martedì 24 luglio 2007

Astrologia e paranormale



Questo post è il primo di una serie dedicata alla superstizione e al libro di Richard Dawkins "L'arcobaleno della vita" [Unweaving the rainbow: a darwinian view of life"].

In questo episodio introduttivo Dawkins elenca casi notevoli di credulità umana. Particolarmente interessante è il racconto di un episodio di telepatia trasmesso in televisione. Uno degli argomenti centrali è che è possibile dimostrare che gli astrologi, ed altre categorie di sedicenti "veggenti", sono ciarlatani. Allora perché costoro non vengono perseguiti e condannati per frode? Un altro concetto importante è che, per un uomo del secolo scorso, molte nostre tecnologie odierne sarebbero apparse come magia. Allora come distinguere tra scienza e pseudoscienza?

Capitolo 6. Ingannati da chimere


La credulità è la debolezza dell'uomo, ma la forza del fanciullo.
CHARLES LAMB, Saggi di Elia, 18231

Abbiamo sete di meraviglia. Abbiamo una poetica sete di meraviglia che la vera scienza sarebbe qualificata a placare, ma che spesso viene intercettata, a scopo di lucro, dagli astrologi, dai «sensitivi» e dalle loro ciarlatanerie. Espressioni magniloquenti come «la quarta casa in Acquario» o «Nettuno retrogrado sta entrando in Sagittario» sono circondate da un alone pseudoromantico che all'orecchio degli ingenui e dei suggestionabili possono suonare simili a terminologie e frasi realmente scientifiche, come: «L'universo è inconcepibilmente prodigo» o (a proposito del sistema solare, condensatosi da un disco di materia' stellare che ruotava su se stesso) «Il disco brulica di futuri possibili», tratte da Shadows of Forgotten Ancestors (1992), di Carl Sagan e Ann Druyan. In un altro volume, Sagan osservava:

Come mai nessuna delle principali religioni ha mai concluso, dopo aver preso in considerazione la scienza: «È meglio di quanto sembrava. L'universo è assai più vasto di quanto dicevano i nostri profeti, e assai più maestoso, sottile e affascinante». Perché, invece, ognuna dice: «No, no, no, il mio è un dio piccolo e voglio che così resti»? Una religione - vecchia o nuova - che esaltasse la magnificenza dell'universo quale c'è stata rivelata dalla scienza moderna susciterebbe un senso di reverenza ben superiore a quello suscitato finora dalle religioni tradizionali.
Pale Blue Dot, 1995

Da quando, in Occidente, le religioni tradizionali hanno cominciato a declinare, esse sembrano aver ceduto il posto non tanto alla scienza e alla sua visione chiara e onnicomprensiva del cosmo, quanto all'astrologia e al paranormale. Dopo un secolo come il Novecento, nel quale si sono registrati i più strepitosi successi scientifici di tutti i tempi, ci si aspetterebbe che la scienza fosse divenuta parte integrante della cultura generale e che l'estetica umana ne comprendesse la poesia. Pur senza voler essere pessimista come lo fu C.P. Snow quando, negli anni Cinquanta, pubblicò Le due culture, devo riconoscere che all'alba del Duemila questa speranza d'integrazione è andata delusa. I libri di astrologia vendono più dei libri di astronomia, e la televisione spalanca le porte a maghi d'accatto che vengono spacciati per medium e chiaroveggenti. In questo sesto capitolo analizzerò la superstizione e la credulità, cercando di capire la loro origine e di spiegare perché si possa far leva tanto facilmente su di esse; nel settimo, invece, spiegherò in che modo si può usare il ragionamento statistico per difendersi dal «morbo del paranormale». Iniziamo dunque dall'astrologia.

Il 27 dicembre 1997 il «Daily Mail», uno dei quotidiani più diffusi in Gran Bretagna, dedicò la prima pagina all'argomento, intitolando l'articolo di apertura: 1998: l'alba dell'Acquario. Si era quasi grati quando, procedendo nella lettura, ci si rendeva conto che la cometa Hale-Bopp non era considerata la causa diretta della morte della principessa Diana. Lo strapagato astrologo del quotidiano avvertiva che "il lento, ma potente Nettuno" stava per «congiungersi» all'altrettanto potente Urano nel segno dell'Acquario. Le conseguenze, spiegava, sarebbero state rimarchevoli:

il Sole sta sorgendo. E la cometa è venuta a ricordarci che questo Sole non è fisico, ma psichico, spirituale, interiore, sicché non è costretto a seguire la legge di gravitazione. Esso può levarsi più rapido sopra l'orizzonte se un numero abbastanza grande di persone lo saluterà e incoraggerà. E, apparendo, sarà in grado di scacciare le tenebre.


Come può la gente trovare affascinanti simili balordaggini e preferirle alla bellezza dell'universo reale che ci viene svelata dall'astronomia?

In una notte senza luna in cui "le stelle appaiono gelide" e le uniche nubi visibili sono le macchie luminose della Via Lattea, provate ad andare in un posto lontano dall'inquinamento luminoso dei lampioni, a sdraiarvi sull'erba e a guardare il cielo. Lì per lì noterete le costellazioni, ma il loro «disegno» è del tutto casuale, come una macchia d'umidità sul soffitto del bagno. Riflettete dunque su quanto poco significhi affermare che «Nettuno è entrato nell'Acquario» . L' Acquario è composto da stelle eterogenee che si trovano a distanze diverse da noi e che non sono connesse in nessun modo se non per il fatto di apparire in un certo (insignificante) modo quando vengono viste da un (insignificante) posto della galassia come il nostro pianeta. Le costellazioni non sono entità, quindi non sono cose nelle quali si possa sensatamente dire che Nettuno, o qualsiasi altro oggetto, «entra».

Inoltre, la loro forma cambia. Un milione d'anni fa, L'homo herectus (quando l'inquinamento luminoso non esisteva, a meno che non ardesse il fuoco del bivacco, brillante invenzione di questo nostro antenato) contemplava di notte costellazioni assai diverse da quelle che vediamo noi. Tra un milione d'anni, i nostri discendenti ammireranno in cielo altre «figure» di cui conosciamo già l'aspetto. È questo il tipo di previsione che gli astronomi, non gli astrologi, sono in grado di fare. E, diversamente dagli oroscopi, sarà esatta.

Poiché la luce ha una velocità finita, quando si guarda la grande galassia di Andromeda, nella costellazione omonima, si vede come era 2,3 milioni di anni fa, all'epoca in cui l'Australopithecus vagava per l'erba alta della savana. In altre parole, si guarda indietro nel tempo. Se poi spostiamo lo sguardo di qualche grado, verso la stella più vicina della medesima costellazione, noteremo Mirach, che è assai più vicina nel tempo: la vediamo infatti com'era quando da noi ci fu il crac di Wall Street. Il sole, il disco giallo intorno a cui la terra gira, è a soli otto minuti da noi. Ma se puntiamo un grande telescopio sulla galassia Sombrero vediamo un miliardo di miliardi di stelle, che sono com'era il sole quando i nostri antenati con la coda guardavano il cielo intimoriti e quando l'India entrò in collisione con l'Asia dando origine alla catena dell'Himalaya. Osserviamo una collisione più spettacolare, tra due galassie nel quintetto di Stephan, quale avvennne all'epoca in cui sulla terra stavano apparendo i dinosauri e le trilobiti si erano appena estinte.

Qualunque avvenimento storico ci venga voglia di nominare ha la sua traccia in cielo, ossia una stella la cui luce brilla da quel particolare anno. Tutti, tranne i bambini in fasce, hanno nella volta celeste una «stella di natività», il bagliore termonucleare che segnò l'anno della loro nascita. Anzi, di queste stelle se ne possono trovare parecchie (40 se si hanno quarant'anni, 70 se se ne hanno cinquanta, 175 se se ne hanno 80). Quando guardiamo una «stella di natività», il telescopio diventa una macchina del tempo che ci permette di contemplare eventi termonucleari verificatisi nell'anno in cui venimmo al mondo. È senza dubbio un'idea piacevole, ma niente di più. La stella del nostro anno di nascita non si degna certo di parlarci della nostra personalità, del nostro futuro o dei partner sessuali a noi più adatti: ha un carnet di impegni di dimensioni ben più vaste, dal quale sono escluse le insignificanti vicende umane.

Naturalmente la stella della nostra nascita è nostra solo per l'anno in corso; l'anno successivo bisogna prendere in considerazione una «sfera» più grande, più lontana di un anno luce. Proviamo a pensare a questa sfera in espansione come al raggio sempre più lungo della buona notizia (la notizia della nostra nascita). In teoria, nell'universo einsteiniano nel quale, secondo i fisici, viviamo, niente viaggia più veloce della luce; così, se abbiamo 50 anni, la "sfera della notizia" ha un raggio di 50 anni luce. All'interno di tale sfera (comprendente poco più di mille stelle) è, sempre in teoria (anche se ovviamente non in pratica), possibile che si sia diffusa la notizia della nostra nascita; all'esterno di essa potremmo benissimo non esistere e, anzi, in senso einsteiniano non esistiamo affatto. Gli anziani hanno più ampie «sfere di esistenza» dei giovani, ma in nessun caso la vita copre più di una minuscola frazione d'universo. La nascita di Gesù potrà sembrarci un avvenimento molto importante e anche molto antico, visto che risale a duemila anni fa, ma su scala cosmica è così recente che, pur ipotizzando circostanze ottimali, la notizia, sempre in linea di principio, potrebbe aver raggiunto meno di un duecentomiliardesimo degli astri dell'universo. Intorno a molte stelle, se non alla maggior parte, orbiteranno pianeti. I numeri, in cielo, sono così grandi che probabilmente alcuni di quei pianeti ospiteranno forme di vita e altri saranno popolati da specie intelligenti, dotate di una loro tecnologia. Tuttavia la distanza e il tempo che ci dividono sono talmente giganteschi che migliaia di forme di vita potrebbero evolversi in modo indipendente ed estinguersi senza mai venire a sapere dell'esistenza le une delle altre.

Per fare il calcolo del numero di stelle di natività, sono partito dall'assunto che la distanza media fra le stelle sia di 7,6 anni luce, cioè più o meno la distanza osservabile nella particolare regione della Via Lattea in cui ci troviamo. Sembra una densità bassissima (circa 440 anni luce cubici per stella), ma in realtà è alta in confronto a quella delle stelle dell'universo nel suo complesso, dove lo spazio tra le galassie è vuoto. Isaac Asimov ha fatto un esempio molto efficace: è come se tutta la materia dell'universo fosse, ha detto, un unico granello di sabbia posto al centro di una stanza vuota lunga 32 chilometri e alta e larga altrettanto. Nel contempo, è come se il singolo granello fosse polverizzato in mille milioni di milioni di milioni di frammenti, perché è all'incirca quello il numero delle stelle nell'universo. Sono questi alcuni dei dati concreti dell'astronomia, che, se da un lato ci tolgono l'illusione di essere protagonisti, dall'altro ci colpiscono per la loro bellezza.

Sotto il profilo estetico, invece, l'astrologia è un insulto. I suoi deliri precopernicani sviliscono e offendono l'astronomia, come certi pezzi di Beethoven usati per messaggi commerciali sviliscono e offendono il grande musicista. È un insulto alla psicologia e alla straordinaria ricchezza della personalità umana catalogare semplicisticamente tutti gli individui in dodici categorie. Gli Scorpioni sono allegri ed estroversi, mentre i Leoni, con il loro carattere metodico, vanno d'accordo con le Bilance (o chi per loro). Mia moglie, Lalla Ward, si ricorda che una volta, mentre stava girando un film, una sua collega, un'attricetta americana cui era stata assegnata una particina, si avvicinò al regista Otto Preminger e gli chiese: «Mr. Preminger, di che segno è lei?». Al che, con forte accento austriaco, Preminger diede una risposta memorabile: «Del segno Non Scocciare».

La personalità è una realtà, e gli psicologi sono riusciti a elaborare modelli multidimensionali che ne misurano in certo grado le variazioni. Il numero molto elevato di dimensioni può essere ridotto matematicamente a un numero inferiore con una perdita quantificabile, e in parte quantificata, di capacità predittiva. Queste dimensioni derivate corrispondono a volte a quelle che pensiamo di riconoscere in maniera intuitiva: aggressività, ostinazione, affettuosità e così via. Rappresentare la personalità di un individuo come un punto in uno spazio multidimensionale è un'approssimazione utile di cui si possono determinare i confini. È un metodo ben diverso dalle categorizzazioni assolute e mutualmente incompatibili, e certo ben diverso dalle stupide farneticazioni dell'astrologia dei giornali: si basa infatti su dati realmente pertinenti alle persone, non sui «pianeti» del giorno della nascita. Il modello psicologico multidimensionale può permettere di capire se un individuo è adatto a una certa carriera o se due fidanzati hanno buone prospettive di un matrimonio felice. I dodici segni zodiacali sono, nella migliore delle ipotesi, un costoso quanto inutile trastullo.

Inoltre mal si accordano con le leggi antidiscriminatorie e con le nostre forti obiezioni verso tutto ciò che è politicamente scorretto. Si abituano i lettori di quotidiani a considerare se stessi e i loro amici e colleghi «Scorpioni», «Bilance», «Leoni» e via dicendo. A ben pensarci, non è un modo di etichettare e discriminare la gente, insomma di applicare quegli stereotipi culturali che oggi molti di noi trovano deplorevoli? Mi immagino i Monty Python ideare una scenetta in cui qualcuno legge questo genere di rubrica sul quotidiano:

Tedeschi. Siete per natura molto laboriosi e metodici, e questo oggi vi tornerà utile in ufficio. Quanto alle relazioni personali, stasera cercate di reprimere la vostra innata tendenza a obbedire agli ordini.

Spagnoli. Vi lascerete prendere dal vostro sangue caldo latino: attenti a non fare qualcosa di cui potreste pentirvi! E, per favore, non mangiate aglio a pranzo se avete progetti romantici per la sera ...

Cinesi. L'imperscrutabilità presenta molti vantaggi, ma oggi potrebbe segnare la vostra débacle.

Inglesi. Impassibili come siete, sarete avvantaggiati nelle trattative d'affari. Ma perché non provate per una volta a rilassarvi e a lasciarvi andare nella vita sociale?

Si possono facilmente immaginare gli altri stereotipi nazional-zodiacali. Certo, le rubriche di astrologia sono meno offensive degli esempi di discriminazione sopra riportati, ma proviamo a chiederci dove sta la differenza. Le une e gli altri dividono ingiustamente l'umanità in gruppi definiti da caratteristiche arbitrarie. Se anche vi fosse qualche piccola indicazione statistica a favore di determinate tipologie, entrambe le rubriche sopra citate favorirebbero il pregiudizio, incoraggiando la gente a trattare gli altri come tipi anziché come individui. Già adesso, nelle sezioni dei giornali dedicate ai «cuori solitari» si leggono frasi come: «Scorpioni esclusi» o: «Tori, risparmiatevi di scrivere». Certo, non si arriva alla gravità dei cartelli su cui era scritto: «Vietato l'ingresso ai neri» o: «Vietato l'ingresso agli irlandesi», perché i pregiudizi astrologici non sono rivolti sempre e soltanto verso determinati segni, ma resta il fatto che creare stereotipi e discriminare in base a essi impedisce di accettare la gente nella sua individualità.

Le conseguenze potrebbero essere tristi sotto il profilo umano. La piccola pubblicità dei cuori solitari serve ad ampliare il raggio dei possibili partner sessuali (in effetti le occasioni che si presentano sul lavoro o nella cerchia delle conoscenze sono spesso scarse e la necessità di incrementarle è assai concreta): se le persone sole, che potrebbero trarre grande vantaggio dall'incontro con l'agognato partner, vengono indotte a scartare per motivi assurdi e gratuiti fino a undici dodicesimi della popolazione, il danno è evidente. Al mondo ci sono creature vulnerabili che vanno compatite, non deliberatamente fuorviate.

Mi è stato raccontato che, alcuni anni fa, un pennivendolo che aveva avuto la sfortuna di dover curare l'oroscopo per il proprio quotidiano alleviò la noia scrivendo sotto uno dei dodici segni zodiacali la funesta frase: «Tutti i dispiaceri di ieri sono niente in confronto a quello che vi capiterà oggi». Fu licenziato perché il centralino del giornale venne sommerso da telefonate di lettori impauriti; il che dimostra, ahimé, fino a che punto la gente riponga ingenuamennte fiducia nell'astrologia.

Oltre ad avere leggi contro la discriminazione, abbiamo leggi atte a difenderci dai produttori che dichiarano il falso circa il loro prodotto. Non c'è invece alcuna norma che ci salvaguardi dalle false dichiarazioni riguardo al mondo naturale. Se ci fosse, gli astrologi sarebbero sicuramente condannati per falso. Affermano di prevedere il futuro e di saper indovinare il carattere delle persone, e vengono pagati sia per redigere un profilo della personalità sia per dare consigli professionali riguardo a decisioni importanti. Se una casa farmaceutica mettesse in commercio una pillola antifecondativa che non avesse il minimo effetto sulla fertilità, sarebbe citata in giudizio in base al Trade Descriptions Act, e denunciata dalle clienti rimaste incinte; invece nel caso di questi «professionisti» non succede niente. Le mie critiche potranno sembrare ancora una volta eccessive, ma francamente non capisco perché gli astrologi non vengano arrestati per frode, oltre che per istigazione al comportamento discriminante. Il 18 novembre 1997, il «Daily Telegraph» di Londra scrisse che il giorno prima, 17 novembre, un sedicente esorcista era stato condannato a diciotto mesi di carcere perché, con il pretesto di liberarla dagli spiriti maligni, aveva indotto un'adolescente molto ingenua ad avere rapporti sessuali con lui. L'uomo aveva mostrato alla ragazza alcuni libri di chiromanzia e magia, le aveva detto che qualcuno le aveva «gettato il malocchio e fatto una fattura», e spiegato che per esorcizzarla avrebbe dovuto ungerle l'intero corpo con oli speciali. Lei aveva acconsentito a spogliarsi completamente e, saputo dal mago che l'atto sessuale era necessario per «scacciare gli spiriti maligni», aveva copulato con lui. Ebbene, io credo che la società non possa dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Se è giusto incarcerare un sedicente esorcista che approfitta di una giovane ingenua (la ragazza aveva raggiunto, ai termini di legge, l'età della maturità sessuale), è anche giusto condannare gli astrologi che spillano quattrini a persone altrettanto ingenue, o i «sensitivi» che, dietro lauti compensi pagati dagli azionisti, offrono le loro preziose consulenze alle compagnie petrolifere per la ricerca di nuovi giacimenti. Viceversa, se si accetta la tesi che gli sciocchi siano liberi di regalare quattrini ai ciarlatani, l'«esorcista» marpione andava assolto, visto che la giovane donna era libera di compiere un «rito» sessuale che riteneva utile a guarirla.

Nessuna legge fisica nota induce a pensare che la posizione di lontani corpi celesti al momento della nostra nascita abbia un'influenza sul nostro carattere o sul nostro destino. Ciò non esclude la possibilità che vi sia un rapporto causale sconosciuto, ma per mettersi ad analizzarlo occorrerebbe almeno che qualcuno ne dimostrasse gli effetti. Nessun tentativo di dimostrazione ha mai portato a risultati concreti. La stragrande maggioranza degli studi scientifici sull'astrologia non ha dato esito positivo. Alcune analisi (pochissime, per la verità) lasciano pensare (molto alla lontana) che vi sia una correlazione statistica tra segno zodiacale di nascita e carattere, ma simili conclusioni positive sono poi spiegate in altro modo: molte persone conoscono così bene l'astrologia che sanno quali caratteristiche gli altri si aspettano di trovare in loro e tendono ad adeguarsi al modello. Certo, non è una tendenza molto spiccata, ma basta a produrre i lievissimi effetti statistici osservati.

Come minimo, qualsiasi metodo rispettabile di diagnosi o divinazione dovrebbe superare quella che in statistica è chiamata «prova di attendibilità». Il test non si propone di stabilire se il metodo funzioni davvero, ma solo se professionisti diversi posti di fronte agli stessi dati (o il medesimo professionista chiamato ad affrontare due volte gli stessi dati) diano lo stesso responso. Pur essendo convinto della poca serietà dell'astrologia, credevo che l'attendibilità fosse alta sotto il profilo appena illustrato, perché ero convinto che astrologi diversi attingessero agli stessi libri. In poche parole, credevo che i verdetti fossero sbagliati, ma che i metodi fossero abbastanza sistematici da produrre se non altro le stesse sentenze errate. Invece, leggendo l'analisi di G. Dean e dei suoi colleghi, ho constatato che gli astrologi non superano nemmeno questa prova facile ed elementare. Quando esaminatori diversi giudicavano il rendimento delle persone in colloqui strutturati che non c'entravano nulla con l'astrologia, il coefficiente di correlazione superava lo 0,8 (un coefficiente di correlazione 1,0 rappresenta l'accordo perfetto, -1,0 il disaccordo completo, 0,0 la totale casualità o mancanza di associazione: un indice 0,8 è ottimo). Quando invece si veniva al campo dell'astrologia, il coefficiente di attendibilità scendeva a un pietoso 0,1, che si poteva confrontare solo con quello della chiromanzia (0,11) e che sfiorava la totale casualità. Per quanto assurda sia l'astrologia, si penserebbe che gli astrologi si accordassero sulle loro interpretazioni almeno quel tanto da apparire coerenti, ma a quanto sembra non è così. La grafologia, che come ho detto è l'analisi della scrittura, e il test di Rorschach (quello delle macchie d'inchiostro) non sono molto meglio.

I responsi astrologici richiedono così poco studio e così poca abilità che nei quotidiani vengono spesso affidati ai giovani con poca esperienza alle spalle e abbastanza tempo a disposizione. Sul «Guardian» del 6 ottobre 1994, il giornalista Jan Moir scrisse: «Il mio primo lavoro fu di redigere gli oroscopi per una catena di riviste femminili. Era il compito che veniva sempre assegnato agli ultimi assunti, perché era così stupido e facile che perfino un pivellino era in grado di assolverlo». Da giovane anche James Randi, un mago che poi, da persona lucida e razionale qual era, si mise a smascherare i finti sensitivi, stese gli oroscopi per un quotidiano di Montreal usando lo pseudonimo di Zo-ran. Procedeva così: prendeva delle vecchie riviste di astrologia, ritagliava gli oroscopi con le forbici, mescolava i ritagli in un cappello, li incollava a caso sotto i dodici segni e poi li pubblicava spacciandoli per previsioni personali. Una volta, durante l'intervallo di pranzo, sentì per caso due impiegate leggere avidamente a voce alta la rubrica di Zo-ran sul giornale.

Strillavano di gioia davanti a quei responsi così esatti sul loro immediato futuro e quando chiesi loro il motivo di tanto entusiasmo dissero che Zo-ran «ci aveva preso in pieno» la settimana prima. Non confessai che Zo-ran ero io ... Anche nelle lettere inviate al quotidiano la gente aveva mostrato di reagire con entusiasmo ai miei oroscopi, tanto da indurmi a pensare che molti, una volta accettato qualcuno come autorità dotata di poteri occulti, credano a qualunque cosa dica. A quel punto Zo-ran infilò nel cassetto le forbici e il vasetto della colla, e chiuse bottega.

Flim-Flam, 1992

Dai sondaggi svolti con i questionari risulta che molti lettori abituali dell'oroscopo in realtà non ci credono. Lo leggono, dicono, solo per «divertimento» (quanto a letteratura d'intrattenimento, hanno evidentemente gusti diversi dai miei). Parecchi però credono all'astrologia e ne seguono le dritte; e tra questi -- la notizia è ancor più inquietante in quanto è attendibile -- c'era Ronald Reagan all'epoca del mandato presidenziale. Ma come mai l'oroscopo ha tanto successo?

In primo luogo le previsioni o le «letture» del carattere sono così vaghe, sfumate e generiche che si adattano praticamente a qualsiasi persona e circostanza (di norma ognuno legge solo il suo oroscopo; se desse un'occhiata agli altri undici, il suo gli parrebbe molto meno azzeccato). In secondo luogo, siamo portati a ricordare la previsione indovinata e a dimenticare quella sbagliata. Se in un oroscopo di una decina di righe leggiamo una frase che ci sembra azzeccata, notiamo quella e sorvoliamo su tutte le altre. Ma anche quando si imbattono in una previsione clamorosamente errata, alcuni tendono a giudicarla un'anomalia o una curiosa eccezione anziché un indice della totale inaffidabilità dell'astrologia. Mi viene in mente quando David Bellamy, molto noto in Inghilterra per le sue trasmissioni televisive scientifiche (e molto stimato per le sue battaglie ambientalistiche), confidò a Radio Times (programma un tempo autorevole della Bbc) di avere in certe cose «la circospezione del Capricorno zodiacale», ma di essere perlopiù incline a caricare a testa bassa come un capricorno vero. Che fantastica puntualizzazione! Questo, a mio avviso, dimostra ciò che sostengo sempre: è l'eccezione a confermare la regola. Probabilmente Bellamy non credeva affatto a quel che diceva, ma aveva deciso di assecondare la comune tendenza delle persone colte a considerare l'astrologia un innocuo trastullo. lo non la reputo innocua, e mi chiedo se chi la definisce divertente ne sia mai stato realmente divertito.

"Donna partorisce gattino di tre chili e mezzo" è un tipico titolo del "Sunday Sport", che, come il suo equivalente americano «National Enquirer» (quattro milioni di copie vendute) pubblica notizie completamente assurde spacciandole per vere. Una volta conobbi una ragazza che era stata assunta a tempo pieno da una rivista americana di questo tipo e che passava il tempo a inventare facezie. Lei e i suoi colleghi, mi disse, facevano a gara a chi scriveva impunemente le peggiori cavolate. La gara risultò poi vana, perché sembra non ci sia limite alle fandonie che la gente è disposta a credere quando le legge sulla carta stampata. Nella pagina successiva a quella del parto felino, il «Sunday Sport» pubblicava un articolo su un mago che, non sopportando più la moglie bisbetica, l'aveva trasformata in un coniglio. Oltre ad assecondare il cliché maschilista della Santippe, la rivista mostrava un certo istinto xenofobo in un altro pezzo, intitolato: Greco pazzo trasforma ragazzo in kebab. Per citare qualche altro artiicolo esilarante, ricorderò: Marilyn Monroe rivive in un cuore di lattuga (corredato della foto verde di un cespo d'insalata al cui centro campeggiava il volto dell'attrice) e: Statua di Elvis rinvenuta su Marte.

Come è noto, molta gente ha visto Elvis Presley ubiquo e redivivo. Il culto di Elvis, che induce certi fan a conservare le unghie dei suoi piedi e altre consimili reliquie, a custodire le sue foto come santini e ad andare in pellegrinaggio a Memphis, ha buone probabilità di diventare una vera e propria religione, ma dovrà curare parecchio le pubbliche relazioni se vorrà evitare di essere superato dal culto più recente della principessa Diana. Quando, nel 1997, Lady Spencer morì, molte delle innumerevoli persone che fecero la fila per firmare il libro delle condoglianze dissero ai giornalisti di avere visto distintamente la principessa staccarsi da un vecchio ritratto appeso al muro e guardare dalla finestra del palazzo la folla ossequiante. Come nel caso dell' «angelo di Mons» che apparve ai soldati nei giorni più neri della prima guerra mondiale, numerosi testimoni oculari «scorsero» lo spettro di Diana, e la notizia si diffuse come un lampo tra la gente che, già "caricata" a dovere dalla stampa popolare, piangeva calde lacrime.

La televisione è un medium ancora più potente dei giornali e, ahimè, ci propina una quantità inusitata di paranormale. In Gran Bretagna, uno degli esempi più scandalosi degli ultimi anni è quello del santone che durante un programma affermò di essere la reincarnazione di tale Paolo di Giudea, un «dottore della legge morto duemila anni prima»; senza condurre la minima analisi critica, la BBC dedicò un servizio di ben mezz'ora all'argomento, spacciando questa ridicola fantasia per un fatto vero. In seguito, al festival televisivo di Edimburgo del 1996, nel corso di un dibattito pubblico sul tema «La resa al soprannaturale», mi scontrai con il direttore esecutivo di quel programma. Il funzionario si difese ripetendo che il santone era una brava persona, perché i pazienti li guariva sul serio. Sembrava in buona fede: non gli importava affatto se il «dottore» fosse o non fosse un reincarnato, l'unico dato rilevante era il conforto che dava ai pazienti. Ma il colmo dei colmi era il «promo» con cui la Bbc aveva accompagnato il servizio: si ringraziavano i consulenti che avevano vagliato il contenuto della trasmissione, e fra loro c'era pure lui, Paolo di Giudea! Per carità, non contesto che si possa chiedere a uno psicotico o a un imbroglione di comparire in tivù per illustrare i propri strani deliri: forse è divertente o addirittura comico (benché io lo trovi di cattivo gusto, come ridere dei fenomeni da baraccone o appassionarsi alle violente liti coniugali che gli americani «riproducono» in televisione); ma trovo inconcepibile che un'istituzione autorevole come la Bbc metta a repentaglio la credibiilità conquistata in tanti anni mostrando pubblicamente di credere al delirio di uno psicotico.

La televisione del paranormale usa spesso una formula assai volgare, ma efficace: ingaggia comuni prestigiatori e dice al pubblico che sono veri sensitivi dotati di poteri paranormali. Con cinico disprezzo per l'intelligenza dei telespettatori, a costoro non si richiede di fornire nessun riscontro, nessuna dimostrazione di credibilità. I prestigiatori, se sono dei professionisti, fanno se non altro vedere al pubblico che non si sono infilati niente su per le maniche e che non hanno collocato fili sotto il tavolo. Ai cosiddetti «sensitivi», invece, non si chiede nemmeno questa formale testimonianza di buonafede.

Permettetemi di descrivere una vera e propria esibizione: una dimostrazione di telepatia che si poteva guardare non molto tempo fa a Beyond Belief, un programma della Carlton Television prodotto e presentato da David Frost, un veterano della televisione britannica a cui il governo ha ritenuto opportuno conferire il titolo di baronetto e il cui parere, quindi, suona autorevole ai telespettatori. I «sensitivi» erano due israeliani, un padre che trasmetteva messaggi telepatici e un figlio che, bendato, vedeva «con gli occhi del padre». Si girava anzitutto una ruota finché veniva fuori un numero: il padre guardava fisso il numero stringendo i pugni per la tensione, poi, con un sofferto rantolo, chiedeva al figlio se ritenesse di poter captare il suo pensiero. «Sì, credo di sì» gracchiava di rimando il figliolo; e naturalmente indovinava il numero ed era salutato da un fragoroso applauso. Veramente incredibile! Tanto più che i telespettatori sapevano di trovarsi di fronte alla tivù-verità, a un programma di fatti veri, non di fiction come X-Files.

In realtà, babbo e figlio avevano proposto un vecchio, banale gioco di prestigio, uno dei numeri più in auge negli antichi teatri di varietà del XVIII secolo, quando, negli anni Ottanta del Settecento, si esibiva il celebre Luigi Pinetti. Sono molti e semplici i codici con i quali il padre potrebbe aver «trasmesso» il numero al suo ben addestrato marmocchio; per esempio il conteggio delle parole nella domanda apparentemente innocente: «Credi di potercela fare, figlio mio?» Invece di sgranare gli occhi per lo stupore, David Frost avrebbe dovuto imbavagliare il padre, oltre che bendare il figlio. Qual è il problema? Solo questo: una: rete televisiva dì tutto rispetto ha spacciato un gioco di prestigio per un fenomeno «paranormale».

Pochi di noi conoscono i trucchi dei prestigiatori. lo rimango spesso sbalordito di fronte a questi spettacoli: non capisco come si faccia a tirar fuori conigli dai cappelli o a segare in due delle scatole senza ferire le signore che vi sono state infilate dentro. Ma tutti sappiamo che c'è una spiegazione perfettamente razionale, che il mago potrebbe fornire se volesse e che però, com'è comprensibile, non rivela. Perché allora dovremmo chiamare «miracolo» lo stesso trucco quando ci viene spacciato per potere soprannaturale da una rete televisiva?

Vi sono poi quei «maghi» ai quali sembra di «sentire» che qualcuno tra il pubblico voleva bene a una persona il cui nome cominciava per M, che aveva un cane pechinese e che era morta per una malattia di petto; vi sono, cioè, dei «medium» e dei «chiaroveggenti» capaci di intuire cose «impossibili da percepire con i cinque sensi normali».

Non ho lo spazio per scendere in dettaglio, ma i prestigiatori chiamano questo trucco «lettura a freddo». Consiste nello sfruttare fenomeni molto comuni (tante persone, per esempio, muoiono di insufficienza cardiaca o cancro dei polmoni) e nel cercare indizi in giro, aiutati dalla tendenza della gente a ricordare le previsioni indovinate e a dimenticare quelle sbagliate (il pubblico involontariamente si tradisce quando il prestigiatore indovina). Inoltre i «lettori a freddo» usano spesso degli informatori, che origliano ciò che dicono gli spettatori quando entrano a teatro, a volte addirittura li interrogano e poi vanno nel camerino del mago prima dello spettacolo e gli raccontano tutto.

Se un «sensitivo» desse davvero un esempio scientificamente dimostrato di facoltà telepatiche (precognizione, psicocinesi, reincarnazione, moto perpetuo e quant'altro), risulterebbe lo scopritore di leggi fisiche sconosciute e straordinarie. Chi individuasse un nuovo campo di energia capace di collegare tra loro le menti nella telepatia, o una forza fondamentale nuova capace di spostare gli oggetti da un punto all'altro di un tavolo, meriterebbe il premio Nobel, e forse lo vincerebbe. Se custodisse davvero un così rivoluzionario segreto scientifico, perché mai dovrebbe buttar via il suo tempo facendo il mago in tivù? Non sarebbe logico che dimostrasse i suoi poteri in maniera scientifica, per poter essere salutato come il nuovo Newton? In realtà sappiamo la risposta: il nostro amico non può perché è fasullo. Ma, grazie a produttori televisivi creduloni o cinici, i suoi volgari trucchi di prestidigitazione troverebbero credito presso il pubblico.

Ciò premesso, va detto che alcuni «sensitivi» sono così abili da ingannare la maggior parte dei ricercatori, e le persone più qualificate a smascherarli non sono scienziati, ma altri prestigiatori. Ecco perché i più famosi di loro si rifiutano sempre, con qualche pretesto, di salire sul palcoscenico se vengono a sapere che nelle prime file della platea siedono prestigiatori professionisti. Diversi abili maghi, come James Randi in America e Ian Rowland in Gran Bretagna, organizzano spettacoli nei quali ripetono davanti al pubblico i «miracoli» di famosi sensitivi e poi spiegano che si tratta appunto di trucchi. Ci sono persone razionali e laiche anche in India, dove alcuni giovani e seri prestigiatori girano per i villaggi smascherando i santoni e ripetendo i loro «miracoli». Purtroppo qualcuno continua a credere nel soprannaturale anche dopo che è stato svelato l'inganno. Qualcun altro, messo con le spalle al muro, non vuole rassegnarsi e dice: «Be', forse quello di Randi è un trucco, ma non significa che altri non facciano davvero miracoli». A un'obiezione del genere Ian Rowland diede una volta una caustica risposta: «Be', si sono esercitati di più!».

Si possono guadagnare tanti soldi ingannando gli ingenui. Il comune prestigiatore sbarca il lunario alle feste dei bambini e mai penserebbe di poter andare in onda sulla televisione nazionale. Ma se spacciasse i suoi trucchi per fenomeni soprannaturali, forse avrebbe migliori prospettive. Le reti televisive non vedono l'ora di mandare in onda imbrogli. L'imbroglio ha sempre ottimi indici di ascolto. Invece di applaudire educatamente dinanzi a un abile gioco di prestigio, i conduttori televisivi simulano gigionesco stupore per indurre i telespettatori a credere di aver visto un fenomeno in contrasto con le leggi della fisica. Persone psichicamente disturbate raccontano i loro dei di fantasmi e poltergeist, ma invece di mandarle da un bravo psichiatra i produttori televisivi acquistano l'esclusiva, imbastiscono ricostruzioni filmate con attori di professione e ottengono gli effetti desiderati sullo sprovveduto pubblico di massa.

Corro il rischio di essere frainteso, e farò bene quindi a chiarire la mia posizione. Sarebbe semplicistico sostenere compiaciuti che le attuali conoscenze scientifiche sono assolutamente complete, e che l'astrologia e i fantasmi sono sciocchezze di cui non vale la pena parlare perché la scienza attuale non è in grado di spiegarli. È proprio così lapalissiano che l'astrologia sia un cumulo di sciocchezze? Come posso essere sicuro che una donna non abbia realmente partorito un gattino di tre chili e mezzo? Siamo davvero certi che Elvis Presley non sia risorto e salito al cielo, lasciando una tomba vuota? Sono accadute cose più strane di queste. O meglio, cose che noi diamo per scontate, come la radio, sarebbero parse ai nostri antenati non meno improbabili della visita di uno spettro. Per noi il telefono cellulare è quell'oggetto che squilla sempre inopportuno, ma agli uomini e alle donne dell'Ottocento, che sì e no avevano visto un treno, sarebbe sembrato pura magia. Come ha osservato Arthur C. Clarke, l'illustre scrittore di fantascienza e convinto assertore del potere illimitato della scienza e delle tecnologia: «Qualsiasi tecnica abbastanza avanzata è indistinguibile dalla magia». È chiamata, questa, la «terza leggge di Clarke», e vi ritornerò sopra.

William Thomson, primo Lord Kelvin, fu uno dei più illustri e influenti fisici britannici del XIX secolo; tuttavia fu una spina nel fianco per Darwin, perché «dimostrò», in modo tanto autorevole quanto errato, come oggi sappiamo, che la terra era troppo giovane perché vi avesse avuto luogo l'evoluzione. Gli si attribuiscono inoltre le tre sentenze categoriche: «La radio non ha futuro»; «Macchine più pesanti dell'aria non possono volare»; «I raggi X si riveleranno una beffa». Insomma Lord Kelvin spinse così all'estremo il proprio scetticismo da esporsi al ludibrio delle generazioni future. In "Le nuove frontiere del possibile" (1962), Arthur C. Clarke citò a mo' di avvertimento casi analoghi e mise in guardia il pubblico dai rischi di chiusure dogmatiche. Quando, nel 1878, Edison annunciò di stare lavorando alla lampada a incandescenza, in Gran Bretagna fu istituita una commissione parlamentare incaricata di verificare se la luce elettrica fosse una cosa seria o una burla. La commissione di esperti concluse che l'idea bizzarra di Edison (quella che noi oggi chiamiamo lampadina) «poteva soddisfare gli amici d'oltreoceano ... ma non meritava l'attenzione di uomini di scienza o di buon senso».

Perché l'elenco non suonasse troppo antibritannico, Clarke riportò anche le affermazioni di due illustri scienziati americani in merito agli aeroplani. L'astronomo Simon Newcomb ebbe l'infelice idea di fare quest'osservazione poco prima del famoso volo dei fratelli Wright nel 1903:

La dimostrazione che le combinazioni possibili di sostanze e congegni e forze conosciute non sono capaci di concorrere alla costruzione d'una macchina con cui l'uomo possa volare per lunghi tratti, sembra all'autore tanto completa quanto lo può essere la dimostrazione di un fatto fisico.

William Henry Pickering, un altro autorevole astronomo americano, affermò categoricamente che gli aeroplani più pesanti dell'aria, pur essendo realizzabili (dovette ammetterlo perché ormai i fratelli Wright avevano già volato), non avrebbero mai potuto rappresentare un mezzo di trasporto concreto e affidabile:

Spesso la mentalità popolare si raffigura gigantesche macchine volanti che attraversano velocemente l'Atlantico trasportando una moltitudine di passeggeri, in modo analogo ai nostri moderni piroscafi ... Mi sembra di poter affermare che tali idee sono da considerarsi del tutto fantastiche. Anche se un apparecchio potesse arrivare oltreoceano con uno o due passeggeri, la spesa sarebbe proibitiva per chiunque non fosse un capitalista ... Altra illuusione comune è che si possa ottenere una straordinaria velocità.

Pickering proseguiva «dimostrando», con seri calcoli sugli effetti della resistenza dell'aria, che un aeroplano non avrebbe mai potuto viaggiare più veloce dei treni espressi dell'epoca. [...]

Questi autorevoli scienziati che scivolano su bucce di banana ci mostrano quanto sia pericoloso trincerarsi nel già noto. Non credere a niente di ciò che appare bizzarro o inspiegabile non è una virtù. Qual è allora la differenza tra la chiusura dogmatica e il mio rifiuto dichiarato nei riguardi dell'astrologia, della reincarnazione e della resurrezione di Elvis Presley? Come facciamo a distinguere lo scetticismo giusto da quello miope, intollerante e dogmatico?

(continua)
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