__
Molti anni fa vivevo in una zona di Manhattan vicino alla Università della Columbia. Quando dovevo uscire di notte, portavo con me un lungo bastone da passeggio. Il mio amico Ernest Van Der Haag mi disse che facevo un errore pericoloso: i potenziali borseggiatori avrebbero considerato il mio comportamento come una sfida e mi avrebbero aggredito in massa. Io risposi che i borseggiatori, come altri uomini d'affari razionali, preferirebbero ottenere il loro guadagno al minor costo possibile. Portando con me un bastone, non solo stavo alzando il costo che potevo infliggere su di loro se avessi scelto di resistere, ma stavo anche annunciando la mia intenzione di resistere. Essi avrebbero razionalmente scelto una preda più facile.
Non sono mai stato borseggiato, il che è una piccola evidenza in favore del mio punto di vista. Altra evidenza deriva dall'osservare che tipo di persona viene realmente borseggiata. Se davvero i borseggiatori sentono il bisogno di mostrare il loro machismo, dovrebbero scegliere di borseggiare i giocatori di football: non c'è molta gloria del borseggiare vecchie signore. Se invece i borseggiatori sono uomini d'affari razionali, che cercano un profitto al minor costo possibile, borseggiare piccole vecchie signore ha molto più senso. Ebbene, si dà il caso che siano le piccole vecchie signore -- ed altre persone relativamente indifese -- ad essere borseggiate. I giocatori di football no. Si dice che una volta qualcuno chiese a Willie Sutton perché rapinasse banche. Lui rispose: "E' lì che sono i soldi".
L'approccio economico al crimine comincia da un'assunzione molto semplice: i criminali sono razionali. Un ladro ruba per la stessa ragione per cui io insegno economia -- perché la trova una professione più attraente di qualunque altra. La conclusione ovvia è che il modo di ridurre i furti -- sia come legislatori che come padroni di casa -- è aumentare i costi della professione di ladro oppure ridurne i benefici.
L'analisi che mi ha aiutato a decidere cosa portare con me quando passeggiavo di sera nella zona nord ovest di Manhattan si può applicare alla questione del divieto di possedere armi da fuoco. Gli oppositori sostengono che il divieto, disarmando le potenziali vittime, rende più difficile per loro proteggersi. I sostenitori del divieto ribattono che, poiché i criminali hanno più esperienza delle vittime negli atti di violenza, hanno più probabilità di vincere in un confronto armato. Questo probabilmente è vero, ma è quasi del tutto irrilevante nella questione.
Supponete che una vecchia signora su dieci porti con sé una pistola. E supponete che una su dieci tra queste, se attaccata da un borseggiatore, riesca ad ucciderlo invece di essere uccisa -- o di spararsi ad un piede. In media, il borseggiatore ha molta più probabilità di vincere lo scontro della vecchia signora. Ma -- sempre in media -- un borseggio ogni 100 produce la morte del borseggiatore. Con queste probabilità, borseggiare diventa un'attività sconveniente: hai una possibilità su 100 di finire ucciso, e non molte vecchie signore portano abbastanza soldi da giustificare un rischio simile. Il numero di borseggiatori declina quindi drasticamente, non perché siano stati tutti uccisi, ma perché si rivolgono razionalmente a professioni più sicure.
Quando da bambini apprendevamo i diversi tipi di animali, li immaginavamo come disposti in una gerarchia rigida, dove il più forte e feroce mangiava tutti quelli che erano sotto di lui. Non è così che funziona. Un leone potrebbe, senza dubbio, confidare di poter uccidere un leopardo, o un lupo di poter uccidere una volpe. Ma un leone che come abitudine desse la caccia ai leopardi non sopravviverebbe molto a lungo: una piccola probabilità di essere ucciso ed un rischio sostanziale di essere ferito sono prezzi troppo alti da pagare per un pasto. È per questo che i leoni cacciano le zebre.
Nell'analizzare i conflitti, non importa se sono tra due animali, o tra criminale e vittima, o tra imprese in concorrenza tra loro, o tra nazioni in guerra, tendiamo per natura ad immaginare una guerra aperta, in cui tutto ciò che conta è la vittoria o la sconfitta. Questo è raramente vero. Nel conflitto tra il borseggiatore e la vecchia signora, in media il borseggiatore vince. Ma il costo del conflitto -- una possibilità su cento di essere ucciso -- è abbastanza alto che il borseggiatore preferisce evitarlo. In questo caso come in molti altri, il problema che la vittima potenziale si trova davanti non è come sconfiggere l'aggressore, ma solo come rendere l'aggressione economicamente sconveniente.
Barzelletta degli economisti #3:
Due uomini si imbattono in un orso affamato. Uno comincia a correre. L'altro gli dice "non c'è speranza, non puoi correre più veloce di un orso". L'altro risponde "no, ma posso correre più veloce di te".
L'economia dei viaggi spaziali
La mia illustrazione preferita di questo punto è una storia di fantascienza di Poul Anderson. L'ambientazione è un futuro lontano in cui esiste il viaggio interstellare. C'è un percorso potenzialmente redditizio che connette due gruppi di stelle. Sfortunatamente il percorso attraversa il territorio di un piccolo e fastidioso impero interstellare. Questo impero (Borthu) ha l'abitudine di abbordare alcune delle astronavi mercantili che vi passano, confiscare il loro carico, e fare il lavaggio del cervello all'equipaggio. L'equipaggio va dunque ad arricchire la flotta dei Borthu, che ha una carenza endemica di personale qualificato.
I Borthu sono un piccolo impero: le corporazioni mercantili, se volessero, potrebbero unirsi, costruire astronavi da guerra, e sconfiggerli. Ma questo verrebbe a costare di più di quel che vale il percorso stellare in questione. Potrebbero armare le proprie astronavi mercantili, ma il costo di costruire una nave armata e riempirla di soldati annullerebbe il profitto generato dall'astronave. Insomma potrebbero vincere ma, essendo razionali massimizzatori del profitto, non lo fanno.
Il problema viene risolto da Nicholas Van Rijn, il capo di una delle corporazioni di commercianti (dopo aver fatto promettere ai suoi concorrenti di offrire una frazione dei loro profitti provenienti da quel tragitto a chiunque risolvesse il problema). La soluzione è armare una nave su quattro. Le navi da guerra portano equipaggi più grandi delle navi mercantili. Tre volte su quattro, l'impero attacca una nave mercantile e la cattura, guadagnando in questo modo una nave e un equipaggio di grandezza quattro. Ma una volta su quattro, gli aggressori scoprono che la nave mercantile è armata: l'impero perde una nave da guerra e il proprio equipaggio di grandezza venti. Un attacco su quattro costa all'impero, al netto, 8 uomini. La pirateria non è più redditizia, quindi termina.
La logica del problema, e la soluzione, sono elegantemente riassunte nella risposta di Van Rijn ad uno dei suoi colleghi, il quale aveva suggerito che convenisse combattere comunque, benché ciò costasse di più di quanto valeva per loro il rapporto commerciale:
La vendetta e la distruzione sono pensieri poco cristiani. Inoltre, non pagheranno molto, perché è difficile vendere qualcosa a un cadavere. Il problema è trovare un modo nelle nostre possibilità di rendere non redditizio per i Borthu assalirci. Non essendo degli idioti, smetteranno di assalirci e forse un domani potremo fare affari insieme.
("Margine di profitto", tratto da "Un-man and other novellas" di Poul Anderson)
(continua)