Infatti ha fornito una situazione in cui loro stessi diventerebbero sostenitori della pena di morte. La logica è: "Se tu stesso sosterresti la pena di morte in questo caso particolare, allora i tuoi argomenti, che si oppongono alla pena di morte in generale, non possono essere corretti." Però l'esperimento mentale di Block non sembra essere valido, perché non soddisfa la condizione "ceteribus paribus". Cioè, se quella macchina esistesse, non possiamo supporre che le altre cose resterebbero uguali. In particolare, non possiamo supporre che il nostro senso di giustizia resterebbe uguale (essendo esso stesso un prodotto dell'evoluzione in un ambiente in cui la macchina esiste).

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