lunedì 16 luglio 2007

L'insufficienza della tolleranza religiosa

Questo è il primo post di una serie dedicata al libro di Sam Harris "La Fine della Fede". Per visualizzare tutti i post della serie, clicca sull'etichetta "La Fine della Fede", nella colonna laterale del blog.

L'argomento centrale di questo episodio è che il principio di tolleranza reciproca verso le credenze altrui prive di evidenza, sostenuto dai moderati religiosi, non sta funzionando.

Capitolo 1

Un giovane sale su un autobus che sta partendo dal capolinea. Indossa un soprabito, sotto il quale nasconde una bomba. Ha le tasche piene di chiodi, sfere di metallo e veleno per topi. L'autobus è affollato e si dirige verso il centro della città. Il ragazzo si siede a fianco di una coppia di mezza età. Ha deciso di aspettare che l'autobus raggiunga la fermata successiva. Sembra che la coppia seduta al suo fianco abbia intenzione di acquistare un frigorifero nuovo. La donna ha scelto il modello, ma il marito teme che sia troppo costoso e quindi ne indica un altro sul catalogo che lei tiene aperto sulle ginocchia. Si vede già la fermata successiva. Le porte dell'autobus si spalancano. La donna fa notare al marito che quel modello è troppo grande per stare nello spazio sotto i pensili. Alcuni dei passeggeri appena saliti hanno occupato gli ultimi posti liberi, gli altri iniziano ad ammassarsi nel corridoio.

Ora l'autobus è pieno. Il giovane sorride. Premendo un pulsante si fa esplodere, uccidendo la coppia seduta accanto a lui e 20 persone che si trovavano sul bus. I chiodi, le sfere di metallo e il veleno per topi fanno altre vittime tra i pedoni e gli automobilisti. Tutto è andato come previsto.

Ben presto i genitori del giovane apprendono quanto è accaduto. Pur essendo addolorati per la perdita del figlio, si sentono molto orgogliosi della sua impresa. Sanno che con la sua azione si è guadagnato il paradiso e ha aperto la strada anche a loro. Inoltre ha mandato le sue vittime all'inferno per l'eternità: si tratta di una duplice vittoria. I vicini considerano l'evento motivo di grandi festeggiamenti e rendono onore ai genitori del giovane donando loro cibo e denaro.

Questi sono i fatti. Questo è tutto ciò che sappiamo con certezza di quel giovane. Dal suo comportamento possiamo dedurre qualche altra informazione su di lui? Era conosciuto tra i ragazzi della sua scuola? Era ricco o povero? Era poco o molto intelligente? Le sue azioni non ci forniscono alcun indizio in merito. Aveva studiato al college? Aveva un futuro brillante come ingegnere meccanico? Il suo comportamento non ci dice assolutamente nulla su tali questioni, né su centinaia di altre simili. Ma allora perché è così semplice -- al punto che ci si potrebbe scommettere la vita -- indovinare la sua religione?


Un credo è una leva che, una volta azionata, influisce praticamente su tutti gli aspetti della vita di una persona. Sei uno scientista, un liberale, un razzista? Questi non sono che alcuni esempi di credenze che si traducono in azioni. E tali credenze definiscono la nostra visione del mondo, dettano il nostro comportamento, determinano le nostre reazioni emotive nel rapporto con gli altri esseri umani. Se avete qualche dubbio in merito, considerate come cambierebbe improvvisamente la vostra esperienza se iniziaste a credere in una delle seguenti affermazioni: vi restano solo due settimane di vita; avete appena vinto 100 milioni di dollari alla lotteria; gli alieni vi hanno impiantato un ricevitore nel cranio e manipolano i vostri pensieri. Non sono che parole, ma solo fino a quando non iniziate a crederci. Da quel momento entrano a far parte a tutti gli effetti delle vostre strutture mentali, determinando i vostri desideri, le vostre paure, le vostre aspettative e i comportamenti da essi derivanti.

Sembra, tuttavia, che alcune delle credenze sul mondo a cui siamo più legati presentino un problema: ci stanno portando inesorabilmente a ucciderci l'un l'altro. Un semplice sguardo alla storia, o alle pagine di un giornale qualsiasi, svela che le idee che differenziano tra loro i vari gruppi di uomini, per accomunarli nel momento in cui compiono dei massacri, generalmente sono radicate nella religione. Si ha l'impressione che, se la nostra specie arriverà a estinguersi a causa della guerra, ciò non avverrà per il fatto che la nostra sorte era già segnata, ma perché è scritto nei nostri libri. Sarà il nostro attuale approccio a concetti come "Dio", "paradiso" e "peccato" a determinare il nostro futuro.

La situazione è la seguente: gran parte degli abitanti del pianeta crede che il Creatore dell'universo abbia scritto un libro. Per nostra sfortuna abbiamo molti libri di questo genere, ognuno dei quali proclama la propria infallibilità. Le persone tendono a organizzarsi in fazioni in base alla convinzione che la dottrina abbracciata sia infallibile, piuttosto che in funzione della lingua, del colore della pelle, della provenienza geografica o di qualunque altro criterio tribale. Ciascuno di questi testi incita il lettore ad adottare una serie di specifici rituali e credenze: alcuni sono innocui, molti altri no. Tutti, comunque, concordano perversamente su un punto di importanza fondamentale: il rispetto per le altre fedi - o per il punto di vista dei non credenti - non è un atteggiamento approvato da Dio. Sebbene tutte le confessioni religiose, di tanto in tanto, siano state toccate dal concetto di ecumenismo, ogni tradizione religiosa pone al centro della sua dottrina il principio che tutte le altre non siano che ricettacoli dell'errore o, nell'ipotesi migliore, caratterizzate da pericolose lacune. L'intolleranza, peraltro, è intrinseca a ogni fede. Quando qualcuno crede veramente che determinate idee possano condurre alla felicità eterna -- o all'eterna dannazione -- non tollera l'eventualità che le persone che ama possano smarrire la retta via a causa delle lusinghe dei non credenti. Le certezze in merito all'aldilà risultano semplicemente incompatiibili con la tolleranza espressa nella vita terrena.

Tuttavia, osservazioni di questo tenore costituiscono per noi un problema immediato perché nella nostra cultura criticare la fede di un individuo rappresenta un tabù assoluto. Su questo argomento i liberali e i conservatori hanno trovato, sorprendentemente, un punto d'accordo: le credenze religiose non sono passibili di indagine né possono essere oggetto di discussione razionale. È considerato scorretto esprimere giudizi sulle convinzioni personali rispetto a Dio e all'oltretomba, mentre è lecito disapprovare le opinioni che si hanno, ad esempio, sulla fisica o sulla storia. Così accade che, quando un kamikaze musulmano si fa esplodere uccidendo decine di innocenti in una strada di Gerusalemme, l'incidenza della fede in quel gesto viene spesso sminuita. Si adducono motivazioni politiche, economiche o soltanto personali. Se non ci fosse la fede, persone disperate compirebbero ugualmente azioni terribili, ma non si può negare che il credo sia sempre e comunque assolto.

Ad ogni modo, la tecnologia riesce a creare imperativi morali sempre nuovi. I progressi tecnici nell'industria bellica ormai hanno reso le differenze tra le religioni -- e quindi i nostri credo -- antitetiche rispetto alla nostra sopravvivenza. Non possiamo più ignorare il fatto che miliardi di persone che ci vivono accanto credano nella metafisica del martirio, o nella verità letterale dell'Apocalisse, o in una qualsiasi delle altre nozioni fantasiose che da millenni si annidano nelle menti dei fedeli. Bisogna tenerne conto se non altro perché ora quelle stesse persone possiedono armi chimiche, biologiche e nucleari. Indubbiamente questi sviluppi segnano la fase terminale della nostra credulità: se non vogliamo che parole come "Dio" e "Allah" distruggano il nostro mondo, dobbiamo considerarle alla stregua di termini quali" Apollo" e "Baal". Vagando per una decina di minuti nel cimitero delle cattive idee ci si può rendere conto che simili rivoluzioni concettuali sono possibili. Prendete il caso dell'alchimia: per più di un millennio questa pratica ha affascinato l'uomo, ma se oggi qualcuno sostenesse seriamente di essere un alchimista praticante si precluderebbe automaticamente la possibilità di accedere a molti incarichi di responsabilità nella società. Anche la religione, che si fonda sulla fede, è destinata a subire lo stesso declino verso l'oblio. Qual è l'alternativa alla religione per come la conosciamo? Come si intuisce facilmente, non è questa la domanda da porsi. Non fu cercando un'alternativa che si passò dall'alchimia alla chimiica: il cambiamento si generò dal totale ribaltamento di prospettiva - all'ignorannza più lambiccata si sostituì la conoscenza autentica, la semplicità della scienza. Scopriremo che - come nel caso dell'alchimia - parlare di "alternative" alla fede religiosa significa non cogliere il nocciolo della questione.

Naturalmente gli atteggiamenti delle persone di fede sono tanto vari da coprire uno spettro ampissimo: alcune traggono sollievo e ispirazione da una particolare tradizione spirituale, ma restano pienamente aperte alla tolleranza e al rispetto della diversità; altre invece sarebbero disposte a ridurre il pianeta in cenere, se ciò servisse a sradicare per sempre l'eresia. In altre parole ci sono religiosi moderati e religiosi estremisti: le loro passioni e i loro progetti non vanno confusi. Tuttavia, una delle tesi principali di questo libro è che gli stessi religiosi moderati sono portatori di un dogma terribile: costoro ritengono che, per dare un solido fondamento alla pace, sia sufficiente che ognuno di noi impari a rispettare i credo ingiustificati degli altri. Spero di riuscire a dimostrare che l'ideale stesso della tolleranza religiosa, sorto dal concetto che ogni essere umano deve essere libero di credere ciò che vuole riguardo a Dio, è una delle forze principali che ci stanno spingendo verso l'abisso.

Abbiamo capito troppo tardi quanto la fede religiosa possa perpetuare i comportamenti disumani verso i propri simili. Ciò non è sorprendente, visto che molti di noi ritengono che la fede sia una componente essenziale della vita dell'uomo. Ancora oggi due miti (che sembrano animare tanto i religiosi moderati quanto gli estremisti) mantengono la fede al di sopra delle critiche razionali:

a. Molti di noi credono che la fede possa produrre effetti positivi (come comunità forti, comportamenti etici ed esperienze spirituali) altrimenti inesistenti.

b. Molti di noi credono anche che le azioni terribili compiute nel nome della religione derivino non dalla fede in sé, ma da pulsioni più elementari - come l'avidità, l'odio e la paura - per le quali le credenze religiose costituiscono il rimedio migliore (se non l'unico).

Considerati insieme, questi due miti sembrano averci garantito una perfetta immunità rispetto ai focolai di ragionevolezza che scoppiano di tanto in tanto nel dibattito pubblico. Molti religiosi moderati hanno imboccato la strada apparentemente lodevole del pluralismo, asserendo che tutte le fedi sono ugualmente valide, ma in questo modo hanno trascurato di sottolineare un aspetto essenziale della questione: ogni credo si fa portatore di una verità irrimediabilmente settaria.

Se un cristiano crede che solo i suoi fratelli battezzati saranno salvati nel Giorno del Giudizio, non gli è possibile "rispettare" le credenze altrui, in quanto è convinto che le fiamme dell'inferno siano state alimentate proprio da idee simili e sono ancora pronte ad accogliere coloro che le abbracciano. In genere ebrei e musulmani adottano lo stesso punto di vista arrogante dei loro oppositori e da millenni continuano a cadere appassionatamente negli errori delle altre confessioni. Dovrebbe essere superfluo osservare che questi sistemi di credenze in conflitto tra loro sono ugualmente distanti dalla realtà.

E ancora, intellettuali di varia estrazione come RG. Wells, Albert Einstein, Carl Jung, Max Planck, Freeman Dyson e Stephen Jay Gould hanno dichiarato che la guerra tra ragione e fede è destinata a durare. Secondo questo punto di vista, non è necessario che tutte le nostre credenze sull'universo siano in armonia tra loro. Un individuo può essere un cristiano timorato di Dio la domenica e uno scienziato il lunedì mattina, senza dover giustificare la frattura che sembra essersi generata nella sua mente mentre dormiva. Come mostreranno i primi capitoli di questo libro, ognuno pensa che quella frattura esista solo perché, in Occidente, la Chiesa è intervenuta nella politica. In luoghi in cui gli studiosi possono essere ancora lapidati per aver messo in dubbio la veridicità del Corano, l'idea di Gould secondo cui tra ragione e fede c'è un "amorevole concordato" risulterebbe assolutamente illusoria.

Ciò non equivale a dire che le convinzioni più profonde dei fedeli - siano essi moderati o estremisti - sono banali o scriteriate. Indubbiamente molti di noi hanno bisogni emotivi e spirituali cui ora risponde - per quanto in modo obliquo e a un costo terribile - la religione praticata dalla maggioranza. E si tratta di bisogni che non potrebbero mai essere soddisfatti da una semplice comprensione del mondo, scientifica o di altro tipo. È evidente che nella nostra esistenza c'è una dimensione sacra, e accettarla potrebbe benessere lo scopo più nobile della vita umana; ma vedremo che, per fare ciò, non è necessario credere in dogmi indimostrabili, come il fatto che Gesù sia nato da una vergine o che il Corano rappresenti la parola di Dio.

(continua)
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