mercoledì 6 maggio 2009
Quiz: la curiosa donazione
Nell'Inghilterra del diciannovesimo secolo, molte strade erano costruite da privati e in seguito donate al pubblico. Con la donazione, la strada diveniva proprietà pubblica, su cui chiunque poteva transitare senza pagare pedaggi. Perché i proprietari facevano ciò, dopo aver speso tanto per acquistare le terre e costruirvi la strada?
Suggerimenti: 1. non c'erano incentivi statali o esenzioni fiscali; 2. la cosa sarebbe potuta accadere anche in un paese non monarchico; 3. stiamo parlando di strade vere e proprie, fatte per gli spostamenti della popolazione; non di quelle brevi stradine di raccordo che oggi si usano per connettere la strada principale a qualche edificio commerciale.
Risolto da Giuseppe Regalzi. La soluzione è dopo i puntini.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
I costruttori possedevano terreni adiacenti alla strada, i quali aumentavano di valore (essendo vicini a una strada frequentata).
mercoledì 15 aprile 2009
Quiz: Papa, contraccezione e AIDS
Sono rimasto sorpreso dall'apprendere che l'argomento di cui sopra (quello dei critici del Papa) è sbagliato. Riuscite a indovinare perché?
La soluzione è dopo i puntini:
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Tratto dal blog di David Friedman:
___
Supponete di rendere le auto più sicure obbligando i produttori a dotarle di cinture di sicurezza, piantone sterzo collassabile, e altri cambiamenti che rendono meno probabile che un incidente d'auto uccida gli occupanti dell'auto. La conclusione ovvia, raggiunta da molte persone, è che il numero di morti in autostrada diminuirà.
Sam Peltzman, in un articolo classico, ha fatto notare che non esistono buone ragioni teoriche per aspettarsi che ciò avvenga. Gli incidenti d'auto non sono cose che "accadono e basta"; al contrario, sono il risultato di decisioni prese dai guidatori, come: quanto veloce guidare; quanta attenzione prestare alla guida e quanta alle conversazioni con i passeggeri o all'ascolto della radio; se tornare a casa in macchina o prendere un taxi dopo aver bevuto un po' troppo. Il fatto che le auto sono diventate più sicure riduce il costo di guidare in modo spericolato; minore è la probabilità che l'incidente uccida il guidatore, più i guidatori saranno disposti a guidare in modo spericolato. Quindi rendere le auto più sicure produce sì meno morti per ciascun incidente, ma produce anche più incidenti. Non c'è base teorica per predire se l'effetto netto sarà più o meno morti. Peltzman ha offerto evidenza statistica che, nel caso particolare che lui stava studiando (un insieme di requisiti di sicurezza imposti negli anni '60) i due effetti opposti si cancellavano quasi interamente a vicenda. La mortalità per incidente diminuì, gli incidenti aumentarono, e il tasso di mortalità annuale rimase più o meno lo stesso che ci sarebbe stato senza i cambiamenti legali. [Anzi ci fu un leggero aumento delle morti, NdM.]
Tutto ciò mi è tornato in mente a causa di una recente controversia su una questione diversa ma che usa la stessa logica. Il Papa, non sorprendentemente, ha preso posizione contro la distribuzione di preservativi come sistema per combattere l'epidemia di AIDS in Africa e, non sorprendentemente, è stato criticato per averlo fatto.
Proprio come nel caso della sicurezza delle auto e degli incidenti d'auto, rendere l'atto sessuale più sicuro ha due effetti che vanno in direzione opposta. Diminuisce la probabilità che un singolo atto sessuale produca la trasmissione dell'AIDS. Ma, diminuendo questo rischio, riduce l'incentivo ad evitare interamente il sesso, ad evitare atti sessuali come i rapporti anali che hanno alta probabilità di trasmettere l'AIDS, e ad evitare il sesso con persone che hanno alta probabilità di trasmetterti l'AIDS, come le prostitute. Su basi teoriche non abbiamo modo di sapere se l'effetto netto sarà una quantità maggiore o minore di AIDS.
Su basi empiriche, c'è evidenza che i due effetti si cancellano a vicenda, proprio come nel caso delle automobili. O quantomeno, questa è stata la conclusione, ampiamente citata, di un ricercatore sull'AIDS di Harvard che ha realmente studiato i dati. "Non abbiamo trovato alcuna correlazione significativa tra l'uso del preservativo e una diminuzione dei tassi di infezione da HIV; diminuzione che, dopo 25 anni dall'epidemia, avrebbe dovuto manifestarsi, se davvero l'uso del preservativo stesse funzionando."
Questo mi ricorda un'altra questione ... La chiesa, per ragioni dottrinarie che ignoro, permette la contraccezione con il metodo Ogino-Knaus, ma sostanzialmente condanna tutti i metodi alternativi. I critici di tale politica sostengono spesso la loro critica con immagini di donne povere che generano dieci o dodici figli, con conseguenze terribili su se stesse e, sostengono i critici, sul mondo intero.
L'errore di questa argomentazione è che il problema di sovrappopolazione che si cita è esattamente il problema che viene risolto da forme di contraccezione inaffidabili come la Ogino-Knaus. Se il tuo scopo è avere quattro figli invece di otto, un metodo di contraccezione che fallisce solo occasionalmente servirà bene allo scopo. E' questa presumibilmente la ragione per cui, prima dell'invenzione dei metodi moderni di contraccezione, il tasso di natalità, anziché essere sempre vicino al massimo biologico, era influenzato da fattori come il reddito, che influenzano la desiderabilità di avere figli. [...]
Le forme inaffidabili di contraccezione funzionano abbastanza bene per limitare il tasso di nascite all'interno del matrimonio. D'altra parte, se il tuo scopo è permettere alle donne di avere rapporti sessuali con uomini con cui non sono sposate senza rischi significativi di gravidanza (cioè permettere ciò che è diventato la norma nelle società sviluppate), allora forme di contraccezione più affidabili diventano molto sensate.
Questo mi fa sospettare che nessuna delle due fazioni nella controversia sia stata interamente onesta circa i propri scopi. La Chiesa cattolica difende la sua posizione su base dottrinaria, ma la sua posizione si può interpretare, in modo forse più plausibile, come ingegneria sociale. Limitare la contraccezione a forme inaffidabili (Ogino-Knaus, che la Chiesa approva, e coito interrotto, che la Chiesa non ha modo di impedire) rende il sesso occasionale considerevolmente più rischioso senza imporre grossi oneri al sesso matrimoniale, e quindi rende il primo meno attraente come sostituto del secondo. D'altra parte, i critici della posizione della Chiesa affermano di essere preoccupati della povertà e della sovrappopolazione, ma sostengono l'uso di tecniche di contraccezione che permettono (e probabilmente producono) il moderno stile di vita basato su rapporti sessuali al di fuori di relazioni a lungo termine.
Naturalmente, sul piano dei principi, credo che la contraccezione debba essere legale. Sono agnostico sulla domanda se la contraccezione abbia avuto, al netto, effetti positivi o negativi: riesco a vedere argomenti sensati da entrambi i lati. Ma il mio scopo in questo post non è sostenere una delle due posizioni, ma è solo offrire ragioni di sospettare che nessuna delle due fazioni sia stata interamente onesta circa i propri scopi.
domenica 15 marzo 2009
L'errore nella teoria marxista dello sfruttamento; una teoria dello sfruttamento corretta.

(aggiornato il 3 aprile 2009)
In questo articolo il filosofo Hoppe abbraccia in parte l'apparato analitico del marxismo sostenendo che molte delle tesi centrali del marxismo sono corrette, ma che la teoria dello sfruttamento marxista ha un errore di fondo che compromette la validità dell'intero sistema, portandolo a conclusioni del tutto errate circa le cause di certi fenomeni, e a proporre soluzioni errate. Hoppe corregge l'errore e mostra come una teoria dello sfruttamento corretta fornisca spiegazioni, diagnosi e soluzioni del tutto diverse.
Avvertimento: questo articolo è destinato a cambiare la visione del mondo di chi lo legge. :)
L'articolo costituisce un capitolo del libro "The Economics and Ethics of Private Property", scaricabile in inglese qui. La traduzione è mia. Buona lettura.
__
Cosa farò in questo capitolo: per prima cosa presenterò una serie di tesi che costituiscono il cuore della teoria marxista della storia. Affermo che tutte queste tesi sono essenzialmente corrette. Poi mostrerò come, nel marxismo, queste tesi vere vengono derivate da un punto di partenza falso. Infine voglio dimostrare come la teoria austriaca può dare una spiegazione corretta ma categoricamente differente della loro validità.
Inizierò esponendo il nocciolo del sistema di credenze marxista:
1. La storia dell'umanità è una storia di lotte di classe. Per la precisione è una storia di lotte tra una classe relativamente piccola di regnanti e una classe più grande di sfruttati. La principale forma di sfruttamento è economica: la classe regnante espropria una parte dei beni prodotti dagli sfruttati o, come dicono i marxisti, "si appropria del plusvalore sociale e lo usa a scopo di consumo personale".
2. La classe regnante è tenuta assieme dal fatto che i membri hanno un interesse comune a mantenere la propria posizione di sfruttatori e massimizzare la quantità di plusvalore di cui si appropriano con atti di sfruttamento. Questa classe non cede mai volontariamente una parte del potere o del reddito che ha ottenuto mediante sfruttamento. Al contrario, qualunque perdita di potere o reddito deve essere sottratta loro mediante una lotta, il cui esito dipende in ultima analisi da quanto è forte la coscienza di classe degli sfruttati, cioè da fino a che punto essi sono consapevoli di essere sfruttati e da fino a che punto si uniscono consapevolmente ad altri membri della classe per opporsi insieme allo sfruttamento.
3. il governo di classe si manifesta principalmente sotto forma di specifiche disposizioni che riguardano le assegnazioni dei diritti di proprietà o, nella terminologia marxista, sotto forma di specifiche "relazioni di produzione". Per proteggere e conservare queste disposizioni o relazioni di produzione, la classe regnante crea un apparato di coercizione, che si chiama Stato, e ne assume il comando. Lo Stato fa applicare una data struttura di classe e la propaga nel tempo mediante l'amministrazione di un sistema di "giustizia di classe"; lo Stato favorisce inoltre la creazione e il mantenimento di un apparato ideologico finalizzato a dare legittimità all'esistenza della classe regnante.
4. internamente, il processo di concorrenza all'interno della classe regnante genera la tendenza ad aumentare la concentrazione e la centralizzazione del potere. Un sistema di sfruttamento inizialmente multipolare viene gradualmente soppiantato da un sistema oligarchico o monopolistico. Rimane operativo un numero sempre minore di centri di potere, e quelli che restano operativi vengono sempre più integrati in una struttura gerarchica. Esternamente (cioè nei confronti del sistema internazionale) questo processo di centralizzazione condurrà a guerre imperialiste tra i vari stati (sempre più intense quanto più è avanzato il processo di centralizzazione) e all'espansione territoriale del regno sfruttatore in questione.
5. Infine, quando la centralizzazione e l'espansione del regno sfruttatore si avvicina gradualmente al suo limite ultimo di dominazione totale del mondo, il regno della classe regnante diventa sempre più incompatibile con un ulteriore sviluppo e miglioramento delle "forze produttive". La stagnazione economica e le crisi diventano sempre più caratteristiche e creano le "condizioni oggettive" per la nascita di una coscienza di classe rivoluzionaria tra gli sfruttati. Questa è una situazione matura per l'affermazione di una società senza classi, in cui lo Stato "retroceda e svanisca", cioè per la sostituzione del governo di un uomo su un altro uomo con l'amministrazione delle cose e, come risultato, una prosperità economica senza precedenti.
Tutte queste tesi ammettono una giustificazione perfettamente valida, come mostrerò. Sfortunatamente, però, il marxismo, pur abbracciando tutte queste tesi, ha screditato la loro stessa validità pretendendo di derivarle da una teoria dello sfruttamento palesemente assurda.
Che cos'è la teoria marxista dello sfruttamento? Secondo Marx, sistemi sociali pre-capitalisti come la schiavitù e il feudalesimo sono caratterizzati dallo sfruttamento. Su questo non c'è alcuna disputa. Infatti, dopotutto, lo schiavo non è un lavoratore libero, e non si può dire che egli ottenga un guadagno dal fatto di essere schiavo. Al contrario, essendo schiavo, egli subisce una perdita di utilità [un danno] mentre il suo padrone schiavista ottiene un vantaggio sotto forma di incremento di ricchezza. In questo caso l'interesse dello schiavo e quello del suo padrone sono essenzialmente opposti. Lo stesso vale per gli interessi del signore feudale, il quale pretende e riscuote un affitto dal contadino che coltiva una terra, terra che però è di proprietà del contadino stesso, in quanto il contadino aveva effettuato su di essa la "prima messa a frutto" o "homesteading". [Cioè il contadino aveva trovato una terra priva di proprietario e l'aveva trasformata con il suo lavoro, mettendola a frutto. In questo modo egli era divenuto il giusto proprietario di quella terra; quindi il signore feudale non aveva alcun diritto sulla terra in questione, quindi non aveva alcun diritto di pretendere un affitto dal contadino. NdM]. In questo caso il signore feudale ottiene un guadagno alle spese del contadino, il quale ottiene una perdita.
Non è neppure in discussione il fatto che la schiavitù e il feudalesimo abbiano realmente impedito e rallentato lo sviluppo di forze produttive. Né lo schiavo né il servo saranno mai produttivi quanto lo sarebbero in assenza di schiavitù o servitù.
L'idea marxista davvero nuova è che sotto il capitalismo non cambia sostanzialmente nulla dal punto di vista dello sfruttamento. (Cioè non cambia nulla se lo schiavo diventa un lavoratore libero, o se il contadino decide di coltivare una terra di cui qualcun altro è proprietario e di pagare un affitto al proprietario in cambio del permesso di coltivarla). Per avvalorare questa tesi Marx, nel famoso capitolo 24 del primo volume del suo "Il Capitale", intitolato "la cosiddetta accumulazione originale", offre un resoconto storico della nascita del capitalismo in cui afferma che una gran parte, o persino la maggior parte, della proprietà iniziale dei capitalisti è il risultato di saccheggi, espropriazioni e conquiste. Similmente, nel capitolo 25, nella "moderna teoria del colonialismo", viene molto enfatizzato il ruolo dell'uso della forza e della violenza nell'esportare il capitalismo in quello che oggi si chiamerebbe Terzo Mondo. Tutto questo è generalmente corretto, e per questo motivo non può esistere alcun dissenso nel dire che questo tipo di capitalismo è basato sullo sfruttamento. D'altra parte non bisogna farsi sfuggire che qui Marx ha usato un trucco. Mentre porta avanti la sua investigazione storica e suscita l'indignazione del lettore verso le brutalità che sono alla base della formazione di molte fortune dei capitalisti, in realtà Marx sta aggirando l'argomento in questione. Sta distraendo il lettore dal fatto che la sua tesi in realtà è diversa: la sua tesi è che, anche se avessimo un capitalismo per così dire "pulito", cioè un capitalismo in cui l'appropriazione originaria del capitale avvenisse in modo onesto, cioè fosse il risultato soltanto dell' "homesteading" [l'atto di trasformare e mettere a frutto una risorsa naturale precedentemente priva di proprietario], del lavoro e del risparmio, anche in questo caso il capitalista che affittasse il lavoro di impiegati pagandoli con questo capitale li starebbe ancora sfruttando. Anzi, Marx considerava la dimostrazione di questa tesi come il suo maggior contributo all'analisi economica.
Qual è dunque la sua dimostrazione della natura sfruttatrice del capitalismo pulito?
Consiste nell'osservare che i prezzi dei fattori della produzione, e in particolare i salari pagati ai lavoratori dal capitalista, sono più bassi dei prezzi del prodotto finale. Ad esempio, il lavoratore viene pagato con un salario che rappresenta beni di consumo che si possono produrre in tre giorni, ma in realtà lavora cinque giorni per avere questo salario e produce una quantità di beni di consumo maggiore di ciò che riceve come compenso. Il capitalista si è quindi impossessato di ciò che l'impiegato ha prodotto in quei due giorni di differenza (che nella terminologia marxista si chiama plusvalore). Quindi, secondo Marx, c'è sfruttamento.
[Nota: quindi per Marx lo sfruttamento è un vero e proprio furto, da parte del capitalista, di un bene che in realtà è di proprietà del lavoratore, in quanto è il lavoratore ad averlo prodotto. Questo significa che Marx ha il senso dei diritti di proprietà: per lui lo sfruttamento è tale in quanto è un furto di proprietà privata. E Marx ha anche il senso di "giusto proprietario": per lui il proprietario legittimo di un bene è colui che lo ha prodotto. Questo sembra identico alla teoria libertaria. NdM].
Dov'è l'errore in questa analisi? La risposta diventa ovvia non appena ci chiediamo perché mai il lavoratore dovrebbe voler acconsentire a un simile accordo! Egli acconsente perché il suo salario rappresenta beni presenti, mentre il suo lavoro rappresenta soltanto beni futuri, e per lui i beni presenti hanno maggior valore dei beni futuri. Dopo tutto, egli potrebbe anche decidere di non vendere il suo lavoro al capitalista e di tenere per sé l'intero valore di ciò che produce. Ma in questo caso dovrebbe attendere più tempo prima di poter avere tra le mani dei beni da consumare [o vendere].
[Nota: Uno dei motivi per cui il lavoratore, in assenza del capitalista, dovrebbe attendere più tempo è che, prima di produrre i beni, dovrebbe costruirsi da solo i macchinari necessari per produrli (cioè il capitale). Questa costruzione richiede anni di studio e lavoro. Quindi le sue prime entrate arriverebbero solo dopo molti anni. Può il lavoratore permettersi di restare senza entrate per molti anni, mentre studia e lavora per costruire le macchine necessarie alla produzione? No. Ma allora, ciò che il capitalista gli offre è davvero qualcosa di valore: gli offre la possibilità di prendere in affitto i suoi macchinari, anziché costruirli da zero; e quindi di aspettare meno tempo prima di avere entrate. La parte che il capitalista trattiene ("plusvalore") non è altro che il compenso per questo servizio fornito. (Più il compenso derivante dal fatto che il capitalista si sobbarca interamente il rischio di non vendere abbastanza da recuperare le spese). Per una spiegazione più dettagliata, vedere i commenti a questo post. NdM.]
Il fatto che il lavoratore sceglie di vendere i suoi servizi dimostra che preferisce una quantità minore di beni di consumo adesso ad una quantità probabilmente maggiore in un momento futuro.
D'altra parte, perché il capitalista desidera fare un accordo con il lavoratore? Perché dovrebbe voler anticipare al lavoratore beni presenti (denaro) in cambio di servizi che daranno i loro frutti soltanto più tardi? Ovviamente, il capitalista non desidererebbe mai pagare, ad esempio, $100 adesso, se dopo un anno dovesse ricevere la stessa quantità. Infatti, in tal caso, perché non tenere semplicemente in cassaforte quei soldi per un anno, ricevendo così il beneficio aggiuntivo di poterli usare in quel periodo? Al contrario, il capitalista deve aspettarsi di ricevere in futuro una cifra maggiore di $100, per decidere di cedere $100 oggi sotto forma di salario al lavoratore. Deve aspettarsi di riuscire ad ottenere un profitto o, più correttamente, un interesse. Infatti, anche il capitalista è soggetto ai vincoli della preferenza temporale, cioè il fatto che un essere umano invariabilmente preferisce ottenere un bene prima piuttosto che poi [a parità di altri fattori]. Se così non fosse, dato che è possibile ottenere una somma più grande in futuro sacrificandone una più piccola nel presente, perché il capitalista non risparmia ancora di più per il futuro di quanto fa adesso? Perché non affitta ancora più lavoratori di quanto fa adesso, se ognuno di loro gli promette un ritorno aggiuntivo sotto forma di interessi? Ancora una volta la risposta dovrebbe essere ovvia: perché il capitalista è anche un consumatore, e non può fare a meno di esserlo. La quantità dei suoi risparmi e investimenti è limitata dalla necessità: anche lui come il lavoratore ha bisogno di una quantità di beni presenti "abbastanza grande da assicurargli la soddisfazione di tutti quei desideri che egli considera più importanti dei vantaggi che gli deriverebbero dall'allungare ancora di più il periodo di produzione". [citazione di Ludwig Von Mises]
Quindi l'errore nella teoria dello sfruttamento marxista è che Marx non comprende il fenomeno della preferenza temporale come categoria universale dell'azione umana. Il fatto che il lavoratore non riceve "l'intero valore" di ciò che produce non ha niente a che fare con lo sfruttamento, ma riflette semplicemente il fatto che è impossibile per un essere umano scambiare un bene futuro con un bene presente se non a un prezzo minore.
A differenza del caso dello schiavo e del padrone, in cui il padrone ottiene un beneficio alle spese dello schiavo, la relazione tra un lavoratore libero e un capitalista è una relazione di beneficio reciproco. Il lavoratore sceglie di entrare nell'accordo perché, data la sua preferenza temporale, preferisce una quantità minore di beni oggi ad una quantità maggiore domani; e il capitalista entra nell'accordo perché, data la sua preferenza temporale, ha un ordine di preferenze opposto, e preferisce una quantità maggiore di beni domani ad una quantità più piccola oggi. I loro interessi non sono antagonistici ma sono in armonia. [E' proprio il fatto che essi desiderano cose diverse a rendere possibile la collaborazione mutuamente benefica, NdM]. Infatti, se il capitalista non si aspettasse un ritorno sotto forma di interesse, il lavoratore starebbe peggio, in quanto dovrebbe attendere più a lungo di quanto non desideri fare [perché dovrebbe prima costruirsi da sé il capitale, NdM]; e, se il lavoratore non preferisse beni presenti rispetto ai beni futuri, il capitalista starebbe peggio, perché dovrebbe ricorrere a metodi di produzione meno efficienti, e dotati di minore estensione temporale, rispetto a quelli che vorrebbe adottare.
Né si può considerare il sistema di salari capitalistico come un impedimento allo sviluppo delle forze di produzione, come sostiene Marx. Se al lavoratore non fosse permesso vendere il proprio lavoro e al capitalista non fosse permesso comprarlo, la produzione non sarebbe maggiore bensì minore, perché dovrebbe avvenire con un capitale complessivo minore [per motivi spiegati più avanti]. Quindi, contrariamente alle affermazioni di Marx, sotto un sistema di produzione socializzato lo sviluppo di forze produttive non raggiungerebbe nuove vette ma sprofonderebbe disastrosamente. [Vediamo ora perché il capitale complessivo sarà minore laddove sia vietato al capitalista comprare lavoro e al lavoratore venderlo:] L'accumulazione di capitale deve necessariamente essere compiuta da qualcuno (da individui precisi in momenti precisi di spazio e di tempo) mediante l'homesteading [=l'atto di mettere a frutto una risorsa naturale precedentemente priva di proprietario], la produzione e/o il risparmio. In ciascun caso, colui che effettua tale accumulazione di capitale lo fa perché si aspetta che ciò condurrà ad un aumento di produzione di beni in futuro. Il valore che una persona attribuisce al suo capitale riflette il valore che egli attribuisce a tutti i redditi futuri derivanti dal suo utilizzo, scontato in base al suo tasso di preferenza temporale. Se, come nel caso in cui i fattori di produzione sono di proprietà collettiva, a una persona viene negato il controllo esclusivo sul capitale che ha accumulato, e quindi sul reddito futuro che deriva dal suo utilizzo, ma al contrario viene assegnato un controllo parziale del capitale a persone non-proprietarie, non-produttrici e non-risparmiatrici, il valore per lui del suo reddito atteso si riduce, e quindi si riduce il valore del capitale in questione. [Quindi egli produrrà meno capitale. NdM] Il suo tasso di preferenza temporale si alzerà [cioè desidererà più i beni presenti e meno i beni futuri] ed avverranno meno operazioni di homesteading [vedi sopra] e meno risparmio per il mantenimento di risorse esistenti e per la produzione di nuovo capitale. L'estensione temporale della struttura di produzione si accorcerà e ne risulterà un impoverimento [una diminuzione della produzione].
Se la teoria di Marx dello sfruttamento e le sue idee su come porre fine allo sfruttamento e ottenere una prosperità universale sono false fino al ridicolo, è chiaro che qualunque teoria storica che si faccia derivare da esse deve essere anch'essa falsa. Oppure, se è corretta, deve essere stata derivata in modo errato. [Nota mia: a voler essere pignoli, da ipotesi false si può derivare tanto il vero quanto il falso, in modo egualmente corretto. NdM] Anziché addentrarmi nel lungo compito di illustrare tutti gli errori nell'argomento di Marx, che comincia dalla teoria dello sfruttamento capitalistico e termina con la teoria storica che ho presentato prima, prenderò una scorciatoia: descriverò nel modo più breve possibile una teoria dello sfruttamento corretta, la teoria austriaca Mises-Rothbard; illustrerò come questa teoria renda sensata la teoria storica di classe; ed evidenzierò alcune differenze cruciali tra questa teoria di classe e quella marxista, evidenziando alcune affinità intellettuali tra il marxismo e la teoria austriaca, affinità che nascono dalla loro convinzione condivisa che esista realmente una forma di sfruttamento ed una classe regnante.
Il punto di partenza della teoria austriaca dello sfruttamento è chiaro e semplice, come dovrebbe essere. Abbiamo notato in precedenza che la relazione tra lo schiavo e il padrone, o tra il servo e il signore feudale, era una relazione di sfruttamento. Ma non abbiamo trovato alcuno sfruttamento possibile sotto il capitalismo pulito. Qual è differenza principale tra questi due casi? La risposta è: il riconoscimento o il non riconoscimento del principio di homesteading [il principio secondo cui chi mette a frutto per primo una risorsa naturale ne diventa il legittimo proprietario, NdM]. Il motivo per cui nel feudalesimo il contadino è sfruttato è che egli non ha il controllo esclusivo su una terra su cui ha fatto homesteading [cioè è stato il primo a metterla a frutto, divenendone il legittimo proprietario, NdM]; ed il motivo per cui lo schiavo è sfruttato è che non ha il controllo esclusivo sul proprio corpo, di cui ha fatto homesteading [al momento della nascita, NdM]. Se, al contrario, ognuno possiede il controllo esclusivo sul proprio corpo (cioè è un lavoratore libero) ed agisce nel rispetto del principio dell'homesteading [cioè non compie atti invasivi della proprietà altrui, NdM], allora non può esistere alcuno sfruttamento. Se una persona mette a frutto un bene privo di proprietario (=effettua homesteading) e impiega tale bene per la produzione di beni futuri, è logicamente assurdo affermare che questa persona stia sfruttando qualcuno. Infatti in questo processo niente è stato sottratto ad alcuno, e inoltre sono stati creati dei beni aggiuntivi. E sarebbe ugualmente assurdo affermare che un accordo tra legittimi proprietari di risorse, risparmiatori e produttori, che riguarda i loro beni e servizi ottenuti senza sfruttare nessuno, possa costituire un atto disonesto.
Al contrario, lo sfruttamento ha luogo ogni volta che avviene una deviazione dai principi dell'homesteading. È sfruttamento ogni volta che una persona pretende e riesce ad ottenere un controllo parziale o totale su una risorsa scarsa di cui lui non ha fatto homesteading [cioè non è stato il primo a metterla a frutto], né l'ha risparmiata o prodotta, né l'ha ottenuta mediante un contratto dal precedente proprietario-produttore. Lo sfruttamento è l'espropriazione di coloro che hanno effettuato la prima messa a frutto, prodotto e risparmiato, da parte di individui che sono arrivati dopo, non-produttori, non-risparmiatori, non-stipulatori-di-contratti; lo sfruttamento è l'espropriazione di persone i cui diritti di proprietà sono fondati sul lavoro e sul contratto, effettuata da persone le cui pretese sono campate in aria e che non riconoscono la legittimità del lavoro altrui e dei contratti altrui.
Inutile dirlo, lo sfruttamento così definito è parte integrante della storia umana. Si può acquisire ed aumentare la propria ricchezza in due modi: o mediante l'homesteading, la produzione, il risparmio, la partecipazione a contratti; oppure espropriando gli homesteader [=i legittimi proprietari], produttori, risparmiatori e stipulatori di contratti. Non esistono altri modi. Entrambi i metodi sono naturali per l'umanità. Oltre all'appropriazione legittima, la produzione e il contratto, sono sempre esistite acquisizioni di proprietà non produttive e non contrattuali. E nel corso dello sviluppo economico, proprio come i produttori e gli stipulatori di contratti possono associarsi in compagnie, imprese e corporazioni, anche gli sfruttatori possono unirsi in società di sfruttamento su grande scala, governi e Stati. La classe regnante (che può essere internamente divisa in vari strati) è inizialmente composta dai membri di tale compagnia di sfruttamento. Con una classe regnante saldamente al potere su un dato territorio ed impegnata nell'espropriazione di risorse economiche di una classe di produttori sfruttati, la lotta di classe tra gli sfruttatori e gli sfruttati diventa realmente l'aspetto centrale della storia umana. Quindi la storia, raccontata correttamente, è sostanzialmente la storia delle vittorie e delle sconfitte dei regnanti nel loro tentativo di massimizzare il proprio reddito ottenuto con lo sfruttamento, e dei sudditi nei loro tentativi di resistere e di invertire questa tendenza. È su questa lettura della storia che i marxisti e gli austriaci sono d'accordo, ed è per questo che esiste una notevole affinità intellettuale tra le indagini storiche marxiste e austriache. Entrambe le scuole si oppongono ad una storiografia che riconosce soltanto un'azione o un'interazione che è tutta sullo stesso piano economicamente e moralmente; ed entrambe si oppongono ad una storiografia che, anziché essere neutrale dal punto di vista dei valori, ritiene che i propri giudizi di valore, introdotti arbitrariamente, debbano fornire la linea guida per la propria narrazione storica. Al contrario, la storia deve essere raccontata in termini di libertà e di sfruttamento, di parassitismo e di impoverimento economico, di proprietà privata e della sua distruzione; altrimenti è raccontata in modo falso.
Mentre le imprese private nascono a causa del sostegno volontario della gente e muoiono a causa della sua assenza di sostegno, la classe regnante non entra mai al potere a causa della domanda della popolazione, e non abdica quando la popolazione desidera evidentemente che lo faccia. Né, per quanto sforziamo l'immaginazione, possiamo dire che i legittimi proprietari, produttori, risparmiatori e contraenti abbiano mai domandato volontariamente di essere espropriati. Al contrario è necessario costringerli ad accettare l'espropriazione, e questo dimostra in modo conclusivo che non c'è domanda per la compagnia di sfruttamento. Per far morire un'impresa privata produttiva è sufficiente astenersi dal fare transazioni con essa, cioè effettuare un boicottaggio; ma per la classe regnante questo non è possibile. Infatti, la classe regnante acquisisce il suo reddito mediante transazioni non contrattuali [= scambi forzati sotto minaccia di atti invasivi], quindi non è vulnerabile al boicottaggio. Al contrario, ciò che rende possibile la nascita di una compagnia di sfruttamento, e l'unica cosa che può distruggerla, è un preciso stato dell'opinione pubblica, o, nella terminologia marxista, un preciso stato di coscienza di classe.
Uno sfruttatore crea delle vittime, e una vittima è un potenziale nemico. Se il gruppo degli sfruttatori ha più o meno la stessa dimensione del gruppo degli sfruttati, potrebbe riuscire a mettere a tacere questa resistenza mediante la forza. Ma occorre più della semplice forza affinché un gruppo piccolo possa espandere lo sfruttamento su una popolazione molto più numerosa. Affinché questo possa avvenire, una compagnia di sfruttamento deve anche avere il sostegno del pubblico. Una maggioranza della popolazione deve accettare le azioni di sfruttamento come legittime. Questa accettazione può consistere tanto nell'entusiasmo attivo quanto in una rassegnazione passiva. Ma deve essere accettazione, nel senso che una maggioranza deve avere abbandonato l'idea di resistere attivamente o passivamente a qualunque tentativo di attuare acquisizioni di proprietà non-contrattuali e non-produttive. La coscienza di classe deve essere bassa, vaga e confusa. Solo fino a che dura questo stato di cose, una società di sfruttamento può prosperare anche se non c'è domanda per essa. La classe regnante può essere spodestata solo se gli sfruttati e gli espropriati si rendono conto chiaramente della loro condizione e si uniscono tra loro in un movimento ideologico che dia espressione all'idea di una società senza classi, dove ogni sfruttamento sia abolito. Il potere della classe regnante può crollare solo se una maggioranza del pubblico sfruttato si integra consapevolmente in questo movimento e di comune accordo manifesta indignazione verso ogni acquisizione di proprietà non contrattuale e non produttiva, mostra disprezzo per chiunque prenda parte a tali atti, e deliberatamente non fa nulla per aiutarli ad avere successo (per non parlare di cercare di ostacolarli attivamente).
L'abolizione graduale del regno feudale ed assolutista e la nascita di società sempre più capitaliste nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, e la conseguente crescita economica senza precedenti ed incremento di popolazione ineguagliato, sono stati il risultato di una maggiore coscienza di classe nella categoria degli sfruttati. Il motivo per cui gli sfruttati sono riusciti in quel periodo ad acquisire una coscienza di classe così forte è che erano ideologicamente tenuti assieme dalla dottrina del liberalismo e dei diritti naturali. La scuola marxista e quella austriaca sono concordi su questo. La scuola marxista non è d'accordo, invece, sulla seguente affermazione: l'inversione di questo processo di liberalizzazione ed il regolare aumento del livello di sfruttamento in queste società, avvenuti a partire dall'ultimo terzo del diciannovesimo secolo e particolarmente accentuato dopo la prima guerra mondiale, sono il risultato di una perdita di coscienza di classe. In realtà, secondo gli austriaci, il marxismo ha gran parte della colpa di ciò, perché ha deviato l'attenzione della popolazione dal modello corretto di sfruttamento (che contrappone la figura dell'homesteader-produttore-risparmiatore-contraente alla figura del nonhomesteader-nonproduttore-nonrisparmiatore-noncontraente) verso il modello fallace che contrappone il lavoratore salariato al capitalista, in tal modo confondendo le idee.
L'ascesa al potere di una classe regnante sopra una classe sfruttata molto più numerosa, mediante ... la manipolazione dell'opinione pubblica ... , trova la sua espressione più elementare a livello istituzionale nella creazione del sistema del diritto pubblico, che venne sovrapposto al diritto privato. La classe regnante si separa e protegge la sua posizione di classe regnante adottando una costituzione che regoli il modo di funzionare della compagnia di sfruttamento. Da una parte, formalizzando le operazioni interne all'apparato, e il modo in cui lo Stato si relaziona alla popolazione sfruttata, una costituzione crea un certo grado di stabilità legale. Più le nozioni di diritto privato, familiari e popolari, vengono incorporate nel diritto pubblico e costituzionale, più ciò condurrà alla creazione di un'opinione pubblica favorevole. D'altra parte, qualunque costituzione di diritto pubblico deve necessariamente formalizzare lo status eccezionale della classe regnante nei confronti del principio dell'homesteading [cioè deve formalizzare il fatto che la classe regnante è l'unica che può compiere atti invasivi della proprietà altrui, onestamente guadagnata]. Formalizza cioè il diritto del rappresentante dello Stato di prender parte ad un'acquisizione di proprietà non-contrattuale e non-produttiva, e formalizza in tal modo la definitiva subordinazione del diritto privato al diritto pubblico.
In questo dualismo tra diritto pubblico e diritto privato, in questo infiltrarsi del diritto pubblico all'interno del diritto privato, nasce la giustizia di classe, cioè una situazione in cui un certo insieme di leggi si applica ai regnanti e un altro insieme di leggi si applica ai sudditi. Il motivo per cui nasce la giustizia di classe non è, come pensano i marxisti, che la legge riconosce i diritti di proprietà privata. Al contrario, la giustizia di classe nasce precisamente ogni volta che esiste una distinzione legale tra una classe di persone, che agisce sotto il diritto pubblico ed è tutelata da esso, e un'altra classe che agisce sotto un qualche diritto privato subordinato. Quindi, più precisamente, è falsa l'affermazione di fondo della teoria marxista dello Stato: il motivo per cui lo Stato è sfruttatore non è che protegge i diritti di proprietà dei capitalisti, ma che esso stesso è esente dal vincolo di dover ottenere la propria proprietà in modo contrattuale e produttivo. [Ricordiamo che lo Stato non ottiene le proprie entrate mediante l'homesteading e lo scambio volontario, come un onesto uomo d'affari, bensì mediante la minaccia di violenza. NdM.]
Nonostante questo fraintendimento di fondo, il marxismo fornisce tuttavia delle osservazioni corrette e importanti circa la logica del comportamento dello Stato, proprio in quanto interpreta correttamente lo stato come un ente sfruttatore (a differenza, ad esempio, della scuola della Scelta Pubblica [fondata dagli economisti Buchanan e Tullock, NdM], che considera lo Stato una compagnia come tutte le altre).
Uno dei meriti del marxismo è che riconosce la funzione strategica delle politiche di redistribuzione operate dallo Stato. Lo Stato, come compagnia sfruttatrice, ha sempre interesse a che la coscienza di classe tra gli sfruttati sia bassa. La redistribuzione della proprietà e del reddito (una politica di tipo divide et impera) è il mezzo con cui lo Stato crea divisioni all'interno del pubblico e distrugge la formazione di una coscienza di classe unificante tra gli sfruttati. Inoltre, lo Stato effettua anche un altro tipo di redistribuzione: la ridistribuzione del potere stesso dello Stato. Attraverso la democratizzazione della costituzione dello Stato, a tutti viene data la possibilità di assumere una posizione di regnante e il diritto di partecipare alla determinazione del personale e delle politiche dello Stato. Questo è un mezzo per ridurre la resistenza del pubblico contro lo sfruttamento.
Un secondo merito del marxismo è che considera correttamente lo Stato come il grande centro di propaganda e mistificazione ideologica: lo sfruttamento e la schiavitù sono in realtà libertà; le tasse sono in realtà contributi volontari [questa affermazione può sembrarvi grottesca ma è contenuta nella costituzione degli Stati Uniti, NdM]; le relazioni non contrattuali sono in realtà "concettualmente" contrattuali; " lo Stato siamo noi"; nessuno regna su nessuno, ma siamo "noi" a governarci da soli; senza lo Stato non esisterebbe né legge né diritto né sicurezza; i poveri morirebbero; ecc. Tutto questo è parte dell'apparato ideologico progettato per dare legittimità ad una base sottostante di sfruttamento economico.
In terzo luogo, i marxisti hanno ragione anche nel notare la stretta associazione tra lo Stato e il mondo degli affari, specialmente l'elite dei banchieri --- anche se la loro spiegazione di questo fenomeno è sbagliata. La ragione di questa collusione non è che l'establishment borghese percepisce e sostiene lo Stato come garante dei diritti di proprietà privata e del contrattualismo. Al contrario, l'establishment percepisce correttamente lo Stato come l'antitesi stessa della proprietà privata, ed è proprio per questo che si interessa ad esso molto da vicino. Più un'impresa ha successo, più corre il rischio di essere sfruttata dal governo; ma aumenta anche il potenziale guadagno che l'impresa può ottenere se riesce ad ottenere la protezione speciale del governo e ad essere esentata dal peso della concorrenza che è propria del capitalismo e della proprietà privata. È questo il motivo per cui l'establishment del mondo degli affari si interessa allo Stato e si infiltra nello Stato. L'elite di regnanti a sua volta è interessata a cooperare da vicino con il mondo delle imprese a causa del suo potere finanziario. In particolare, l'elite dei banchieri attrae particolarmente l'interesse dello Stato poiché lo Stato, come compagnia sfruttatrice, mira ad ottenere il monopolio della contraffazione della moneta.
Lo Stato offre ai banchieri l'opportunità di diventare complici delle sue macchinazioni di contraffazione, e di aggiungere un secondo tipo di contraffazione (la riserva frazionaria) ad una moneta che è già contraffatta in partenza. [Per approfondimenti vedere il libro "Lo Stato Falsario", scaricabile qui e ordinabile qui in italiano. NdM]. In questo modo lo Stato può facilmente raggiungere il suo obiettivo: ottenere un monopolio della produzione del denaro e un sistema di cartelli bancari controllati dalla Banca centrale dello Stato. Attraverso questa connessione diretta con il sistema bancario e, per estensione, con i maggiori clienti delle banche, la classe regnante riesce di fatto a estendersi ben oltre l'apparato dello Stato, fino ai centri nervosi della società civile; ciò non è molto diverso dallo scenario dipinto dai marxisti della cooperazione tra le banche, le elite imprenditoriali e lo Stato.
La concorrenza all'interno della classe regnante e attraverso le diverse classi di regnanti produce una tendenza verso una concentrazione sempre maggiore [tendenza verso il monopolio, NdM]. Il marxismo è corretto anche in questo. Ma, ancora una volta, la sua fallace teoria dello sfruttamento lo porta a fraintendere la causa di questa tendenza. Il marxismo considera questa tendenza all'accentramento come un aspetto intrinseco alla competizione capitalistica. Al contrario, è esattamente fino a che esiste un capitalismo pulito che la concorrenza non è un gioco a somma zero. Colui che si appropria legittimamente di risorse prive di proprietario, che produce, che risparmia e che stringe contratti con altri, non ottiene mai un guadagno alle spese di qualcun altro. Il suo guadagno lascia gli averi altrui completamente intatti o addirittura implica un guadagno reciproco (come nel caso di tutti gli scambi volontari mediante contratto). In questo modo il capitalismo riesce ad aumentare la quantità complessiva di ricchezza. Ma sotto il capitalismo non si può dire che esista alcuna tendenza verso una concentrazione relativa. (Si veda a tale proposito il capitolo 10 di Man, Economy and State di Rothbard, sezione intitolata "il problema di un unico grande cartello"; ed anche "Socialismo" di Mises, capitoli 22-26.) Al contrario, un gioco a somma zero è ciò che caratterizza non solo la relazione tra il regnante e il suddito, ma anche tra regnanti in competizione tra loro. Lo sfruttamento, definito come un'acquisizione di proprietà non contrattuale e non produttiva, è possibile solo fino a che esiste qualcosa di cui appropriarsi. Eppure, se ci fosse competizione libera nel mercato dello sfruttamento, naturalmente non ci sarebbe più nulla da espropriare. Quindi lo sfruttamento richiede un monopolio su un dato territorio e una data popolazione; e la competizione tra gli sfruttatori è per sua stessa natura di tipo eliminativo e deve produrre una tendenza alla concentrazione relativa di compagnie di sfruttamento così come una tendenza verso la centralizzazione all'interno di ciascuna compagnia di sfruttamento. Lo sviluppo degli Stati, anziché delle compagnie capitaliste, fornisce l'illustrazione più evidente di questa tendenza: rispetto ai secoli scorsi, oggi c'è un numero minore di stati, che hanno controllo su territori molto più vasti. E all'interno di ogni apparato statale c'è stata in realtà una tendenza costante verso l'aumento del potere del governo centrale alle spese delle divisioni regionali e locali. Eppure anche al di fuori dell'apparato dello Stato è divenuta evidente una tendenza verso una concentrazione relativa, per la stessa ragione. Il motivo, come ora dovrebbe essere chiaro, non è un tratto inerente al capitalismo, ma è che la classe regnante ha espanso il suo dominio fino al cuore della società civile attraverso la creazione di alleanze tra banche, imprese e Stato, e in particolare ha stabilito un sistema di banche centralizzato. Se avviene una concentrazione e centralizzazione del potere dello Stato, è del tutto naturale che questa sia accompagnata da un processo parallelo di concentrazione relativa e di cartellizzazione del settore bancario e dell'industria. Assieme ad un aumento del potere dello Stato, aumenta il potere dell'establishment bancario e affaristico di eliminare i concorrenti o di renderli pesantemente svantaggiati mediante espropriazioni non contrattuali e non produttive. L'aumento di concentrazione nel mondo degli affari è il prodotto della statalizzazione della vita economica.
Il mezzo primario con cui lo Stato espande il proprio potere ed elimina i suoi rivali nel business dello sfruttamento è costituito dalla guerra e dalla dominazione militare. Le competizioni tra gli Stati implicano una tendenza verso la guerra e l'imperialismo. In quanto compagnie di sfruttamento, gli Stati hanno interessi per loro natura antagonistici. Inoltre, dato che ogni classe regnante è al comando degli strumenti di tassazione ed ha poteri assoluti di contraffazione del denaro, le classi regnanti riescono a far pagare ad altri i costi delle loro guerre. Naturalmente, se io non devo pagare in prima persona per i rischi che corro, ma posso scaricare questi costi sugli altri, costringendo altri a pagare, tenderò ad assumermi più rischi, e ad avere il grilletto più facile di quanto avrei altrimenti. Il marxismo, a differenza di molte delle cosiddette scienze sociali borghesi, è corretto nel suo resoconto dei fatti: esiste realmente una tendenza verso l'imperialismo nella storia; e le principali forze imperialiste sono davvero i paesi capitalisti più avanzati. Eppure la spiegazione marxista per questo fenomeno è ancora una volta errata. Ciò che è per natura aggressivo è lo Stato, in quanto è un'istituzione esente dalle regole capitaliste di acquisizione di proprietà. [Ricordiamo che il capitalismo è un sistema in cui la proprietà si può acquisire solo in due modi: o mediante lo scambio volontario, o mediante la messa a frutto di risorse prive di proprietario (homesteading); non è ammesso alcun atto invasivo della proprietà altrui. NdM]. Ciò è solo apparentemente contraddetto dall'evidenza storica di una stretta correlazione tra capitalismo e imperialismo. Questa correlazione si può spiegare abbastanza facilmente come segue: uno Stato, per poter trionfare in una guerra tra Stati, deve controllare una quantità sufficiente di risorse economiche (rispetto agli altri Stati). A parità di altri fattori, lo Stato con risorse più ampie trionferà. In quanto compagnia di sfruttamento, uno Stato è per natura un ente distruttore di ricchezza e di capitale accumulato. La ricchezza può venire prodotta esclusivamente da una società civile; e più è debole il potere di sfruttamento dello Stato, più ricchezza e capitale vengono accumulati dalla società. Quindi, per quanto ciò possa sembrare paradossale, più uno Stato è internamente debole e liberale, più è sviluppato il suo capitalismo; ma il fatto di avere un'economia capitalista da depredare rende lo Stato più ricco; e uno Stato più ricco può fare più guerre espansionistiche e con maggior successo. È questo il motivo per cui le maggiori potenze imperialiste furono inizialmente gli Stati dell'Europa occidentale, in particolare la Gran Bretagna, e poi nel ventesimo secolo questo ruolo è stato assunto dagli Stati Uniti.
Ed esiste una spiegazione semplice, ed ancora una volta interamente non-marxista, per l'osservazione, fatta sempre dai marxisti, che il mondo bancario e il mondo degli affari sono solitamente i più forti sostenitori del potere militare e dell'espansionismo militaristico. Il motivo non è che l'espansione del mercato capitalista richiede lo sfruttamento, bensì che l'espansione di imprese protette e privilegiate dallo Stato richiede che questa protezione venga estesa anche nei paesi stranieri, e che i concorrenti stranieri siano ostacolati mediante acquisizioni di proprietà non contrattuali e non produttive, proprio come avviene nella concorrenza interna o in misura ancora maggiore. In particolare, l'establishment degli affari e delle banche sostiene l'imperialismo se questo promette allo Stato loro alleato di ottenere una posizione di dominio militare su un altro Stato. Infatti, in tal caso, da una posizione di potere militare, diviene possibile stabilire un sistema che possiamo chiamare "imperialismo monetario". Lo Stato dominante userà la sua superiore forza per applicare una politica di inflazione coordinata internazionalmente. La sua banca centrale stabilirà la rapidità del processo di contraffazione, e ordinerà alle banche centrali dello Stato dominato di usare la moneta dello Stato dominatore come propria riserva e di produrre inflazione su di essa. In questo modo l'establishment bancario e affaristico, essendo tra i primi a ricevere e spendere la moneta contraffatta [quando i prezzi non sono ancora saliti e il potere d'acquisto di quella moneta non è ancora diminuito, NdM], riesce ad effettuare un'espropriazione quasi a costo zero dei proprietari e dei produttori stranieri. Nel territorio dominato viene imposto alla classe sfruttata un doppio strato di sfruttamento: un'elite straniera sfrutta l'elite nazionale, che a sua volta sfrutta la popolazione. Questo causa una prolungata dipendenza economica ed una relativa stagnazione economica rispetto alla nazione dominatrice. È questa situazione -- l'antitesi stessa del capitalismo -- a caratterizzare lo stato degli Stati Uniti e del dollaro, e a produrre l'accusa (corretta) di sfruttamento economico da parte degli Stati Uniti e di imperialismo del dollaro.
Infine, l'aumento di concentrazione e centralizzazione del potere di sfruttamento conduce alla stagnazione economica e quindi causa le condizioni oggettive per il crollo definitivo di tale potere, e per la nascita di una società senza classi capace di produrre prosperità economica senza precedenti.
Contrariamente alle affermazioni marxiste, ciò non è il risultato di alcuna legge storica. Anzi, non esiste alcuna legge storica inesorabile nel senso marxista. Né è il risultato di una tendenza del tasso di profitto a diminuire man mano che aumenta la composizione organica del capitale (cioè man mano che aumenta la proporzione tra capitale costante e capitale variabile) come pensa Marx. Proprio come la teoria marxista che il valore derivi dal lavoro è falsa oltre ogni possibile riparazione, così è falsa la legge che il tasso di profitto tende a diminuire, che si basa sulla prima. La fonte del valore, dell'interesse e del profitto, non è l'atto di lavorare [se io scavo buche per terra e le ricopro, il mio lavoro non ha alcun valore, NdM], ma è l'agire, cioè l'impiegare risorse scarse verso il raggiungimento di obiettivi da parte di agenti che sono soggetti a vincoli di preferenza temporale e di incertezza (conoscenza imperfetta). Quindi non c'è motivo di credere che un cambiamento nella composizione organica del capitale abbia alcuna relazione sistematica con il cambiamento nel tasso di interesse e di profitto.
Al contrario, la probabilità che si verifichi una crisi che stimoli lo sviluppo di una maggiore coscienza di classe (cioè la condizione soggettiva per spodestare la classe regnante) aumenta a causa della dialettica dello sfruttamento (per usare uno dei termini preferiti da Marx) che ho già discusso prima: lo sfruttamento è un atto che distrugge la formazione di ricchezza. Quindi, in una competizione tra compagnie di sfruttamento (Stati), quelle meno sfruttatrici o più liberali tenderanno ad avere un maggior successo rispetto a quelle più sfruttatrici, in quanto avranno il controllo di una quantità maggiore di risorse. Il processo di imperialismo ha inizialmente un effetto relativamente positivo e liberatorio sulle società che entrano sotto il controllo degli imperialisti. Infatti viene esportato un modello sociale relativamente più capitalistico verso società relativamente meno capitalistiche (cioè più basate sullo sfruttamento). Lo sviluppo di forze produttive viene stimolato: l'integrazione economica migliora, la divisione del lavoro aumenta, e viene stabilito un genuino mercato mondiale. In risposta a ciò avviene un'espansione demografica, e ad aumentano moltissimo le aspettative sul futuro economico. Ma poi, quando inizia la fase di sfruttamento, e la concorrenza tra gli Stati si riduce o viene persino eliminata nel processo di espansionismo imperialista, allora scompaiono gradualmente i vincoli esterni che impediscono allo Stato dominante di effettuare espropriazione e sfruttamento interno. Quindi lo sfruttamento interno, la tassazione e le regolamentazioni cominciano ad aumentare, man mano che la classe regnante si avvicina al suo obiettivo finale di dominazione del mondo. Comincia la stagnazione economica e vengono disattese le suddette aspettative ottimistiche. E tutto ciò (alte aspettative e una realtà economica che scende molto al di sotto di queste aspettative) è il classico scenario fertile per la nascita di un potenziale rivoluzionario. Nasce un bisogno disperato di soluzioni ideologiche alle crisi emergenti, assieme ad un riconoscimento più diffuso del fatto che il regno dello Stato, la tassazione e la regolamentazione di Stato, ben lungi dall'offrire una soluzione, costituiscono il problema stesso che deve essere superato. Se, in questa situazione di stagnazione economica, di crisi economiche, e di disillusione ideologica, verrà offerta una soluzione positiva nella forma di una filosofia libertaria sistematica e comprensiva, associata ad una controparte economica, l'economia austriaca; e se questa ideologia verrà propagata da un movimento attivista, allora la prospettiva di accendere il potenziale rivoluzionario diventa promettente. Nasceranno pressioni anti-statiste che produrranno una tendenza irresistibile a smantellare il potere della classe regnante e lo Stato come strumento di sfruttamento utilizzato dalla classe regnante.
Ma, se ciò avverrà, non significherà la socializzazione dei mezzi di produzione, contrariamente a quanto predetto dal modello marxista. Infatti, la proprietà comune non solo è economicamente inefficiente, come è già stato spiegato in capitoli precedenti, ma è anche incompatibile con l'idea che lo Stato possa "farsi da parte e svanire". Infatti, se i mezzi di produzione saranno posseduti dalla collettività, e se assumiamo realisticamente che non tutti saranno d'accordo (come per miracolo) su come questi mezzi di produzione debbano essere usati, allora la proprietà comune dei fattori di produzione sarà esattamente ciò che richiederà l'esistenza continuativa dello Stato, cioè di un'istituzione che impone coercitivamente la volontà di una persona su un'altra persona che non è d'accordo. Al contrario, se mai lo Stato svanirà davvero, e assieme ad esso svanirà lo sfruttamento e nasceranno una libertà e prosperità economica senza precedenti, ciò significherà che sarà nata una società basata sulla pura proprietà privata e regolata da niente altro che il diritto privato.
lunedì 23 febbraio 2009
Stupri quotidiani
A me questo sembra un caso classico di "tragedy of the commons" su grande scala. (In italiano "tragedia delle cose in comune". E' interessante che non ci sia una voce su Wikipedia italiano.).
Le strade non sono di proprietà di nessuno. Quindi nessuno guadagna soldi se sono sicure, e nessuno perde soldi se sono pericolose. Quindi non c'è incentivo a mantenerle sicure. La teoria economica predice che i luoghi pubblici non saranno sicuri, che è proprio ciò che osserviamo.
A tale proposito cito l'economista Walter Block:
Lascia che ti chieda una cosa. Se io e te dobbiamo incontrarci stanotte, alle tre di notte, dove preferiresti che ci incontrassimo? A Central Park (New York), o a Disneyland? Tu risponderai: ovviamente non a Central Park. (E neppure ad Audubon Park a New Orleans.) Perché a Central Park il tasso di omicidi e il tasso di stupri è molto alto. Invece, a Disneyland, se hai un aspetto pericoloso, vieni subito circondato da un gruppo di paperi e topi, tutti eleganti ed in costume, che ti dicono “signore, per favore, venga da questa parte”.
Il punto è che, qui e oggi, quando uno stupratore o un assassino entra a Disneyland, perde di brutto. A Disneyland ci sono le telecamere, c'è la polizia (travestita da paperi) e quant’altro. Ciò che so è che è un luogo molto, molto sicuro. Ora vi domando: quando avviene uno stupro a Central park, chi perde soldi? Chi perde clienti? Forse il sindaco perde soldi? Forse il commissario del parco perde soldi? No. Ecco perché è molto pericoloso.Insomma, l’idea è che, proprio come il mercato può darti un succo di frutta migliore, o una mela migliore, può darti un miglior servizio di protezione. Anche nel mercato dei servizi di protezione c’è il meccanismo dei profitti e delle perdite, e c'è la concorrenza. Non c’è quindi differenza con gli altri mercati.
(pezzo di un discorso reperibile sul sito Mises.Org)
__
Nota: in questo periodo sono molto impegnato in un progetto commerciale, e non mi resta tempo per bloggare. Ho fatto uno strappo per scrivere questo post, ma tendenzialmente prevedo di scrivere pochissimo (diciamo un post ogni 3 mesi). Vi ringrazio moltissimo per le manifestazioni di apprezzamento per il blog che ogni tanto mi arrivano per email, alcune delle quali mi hanno davvero sorpreso e commosso. Grazie.
martedì 18 novembre 2008
Costruire Atlantide

La famiglia Friedman è una famiglia curiosa. Milton ha portato alla luce molti problemi delle regolamentazioni statali e ne ha individuato la causa negli incentivi distorti posseduti dai governanti; ma non ha saputo offrire alcuna soluzione realistica ai problemi in questione. Il figlio di Milton, David, ha architettato una soluzione realistica, basata su una struttura di incentivi diversa rispetto a quella dei governi; ma non ha dimostrato in modo conclusivo che una società di questo tipo sarebbe stabile, cioè che non degenererebbe nuovamente in un governo; inoltre non ha saputo indicare un percorso realistico e graduale per trasformare i sistemi attuali nel nuovo. Il figlio di David, Patri, ha risolto brillantemente entrambi i problemi: la sua soluzione risolve in un colpo solo il problema di come realizzare la transizione e il problema di come eliminare il rischio di instabilità. Il mondo può davvero cambiare grazie a Patri Friedman.
Propongo quindi di dare dei sussidi statali a David Friedman per incentivare la sua produzione di figli. Nell'attesa, ecco la traduzione di un articolo di Patri:
GEOGRAFIA DINAMICA
Questo articolo discute brevemente le ragioni fondamentali per cui i governi funzionano così male e molte soluzioni proposte da libertari non sono sufficienti a risolvere il problema. In questo articolo il governo viene modellato come un'industria e viene dimostrato che tale industria è priva di feedback competitivo. Su questa base verranno esaminati dei modi di rendere il governo più efficiente, compreso un modo curioso ma elegante di correggere il problema che non è stato precedentemente analizzato in questo contesto.
Il problema
Date le grandi violazioni dei principi di libertà commesse dai governi attuali ... è naturale che alcuni di noi abbiano considerato di progettare o persino di fondare nuove nazioni. Nel far ciò, a volte assumiamo che il motivo del fallimento dei paesi attuali sia l'atteggiamento mentale dei loro residenti. Quindi per assicurarsi che un sistema politico funzioni, dobbiamo semplicemente cominciare con persone che hanno a cuore la libertà. Questo è sbagliato, perché molto di ciò che non ci piace negli Stati attuali deriva dal comportamento di un sistema --- comportamento che in grande misura è indipendente da quali persone ne fanno parte. Per fare un esempio, gli Stati Uniti hanno cominciato con dei fondatori basati sulla libertà ma poi sono degenerati.
In alternativa sembra attraente pensare che la radice del problema si trovi nella Costituzione, forse perché non è abbastanza specifica o forse perché possiede qualche problema strutturale. Ad esempio, se le leggi richiedessero una super maggioranza per essere approvate e un voto di un quarto dei cittadini per essere abolite ... forse questo risolverebbe il problema. Sebbene queste questioni siano importanti, l'approccio è comunque troppo superficiale. Ancora una volta va notato che gli Stati Uniti hanno cominciato con una Costituzione piuttosto buona ma sono comunque degenerati. Non importa quali sono le tue leggi di partenza (e la nostra Carta dei Diritti è molto chiara), ci sono comunque giudici che la interpretano.
Quando cerchiamo evidenza empirica nel ventesimo secolo, la posizione libertaria è debole. Lo Stato minimo non sembra essere un equilibrio stabile. Al contrario, lo schema che si osserva chiaramente è che le spese governative crescono sempre, in termini assoluti e relativi, in molti Paesi diversi del mondo sviluppato. Il fenomeno del burocrate che cerca di gestire più soldi possibile e il meccanismo autoalimentante di espansione del governo sembrano fenomeni robusti. Non possiamo ignorare questa evidenza semplicemente perché è sgradevole. Il mercato libero potrà anche essere efficiente, ma se è intrinsecamente instabile non ci può essere alcuna utopia libertaria.
Il problema della stabilità è cruciale ... e forse è il problema fondamentale che ci troviamo di fronte. Sappiamo molto su come le cose potrebbero e dovrebbero funzionare nella nostra visione della società. Ma perché queste società sono così rare? Perché non si formano? Perché scompaiono? Come possiamo crearne una che duri? E' stata fatta molta analisi eccellente su questo argomento, grazie all'economia della scelta pubblica [public choice economics]. Ma queste questioni pressanti sembrano ricevere poca attenzione al confronto di piccole questioni tecniche, nonostante il fatto che dobbiamo rispondere ad esse se vogliamo mai riuscire a creare una società libertaria stabile.
L'industria del governo
Il governo tradizionale è un monopolio dell'uso della forza in una certa area geografica. Generalmente si estende per assumere anche il monopolio di un grande numero di servizi, come le corti di giustizia, la polizia, la protezione militare, le strade, e le licenze. Prenderemo in considerazione tutti questi "servizi governativi", e chiameremo "industria governativa" la fornitura di questi servizi. Ci sono due aspetti che rendono questa industria non competitiva: l'alto costo per il cittadino di passare sotto un altro governo, e l'alto livello di blocchi all'ingresso.
L'alto costo di passare sotto un altro governo
I fornitori di servizi governativi possiedono un monopolio sopra un'area molto grande. La maggior parte della gente è proprietaria della casa in cui vive e possiede anche una grande quantità di beni fisici. E' anche molto probabile che abbiano famiglia ed amici nell'area geografica circostante, e che abbiano un lavoro nelle vicinanze. Sebbene ci sia anche chi vive in camper, ha amici solo su internet e lavora da casa connettendosi ad internet, le persone di questo tipo sono molto rare. Quindi, se una persona vuole cambiare fornitore di servizi governativi, deve trasferirsi fisicamente in un altro paese. Questo richiede una serie di passi onerosi: vendere la casa, imballare tutto ciò che possiedi, lasciare il lavoro, traslocare in un altro paese, sbrigare le questioni burocratiche connesse all'immigrazione, comprare una nuova casa, trovae un nuovo lavoro, farsi nuovi amici, imparare una nuova cultura [ed eventualmente una nuova lingua]. Questo è un processo estremamente costoso.
Dato che è così costoso cambiare fornitore per questi servizi, l'industria in questione possiede poco feedback competitivo [cioè non possiede informazione sul grado di apprezzamento del proprio servizio da parte dei cittadini, e incentivo a soddisfare al meglio le esigenze dei cittadini. NdM]. Il motivo è che la strategia di spostarsi in un paese più favorevole non funziona bene, in quanto la differenza tra due governi deve essere maggiore del costo di spostarsi, e questo costo è enorme. Quindi i residenti hanno una grande tentazione a rimanere e sperare che le cose migliorino, o forse a tentare di cambiarle nonostante le insignificanti probabilità di successo.
Se non fosse chiaro perché tutto ciò produce un cattivo servizio, considerate un esempio nel mondo delle imprese. Supponete che ci siano molte compagnie telefoniche concorrenti e non connesse tra di loro: voi potete telefonare solo alle persone che sono clienti della vostra stessa compagnia telefonica. Allora è probabile che i vostri amici, la vostra famiglia e i vostri colleghi di lavoro useranno tutti la stessa compagnia, perché avere la stessa compagnia dà un vantaggio molto grande. ... In questo caso, una volta che una compagnia telefonica è riuscita a farsi molti clienti, non ha bisogno di trattarli molto bene, perché sarebbe difficile per i clienti cambiare fornitore. Se invece tutte le compagnie sono interconnesse e occorre solo qualche minuto per cambiare fornitore, il servizio è enormemente più efficiente. L'effetto di ciò sull'industria del governo sarebbe ancora più forte in quanto in questa industria la vicinanza fisica è più importante e pervasiva che nell'industria telefonica, e quindi la gente è disposta è sopportare costi più alti per mantenerla.
Alte barriere all'ingresso
Considerate due industrie. La prima ha poca economia di scala [cioè una compagnia grande non è molto più efficiente di una piccola, NdM], quindi compagnie piccole possono inserirsi facilmente nel mercato. La seconda industria ha economie di scala così alte che una nuova compagnia, per poter competere con quelle esistenti, deve essere enorme e piena di soldi. Ad esempio, la prima industria potrebbe essere il mercato dei programmi per computer e la seconda il mercato dei sistemi operativi per computer. Quando la barriera all'ingresso è bassa, molte compagnie innovative competeranno tra loro per fornire il prodotto migliore. Quando la barriera è alta, un piccolo numero di compagnie relativamente protette dalla competizione esterna cercano di mantenere la propria posizione e difendere una rendita.
La barriera all'ingresso nel mercato governativo è enorme: sebbene sia possibile controllare piccole parti di una democrazia senza grandi spese [lobby], creare un nuovo sistema o assumere il controllo di quello attuale è molto difficile. Il metodo usuale di far ciò è la rivoluzione con spargimento di sangue, e coloro che la tentano rischiano la morte con poche probabilità di successo. I governi accampano diritti su ogni lembo di terra del pianeta, e i possessori attuali hanno grande interesse a mantenere lo status quo. La recente invasione dell'Iraq da parte degli USA dimostra i costi tremendi e la difficoltà di un cambio di regime.
Questa alta barriera all'ingresso significa che il mercato governativo contiene un piccolo numero di grandi compagnie. L'industria non possiede il genere di crescita, dinamismo e continua innovazione che sarebbero prodotti da un flusso costante di piccole imprese che compiono continui esperimenti. Attualmente, piccoli gruppi di persone non sono liberi di sperimentare nuovi sistemi di governo. Questo priva il mondo intero di informazione utile su come migliorare i governi, e permette che la gente continui ad illudersi che certi metodi potrebbero funzionare, quando in realtà sarebbero disastrosi.
Le due cose messe insieme
Ulteriore evidenza che queste due condizioni sono la causa della pessima qualità dei servizi governativi si può trovare esaminando quei pochi servizi governativi che hanno un costo di cambiare fornitore molto più basso e una barriera all'ingresso molto più bassa. Per esempio, l'"incorporation" [?] e il noleggio di navi non richiedono la presenza fisica, e queste attività sono tra le poche che il governo riesce a mantenere con profitto. E non è una sorpresa che, per questo piccolo sottoinsieme di servizi "virtuali", la possibilità di cambiare facilmente fornitore sia molto concreta.
Tra parentesi: applicare questi due criteri al sistema operativo Windows spiega perché la sua qualità è così bassa, mentre altri prodotti Microsoft in industrie più competititive sono molto migliori.
[Altra evidenza è il fatto che le tasse sul capitale tendono ad essere più basse delle tasse sulla terra, perché il capitale si può spostare facilmente, NdM.]
Ora che abbiamo considerato il governo come industria e compreso che è un'industria enormemente non competitiva, non dovrebbe sorprenderci che i governi esistenti facciano un lavoro così cattivo. Senza concorrenza e reazioni di mercato, non dovremmo aspettarci un miglioramento significativo, indipendentemente da quali riforme superficiali vengano fatte. Cambiare una parte del sistema non basta: dobbiamo cambiare il meta-sistema, cioè il sistema con cui i sistemi stessi si evolvono. [In altre parole dobbiamo creare un sistema per generare buoni sistemi. NdM]
Soluzioni
...
Una industria non si può rendere competitive con la retorica, e l'industria governativa non fa eccezione. Al contrario, dobbiamo cambiare la struttura di incentivi che conduce a governi stagnanti e sfruttatori della popolazione. L'analisi precedente suggerisce che abbassare la barriera all'ingresso e il costo di cambiare fornitore avrebbe una buona probabilità di funzionare. Come si può fare?
Feudalesimo
Una risposta è un sistema gerarchico di alleanze, simile al feudalesimo medioevale. Ogni unità può scegliere a quale unità di livello più alto preferisce sottostare. In questo modo ogni unità può scegliere l'offerta migliore. Ciò ha realmente creato un sistema competitivo, come sostenuto da Robert Wright nel libro Non-Zero Sum [gioco a somma non-zero]:
Perché queste elite di regnanti erano più aperte ai cambiamenti rispetto alle elite regnanti di Roma? Una ragione, come dicono gli storici, era la natura decentralizzata del feudalesimo. I signori feudali avevano la libertà di riscrivere le leggi nel loro territorio, ed avevano anche gli incentivi a farlo: la competizione con i signori feudali confinanti. Non appena alcuni Signori avveduti cercavano di promuovere più benessere dei Signori confinanti, le molte unità con struttura "frattale" del fedalesimo divennero, di fatto, dei laboratori di giochi a somma non-zero, in concorrenza tra loro per aumentare la produttività.
Wright documenta anche che questa concorrenza nell'industria governativa può aver contribuito in modo sostanziale al vantaggio tecnologico dell'Europa.
Sfortunatamente, questo sistema ha dei problemi. Per esempio, le unità stabili nel feudalesimo tendono ad essere geograficamente compatte, e le caratteristiche geografiche limitano la varietà delle possibili configurazioni. Quindi ciascuna unità avrà spesso solo due opzioni di affiliazione --- oppure, se non si trova su un confine, non avrà alcuna opzione.
Anarco-capitalismo
Un sistema ben noto negli ambienti libertari è chiamato anarco-capitalismo. L'idea è che tutti i servizi governativi vengono forniti da compagnie private. Nessuna compagnia ha il monopolio di un dato servizio in una data area. Per esempio, le funzioni di polizia sarebbero svolte da "agenzie di protezione", e le dispute sarebbero risolte in corti di giustizia private. In questo articolo non esamineremo questo sistema in dettaglio (vedere a tale proposito il libro "L'ingranaggio della libertà" di David Friedman). Al contrario, esamineremo come l'anarco-capitalismo si adatta al nostro modello.
L'anarco-capitalismo diminuisce le barriere all'ingresso in quanto una nuova compagnia, per inserirsi nel mercato, dovrebbe inserirsi solo in una specifica industria e in una specifica area [anziché dappertutto]. Ad esempio, un'agenzia potrebbe decidere di inserirsi nel settore dei vigili del fuoco. In alcuni settori questo inserimento potrebbe essere più difficile in quanto alcune industrie che forniscono servizi governativi potrebbero avere maggiori economie di scala ed essere monopoli naturali. Ma è improbabile che lo siano tutte. Quindi, diversamente dal governo, che è monolitico, l'anarco-capitalismo permette la competizione almeno in quelle aree che non sono per natura monopolistiche.
L'anarco-capitalismo riduce anche drasticamente il costo di passare sotto un altro fornitore di servizi governativi, perché con questo sistema le persone non avrebbero bisogno di spostarsi fisicamente per poter cambiare fornitore di servizio: cambiare fornitore sarebbe facile come cambiare assicurazione oggigiorno. In aggiunta a ciò, le persone sarebbero libere di scegliere un fornitore diverso per ogni servizio. Quindi, per restare sul mercato, un fornitore dovrebbe essere competitivo, altrimenti i suoi clienti se ne andrebbero. Quindi in questo sistema il fornitore non sta semplicemente proteggendo una rendita, cosa che invece fa uno Stato tradizionale.
L'obiezione principale che si può sollevare contro l'anarco-capitalismo è quella della stabilità, cioè se condurrà inevitabilmente alla formazione di un governo centrale. I critici sostengono che le agenzie di protezione si uniranno per divenire tiranni della popolazione. La scarsa evidenza storica in nostro possesso non supporta questa predizione di deriva totalitaria; ma non indica nemmeno la stabilità a lungo termine. [Ad esempio l'anarco-capitalismo in Islanda è durato più di 300 anni, ma alla fine è terminato. NdM]. Infatti, in presenza di una minaccia esterna, le anarchie tendono a trasformarsi in governi centralizzati. E una volta che il governo si è formato, anche quando la minaccia esterna è scomparsa, il governo anziché retrocedere diventa più forte. Questo è un tipico esempio del cosiddetto "effetto ratchet", cioè un ingrandimento autoalimentante ed irreversibile. Questo effetto è una ragione fondamentale della continua crescita dei governi.
Geografia dinamica
Ne "L'ingranaggio della libertà", David Friedman usa la seguente metafora per illustrare i benefici dell'anarco-capitalismo:
Immaginiamo come sarebbe il nostro mondo se il costo per andare da un paese a un altro fosse zero. ... Un giorno il presidente francese annuncia che, a causa di problemi con le nazioni confinanti, verranno introdotte nuove tasse per le spese militari e che presto inizierà il reclutamento di nuove truppe. Il mattino seguente il Presidente francese si ritrova a governare un territorio pacifico, ma completamente vuoto, perché la popolazione si è ridotta, oltre a lui, a tre generali e ventisette corrispondenti di guerra.
Noi non viviamo in una roulotte; ma se potessimo comprare la nostra protezione personale da una compagnia privata, invece che dallo Stato, potremmo cambiare compagnia non appena ne trovassimo un'altra in grado di offrire un servizio migliore. Possiamo cambiare il nostro protettore senza cambiare nazione.
Questa metafora, presa alla lettera, ci suggerisce una strategia alternativa all'anarco-capitalismo. Supponiamo per un momento che esista davvero un modo di ridurre drasticamente i costi di cambiare fisicamente Paese. In questo caso, anche se ogni governo conservasse il monopolio sul proprio territorio geografico, i governi sarebbero costretti a competere tra loro per convincere i cittadini a restare, offrendo loro servizi più efficienti. Per usare l'analogia di prima, l'industria governativa diverrebbe più simile ad una compagnia telefonica e meno simile a un sistema operativo. Ma come realizzare ciò?
La risposta non è mettere le ruote alle nostre case, ma alcune persone la trovano ugualmente controintuitiva: costruire città fluttuanti sul mare, composte di moduli separabili e riorganizzabili dinamicamente.
Il concetto non è originale: le città fluttuanti fanno parte da tempo delle fantasie di chi desidera fondare una nazione. Dato che ogni lembo di terra è sotto il controllo di governi che non hanno alcun interesse a vendere la sovranità, i fondatori di nazioni sono stati costretti a considerare gli oceani. Ma la cosa sorprendente è che il mare, lungi dall'essere una soluzione di ripiego, sembra al contrario l'ambiente ideale per sostenere società libere.
La geografia della terra è fissa ed immutabile, ed il costo di trasportare le cose da un posto all'altro è alto. Spostare gli edifici è raramente fattibile. Gli edifici ed altri possedimenti molto pesanti hanno un grande valore per i loro proprietari, il che rende importante per il governo controllare il territorio fisico. Ma l'acqua è un intermediario fluido. Se gli edifici sono fluttuanti, anche un edificio molto grande può essere spostato in una nuova locazione a un costo molto basso (pensate alle navi da crociera). Quindi la geografia dell'oceano è una geografia dinamica: i vari pezzi del territorio non devono necessariamente mantenere una relazione spaziale fissa e costante nel tempo.
Il beneficio di questo tipo di geografia dovrebbe essere chiaro dalla storia di David Friedman. Se una singola struttura può essere rilocata a costo basso in un'altra giurisdizione, il costo di cambiare governo diventa basso. Le strade che compongono una città, le città che compongono una regione, le regioni che compongono uno stato... ciascuno di questi livelli è in grado di spostarsi e cambiare la sua affiliazione in modo da ottenere condizioni più convenienti. Non si tratta solo di uno spostamento virtuale come nel feudalesimo, dato che stavolta è possibile lo spostamento fisico dell'intera area. Se un lunedì lo Stato cerca di imporre una tassa sulle vendite, martedì tutto quello che resta di quella città potrebbe essere il municipio. Quando andarsene è facile, sfruttare la popolazione è difficile.
Anche le barriere all'ingresso sono molto minori sull'oceano, in quanto la geografia delle città fluttuanti può crescere dinamicamente, oltre ad essere rimescolata. Quindi un nuovo governo non ha più bisogno di combattere una guerra per ottenere il controllo di un pezzo di terra su cui qualcun altro accampa diritti: tutto ciò che deve fare è prendere possesso di un pezzetto del vasto oceano disabitato. Sebbene la posizione non sia priva di importanza, gli oceani sono molto più omogenei della terraferma, quindi ci saranno meno contese per ottenere una data area.
Come già detto in precedenza, uno dei problemi principali del governo è l'effetto ratchet: una crescita autoalimentante che non può mai essere invertita. Dato che una geografia dinamica può anche restringersi, essa fornisce un potenziale "pulsante di reset" [ripartire da zero] che si contrappone all'effetto ratchet. Immaginate una città su una piattaforma fluttuante il cui governo è divenuto troppo repressivo o troppo inefficiente. Una singola piattaforma decide di sganciarsi e di gettare l'ancora ad un miglio di distanza, formando un nuovo governo. Altre piattaforme la seguono. Alla fine, l'intera città potrebbe essersi rilocata nella nuova posizione, con esattamente le stesse piattaforme di prima, ma con un nuovo governo. Chiamiamo questa pratica "azzeramento totale" [reset]. Nella pratica, è probabile che la minaccia stessa di questa pratica renderà non necessaria la sua attuazione. Sulla terraferma, una pratica di azzeramento potrebbe essere inclusa nella Costituzione, ma i politici al potere avrebbero grande incentivo a combatterla. Invece nel mare, dove i cittadini possono semplicemente andarsene portando con sé la famiglia, la casa, gli amici e l'ufficio, la pratica di azzeramento è più difficile da ostacolare. Infatti questo genere di azzeramento è graduale ed incrementale, quindi non ha un singolo punto di fallimento. Sulla terraferma, fermare un'operazione di azzeramento sarebbe facile per un politico: basterebbe vincere un'elezione. Ma sull'oceano fermare un'operazione di azzeramento dinamica richiede di limitare la libertà di movimento di ciascun modulo della città.
Questa soluzione può essere contrastata. Se un governo impedisce fisicamente ai moduli di separarsi, ha di fatto trasformato la città in una città terrestre, e può dare inizio a una tirannia. Ma, sebbene questo sia un pericolo reale, la città acquatica si trova ancora in condizioni migliori. Sulla terraferma, gli edifici e la terra sono intrappolati in un luogo senza via d'uscita. Sull'oceano c'è sempre una possibilità che una piattaforma riesca a fuggire, per valore o per inganno. Inoltre, questa restrizione del governo dovrà essere introdotta all'improvviso, dato che ci si aspetta che su una piattaforma la libertà di associazione sarà considerata il diritto più fondamentale. Avrà la stessa grande importanza che oggi i libertari riservano alla libertà di parola e ai diritti di proprietà, in quanto la libertà di associazione è ciò che assicura che la partecipazione al contratto sociale sia esplicita e volontaria.
La geografia dinamica sposta il potere verso il basso, verso la più piccola unità separabile. Ma quanto sarà grande la più piccola unità separabile? Ciò dipende da vari fattori. La più piccola unità separabile che sia economicamente fattibile potrebbe essere piccola quanto una singola residenza, oppure abbastanza grande da ospitare 10 o 100 persone. In ogni caso, la dimensione è esigua. Questo permetterà agli individui di avere molta più voce in capitolo rispetto al sistema politico attuale, che è un sistema enorme e monolitico in cui "il vincitore prende tutto". Non solo il governo sarà più efficiente, ma probabilmente i governi saranno più diversi tra loro. Sembra che ci sia una discreta varietà nei gusti della gente in fatto di sistemi politici; quindi con una barriera all'ingresso più bassa nasceranno molte compagnie per soddisfare gusti di nicchia.
Uno dei motivi per cui questa idea è così potente è che per funzionare non ha bisogno che la gente creda in essa. Indipendentemente dai particolari gusti politici dei cittadini, il mercato governativo avrà una struttura di incentivi diversa. Questo risolve il classico punto debole delle visioni utopistiche, che richiedono che tutti Vedano La Luce. L'unico atto di persuasione necessario è convincere i primi coloni a dare avvio al processo di colonizzazione del mare; ma data la natura incrementale del progetto è sufficiente convincere solo poche persone ad ogni fase. Man mano che le città fluttuanti cresceranno, ci sarà evidenza sempre crescente che sono posti attraenti in cui vivere; questo convincerà le persone in bilico a trasferirsi, il che a sua volta produrrà più evidenza del buon funzionamento, e così via.
Uno svantaggio della geografia dinamica è che gli oceani sono un ambiente difficile e povero di risorse. Ci si potrebbe domandare se il vantaggio di un governo efficiente valga più degli svantaggi. Empiricamente la risposta sembra essere sì. Per esempio, considerate città come Hong Kong o Las Vegas. Con poche risorse naturali, sono riuscite ad avere una crescita economica tremenda semplicemente fornendo un ambiente più libero. Nella nostra complessa economia globale c'è molto altro da fare oltre ad estrarre risorse naturali.
E' facile capire perché le città fluttuanti saranno un'industria concorrenziale e dinamica. Come ogni industria di questo tipo, sono sicuro che produrrà utili innovazioni che io non sarei mai riuscito ad immaginare. La geografia dinamica, come l'anarco-capitalismo, produce buoni governi attraverso la concorrenza. Non sostengo che ciò produrrà come risultato un'utopia, ma aumenterà sia la libertà privata sia l'efficienza degli sforzi pubblici. Notate che i benefici della geografia dinamica non sono ristretti a una politica libertaria o anarco-capitalista: tutti i tipi di governo saranno resi più efficienti dalla geografia dinamica. Potremmo addirittura scoprire che sia il comunismo sia l'anarco-capitalismo sono inattuabili sulla terraferma ma attuabili sul mare.
Questi insediamenti sono tecnologicamente fattibili? Ho fatto una buona dose di ricerca sull'argomento ed ho concluso che non solo sono praticamente fattibili ma anche economicamente convenienti. Attualmente sto scrivendo un libro chiamato Seasteading [insediamento sull'acqua]. Per informazioni più dettagliate potete leggerne la bozza disponibile in rete. Notate che, anche se dobbiamo superare alcuni problemi tecnici, siamo riusciti a trasformare un problema politico in un problema ingegneristico; e gli esseri umani sono molto bravi a risolvere problemi ingegneristici.
Anarchismo dinamico
Sotto anarco-capitalismo gli individui sono liberi di cambiare fornitore di ciascun singolo servizio senza spostarsi fisicamente. Nella geografia dinamica, i moduli possono sempre scegliere un governo completamente diverso semplicemente spostandosi altrove. Non c'è conflitto tra queste due idee, anzi in realtà c'è una buona dose di sinergia. Con la geografia dinamica, il sistema anarco-capitalista ha una maggiore probabilità di formarsi e di resistere nel tempo, per varie ragioni.
Per esempio, attualmente i governi ottengono enormi profitti dal loro monopolio dell'uso della forza. Questo dà loro un grande incentivo a combattere l'emergere di un sistema anarco-capitalista e una grande quantità di risorse per combatterlo. Invece in un mercato governativo competitivo il profitto derivante dalla fornitura di servizi diminuisce drasticamente. Questa renderà molto più semplice la nascita di un sistema anarco-capitalista (o di un sistema alternativo).
Come abbiamo detto prima, una critica frequente che viene mossa al sistema anarco-capitalista è il problema della stabilità: cosa succede se tutte le agenzie di protezione si associano diventando un governo. Questo è un pericolo molto minore quando le vittime potenziali possono andar via fisicamente a basso costo. Come il presidente francese sopra citato, il cartello delle agenzie di protezione può formare un monopolio per poi scoprire che il suo territorio si è ridotto al solo quartier generale e a una manciata di onde. I suoi dipendenti troveranno facilmente un nuovo lavoro, dato che le agenzie di protezione nella città appena formata all'orizzonte stanno assumendo a tutta birra -- ma i suoi dirigenti se la passeranno molto peggio.
Per questo la geografia dinamica può finalmente rafforzare il punto debole dell'anarchia. E' difficile impadronirsi dell'acqua: tende a frammentarsi e sfuggirti via. Per quanto ciò sembri controintuitivo, queste fondamenta fluttuanti forniranno una base stabile per l'anarchia.
Il futuro
La geografia dinamica fa leva sulla natura particolare degli oceani per creare una società libera. E' interessante chiedersi fino a che punto si può spingere questa idea. Beh, la frontiera successiva sarà lo spazio. Lo spazio contiene pianeti, alcuni dei quali hanno una geografia statica, ed altri dinamica (giganti gassose, pianeti con superfici liquide). Ma la maggior parte dello spazio consiste soltanto di... spazio, che è chiaramente un ambiente di geografia dinamica. I pozzi di gravità pongono severe limitazioni al movimento, ma la totale mancanza di attrito significa che oggetti pesanti possono essere spostati a basso costo. In altre parole, la geografia dinamica non è solo una particolarità locale, ma vale nella maggior parte dell'universo.
La cattiva notizia è che il luogo dove attualmente abitiamo, la terraferma, probabilmente non potrà mai conoscere alti livelli di libertà o sostenere un'anarchia stabile. La buona notizia è che il 70% della superficie terrestre, e il 99.9999..% dell'universo, hanno le caratteristiche necessarie. Chi vuole per forza vivere a terra può tenersi il monopolio e la tirannide; noi ci prenderemo tutto il resto.
Una volta Mark Twain disse: "Comprate terreni. Hanno smesso di produrli.". Ebbene, la produzione sta per essere ripresa, e predico che il risultato sarà un grande cambiamento politico.
___
Un aspetto non toccato da Patri in questo articolo è che la presenza di una piattaforma Seasteading che fa concorrenza al governo potrebbe migliare i governi stessi. Quindi anche chi resta sulla terraferma avrebbe un beneficio concreto dall'iniziativa.
Questo articolo era del 2004. C'è materiale più recente e più completo da leggere sull'avanzamento del progetto Seasteading: segnalo l'ottima FAQ. Inoltre, per chi capisce l'inglese parlato, c'è il video di questa ottima conferenza tenuta da Patri Friedman ed altri ingegneri.