mercoledì 4 luglio 2012

L’effetto economico delle misure anti-evasione. Le tasse alterano il comportamento di chi ha un ampio margine di profitto?

Molte persone auspicano controlli fiscali più severi che costringano gli evasori fiscali ad emettere sempre lo scontrino o la fattura. Non credo si rendano conto che, se quelle misure fossero attuate, i consumatori stessi ne farebbero le spese, in quanto i prezzi di quei beni e servizi aumenterebbero. Vediamo perché è così.

Mettiamoci nei panni di un evasore che da oggi si vede costretto a emettere lo scontrino o la fattura. Ad esempio, un idraulico, o un pizzaiolo. Dal suo punto di vista, che cosa è cambiato? Dal suo punto di vista, è aumentato il costo di produrre una pizza. E tutto il resto non è cambiato: non c’è alcun nuovo beneficio che compensi questo maggiore costo. Quindi, produrre ciascuna pizza è diventato per lui meno attraente di prima. Ora, c’è una legge fondamentale dell’azione umana (che più avanti dimostreremo) che dice che, quando un’attività diventa meno attraente, tu la farai di meno. Questo significa che il pizzaiolo produrrà meno pizze. D’altra parte, la domanda di pizze resta invariata (perché mangiare una pizza non è certo meno attraente di prima). Ma questo implica che il prezzo delle pizze salirà necessariamente (dato che la stessa quantità di moneta viene offerta per comprare una quantità di pizze che è diminuita).

Vediamo ora un’obiezione istruttiva che mi è stata mossa a questo ragionamento. L’obiezione è questa:

Questo aumento dei prezzi ci può essere solo se la tassazione va a colpire attività concorrenziali, come gli idraulici o le pizzerie; ma non se va a colpire attività con un enorme margine di profitto, magari monopolistiche, o quasi monopolistiche, o cartelli.

Questa obiezione mi è sembrata subito insensata: dopo tutto, nel mio ragionamento non c’è alcun passaggio che cessa di essere valido in presenza di un grande margine di profitto. (Che il tuo margine sia grande o piccolo, che tu sia monopolista o meno, in ogni caso una tassa sulle vendite rende la produzione per te meno attraente, quindi produrrai di meno.) Ma allora, quale ragionamento può aver fatto l’autore del commento per arrivare a una conclusione simile? Credo che abbia ragionato così:

Prendiamo un monopolista con un enorme margine di profitto. Se gli aumenti le tasse, l'unica conseguenza sarà di diminuire il suo margine di profitto; ma lui continuerà a fare la stessa attività di prima, perché quella attività è ancora la sua migliore alternativa. L’attività ha un margine ancora molto alto, e non c’è alcuna altra attività che gli renderebbe anche lontanamente così tanto. 
Oltre a continuare la stessa attività, egli la farà con la stessa intensità di prima, cioè non diminuirà la produzione. Continuerà a lavorare 7 giorni su 7. Infatti, lui vuole in ogni caso guadagnare il più possibile. Anche se ora, a causa della tassa, guadagna di meno, in ogni caso resta il fatto che più produce e più guadagna; quindi non avrebbe senso per lui produrre di meno, perché guadagnerebbe ancora meno. Sarebbe come un secondo danno che si aggiunge al primo. L’unica cosa che può fare, quindi, è produrre più che può, come faceva prima, anche se così facendo guadagna meno di prima. Questa è ancora la sua migliore alternativa. 


Leggendo quanto sopra, si vede che l’interlocutore non riesce a immaginare perché quell’imprenditore dovrebbe voler diminuire la produzione a causa di un aumento delle tasse, finché il suo margine di profitto resta molto grande. Evidentemente la mia risposta (“produrrà di meno perché produrre diventa meno attraente”) gli sembra insensata: è vero che la produzione è meno attraente, ma non è forse ancora la sua migliore alternativa, dato che vuole guadagnare "il più possibile"?

Non è così. Ciò che sfugge all’interlocutore è questo: l’imprenditore deve necessariamente diminuire la produzione perché, a causa della nuova tassa, alcune unità prodotte vengono a costargli più di quel che rendono. E quindi gli causano una perdita, non un profitto.

In altre parole: per un produttore, le unità prodotte non hanno tutte lo stesso costo di produzione, e non producono tutte lo stesso beneficio. Alcune unità hanno un beneficio che compensa a malapena il costo di produzione. Ed un aumento delle tasse, facendo aumentare il costo di produrre ciascuna unità, fa sì che queste unità “marginali” gli procurino improvvisamente più costi che benefici. Quindi non vengono più prodotte.


E' importante notare che questo è vero indipendentemente dal fatto se sei un monopolista o meno, o se il tuo margine di profitto è grande o piccolo. Anche per il monopolista, alcune unità prodotte hanno un beneficio che compensa a malapena il costo. Una tassa le fa diventare improvvisamente non redditizie.

Quindi, dov'è esattamente l'errore nel ragionamento dell'interlocutore? L'errore è che è falsa l'affermazione "più produce, più guadagna". Quello che interessa a un produttore non è massimizzare le entrate, ma massimizzare il profitto, cioè la differenza tra benefici e costi. Produrrà quindi la quantità di prodotto che massimizza questa differenza. Se i costi di produzione sono saliti, la quantità che massimizza questa differenza diminuisce (perché, come detto, alcune unità prodotte iniziano ad avere più costi che benefici).

Nel prossimo post vedremo la dimostrazione di tutto questo. Cioè, dimostreremo la seguente legge fondamentale dell’azione umana:

Se produrre X diventa per te meno attraente di prima, e tutto il resto non cambia, tu produrrai meno X di prima, perché alcune unità di X inizieranno ad avere per te più costi che benefici. 

Cosa interessante, questa è una legge logica, non una legge empirica, quindi si può addirittura dimostrare vera.
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