mercoledì 3 ottobre 2007

L'illusione del Fascismo, il nuovo libro di Dawkins


Traduco questa brillante recensione del nuovo libro di Dawkins.

L'illusione del Fascismo

Forse solo Dawkins, o magari il suo psichiatra, può spiegare perché questo argomento lo fa arrabbiare tanto; ma qualcuno lo avverta che l'ostilità che lui esibisce verso il fascismo è controproducente. Mi mangerò il cappello se il suo libro convincerà anche un mezzo fascista ad abbandonare le sue convinzioni.

La concezione che Dawkins ha del fascismo è piena di errori. Dawkins ha una conoscenza solo superficiale del Mein Kampf, o della poesia di Marinetti. E sembra del tutto ignorare l'opera molto più sottile ed intellettualmente stimolante di filosofi fascisti come Hermann Graf Keyserling, Alfred Baeumlet, Martin Heidegger, Giovanni Gentile, Rafael Sánchez Mazas, Alain de Benoist e molti altri. Solo chi conosca completamente le opere di tutti questi pensatori può essere nella posizione di criticare il fascismo. La mancanza di queste conoscenze necessarie mina alla radice il diritto di Dawkins di criticare il fascismo.

Sin dall'inizio Dawkins commette l'errore di parlare del "fascismo" come se fosse una entità unica. Naturalmente la verità è che ci sono molte varietà, e molte correnti, di fascismo. La sua generalizzazione si riferisce forse al fascismo italiano? Al fascismo hitleriano? All'islamofascismo? Al falangismo? Al criptofascismo? All'integralismo brasiliano? Non ha senso estrarre un fascismo idealizzato, monolitico, da questa miriade di pratiche umane eterogenee, seppure con obiettivi polemici. Né è giusto chiamare il fascismo "di destra" (che dire della carriera di Otto Johann Maximilian Strasser?) o "militarista" (molti fascisti sono persone del tutto pacifiche).

Dawkins confronta regolarmente la parte migliore del non-fascismo con la parte peggiore del fascismo. E regolarmente accusa il fascismo di essere un "estremismo". Naturalmente ci sono stati dei fascisti che erano estremisti. Ma questo non vuol dire che il fascismo sia in sé estremista. Di certo io non mi riconosco, né riconosco alcuna organizzazione locale del Partito, nel ritratto pieno di odio che Dawkins dipinge.

Ancora peggio, egli non sembra capire che la sua posizione, il cosiddetto non-fascismo, è in realtà una forma di fascismo: un sistema di credenze determinato dal fascismo, che deve molte delle sue idee centrali alle tradizioni fasciste.

Prendete ad esempio la sua osservazione faziosa: "il fascismo cerca di imporre il controllo totale dello Stato su tutti gli aspetti della vita, dai diritti politici e culturali fino alle questioni di etica individuale e scelta sessuale. Dà valore alla forza, ed esalta lo Stato come un'entità superiore agli individui che lo compongono". Neppure il segretario dei Giovani Nazisti che mi ha introdotto al fascismo credeva tutto ciò!

Quasi tutte le tesi di Dawkins si possono liquidare facilmente. La sua tesi principale è che "la mentalità fascista" (qualunque cosa sia) "fa commettere alle persone atti orribili di barbarie e violenza", che "incoraggia la tendenza a classificare gli esseri umani in pecore e capre, e in tal modo non solo permette ma incoraggia attivamente la persecuzione delle capre". Poi tira fuori il vecchio e noiosissimo esempio dell'Olocausto. Ho una notizia per il professor Dawkins: sì, è vero che i fascisti hanno ucciso 6 milioni di ebrei negli anni 40. Ma non hanno fatto questo perché erano fascisti; lo hanno fatto perché erano esseri umani. Gli ebrei sono stati sempre uccisi, in ogni epoca. Uccidere gli ebrei è qualcosa che gli uomini hanno sempre fatto; deplorevole, forse, ma è un fatto della vita. Poiché uccidere gli ebrei è un atto cronologicamente più antico del fascismo hitleriano, e poiché si è continuato a verificare anche dopo il declino del fascismo hitleriano, mi sembra del tutto ovvio che questa particolare strage in massa di ebrei ha poco a che fare con il fascismo hitleriano, e molto a che fare con l'innata tendenza delle persone al male -- tendenza per la quale, tra parentesi, il fascismo non solo ha una spiegazione, ma per la quale il fascismo offre anche un rimedio; il che è molto più di quanto faccia Dawkins.

Sebbene egli accusi il fascismo di estremismo, allo stesso tempo si rifiuta di ammettere l'estremismo della sua stessa posizione non-fascista.

E' anche cieco verso il fatto che i suoi amati non-fascisti hanno ucciso tante persone quante i fascisti -- anzi di più. Perché Dawkins non concentra su di loro la sua invettiva? La ragione è che è accecato da un'ostilità isterica e ideologica verso l'idea stessa di fascismo. (Risponde ad esempio: "i non-fascisti non commettono malvagità in nome del loro non-fascismo", il che è ironico se si pensa a tutti i capi fascisti che furono impiccati nei processi antifascisti di Norimberga).

La verità è che tutti gli ideali -- politici, trascendenti, umani, o inventati -- possono essere usati in modo improprio. E, sapendo questo, dobbiamo cercare di risolvere il problema, anziché accanirci in modo superficiale contro il fascismo. Ma Dawkins questo non lo capisce.

Non sto ovviamente sostenendo che il fascismo è stato perfetto; nessun fascista ragionevole lo direbbe. Sebbene sia vero che il Duce è la personificazione infallibile del volere del Popolo, ciononostante i fascisti sono esseri fallibili, soggetti alla fallibilità della condizione umana. Il fascismo non ha mai affermato il contrario. Ma mentre Dawkins evidenzia volentieri le occasionali conseguenze negative del fascismo, ignora di proposito il bene che il fascismo ha fatto al mondo. Nel suo libro non c'è menzione dei prodigiosi trionfi architetturali, le autostrade, i miracoli economici, ma soprattutto il meraviglioso senso di fare parte di qualcosa di grande, il senso di scopo e di significato che si prova quando si fa parte di una comunità fascista. Tutte gioie che il fascismo regala agli uomini comuni. Tutte le prove indicano che i fascisti hanno maggiore probabilità di dedicarsi altruisticamente ad un ideale elevato, e di rinunciare alla propria gratificazione individuale; in verità per molte persone questo è il senso stesso del fascismo.

Lungi dall'essere un libro serio di filosofia, questa invettiva mal scritta e superficiale contiene qualunque cosa passi per la testa dell'autore: pagina dopo pagina di attacchi sarcastici a quegli aspetti del fascismo che Dawkins ritiene bersagli facili. Dawkins evita la questione vera, cioè se la comprensione politica delle persone debba risolversi in un'aggregazione sociale priva di struttura, anarchica e priva di significato, oppure con un'autorità che fornisca ordine, stabilità e una ragione per vivere.

In conclusione, Dawkins non dovrebbe ignorare la possibilità che il fascismo soddisfi una necessità profonda e radicata dell'uomo. Ma c'è forte evidenza che sia proprio così. Altrimenti il fascismo non avrebbe potuto essere così popolare per così tanto tempo.

(fine della recensione)

Nota di Maurizio: a scanso di equivoci, questa parodia non sta paragonando la religione al fascismo. Sta paragonando la difesa della religione alla difesa del fascismo. Cioè, sta dicendo: tutte le argomentazioni usate per criticare Dawkins si possono usare anche per difendere il fascismo, QUINDI sono sbagliate. (Se un argomento implica l’assurdo, allora l’argomento è sbagliato).
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