mercoledì 15 luglio 2009

La parabola dello scambio equo

Un viaggiatore povero e un viaggiatore ricco attraversavano il deserto assieme. A metà tragitto, la borraccia del viaggiatore povero si forò. Il viaggiatore comprese che, senza acqua, non sarebbe sopravvissuto fino alla città. Il ricco aveva acqua in eccesso, quindi il povero gli chiese di dargliene una piccola parte. Il ricco lo fissò a lungo, pensieroso, poi rispose:
"Ti darò acqua sufficiente a sopravvivere. In cambio, voglio che tu firmi un contratto. Nel contratto, dichiari di cedere a me ogni tua proprietà: la tua casa, il tuo denaro, il tuo cammello, e qualunque altra cosa tu possieda. Non solo: dovrai anche cedermi la metà dei tuoi guadagni futuri per i prossimi cinque anni. Allora mi riterrò soddisfatto.".
Il viaggiatore povero, non avendo altra scelta all'infuori della morte, accettò lo scambio e firmò il contratto. Ma, una volta giunto in città, sentendo di essere stato vittima di un'ingiustizia, si recò ad una corte di giustizia nota in tutto il Paese per la sua equità. La reputazione di questa corte era così grande che, se il giudice si fosse pronunciato in favore del povero giudicando nullo il contratto, il ricco avrebbe rinunciato ad impossessarsi degli averi del povero, per non essere considerato un criminale dal resto del Paese e trattato come tale.

Una volta di fronte al giudice, il povero parlo così:
"Non è stato uno scambio equo: quel farabutto ha preteso la mia casa e tutti i miei soldi in cambio di una misera borraccia d'acqua! Inoltre, si è approfittato del mio stato di necessità: mi ha fatto quel prezzo inaudito solo perché sapeva che non avevo altra alternativa che la morte. Sono stato vittima di sfruttamento ed estorsione.

Per questi motivi, chiedo che il contratto sia dichiarato nullo da questa Corte.".

Il giudice rispose: "Emetterò il verdetto soltanto se ti impegni a rispettarlo qualunque esso sia.". Il povero, sicuro di essere dalla parte del giusto, accettò. Il giudice emise quindi il verdetto:

"Il tuo compagno di viaggio ha dato a te una borraccia d'acqua senza la quale saresti morto. Quindi, in ogni senso, egli ti ha salvato la vita.

Ma ha voluto anche ottenere qualcosa per sé. Ed ora tu sostieni che egli ha ottenuto troppo; cioè che lo scambio non è stato equo.

E' vero che ha ottenuto troppo? Esaminiamo ciò che lui ha dato a te e confrontiamolo con ciò che tu hai dato a lui. Cerchiamo di capire se vale di più ciò che lui ha dato a te o ciò che tu hai dato a lui.

Ciò che lui ha dato a te ha fatto per te la differenza tra vivere e morire. D'altra parte, ciò che tu hai dato a lui non ha fatto per lui molta differenza, perché lui era già molto ricco in partenza.

Ciò che lui ha dato a te, per te valeva moltissimo. Ciò che tu hai dato a lui, per lui valeva pochissimo.

Quindi c'è una sproporzione tra il valore che lui ha dato a te e il valore che tu hai dato a lui: lui ha dato a te molto più di quanto tu hai dato a lui. Senza di lui, tu ora saresti morto. Senza di te, per lui non sarebbe cambiato quasi nulla.

Quindi è vero che lo scambio non è stato equo. Ma per il motivo opposto a quello che tu denunci. Il problema è che tu hai dato a lui pochissimo, lui ha dato a te moltissimo. Se c'è uno di voi due che ha "sfruttato" l'altro, quello sei tu.

Per compensare questa sproporzione, e rendere lo scambio più equo, io raddoppio il tuo debito verso di lui: da oggi gli sei debitore della metà di ciò che guadagnerai per 10 anni, anziché per 5 anni.