lunedì 31 marzo 2008

Il bambino nella favola

"Il libertario è come il bambino nella favola che insiste che l'imperatore è nudo."
(Murray Rothbard)

Scrive l'economista Rothbard:

Dimentichiamo per un attimo il fatto che, a memoria d'uomo, lo Stato ha monopolizzato i servizi giudiziari e di polizia nella società. Supponiamo di dover iniziare da zero, e che milioni di persone atterrino ora sulla terra, pienamente cresciute e sviluppate, provenienti da qualche altro pianeta. Inizia un dibattito su come si potrà assicurare la protezione (i servizi giudiziari e di polizia). Qualcuno dice: «Diamo tutte le nostre armi al qui presente Joe Jones e ai suoi parenti. Lasciamo che Jones e la sua famiglia decidano in merito a eventuali dispute fra noi. In questo modo, i Jones potranno proteggerci da qualsiasi aggressione o frode commesse nei nostri confronti. Dal momento che tutto il potere e le capacità decisorie sono in mano ai Jones, noi saremo protetti gli uni dagli altri. Permettiamo allora ai Jones di avere un guadagno da questo importante servizio, utilizzando le proprie armi e riscuotendo con la coercizione da noi tutto il denaro che desiderano.»

Sicuramente, in questo tipo di situazione nessuno riterrebbe questa proposta altro che ridicola. Difatti, risulterebbe più che ovvio che non sarebbe possibile, in questo caso, proteggersi dalle aggressioni o dalle rapine degli stessi Jones.

...

È solo perché nel corso di migliaia di anni ci siamo abituati all'esistenza dello Stato, che oggi diamo questo tipo di risposta assurda al problema della protezione e della difesa civili.

E' ovvio, poi, che lo Stato non ebbe inizio da un "contratto sociale" di questo tipo. Come notò Oppenheimer, lo Stato nasce solitamente in seguito alla conquista violenta...
Il timore di Rothbard ("chi ci proteggerà dallo Stato?") potrebbe sembrare infondato. Nella realtà, ovviamente, non abbiamo nulla da temere dallo Stato, in quanto esso persegue l'interesse comune. Il fatto che lo Stato si arroghi il monopolio della forza, e vieti ai cittadini di possedere armi da fuoco, produce di certo una società più libera e pacifica.

Oppure no? La storia potrebbe forse fornire evidenza in favore o contro il punto di vista di Rothbard. Traduco da qui:
Nel 1929 L'Unione Sovietica legiferò contro il possesso di armi da fuoco. Dal 1929 al 1953, circa 20 milioni di dissidenti, incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

Nel 1911 la Turchia legiferò contro il possesso di armi da fuoco. Dal 1915 al 1917 un milione e mezzo di armeni, incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

La Germania legiferò contro il possesso di armi da fuoco nel 1938. Dal 1939 al 1945 un totale di 13 milioni di ebrei ed altri, che erano incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

La Cina stabilì il controllo delle armi da fuoco nel 1935. Dal 1948 al 1952, 20 milioni di dissidenti politici, incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

Il Guatemala stabilì il controllo delle armi nel 1964. Dal 1964 al 1981, 100.000 indiani Maya, incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

L'Uganda stabilì il controllo delle armi nel 1970. Dal 1971 al 1979, 300.000 cristiani, incapaci di difendersi, furono raccolti in campi di concentramento e sterminati.

La Cambogia stabilì il controllo delle armi nel 1956. Dal 1975 al 1977 un milione di persone "istruite", incapaci di difendersi, furono raccolte in campi di concentramento e sterminate.

Numero di persone indifese costrette in campi di concentramento e sterminate nel XX secolo a causa del controllo delle armi: 56 milioni.
Il post continua con statistiche sull'Australia di dubbia veridicità (confronta wikipedia):
Sono passati ormai 12 mesi da quando i cittadini australiani sono stati costretti da una nuova legge a consegnare 640.381 armi da fuoco che detenevano per uso personale, le quali stanno per essere distrutte dal loro governo. Questo programma è costato ai contribuenti australiani più di 500 milioni di dollari. I risultati di questo programma, nel primo anno, sono:

- In tutta l'Australia il tasso di omicidi è cresciuto del 3.2 %.

- In tutta l'Australia le aggressioni sono salite dell'8.6 %.

- In tutta l'Australia le rapine a mano armata sono aumentate del 44 % (sì, 44 percento).

- Nel solo Stato del Victoria, gli omicidi con armi da fuoco sono aumentati del 300%. Notare che, mentre i cittadini che rispettano la legge le hanno consegnate, i criminali non lo hanno fatto, e possiedono ancora le proprie armi. ...

Sebbene nei precedenti 25 anni le statistiche mostrassero una diminuzione costante nelle rapine a mano armata, questa tendenza si è drasticamente invertita negli ultimi 5 anni, poiché ora i criminali hanno la garanzia che le loro vittime sono disarmate. [Ma la legge non è in atto solo da un anno? NdM]

C'è stato anche un sostanzioso aumento nei furti con scasso e nelle aggressioni ai danni degli anziani. ...

Non vedrete questi dati nei telegiornali della sera.
Ammettendo che questi dati siano corretti (che non è detto, devo verificare la fonte), la cosa non mi pare sorprendente. Sembra esserci una ragione matematica per cui le leggi sul controllo di armi devono avere questo effetto. La ragione, come fa notare David Friedman, è che il divieto di portare armi rende il crimine una professione redditizia. Se i criminali sono razionali, l'effetto non può che essere questo.

lunedì 17 marzo 2008

Cinture di sicurezza obbligatorie: conseguenze non ovvie

La maggior parte della gente è convinta che gli standard di sicurezza imposti dal governo producano un beneficio per il Paese. Un esempio che viene citato come emblematico è quello delle cinture di sicurezza obbligatorie. E' proprio vero che questa legge migliora le cose?

Traduco dal testo "Principles of economics" di N. Gregory Mankiw, economista di Harvard.

I politici che producono le regole dovrebbero sempre tener conto degli incentivi, in quanto molte politiche modificano i costi e benefici per le persone e, quindi, modificano il loro comportamento. Una tassa sul gasolio, ad esempio, incoraggia le persone a comprare auto più piccole e più efficienti. Incoraggia anche a usare mezzi pubblici di trasporto e ad abitare più vicini al proprio posto di lavoro. Se la tassa fosse abbastanza grande, le persone comincerebbero a guidare auto elettriche.

Quando i politici dimenticano di considerare come le loro regole influenzano gli incentivi, possono produrre risultati inattesi. Per esempio, considerate la politica pubblica riguardante la sicurezza sulle auto. [...] Il Parlamento reagì producendo leggi che obbligavano le compagnie automobilistiche a produrre vari dispositivi di sicurezza, comprese le cinture di sicurezza, e a fornirle in tutte le nuove auto.

Qual è l'effetto delle cinture sulla sicurezza? L'effetto diretto è ovvio. Con le cinture di sicurezza in ogni auto, più persone indossano le cinture, il che aumenta la probabilità di sopravvivere a un grave incidente d'auto. [...]

Ma non è tutto. Per comprendere completamente l'effetto di questa legge, dobbiamo comprendere che la gente modifica il proprio comportamento in risposta agli incentivi che si trova di fronte. Il comportamento rilevante in questo caso è la velocità e l'attenzione impiegata dal guidatore. Guidare lentamente e con prudenza è costoso, in quanto richiede al guidatore più tempo ed energia. Nel decidere con quanta prudenza guidare, le persone razionali confrontano il beneficio marginale di una guida più sicura con il suo costo marginale. Guidano più lentamente e più attentamente quando il beneficio di un incremento di prudenza è alto. Questo spiega perché le persone guidano più lentamente e più attentamente quando la strada è ghiacciata.

Ora considerate come una legge sulle cinture di sicurezza modifica il calcolo costi-benefici di un guidatore razionale. Le cinture di sicurezza rendono gli incidenti meno costosi per un guidatore, in quanto riducono la probabilità di morire o di essere feriti. Quindi, una legge sulle cinture di sicurezza riduce il beneficio di guidare lentamente e attentamente. La gente risponde alle cinture di sicurezza come risponderebbe a un miglioramento sulle condizioni stradali, cioè guidando più veloce e con meno attenzione. Il risultato finale, quindi, è un maggior numero di incidenti.

Questa legge come influenza il numero di morti al volante? I guidatori che indossano le cinture di sicurezza hanno più probabilità di sopravvivere a un dato incidente, ma hanno anche più probabilità di essere coinvolti in un incidente. L'effetto netto non è chiaro. Inoltre, questa riduzione di prudenza alla guida ha un impatto negativo sui pedoni (e sui guidatori che non indossano la cintura). La legge in questione li mette in pericolo, perché hanno più probabilità di trovarsi coinvolti in un incidente ma non sono protetti da una cintura di sicurezza. Quindi, la cintura di sicurezza tende ad aumentare il numero di morti tra i pedoni.

Sulle prime, questa potrebbe sembrare una pura speculazione teorica. Però, in uno studio del 1975, l'economista Sam Petlzman ha mostrato che le leggi sulla sicurezza al volante hanno avuto realmente molti di questi effetti. Secondo l'evidenza fornita da Peltzman, queste leggi producono sia un minor numero di morti per ogni incidente sia un maggior numero di incidenti. Il risultato netto è un piccolo cambiamento nel numero di morti al volante e un aumento del numero di morti tra i pedoni.

Qualcuno conosce studi più recenti?

domenica 9 marzo 2008

Privatizzare la polizia

Siamo giunti alla parte più interessante dell'articolo di Friedman (iniziato qui).

L'analisi economica suggerisce che la privatizzazione delle forze dell'ordine ne diminuirebbe l'incentivo alla corruzione e, di conseguenza, il costo per i cittadini. All'ovvia domanda "chi pagherebbe le forze dell'ordine se non fossero finanziate dalle tasse?", Friedman risponde che sarebbero le forze dell'ordine stesse a pagare la vittima del crimine per acquistare il diritto di riscuotere la multa dal criminale.

La parola a David Friedman.

_____

[...]

Nella prima parte di questo capitolo ho applicato l'assunzione di razionalità ai criminali, ma non, eccetto una breve digressione, agli altri attori del sistema di giustizia criminale. Ora cercherò di correggere questa omissione. Cosa implica l'assunzione che i poliziotti, come i criminali, siano razionali, sul modo in cui dovremmo applicare la legge?

Le discussioni moderne su questa questione debbono molto a un articolo di Gary Becker e George Stigler, intitolato "Applicazione della legge, corruzione e compenso delle forze dell'ordine" [ "Law Enforcement, Malfeasance and Compensation of Enforcers"]. La parte rilevante dell'argomento si può riassumere in modo molto semplice:

Io sono un poliziotto, tu sei un criminale, e io possiedo delle prove che ti faranno condannare. Il costo per te di essere condannato è pari a $ 50.000 (o sotto forma di una multa o sotto forma di un'equivalente sentenza di carcerazione). Il beneficio che io ottengo facendoti condannare è una pacca sulla spalla dal mio superiore e un piccolo incremento nelle mie prospettive di promozione -- cose che per me valgono, diciamo, $ 10.000 in guadagni futuri.

Dal punto di vista della serie poliziesca "Dragnet", il seguito della storia è ovvio. Io ti consegno al procuratore distrettuale assieme con le prove, e la storia finisce lì. Dal punto di vista di un poliziotto economicamente razionale, il finale è ugualmente ovvio: io ti vendo le prove a un prezzo compreso tra $10.000 e $50.000, ed entrambi ce ne andiamo a casa.

Naturalmente, questo non è tutto -- se lo fosse, i criminali non sarebbero quasi mai condannati. I sistemi legali del mondo reale spendono una quantità considerevole di tempo e forze nel tentativo di impedire transazioni di questo genere, e di punire coloro che vi partecipano. Ma il bisogno di far ciò costituisce un costo ingente: significa che i poliziotti devono passare parte del loro tempo a controllarsi a vicenda anziché a controllare i criminali. E a volte, quando un poliziotto riesce a eludere la vigilanza dei suoi colleghi, o quando un intero dipartimento riesce a cospirare con successo per fare il proprio interesse contro l'interesse dei contribuenti che sono i suoi datori di lavoro, in tal caso i testi di economia descrivono il mondo reale più fedelmente delle serie televisive.

Becker e Stigler suggeriscono una soluzione semplice e radicale a questo problema: privatizzare la cattura dei criminali. Anziché pagare al poliziotto un salario, si potrebbe pagarlo con le multe che egli colleziona dai criminali che riesce a catturare. Se il criminale condannato deve al poliziotto $ 50.000 sotto forma di multa da pagare, la tangente più piccola che il poliziotto sarà disposto ad accettare per lasciarlo libero è $ 50.000. Se il criminale gli offre davvero quella cifra (per evitare il costo di difendersi in una causa penale in cui non ha speranze), non abbiamo alcuna ragione di obiettare: il criminale ha pagato il suo debito con la giustizia, il poliziotto ha ricevuto il suo salario, e i contribuenti si sono risparmiati il costo del processo.

Un simile sistema di applicazione privata della legge solleva una nuova domanda: come assegnare i crimini ai poliziotti? Visto che i poliziotti adesso sono diventati cacciatori di taglie privati, come decidiamo quale di essi può catturare un dato criminale e incassare la sua multa?

Una soluzione è trasformare il crimine in una proprietà della vittima. La vittima vende a un poliziotto (privato) il diritto di risolvere il crimine. Questo processo assegna i crimini ai poliziotti -- e lo fa in modo efficiente, dato che il poliziotto con la maggiore capacità di catturare il criminale sarà disposto a pagare il prezzo più alto per acquisire questo diritto. Le vittime ricevono così un rimborso per ciò che hanno perso, e noi non dobbiamo più preoccuparci di impedire ai poliziotti di farsi corrompere.

Seguendo la linea di ragionamento cominciata da Becker e Stigler, abbiamo reinventato il diritto civile (contrapposto al diritto penale). In questo sistema è la vittima del crimine, non lo Stato, ad avere un diritto verso il criminale.

[Vorrei far notare anche un'altra caratteristica non ovvia di questo sistema. Il tribunale, come abbiamo detto, conferisce alla vittima il diritto di riscuotere una multa. E la vittima, a sua volta, come abbiamo detto, può vendere questo diritto a un poliziotto. Cioè, vende al poliziotto il diritto di usare la violenza per risolvere il crimine (diritto che ora il poliziotto non possiede automaticamente, essendo un privato). Oppure, la vittima può decidere di non vendere questo diritto. Cioè, può scegliere di riscuotere la multa in prima persona, se ne ha i mezzi e la capacità. Tutto questo significa che non c'è più differenza tra il potere dei poliziotti e quello dei cittadini normali. I poliziotti, in questo sistema, sono cittadini come gli altri, soggetti alle stesse leggi di tutti gli altri cittadini. Se commettono un errore, o aggrediscono un innocente per errore, anche in buona fede, ciò sarà considerato aggressione, ed i poliziotti dovranno compensare la loro vittima, anziché esserne esentati come può accadere oggi. NdM.]


Sebbene la legge americana oggi non permetta alla vittima di vendere l'intero diritto al risarcimento ad un avvocato, il quale possa poi intentare da solo una causa incassando la multa, tuttavia la vittima può già vendere parte di questo diritto assumendo l'avvocato con tariffa proporzionale al risultato [on a contingency basis]. Alcune forme precedenti di diritto civile permettevano la vendita completa dei diritti al risarcimento, ed alcuni scrittori moderni hanno sostenuto che anche noi dovremmo fare lo stesso (Friedman 1984, Shukaitis 1987).

Ciò che nel diritto penale chiamiamo "corruzione" si chiama "accordo extragiudiziale" nel diritto civile -- ed è proprio così che vengono effettuati la maggior parte dei risarcimenti civili. Visto che il pagamento va alla persona che avrebbe incassato la multa (multa che è chiamata "risarcimento danni" nel sistema civile), un accordo extragiudiziale è in grado di produrre lo stesso risultato di un processo, e a un costo minore.

Questo solleva una domanda interessante: dovremmo abolire del tutto il diritto penale? Staremmo meglio se trasformassimo tutti i crimini in offese civili, sostituendo l'applicazione affidata allo Stato con l'applicazione affidata ad agenzie di polizia privata scelte dalla vittima stessa? Per metterla in altri termini, il sistema attuale ha una qualche logica? Ha senso il fatto che se qualcuno mi assale io chiamo la polizia, ma se qualcuno non rispetta un contratto io chiamo l'avvocato?

Il sistema civile ha dei vantaggi ovvi. Sostituisce un sistema centralizzato, guidato dal governo, con un mercato decentralizzato. In molti altri contesti, dalla scuola alla consegna della posta, c'è evidenza che il mercato produca un risultato migliore del governo, ad un costo minore. In aggiunta, un sistema civile fornisce un rimborso alla vittima. Ciò non solo soddisfa il nostro senso di giustizia, ma fornisce anche alle vittime l'incentivo a denunciare i crimini, anche quando tale denuncia implica una certa quantità di rischio o di inconvenienti -- e questa è una notevole carenza del sistema penale. Ed elimina anche il conflitto di interessi tra il poliziotto e i suoi datori di lavoro, che oggi si manifesta sotto forma di corruzione e di costose precauzioni per evitarla.

Ci sono però alcuni problemi in un sistema interamente basato sul diritto civile. Uno è che sotto un sistema civile, almeno quello attuale, la vittima è limitata a ricevere un risarcimento che lo rimetterà in condizioni uguali a quelle precedenti. In altre parole, si presume che la multa sia pari al danno causato. Questo può essere vicino all'efficienza solo se quasi tutti i criminali vengono identificati e condannati. Ma supponete che venga catturato solo un ladro su dieci. Nove volte su dieci, egli mi ruba $ 100 e se li tiene; una volta su dieci viene catturato e li restituisce; tutto ciò rende il furto una professione redditizia.


Quindi, se sostituiremo il diritto penale con quello civile, dovremo probabilmente modificare la regola del danno, maggiorando l'entità della multa in modo da tener conto dell'incertezza di incassarla. Ad esempio, potremmo richiedere al ladro che viene catturato una volta su 10 di pagare $ 1000 alla sua vittima [anziché $100]. In questo modo, in media, il ladro pagherebbe tanto quanto ruba. Non riceve alcun guadagno netto per il suo tempo e i suoi sforzi, quindi si cerca una professione più attraente.

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Questo, però, solleva un ulteriore problema. Maggiore è l'entità del risarcimento danni, minore è la probabilità che il ladro sia in grado di pagarlo. Un sistema criminale è in grado di punire i criminali che non possono pagare una multa mediante il carcere. Ma un applicatore privato della legge, che sia un avvocato o un cacciatore di taglie, non riceve alcun salario dai contribuenti. Inseguire un criminale che è incapace di pagare i danni che il tribunale ha stabilito è uno spreco di tempo e fatica; quindi, se la maggior parte dei criminali sono incapaci di pagare, un sistema civile avrà poco incentivo a catturarli. Per questa ragione, Becker ha suggerito che la distinzione essenziale tra un'offesa civile e una penale sia che gli atti penali sono, o dovrebbero essere, quelli per cui il criminale non è in grado di pagare la multa appropriata.

Una soluzione a questo problema sarebbe di sostituire il pagamento danni con una taglia, nel caso di criminali incapaci di pagare. Lo Stato pagherebbe la multa del criminale condannato al poliziotto privato che lo ha fatto condannare, poi punirebbe il criminale mettendolo in carcere. I criminali che sono in grado di pagare la propria multa lo farebbero. Un simile sistema è più costoso di un sistema civile puro, ma non più costoso del nostro sistema attuale, dato che le multe pagate ai poliziotti prenderebbero il posto dei salari oggi pagati alla polizia.

Un approccio alternativo sarebbe di diminuire l'incapacità dei condannati di pagare, eliminando alcune restrizioni attuali su quali beni possono essere alienati per pagare una sentenza civile. In una versione estrema di questo sistema, i criminali potrebbero essere costretti a lavori forzati per pagare la loro multa, forse in prigioni private, le quali sarebbero in concorrenza tra loro su quanto rapidamente pagherebbero una data multa in cambio del lavoro forzato del detenuto; ciò sarebbe analogo a ciò che avveniva due o trecento anni fa, quando dei datori di lavoro privati erano in concorrenza tra loro sulla brevità del periodo di lavoro che richiedevano agli immigranti per pagar loro il viaggio che li portasse negli Stati Uniti (Friedman 1979).

Un secondo problema nell'idea di scalare l'entità del risarcimento danni per compensare la probabilità che il criminale non paghi è che dà alle "vittime" l'incentivo a inscenare crimini fasulli. Con la legge attuale, ha poco senso che io manometta la tua automobile per farla collidere con la mia in circostanze in cui tu sarai ritenuto colpevole, poiché la quantità di denaro che otterrò vincendo la causa sarà appena sufficiente per riparare la mia auto. Ma se la legge permette alla vittima di incassare una cifra 10 volte più grande del danno subito, con la giustificazione che il 90% dei responsabili di tali offese non vengono mai scoperti, allora inscenare un incidente fasullo può diventare redditizio. Questo è lo stesso problema di abuso che ho discusso nella sezione precedente, in cui si accusava falsamente qualcuno di crimini legati alla droga al fine di confiscare la sua proprietà, ma stavolta nel contesto dell'applicazione privata della legge.

Servirebbe più spazio di quello che ho qui per discutere in modo completo gli argomenti in favore e contro l'istituzione di un sistema civile puro, in cui il crimine è controllato da denunce per danni anziché da denunce criminali. I lettori interessati a quest'argomento potrebbero voler leggere alcuni degli articoli più tecnici elencati alla fine di questo capitolo; potrebbero anche essere interessati a Friedman (1979), che descrive il funzionamento di un sistema legale, realmente esistito, in cui l'omicidio era un'offesa civile, portata avanti dai parenti della vittima. [E anche al libro di Friedman "L'ordine del diritto", scritto successivamente a questo articolo, NdM.] In tutta onestà devo dire che, sebbene io ritenga che ci siano argomenti forti in favore dell'introduzione di un sistema civile puro, con modifiche appropriate per risolvere problemi speciali ... , la mia è sicuramente un'opinione di minoranza tra coloro che hanno scritto in materia.

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Permettere i crimini efficienti

L'economista David Friedman comincia questo importante articolo chiedendosi che aspetto avrebbe un sistema legale il cui obiettivo fosse la massimizzazione della felicità complessiva nel mondo, così come misurata dallo strumento che gli economisti chiamano "efficienza" (strumento che considera i costi e i benefici per tutti).

Una caratteristica sorprendente di questo sistema legale è che dovrebbe permettere i crimini "efficienti", cioè quei crimini in cui il beneficio per il criminale è maggiore del costo per la vittima. (Notate come questo sia controintuitivo per la maggior parte delle persone.)

Un'altra caratteristica interessante del sistema è che dovrebbe preferire le condanne a un risarcimento rispetto alle condanne all'incarcerazione.

La traduzione è mia. L'articolo completo in inglese è disponibile qui.

Crimini efficienti e polizia massimizzatrice di profitto

L'analisi economica del crimine parte da un'assuzione semplice: i criminali sono razionali.

[Abbiamo già trattato qui e qui l'assunzione di razionalità, quindi salto un pezzo che ripete quelle cose, NdM]

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L'assunzione di razionalità non si applica solo ai criminali, ma a tutti gli attori inclusi nell'analisi. I giudici, i poliziotti, i legislatori e le vittime potenziali sono tutti individui razionali che perseguono i propri obiettivi meglio che possono. La teoria economica non ha ragione di supporre che i criminali siano meno razionali dei giudici, o che i giudici seguano i propri interessi meno dei criminali.

Quando l'analisi da descrittiva diviene prescrittiva, sembra naturale applicare un simile approccio a noi stessi. Nel progettare istituzioni per il controllo del crimine, la nostra preoccupazione non è il peccato, ma il costo. Eliminare ogni omicidio, o persino ogni borseggio, sarebbe senza dubbio una bella cosa -- ma se dobbiamo provarci o no dipende da quanto costa. Se ridurre il tasso annuale di omicidio da dieci a zero significa trasformare metà della popolazione in poliziotti, giudici, e guardie carcerarie, probabilmente non vale la pena di farlo.

Parte I. La teoria dell'applicazione ottimale


Ciò che ho detto solleva una domanda: come possiamo strutturare le leggi e l'applicazione della legge in modo da minimizzare il costo netto del crimine e della sua prevenzione? ...

E' utile iniziare l'analisi del livello ottimale di applicazione della legge con un caso semplice, sebbene non del tutto realistico. Supponiamo di essere in grado di catturare tutti i criminali e di far pagar loro una multa, e supponiamo che far ciò non costi nulla. In questo mondo fiabesco, quanto dovrebbe essere grande la multa?

Una prima risposta potrebbe essere questa: la multa dovrebbe essere abbastanza alta da eliminare, con il suo effetto deterrente, ogni crimine. Ma potrebbero esserci dei crimini che non vogliamo eliminare. Considerate un cacciatore, perdutosi nella foresta e sul punto di morire di fame, il quale si imbatte in un capanno chiuso a chiave, contenente del cibo e un telefono. Il beneficio per lui di scassinare la porta e chiamare soccorso è molto maggiore del costo per il proprietario del capanno. Al netto, staremo meglio se quel particolare crimine non verrà punito. Per un esempio meno esotico, considerate il guidatore che occasionalmente supera il limite di velocità quando ha particolarmente fretta. Potremmo eliminare tutti, o quasi tutti, i casi di guida in eccesso di velocità, se solo confiscassimo abitualmente l'auto dei trasgressori condannati -- ma molti di noi considererebbero questa come una deterrenza maggiore di quella che è desiderabile.

Se un crimine produce un beneficio netto (se il guadagno per chi supera il limite di velocità o per il cacciatore smarrito è maggiore della perdita per noialtri) allora è meglio non eliminarlo. In molti casi il nostro sistema legale permette questi "crimini efficienti" semplicemente non classificandoli come crimini. Ogni volta che respiro, io emetto biossido di carbonio, il quale è considerato una sostanza inquinante in certi contesti. Quasi tutti siamo convinti che questo sia un crimine efficiente --- stiamo tutti meglio se tolleriamo l'emissione di una certa quantità di biossido di carbonio, piuttosto che se smettiamo tutti di respirare. Quindi la respirazione, diversamente da altre forme di inquinamento, non è illegale. Similmente, il cacciatore smarrito del mio esempio sarebbe probabilmente esentato dalla responsabilità criminale sulla base della dottrina della necessità.

[Suggerisco un'alternativa: il cacciatore sia condannato a risarcire il danno al proprietario della capanna. Dato che il beneficio per il cacciatore è maggiore del costo per il proprietario, al cacciatore resta un guadagno netto anche dopo averlo risarcito; per il proprietario, invece, non c'è stato né un guadagno né una perdita, dato che per ipotesi è stato risarcito completamente. Inoltre, il fatto che il cacciatore sia costretto comunque a risarcire il proprietario garantisce che egli scassinerà la capanna soltanto quando il beneficio per lui è maggiore del costo per il proprietario. NdM.]

Ma ci sono altri casi in cui è difficile tracciare una linea di separazione netta tra crimini efficienti e inefficienti. Guidando la mia auto ad 80 miglia l'ora io impongo un costo, un rischio di incidenti, sugli altri conducenti. Ciò è spesso inefficiente; cioè, se fossi costretto a tener conto del rischio che impongo su di loro oltre a quello che impongo a me stesso, non guiderei così veloce. D'altra parte, a volte guidare più veloce del limite è efficiente -- il beneficio di arrivare mezz'ora prima nel luogo in cui sto andando bilancia ampiamente il costo associato [compreso il rischio imposto agli altri, NdM]. In queste situazioni, come possiamo eliminare l'eccesso di velocità inefficiente, permettendo nel contempo quello efficiente?

La risposta è semplice: stabilendo una pena media pari al danno causato. Se superare il limite di velocità impone sugli altri guidatori un costo di $100 sotto forma di maggiori rischi, allora un conducente in eccesso di velocità dovrà pagare una multa di $100. Se (per rendere l'assunzione più realistica) viene scoperto solo un violatore su dieci, allora stabiliamo la multa a $1000, rendendo il costo medio della guida in eccesso di velocità (la sua "punizione attesa") di nuovo uguale a $100. Se superare il limite vale per lui più di $100, lo supererà; se no, lo rispetterà.

Con questa regola, la pena per il crimine svolge la funzione di un sistema di prezzi probabilistico. Ogni crimine ha un prezzo -- una certa probabilità di ricevere una certa multa -- stabilita in modo tale che la multa media sia uguale al danno causato. Se uno è disposto a pagare quel prezzo commetterà il crimine -- e, dal punto di vista dell'efficienza economica, dovrebbe commetterlo. Esattamente nello stesso modo, in un mercato normale, ogni bene ha un prezzo. Il fatto che il compratore sia disposto a pagarlo significa che il bene vale per lui più di quanto vale per il venditore, quindi la transazione produce un beneficio netto.

Mentre questo sistema può sembrare ragionevole per la guida in eccesso di velocità, sembra meno appropriato per crimini più gravi. Se stabiliamo davvero le pene nel modo che ho descritto, i crimini che saranno ancora compiuti saranno quelli che producono un beneficio netto. E questo vale anche per gli omicidi. Ma è proprio vero che, nel nostro sistema legale, la ragione per cui non aumentiamo la pena per l'omicidio è la paura che in questo caso avremmo troppi pochi omicidi?

La risposta è no. Finora ho descritto un mondo dove il controllo del crimine non costa nulla e, quindi, ne compriamo quanto ne vogliamo. In un mondo simile, renderemmo davvero la pena per l'omicidio così alta da far avvenire solo gli omicidi efficienti. E quali sarebbero gli omicidi efficienti? Praticamente nessuno. Infatti, sebbene alcuni di noi riescano a immaginare un paio di persone che migliorerebbero il mondo con la loro scomparsa, è improbabile che ci metteremmo d'accordo su chi sono queste persone -- così il consenso produrrebbe probabilmente un tasso di omicidi efficienti pari a zero.

Nel mondo reale, invece, dove il controllo del crimine ha un costo maggiore di zero, stabilire pene così alte non è un'opzione pratica. Infatti, per catturare e condannare i criminali, dobbiamo pagare la polizia, tenere processi, addestrare avvocati --- e pagare una quantità di costi che chiamerò, per convenienza, "costi di cattura". Una volta che i criminali sono stati condannati, dobbiamo anche punirli -- e anche questo ha un costo.

[Riassumendo: in un mondo ideale renderemmo la pena così alta da permettere solo gli omicidi efficienti; ma nel mondo reale, in cui la pena ha un costo, non vogliamo che le pene siano così alte, perché ciò non sarebbe efficiente. Friedman passa ora a spiegare perché nel mondo reale la pena ha un costo. NdM.]

Qual è il costo netto della pena? Nel caso semplice di una multa, è zero -- il criminale paga $100 e il sistema giudiziario riceve $100. Nel caso di imprigionamento o esecuzione, invece, il costo è maggiore. Infatti, il costo di imprigionamento comprende non solo la paga delle guardie ma anche il tempo passato in carcere dal prigioniero; diversamente dal caso della multa, nessuno guadagna ciò che il prigioniero perde. E per quanto riguarda l'esecuzione, anch'essa ha un costo maggiore del semplice prezzo di un proiettile o di un cappio. Di quanto maggiore? Di una vita umana. [A quest'ultima affermazione il lettore potrebbe perdere il filo. Infatti, fino ad ora il costo di qualcosa veniva espresso in denaro, mentre ora viene espresso in "vite umane". La ragione è che, come Friedman spiega altrove, per un economista il valore di qualunque cosa si può esprimere in termini di qualunque cosa: ad esempio, il valore di un'arancia si può esprimere in euro; il valore di un euro si può esprimere in arance; il valore di un euro si può esprimere in vite umane; il valore di una vita umana si può esprimere in euro. Quest'ultima cosa sembra senza senso, ma in realtà è perfettamente logica: se tu accetti un rischio dell'1 per mille di morire in cambio di 100.000 euro, è possibile calcolare il valore che tu stesso attribuisci alla tua vita, espresso in euro. Quindi sei tu stesso a rivelare, mediante le tue scelte, quanto vale per te la tua vita. Alcuni corollari interessanti di ciò sono che (1) il valore della tua vita non è inestimabile; (2) il valore della tua vita non è infinito. NdM]

Nel controllare il crimine, ci sono molti modi diversi di ottenere un dato livello di deterrenza. Potremmo catturare la metà dei criminali e multarli di $500 dollari ciascuno, potremmo catturare un criminale su 20 e metterlo in carcere per un anno, o potremmo catturare un criminale su 500 e impiccarlo. Supponete che tutte queste alternative siano equivalenti dal punto di vista del criminale ed abbiano quindi lo stesso effetto deterrente (proprio come la prospettiva di pagare una multa di $100 era equivalente, per il trasgressore, alla prospettiva di pagare una multa di $1000 con una probabilità del 10 %). Generalizzando quanto detto in precedenza, potremmo dire che tutte queste combinazioni alternative di probabilità e pena rappresentano la stessa punizione attesa.

Quando scegliamo una di queste alternative, decidiamo in base ai costi. Servono meno poliziotti per catturare 5 criminali su 100, piuttosto che 50 su 100, e servono meno giudici per processarli; quindi diminuire il numero di criminali catturati aumentando nel contempo la pena ci fa risparmiare sui "costi di cattura". Ma, visto che c'è un limite alla grandezza della multa che un criminale condannato è in grado di pagare, aumentare la pena significa tipicamente passare dalla multa all'incarcerazione o all'esecuzione -- il che aumenta il costo della pena. Un sistema efficiente di applicazione della legge produrrebbe qualunque livello dato di deterrenza, combinando probabilità e pene in modo tale da minimizzare la somma dei due tipi di costo.

Questo solleva un enigma interessante: perché mai incarceriamo la gente? Una risposta è che incarceriamo le persone perché esse sono incapaci di pagare --- non hanno abbastanza soldi per pagare una multa abbastanza alta da rappresentare una pena adeguata. Ma, sebbene ciò spieghi perché non multiamo alcune persone, non spiega perché le imprigioniamo, dato che l'imprigionamento sembra essere non solo meno efficiente di una multa, ma anche meno efficiente dell'esecuzione. I proiettili e le corde costano poco, quindi il costo totale dell'esecuzione è composto quasi interamente dal costo pagato dal criminale -- la sua vita. Costo che è molto minore del costo totale dell'imprigionamento, dato che le prigioni e le guardie sono costose.

Supponiamo di aver determinato che per un criminale il costo di ricevere l'ergastolo sia pari alla metà del costo di essere uccisi --- cioè che per il criminale non faccia alcuna differenza se subire un ergastolo con probabilità 100% o essere ucciso con probabilità 50%. In questo caso facciamo una piccola modifica alla legge attuale: ogni volta che un criminale riceve un ergastolo, lanciamo una moneta. Testa, lo liberiamo; croce, lo impicchiamo.

Superficialmente, questo sembra un deciso miglioramento. Il criminale non sta peggio, in media, poiché per ipotesi considera l'esecuzione con probabilità 50% equivalente a un ergastolo con probabilità 100%. Le vittime potenziali non stanno peggio: essendo le due pene equivalenti per il criminale, esse producono il medesimo effetto deterrente. L'unico effetto significativo del cambiamento è che ora possiamo sostituire un gran numero di guardie carcerarie con un piccolo numero di carnefici -- ottenendo un sostanzioso risparmio netto.

Non c'è niente, nella logica di questo argomento, che lo renda applicabile solo a coloro che hanno ricevuto un ergastolo. Lo stesso argomento si applicherebbe a chiunque sia condannato a un periodo in carcere, per quanto breve -- l'unica differenza sarebbero le probabilità da applicare. Se la mia condanna è a un anno, la Corte utilizza una roulette anziché una moneta: se esce due volte zero mi impicca, se esce qualunque altro numero mi libera subito.

Cosa c'è che non va nella conclusione inquietante di questo argomento semplice e lineare? Una possibilità è che non ci sia niente che non va: ho descritto un sistema efficiente per l'applicazione della legge, e la ragione per cui il nostro sistema attuale non funziona così è semplicemente che l'obiettivo non è l'efficienza, o che non siamo stati bravi a raggiungerla.

Ci sono almeno altre due spiegazioni possibili per il fatto che preferiamo un imprigionamento costoso ad un'esecuzione non costosa. Una è che l'esecuzione non sia davvero meno costosa delle prigionia; che sia in verità più costosa, una volta che i calcoli sono fatti correttamente. Un motivo per cui è costosa è che l'esecuzione è irreversibile; se il vero omicida confessa una settimana dopo che abbiamo impiccato qualcun altro, non c'è modo di dis-impiccarlo. Anche gli errori irreversibili hanno dei costi, che finora abbiamo ignorato. Un'altra spiegazione è che l'esecuzione offende la sensibilità di molti cittadini più di quanto faccia l'incarcerazione. Se molti di noi soffrono sapendo che il sistema legale che supportiamo e per cui paghiamo uccide persone a sangue freddo, anche quello è un costo. In aggiunta a ciò, l'esecuzione, nel sistema legale attuale degli Stati Uniti, è molto costosa perché comprende un lungo processo di appello -- sebbene questa non sembri tanto una causa della nostra riluttanza a uccidere i criminali, quanto una consguenza della nostra riluttanza.

Una seconda spiegazione è che siamo riluttanti a impiegare molto l'esecuzione proprio in quanto essa è efficiente. Finora ho applicato l'assunzione di razionalità soltanto ai criminali. Ho trattato i tribunali e la polizia come semplici servitori dell'interesse pubblico, senza una volontà propria e interessi propri. Questo potrebbe essere un grave errore.

Supponete di avere il sospetto che coloro che dirigono il sistema della legge e delle forze dell'ordine possano, in certe circostanze, avere un incentivo a spingersi troppo oltre nel fare il proprio lavoro. Ad esempio un sindaco ambizioso, un governatore, o un presidente, potrebbe decidere che una reputazione di combattente del crimine potrebbe dargli un grosso guadagno politico -- abbastanza alto che vale la pena ignorare i costi imposti a coloro che egli condanna, giustamente o ingiustamente, e punisce. Se, per la maggior parte dei crimini, la punizione è il carcere, il suo abuso sarà limitato dalla riluttanza dei contribuenti a pagare per mantenere tutte quelle persone in carcere. Se invece egli è libero di giustiziare i criminali anche per reati relativamente minori, questo vincolo svanisce. Quindi una possibile spiegazione per la nostra riluttanza a usare di più l'esecuzione è che vogliamo limitare i nostri dirigenti a infliggere pene che impongano costi anche al sistema della giustizia oltre che al criminale condannato, in modo da limitare il rischio di pene eccessive, in un sistema in cui non c'è garanzia che i politici che prendono le decisioni tengano conto di tutti i costi.

Questo potrebbe sembrare, per molti lettori, una pura speculazione teorica, per di più implausibile. Diviene più plausibile se consideriamo un esempio reale in cui abbiamo fornito alla polizia il potere di imporre pene efficienti -- e possiamo finire per stare peggio in conseguenza di ciò. L'esempio che ho in mente è la confisca di beni per crimini legati alla droga.

Secondo la legge attuale la polizia ha il potere, in una larga varietà di casi, di confiscare quelle proprietà che, secondo la polizia, sono state usate in connessione a droghe illegali. (Non è neppure necessario che il proprietario sia condannato per qualcosa). Se il proprietario vuole riavere i suoi beni, sta a lui rivolgersi a un tribunale e provare la propria innocenza. Coloro che criticano questo sistema sostengono che produce molti abusi. Dopo tutto, non c'è motivo di aspettarsi che la polizia, o il governo locale che la dirige, sia meno razionale dei criminali, o meno interessata a perseguire i propri obiettivi. A volte può essere prudente non permettere quelle punizioni che sono così efficienti da produrre un beneficio per il punitore alle spese del punito -- almeno in quelle situazioni in cui è il punitore a decidere chi è colpevole e a stabilire la pena.

(continua qui)

giovedì 6 marzo 2008

Cosa determina i salari? Cosa si può fare per aumentarli?


In questi giorni si parla molto (1 , 2) dell' "emergenza salari", cioè del fatto che i salari in Italia sono molto più bassi che negli altri paesi. Per cominciare a capirci qualcosa, credo sia necessario prima capire che cosa determina il livello dei salari. La tesi di questo articolo dell'economista Walter Block è che i salari, in un sistema di libero mercato, tendono a coincidere con la produttività del lavoratore.

L'articolo parla anche diffusamente della legge sul salario minimo e dei suoi effetti sull'occupazione, il tutto corredato da esempi storici. Una cosa che ho trovato sorprendente è la strategia, usata dai sindacati negli Stati Uniti, per liberarsi della concorrenza dei lavoratori poco qualificati: far aumentare per legge il loro salario. Il che, se ci pensate, è geniale.

La parola a Walter Block (dal libro "Difendere l'indifendibile").


Lo sporco capitalista sfruttatore di manodopera

"Se non fosse per la legge sul salario minimo sindacale ed altre legislazioni progressiste, i datori di lavoro, quegli sporchi sfruttatori capitalisti, abbasserebbero gli stipendi a loro piacimento. Ben che vada, verremmo ricacciati indietro ai tempi degli sweatshops [1]; e, nella peggiore delle ipotesi, ai tempi della rivoluzione industriale o anche prima, quando l'umanità combatteva una guerra, spesso perdente, con la fame ... "

Ecco la saggezza convenzionale sui meriti della legge sul salario minimo. Verrà dimostrato, però, che questa saggezza convenzionale è sbagliata, tragicamente sbagliata. ... Quali sono gli effetti di questa legge, e quali le conseguenze?

Già a prima vista, la legge sul salario minimo non sembra una legge sull'occupazione, ma una legge sulla disoccupazione. Non costringe un datore di lavoro ad assumere un dipendente al livello di salario minimo, o a qualunque altro livello. Costringe il datore di lavoro a non assumere un dipendente a certi livelli di salario, a quelli, cioè, sotto il minimo stabilito dalla legge. Costringe il lavoratore a non accettare il lavoro -- a prescindere dal suo desiderio di accettare un lavoro ad un livello di salario inferiore a quello minimo. Obbliga il lavoratore, che si trova di fronte ad una scelta tra un posto a paga bassa e la disoccupazione, a scegliere la disoccupazione. Né questa legge serve ad aumentare alcun salario; si accontenta di escludere quei lavori che non seguono la regola.

Come verrebbero determinati i salari in assenza di una legislazione sul salario minimo? Se il mercato del lavoro è composto da molti offerenti di manodopera (i dipendenti) e da molti richiedenti di manodopera (i datori di lavoro), allora l'indice del salario sarà fissato in accordo con ciò che l'economista chiama "produttività marginale della manodopera": la produttività marginale della manodopera è la quantità di entrate supplementari che un datore di lavoro ottiene assumendo un dato lavoratore. In altre parole se, assumendo un dato lavoratore, le entrate complessive del datore di lavoro crescono di $60 a a settimana, allora la produttività marginale di quel lavoratore è di $60 alla settimana. L'ammontare del salario pagato al lavoratore tenderà ad essere pari alla produttività marginale del lavoratore stesso. Domandiamoci: perché è così, quando è noto che il datore di lavoro preferirebbe pagare il lavoratore praticamente niente, quale che sia la sua produttività? La risposta è: la concorrenza tra datori di lavoro.

Per esempio, supponiamo che la produttività marginale del lavoratore equivalga a $1 l'ora. Se egli fosse assunto a 5 centesimi l'ora, il datore di lavoro avrebbe un guadagno di 95 centesimi l'ora. Altri datori di lavoro farebbero offerte per avere quello stesso lavoratore. Anche se lo pagassero 6 centesimi, 7 centesimi, o 10 centesimi l'ora, il profitto che ne ricaverebbero renderebbe comunque proficue le loro offerte. Le offerte si arresterebbero una volta che il salario è arrivato a $1 l'ora, in quanto l'incentivo a fare offerte al lavoratore si fermerà soltanto quando il salario pagato equivarrà alla produttività marginale del lavoratore stesso.

Ma supponiamo che i datori di lavoro si mettano d'accordo per non assumere lavoratori a più di 5 centesimi l'ora. Questo succedeva nel Medioevo, quando i cartelli dei datori di lavoro si formavano, con l'assistenza dello Stato, per varare leggi che proibissero salari al di sopra di un certo limite. Accordi del genere possono funzionare solo con l'assistenza dello Stato, e vi sono buone ragioni per questo.

In una situazione dove non ci sia un cartello, il datore di lavoro assume un certo numero di lavoratori -- il numero che egli ritiene gli frutterà il massimo profitto. Se un datore di lavoro assume solo dieci lavoratori, è perché pensa che la produttività del decimo sarà più elevata del salario che gli dovrà pagare, e che la produttività dell'undicesimo sarebbe invece inferiore a questa somma.

Quindi, se un cartello riesce ad abbassare a 5 centesimi l'ora il salario dei lavoratori che hanno una produttività marginale di $1 l'ora, ciascun datore di lavoro vorrà assumere molti più lavoratori. Questo si chiama "legge della domanda tendente al ribasso" (più il prezzo è basso, più gente vorrà acquistare). Il lavoratore la cui produttività era, agli occhi del datore di lavoro, leggermente inferiore a $1, e che dunque non conveniva assumere a $1 l'ora, verrà ora avidamente ricercato a 5 centesimi l'ora.

Questo ci porta al primo difetto del cartello: ogni datore di lavoro che vi partecipa sarà fortemente incentivato, da un punto di vista economico, a barare. Ciascun datore di lavoro cercherà di sottrarre lavoratori agli altri, e l'unico modo per poterlo fare sarà di offrire salari più alti. Quanto più alti? Fino ad $1, come abbiamo visto prima, e per la stessa ragione.

Il secondo difetto è che, anche dando per scontata l'assenza di membri che "barano", altre persone estranee al cartello desidereranno assumere questi lavoratori a 5 centesimi l'ora: anche ciò tende a spingere i salari da 5 centesimi a $ 1 l'ora. Altri ancora, quali gli aspiranti datori di lavoro nelle aree senza cartello, gli artigiani autonomi che fino ad ora non potevano permettersi di assumere dei dipendenti, e i datori di lavoro che in precedenza avevano assunto solo lavoratori part-time, contribuirebbero tutti ad una tendenza al rialzo nel livello del salario. [In altre parole, Block vuole dire che il cartello è un falso problema perché settori diversi sono in concorrenza tra loro per aggiudicarsi i lavoratori. Ad esempio, se un notaio paga troppo poco il suo segretario, questi può diventare fornaio, o netturbino, o manovale, o tecnico delle caldaie; quindi un eventuale cartello di notai non potrebbe mai stabilire uno stipendio per i dipendenti al di sotto del prezzo di mercato dei settori concorrenti, NdM]

Queste spinte agiscono persino se i lavoratori stessi ignorano i livelli di salario pagati altrove, o se si trovano in aree isolate dove non esiste un'occupazione alternativa. Non è necessario che entrambe le parti di uno scambio siano a conoscenza di tutte le condizioni pertinenti. E' stato detto che se le due parti non sono ugualmente ben informate, ne risulterà una "concorrenza imperfetta", e che le leggi economiche in qualche modo non entreranno in azione. Ma ciò è errato. I lavoratori di solito hanno una scarsa conoscenza globale del mercato della manodopera, ma si presume che i datori di lavoro siano molto meglio informati. Ed è tutto ciò che serve.

Mentre il lavoratore potrà non essere bene informato sulle occasioni di lavoro alternative, è abbastanza accorto da scegliere il lavoro meglio retribuito. Tutto ciò che serve è che il datore di lavoro si faccia conoscere dal dipendente che guadagna meno della sua produttività marginale, e gli offra una paga più alta.

Ed è proprio ciò che avviene naturalmente. L'interesse personale del datore di lavoro lo porta, come guidato da una "mano invisibile", a stanare i lavoratori a salario basso, offrire loro salari più alti, e aggiudicarseli. L'intero processo tende a far salire i salari al livello di produttività marginale. Questo vale non soltanto per i lavoratori urbani, ma anche per i lavoratori delle zone isolate, che non conoscono occasioni di lavoro alternative e che non avrebbero il denaro per andarsele a cercare, anche se ne fossero a conoscenza. E' vero che il differenziale tra il livello di salario e la produttività del lavoratore ingenuo dovrà essere sufficientemente alto da compensare il datore di lavoro per i costi che si à sobbarcato per trovarlo ed informarlo delle alternative di lavoro, e per pagare le spese della sua trasferta. Ma ciò è quasi sempre vero, ed i datori di lavoro lo sanno da lungo tempo.

I wetbacks messicani [2] ne sono un esempio. Pochi altri hanno meno conoscenza del mercato della manodopera negli Stati Uniti, o hanno meno denaro per recarsi nei luoghi dove si trovano lavori più proficui. Non soltanto i datori di lavoro viaggiano per centinaia di miglia per trovarli, ma forniscono loro anche i camion e le spese di viaggio per trasferirsi al Nord. Infatti, i datori di lavoro provenienti da luoghi lontani come il Wisconsin vanno in Messico per trovare "manodopera a buon mercato" (lavoratori che ricevono meno della loro produttività marginale). Questo la dice lunga sui meccanismi di una oscura legge economica di cui i lavoratori non sanno nulla. (Ci sono proteste contro le pessime condizioni di lavoro di questi emigranti stagionali. Ma queste proteste arrivano soprattutto o da persone ben intenzionate che però non sono al corrente delle realtà economiche, o da quelle sfavorevoli all'idea che questi lavoratori sfortunati ricevano come compenso il pieno valore delle loro fatiche. I lavoratori messicani stessi considerano favorevoli i salari e le condizioni lavorative, rispetto alle alternative in patria. Ciò è dimostrato dalla loro disponibilità, anno dopo anno, a trasferirsi negli Stati Uniti durante la stagione dei raccolti.)

Non è, dunque, la legge sul salario minimo a salvare la civiltà occidentale da un ritorno all'età della pietra. Ci sono spinte di mercato e comportamenti per la massimizzazione del profitto da parte degli imprenditori che impediscono che i salari scendano al di sotto del livello di produttività. Ed il livello di produttività, a sua volta, è determinato dalla tecnologia, dall'istruzione e dalla quantità di capitale investito, non dalla quantità di leggi "socialmente progressiste" varate. La legislazione sul salario minimo non fa ciò che la stampa asserisce. Cos'è allora che veramente fa? Quali sono i suoi effetti reali?

Quale sarebbe la reazione di un lavoratore-tipo ad una legge che aumentasse il salario da $1 a $2? Se egli fosse già impiegato a tempo pieno, potrebbe desiderare di lavorare più ore. Se fosse impiegato solo parzialmente o disoccupato, è scontato che vorrà lavorare di più.

Il datore di lavoro tipico, viceversa, reagirà nel modo opposto. Egli vorrà licenziare praticamente tutti i lavoratori ai quali sarà costretto a concedere aumenti (altrimenti avrebbe concesso gli aumenti prima di essere costretto a farlo). [Se questo passaggio non fosse chiaro, provo a spiegarlo meglio. Per ipotesi, prima dell'aumento, lo stipendio del lavoratore era già quasi pari alla sua produttività. Quindi, dopo l'aumento forzoso, il suo stipendio diventa maggiore della sua produttività. Ma il datore di lavoro non può pagare un lavoratore più di quel che produce, perché così facendo andrebbe in perdita, e l'azienda fallirebbe. Quindi cercherà di licenziare quel lavoratore. NdM.]

A breve termine, però, il datore di lavoro deve mantenere alta la produzione, e quindi forse non sarà in grado di risolvere subito la situazione. Ma col passare del tempo sostituirà la sua manodopera non specializzata, improvvisamente costosa, con un numero minore di lavoratori (però più esperti) e con macchinari più sofisticati, in modo che la totalità della sua produzione rimanga costante. [Questo significa che la legge sul salario minimo toglie lavoro ai lavoratori meno qualificati, cioà quelli la cui produttività non è tale da giustificare il nuovo salario, NdM.]

Gli studenti di un corso introduttivo di economia imparano che, quando viene fissato un livello di prezzo al di sopra di quello d'equilibrio, ne risulterà un'eccedenza. Nell'esempio citato, quando viene fissato un livello di salario minimo sopra a $1 l'ora, il risultato è un'eccedenza di manodopera - nota anche come disoccupazione. Per quanto possa suonare iconoclasta, è dunque vero che la legge sul salario minimo provoca disoccupazione. Al livello di salario più alto, crea più persone disposte a lavorare e meno posti di lavoro a disposizione.

L'unica questione opinabile è la seguente: quanta disoccupazione crea la legge sul salario minimo? Ciò dipenderà dalla velocità con cui la manodopera non specializzata verrà sostituita dalla manodopera specializzata, altrettanto produttiva se associata a dei macchinari. Nella stessa nostra storia recente, per esempio, quando la legge sul salario minimo lo ha portato da 40 centesimi a 75 centesimi l'ora, cominciarono a scomparire gli ascensoristi. [Quelle persone che si vedono nei film degli anni '50 che azionavano gli ascensori, NdM]. C'è voluto molto tempo, ma quasi tutti gli ascensori oggi sono automatizzati. La stessa cosa è successa ai lavapiatti non specializzati. Sono stati, e continuano ad essere, sostituiti da lavastoviglie automatiche, manovrate e riparate da lavoratori semispecializzati e specializzati. Il processo continua.

Man mano che la legge sul salario minimo viene applicata a settori sempre più vasti della popolazione non specializzata, e via via che il livello sale, le persone non specializzate affronteranno sempre più la disoccupazione. [E sono anche quelli che hanno maggior bisogno di lavorare, NdM.]

Infine, è importante osservare che la legge sul salario minimo ha effetti soltanto su coloro che guadagnano meno del salario minimo. Una legge che imponga a tutti di essere pagati almeno $ 2 l'ora non ha alcun effetto su chi guadagna già $10 l'ora. Ma prima di dare per scontato che la legge sul salario minimo si risolva semplicemente in aumenti di paga per i lavoratori a salario basso, considerate cosa succeederebbe se entrasse in vigore una legge sul salario minimo fissato a $100 l'ora. Quanti di noi hanno una simile produttività da trovare un datore di lavoro disponibile a pagare $100 l'ora per i nostri servizi? Soltanto coloro la cui produttività giustifica una paga tanto alta manterrebbero il posto. Gli altri si troverebbero disoccupati. E' un caso limite, d'accordo, ma il principio in azione ... è lo stesso. Quando i salari vengono aumentati per legge, i lavoratori a produttività bassa vengono licenziati.

Chi viene danneggiato dalla legge sul salario minimo? I lavoratori non specializzati, il cui livello di produttività è sotto il livello del salario fissato per legge. Il tasso di disoccupazione dei maschi neri tra i 13 e i 19 anni viene di solito (sotto)valutato intorno al 50%, tre volte il livello di disoccupazione della Depressione del 1933. E questa percentuale non considera neanche quei moltissimi che hanno rinunciato a cercarsi un lavoro per via di questo tasso di disoccupazione.

Il reddito perduto che questo rappresenta è soltanto la punta dell'iceberg. Di maggiore importanza è la formazione sul lavoro che questi giovani potrebbero acquisire. Se essi lavoorassero a $1 l'ora (o anche meno) anziché essere disoccupati a $ 2 l'ora, acquisterebbero competenze che li metterebbero in grado di alzare i propri livelli di produttività e di salario sopra i $ 2 nel futuro. Invece sono condannati alla vita di strada, all'ozio, e imparano solo quei mestieri che faranno guadagnare loro delle belle condanne penali.

Uno dei più grossi ostacoli che il giovane nero deve affrontare è la ricerca del primo lavoro. Tutti i datori di lavoro insistono sull'esperienza, ma come può ottenerla un giovane nero se nessuno lo assume? Ciò non è dovuto a un "complotto dei padroni" per denigrare gli adolescenti delle minoranze etniche. E' dovuto alla legge sul salario minimo. Se un datore di lavoro è costretto a pagare la cifra di un lavoratore esperto, perché meravigliarsi che esiga poi quel tipo di manodopera?

E' un paradosso che molti adolescenti neri valgano più del salario minimo, ma siano disoccupati proprio per colpa sua. Per poter essere assunti, con una legge sul salario minimo di $ 2 l'ora, non basta valere $ 2 l'ora. Bisogna essere considerati del valore di $ 2 l'ora, da un datore di lavoro che rischia di perdere denaro se non ci indovina, e che potrà andare in bancarotta se sbaglia troppo spesso. Con una legge sul salario minimo, un datore di lavoro non può permettersi di rischiare. E, purtroppo, i giovani neri sono spesso visti come una classe "a rischio". Se si trovasse di fronte ad un datore di lavoro riluttante, uno degli eroi di Horatio Alger si presenterebbe virilmente e si offrirebbe di lavorare per un salario simbolico, o anche gratis, per un periodo di due settimane. Durante questo periodo il nostro eroe dimostrerebbe al datore di lavoro che la sua produttività merita un livello di paga superiore. Ancora più importante, egli si accollerebbe, insieme con il datore di lavooro, una parte del rischio che assumere un lavoratore senza una prova comporta. Il datore di lavoro accetterebbe perché così rischia poco.

Ma l'eroe di Horatio Alger non era costretto a battagliare con una legge sul salario minimo che rende un simile accordo fuori legge. Dunque la legge sancisce che vi siano minori possibilità per un adolescente nero di dimostrare in modo onesto quel che vale.

La legge sul salario minimo danneggia non solo il giovane, ma anche il commerciante e l'industriale nero del ghetto. Senza di essa, questi ultimi avrebbero a portata di mano, a differenza della loro controparte bianca, un serbatoio di manodopera a basso costo formata da giovani lavoratori neri, più accessiibili perché residenti nel ghetto, vicini al luogo di lavoro e che, inoltre, avrebbero indubbiamente meno risentimento verso un imprenditore nero, nonché un rapporto di lavoro più tranquillo con esso. Dato che questo è uno dei fattori più decisivi per la prooduttività in lavori di questi tipo, il datore di lavoro nero potrebbe pagare i suoi lavoratori più di quanto non potrebbe farlo uno bianco --- e trarne comunque un profitto.

Per quanto infelici siano gli effetti sui giovani lavoratori neri, una tragedia più grande causata dalla legge sul salario minimo riguarda i lavoratori handicappati (gli zoppi, i ciechi, i sordi, coloro che hanno perso un arto, i paraplegici e gli handicappati mentali). La legge sul salario minimo rende effettivamente illegale che un datore di lavoro in cerca di profitto assuma una persona disabile. Ogni speranza di una benché minima autosufficienza viene abbattuta. La scelta che si presenta alla persona disabile è tra l'ozio e gli stratagemmi di un finto lavoro, sostenuti dallo Stato, che consistono in attività futili che demoralizzano quanto l'ozio. Che questi stratagemmmi siano sovvenzionati da uno Stato che al contempo rende impossibile un'occupazione onesta è un'ironia che pochi disabili troverebbero divertente.

Di recente, certe categorie di disabili (quelli con un lieve handicap) sono state esentate dalla legge sul salario minimo. E'dunque nell'interesse dei datori di lavoro assumere quelli con un "lieve handicap": che infatti ora hanno dei posti. Ma se ci si è resi conto che la legge sul salario minimo danneggia la possibilità d'impiego degli individui "lievemente disabili", ci si dovrebbe certo render conto che danneggia anche le possibilità degli altri. Perché gli individui gravemente disabili non ne sono esentati?

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Se la legge sul salario minimo non protegge l'individuo che si prefiggeva di proteggere, a quali interessi giova? Perché è stata varata una legge simile?

Tra i più rumorosi sostenitori della legislazione sul salario minimo ci sono i sindacati --- e ciò deve farci riflettere, perché un socio medio di un sindacato guadagna molto di più del livello di salario minimo di $ 2 l'ora. Se egli guadagna $ 10 l'ora, come si è visto, il suo livello di salario è in accordo con la legge, e non ne viene, dunque, influenzato. E allora perché ci si dedica con tanto impegno?

La sua preoccupazione non è certo per il lavoratore oppresso (i suoi fratelli neri, Portoricani, Messico-Americani e Indiani-Americani), visto che il suo sindacato è tipicamente bianco al 99,44%, ed egli si oppone strenuamente all'ingresso di minoranze etniche nel suo sindacato. Allora cosa c'è dietro l'interesse del sindacato nella legislazione sul salario minimo?

Quando la legge sul salario minimo spinse verso l'alto i salari della manodopera non qualificata, la legge della domanda tendente al ribasso ha indotto i datori di lavoro a sostituire con la manodopera qualificata quella non qualificata. Allo stesso modo, quando un sindacato, composto soprattutto da lavoratori qualificati, ottiene un aumento di salario, la legge della domanda tendente al ribasso porta i datori di lavoro a sostituire la manodopera non qualificata con quella qualificata! In altre parole, poiché i lavoratori qualificati e non qualificati sono, entro certi limiti, intercambiabili, sono di fatto in concorrenza tra loro. Potrebbe ben accadere che 10 o 20 lavoratori non qualificati si trovino in concorrenza con (e possano quindi sostituire) 2 o 3 lavoratori qualificati, più un macchinario avanzato. Ma per quanto riguarda l'intercambiabilità, in particolar modo a lungo termine, non può esservi dubbio.

Quale modo migliore, per liberarsi della concorrenza, che costringerla a fare prezzi che la pongano al di fuori del mercato? Quale modo migliore per un sindacato, onde assicurarsi che il prossimo rialzo di salario non induca i datori di lavoro ad assumere crumiri non qualificati, non iscritti al sindacato (soprattutto gli appartenenti alle minoranze)? La tattica consiste nel far varare una legge che porti il salario dei non qualificati così in alto che essi non possano essere assunti, per quanto eccessive risultino le richieste di salario del sindacato. (Se le minoranze riuscissero a far varare una legge che obbligasse all'aumento di tutti i salari sindacali di 10 volte il livello attuale, potrebbero praticamente distruggere i sindacati. Le tessere diminuirebbero precipitosamente. I datori di lavoro licenzierebbero tutti i sindacalisti, e nei casi in cui non potesssero o non lo facessero, andrebbero incontro alla bancarotta.)

Ma perché i sindacati sostengono intenzionalmente e connsapevolmente una legge tanto dannosa? Non è questa la sede per appurare le motivazioni di questo comportamento, qui si rilevano soltanto le azioni e i loro effetti. Gli effetti della legge sul salario minimo sono disastrosi. Essa colpisce duramente i poveri, i non qualificati e i membri dei gruppi minoritari, cioè quelle persone per le quali, teoricamente, era stata ideata.

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Note:

[1] Piccole aziende che sfruttavano le maestranze, a cavallo del secolo, nelle città industriali degli USA, e che si distinguevano per le condiizioni di lavoro infime, promiscue e malsane, orari lunghissimi e paghe irrisorie.

[2] Letteralmente "dorsi bagnati'; perché entrano illegalmente negli USA attraversando a nuoto il fiume Rio Grande, confine tra il Messico e la California.

lunedì 3 marzo 2008

Alvaro De Rujula contro Gabriella Carlucci

Il fisico teorico spagnolo Alvaro De Rujula risponde alla Carlucci sul caso Maiani. Su Progetto Galileo.

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Se vi chiedete che fine ho fatto: in questi giorni non ho molto tempo per scrivere perché sto combattendo con alcune complicazioni del cervello umano (e il mio stesso cervello ne sta riportando "complicazioni"). :)