martedì 15 gennaio 2008

Indagare sulla morale naturale - Steven Pinker


Ecco la seconda e ultima parte dell'articolo di Pinker "L'istinto morale." L'episodio precedente è qui.

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(seguito)

Naturalmente anche i linguaggi variano. Nella teoria di Chomsky, i linguaggi si conformano ad una struttura astratta, come il fatto di avere frasi composte di verbi e oggetti, mentre variano i dettagli, come il fatto se viene prima il verbo o l'oggetto. Potremmo anche noi essere dotati di una specifica architettonica astratta che abbraccia tutte le strane idee moralizzate dalle persone in differenti culture?

Le varietà dell'esperienza morale

Quando antropologi come Richard Shweder ed Alan Fiske investigano sulle preoccupazioni morali in ogni parte del mondo, scoprono che alcuni temi continuano a ripresentarsi in mezzo alla diversità. Da ogni parte del mondo le persone ritengono sbagliato far del male agli altri e giusto aiutarli, almeno in certe circostanze e verso certe persone. Possiedono un senso di equità: il senso che bisogna ricambiare i favori, premiare i benefattori e punire gli imbroglioni. Danno valore alla lealtà verso un gruppo, alla condivisione e alla solidarietà verso i suoi membri, e alla conformità alle sue norme. Ritengono giusto sottomettersi ad autorità legittime e rispettare le persone di rango elevato. Ed esaltano la purezza, la pulizia e la santità mentre disprezzano la dissacrazione, la contaminazione e la carnalità.

Il numero esatto di temi dipende dal criterio che usiamo per raggrupparli, ma Haidt ne conta cinque -- danno, equità, comunità (o lealtà verso il gruppo), autorità e purezza -- e suggerisce che questi siano i colori primari del nostro senso morale. Non solo essi continuano a ricomparire attraverso diverse culture, ma ognuno di essi si aggancia alle intuizioni morali della gente nella nostra cultura. Haidt chiede di considerare quanti soldi chiederesti in pagamento per compiere le seguenti azioni:

Trapassarti il palmo con un ago;

Trapassare con un ago il palmo di un bambino che non conosci (danno);

Accettare un televisore wide-screen da un amico che lo ha ottenuto gratis a causa dell'errore di un computer;

Accettare un televisore wide-screen da un amico che lo ha ricevuto da un ladro che lo ha rubato a una famiglia ricca (equità);

Dire una cosa brutta sul tuo paese (che tu non credi vera) in un programma televisivo nel tuo paese;

Dire una cosa brutta sul tuo paese (che tu non credi vera) in un programma televisivo in un paese straniero (comunità).

Dare uno schiaffo in faccia ad un tuo amico, col suo permesso, come parte del copione di una recita;

Dare uno schiaffo in faccia a un tuo ministro, con il suo permesso, come parte del copione di una recita. (autorità)

Guardare una recita artistica in cui gli attori si comportano da idioti per mezz'ora, e tra le altre cose non riescono a risolvere problemi semplici e cadono a terra sul palco.

Guardare una recita artistica in cui gli attori si comportano da animali per mezz'ora, e tra le altre cose strisciano al suolo nudi e urinano sul palco. (purezza)

In ciascuna coppia, la seconda azione appare molto più ripugnante. La maggior parte delle illusioni morali che abbiamo visitato deriva dall'intrusione nel nostro giudizio di una delle sfere morali. Una violazione della comunità fa sentire alla gente repulsione verso l'atto di usare una vecchia bandiera per pulire un bagno. Una violazione della purezza fa sentire repulsione alle persone che giudicano la moralità dell'incesto consensuale e impedisce ai vegetariani morali e ai non fumatori di tollerare la minima traccia del vile contaminante. Dall'altra parte della scala, dimostrazioni di estrema purezza portano le persone a venerare i leader religiosi che vestono di bianco e possiedono un'aura di castità e ascetismo.

La genealogia della morale

Le cinque sfere sono buoni candidati per produrre una tavola periodica del senso morale, non solo perché sono onnipresenti, ma anche perché sembrano avere antiche radici evoluzionistiche. L'impulso ad evitare di ferire le persone, che nel caso del carrello ferroviario impedisce alle persone di gettare l'uomo grasso giù dal ponte, si trova anche nelle scimmie rhesus, che preferiscono patire la fame piuttosto che tirare una catena che rilascia loro il cibo ma dà una scossa elettrica ad un'altra scimmia. Il rispetto per l'autorità è chiaramente correlato all'ordine di dominanza che è largamente diffuso nel regno animale. Il contrasto purezza-impurità regola l'emozione del disgusto che viene attivata da potenziali vettori di malattia come gli odori corporei, la carne in decomposizione e i tipi di carne non convenzionali, e da pratiche sessuali rischiose come l'incesto.

Le altre due sfere moralizzate rispettano gli esempi classici di come può evolversi l'altruismo, esempi ideati negli anni '60 e '70 dai sociobiologi e resi famosi da Richard Dawkins nel suo libro "Il gene egoista". L'equità è molto vicina a ciò che gli scienziati chiamano "altruismo reciproco", dove la tendenza ad essere gentili può evolversi laddove il favore aiuti il destinatario più di quanto costa al suo autore, e il destinatario restituisca il favore quando la sorte si inverte. Questa analisi dà l'impressione che l'altruismo reciproco derivi da una specie di calcolo robotico, ma Robert Trivers, il biologo che ha ideato la teoria, sostiene che esso è realizzato nel cervello come un pacchetto di emozioni morali. La compassione porta la persona ad offrire il primo favore, specialmente verso qualcuno che ha molto a cuore e che si trova in stato di bisogno. La rabbia protegge la persona da coloro che accettano un favore senza ricambiare, dandole il bisogno impellente di punire gli ingrati o di terminare i rapporti con loro. La gratitudine dà a una persona il bisogno impellente di ricambiare quelli che la aiutarono in passato. Il senso di colpa spinge un imbroglione che si trova in pericolo di essere scoperto a riparare la relazione, riparando il torto e manifestando l'intenzione di comportarsi meglio in futuro (il che è consistente con la definizione data da Mencken della coscienza come "la voce interiore che ci avverte che qualcuno potrebbe osservarci"). Queste previsioni sono state confermate da molti esperimenti su chi aiuta chi, chi ha simpatia per chi, chi punisce chi, e chi si sente in colpa per che cosa.

La "comunità", quell'emozione molto diversa che spinge le persone a condividere le proprie cose e a sacrificarsi senza aspettarsi di essere ripagati, potrebbe avere radici nell'altruismo nepotista, cioè l'empatia e la solidarietà che sentiamo verso i nostri parenti (la quale si è evoluta perché qualunque gene spinga un organismo ad aiutare un parente sta aiutando le copie di se stesso che si trovano all'interno di quel parente). Negli umani, naturalmente, i sentimenti comunitari possono essere diretti anche verso i non parenti. A volte amare i nostri compagni paga (in senso evolutivo) perché i nostri interessi sono collegati ai loro; questo avviene ad esempio tra due coniugi verso i figli comuni, tra parenti acquisiti verso parenti comuni, tra amici verso gusti comuni, o tra alleati verso nemici comuni. E a volte non paga affatto: i nostri rilevatori di parentela vengono ingannati e portati a trattare i nostri compagni di gruppo come parenti; tale inganno è avvenuto grazie a tattiche come le metafore di parentela (fratelli di sangue, fratellanze, la madre patria), i miti sulle origini, i pasti comuni e altri rituali di fratellanza.

Mescolare le sfere

Tutto ciò ci porta a una teoria di come il senso morale possa essere universale e variabile allo stesso tempo. La cinque sfere morali sono universali, un'eredità dell'evoluzione. Ma il loro ordine di importanza dipende dalla cultura; e dipende dalla cultura anche quale di queste sfere viene usata per moralizzare quale area della vita sociale -- il sesso, il governo, il commercio, la religione, la dieta ecc. Molte pratiche sconvolgenti che sono attuate in luoghi lontani divengono più comprensibili quando ci rendiamo conto che lo stesso impulso moralizzatore che le elite occidentali indirizzano verso la violazione del "danno" e della "equità" (le nostre ossessioni morali) viene altrove indirizzato verso violazioni in altre sfere. Pensate alla paura che i giapponesi hanno dell'anticonformismo (comunità), alle sacre abluzioni e restrizioni dietetiche di induisti, ebrei ortodossi [e musulmani] (purezza), al senso di oltraggio di fronte all'insulto al Profeta tra i musulmani (autorità). In occidente crediamo che, negli affari e nel governo, il senso di equità debba prevalere sul senso di comunità, e cerchiamo di eliminare il nepotismo e il cronismo. In altre parti del mondo questo è incomprensibile -- quale mostro insensibile potrebbe mai preferire un estraneo al proprio fratello?


L'ordine di importanza delle sfere morali divide anche la cultura di destra e sinistra negli Stati Uniti. Molti argomenti del contendere riflettono diversi pesi dati alle sfere: a destra l'omosessualità, l'ateismo e le famiglie con un solo componente, a sinistra gli sbilanciamenti razziali, i negozi che danno salari bassi, e la paga dei dirigenti. In un grande sondaggio web, Haidt ha trovato che le persone di sinistra danno un peso enorme ad equità e danno, e poco peso a lealtà, autorità e purezza. La destra invece dà un peso moderatamente alto a tutti e cinque. Non è sorprendente che ognuna delle due fazioni ritenga di essere guidata da valori etici elevati, e che l'altra fazione appaia priva di principi.

Non è facile riassegnare un'attività ad una sfera diversa, o portarla fuori da tutte le sfere morali. Le persone pensano che un comportamente appartenga a una certa sfera per una specie di sacra necessità, e che l'atto stesso di mettere in discussione un assegnamento sia un oltraggio morale. Lo psicologo Philip Tetlock ha mostrato che la mentalità del tabù (la convinzione che è peccato anche solo pensare certe cose) non è solo una superstizione dei polinesiani, ma una mentalità che può essere facilmente attivata nei laureati americani. Basta chiedere loro di applicare la sfera della reciprocità alle relazioni solitamente governate dalla sfera della comunità o autorità. Quando Tetlock chiese ai soggetti se le agenzie di adozione debbano consegnare i bambini alle coppie che offrono più soldi, o se le persone debbano avere il diritto di vendere i propri organi, o se debba essere possibile pagare per evitare di fare da membro della giuria, i soggetti non solo si dichiaravano in disaccordo ma si sentivano personalmente insultati, ed erano oltraggiati che qualcuno facesse quelle domande.

Le istituzioni moderne forniscono spesso esperimenti sul modo in cui le attività vengono assegnate alle sfere morali. Le economie di mercato tendono a mettere ogni cosa in vendita. La scienza amoralizza il mondo cercando di comprendere fenomeni anziché evitare di giudicarli. La filosofia laica cerca di analizzare tutte le credenze, comprese quelle ammantate di autorità e tradizione. Non è sorprendente che queste istituzioni siano spesso viste come moralmente corrosive.

Non c'è niente di sacro?

"Moralmente corrosivo" è esattamente il termine che alcuni critici applicherebbero alla nuova scienza del senso morale. Il tentativo di svelare le nostre intuizioni morali per ciò che sono può apparire come un tentativo di minarne la legittimità. Sembra che gli psicologi evoluzionisti vogliano demistificare i nostri sentimenti più nobili rivelando che in realtà sono il frutto di interesse egoistico -- mostrare che il nostro amore verso i figli, la compassione per gli sfortunati e il senso di giustizia sono solo tattiche vantaggiose nella lotta darwiniana per perpetuare i nostri geni. L'atto di spiegare come diverse culture si appellino a diverse sfere morali potrebbe condurre a un relativismo senza uscita, in cui non avremmo mai una base per criticare le pratiche di un'altra cultura, non importa quanto barbarica, perché "noi abbiamo la nostra moralità e loro hanno la loro". E l'intera impresa sembra trascinarci verso un nichilismo amorale, in cui la moralità stessa sarebbe declassata da principio trascendente a costruzione dei nostri circuiti neurali.

In realtà nessuna di queste paure è giustificata, ed è importante capire perché. Il primo fraintendimento riguarda la logica delle spiegazioni evoluzionistiche. I biologi evoluzionisti a volte antropomorfizzano il DNA per la stessa ragione per cui gli insegnanti di scienza trovano utile far immaginare agli studenti il mondo dal punto di vista di una molecola o di un raggio di luce. Un modo per comprendere la selezione naturale senza fare calcoli matematici è immaginare che i geni siano piccoli agenti che cercano di fare copie di se stessi.

Sfortunatamente, l'idea del gene egoista è sfuggita al controllo dei libri di biologia divulgativi e si è trasformata nell'idea che gli organismi (comprese le persone) siano inevitabilmente egoisti. E questo non segue. I geni non sono i custodi dei nostri desideri più oscuri e inconsci. I geni "egoisti" sono perfettamente compatibili con gli organismi altruisti, perché il metaforico scopo di un gene di replicare se stesso può essere raggiunto producendo cervelli altruisti, cervelli gentili coi parenti o che fanno del bene agli estranei. Quando una madre resta sveglia di notte per confortare un figlio malato, i geni che la hanno dotata di quella tenerezza sono stati "egoisti" in senso metaforico, ma in nessun modo questo significa che lei sia egoista.

Né l'altruismo reciproco (la ragione evoluzionistica per cui esiste il senso di equità) implica che le persone facciano opere buone nella cinica aspettativa di essere ripagati. Tutti noi conosciamo esempi di gesti buoni non richiesti, come dare mance a una barista in una città dove non tornerai mai più, o cadere su una granata per salvare i compagni del plotone. Questi impulsi di bontà non sono per un biologo così anomali come potrebbe sembrare.

Nel suo articolo classico del 1971 il biologo Trivers mostrò come la selezione naturale possa spingere nella direzione del vero altruismo. L'emergere della reciprocità Tit-for-tat, che permette agli organismi di scambiarsi favori senza essere imbrogliati, è solo un primo passo. Chi fa un favore non solo deve evitare gli imbroglioni (quelli che accetterebbero il favore senza restituirlo) ma anche preferire i reciprocatori generosi (quelli che restituirebbero il favore più grande che possono) rispetto a quelli avari (che restituirebbero il favore più piccolo). Poiché essere scelti come beneficiari di un favore è una cosa buona, nasce tra gli individui una competizione per essere il partner più generoso che c'è in giro. Per dirla in modo più accurato, nasce una competizione per sembrare il partner più generoso che c'è in giro, visto che l'autore del favore non può letteralmente leggere il pensiero o vedere nel futuro. La reputazione di equità e generosità diviene una ricchezza.

Questo crea una competizione tra i potenziali beneficiari a gonfiare la propria reputazione senza sforzarsi di supportarla coi fatti. Ma dà anche un incentivo all'artefice del favore a sviluppare un radar sempre più sensibile per distinguere i partner davvero generosi da quelli ipocriti. Questa "corsa agli armamenti" raggiungerà alla fine una logica conclusione. Il modo più efficace di sembrare generosi ed equi, quando si è sotto uno scrutinio così attento, è essere generosi ed equi. A lungo andare, quindi, la reputazione si può costruire solo con i fatti e con la dedizione. Almeno alcuni agenti evolvono una genuina capacità di sacrificarsi -- sono morali non per ciò che ne ricavano ma perché è questo il genere di persona che sono.

Naturalmente, una teoria che predicesse che tutti si sacrificheranno sempre per il bene altrui sarebbe assurda tanto quanto una che predicesse che nessuno si sacrificherà mai. Oltre a un posto per i santi c'è un posto per i reciprocatori più pigri, che attraggono meno partner e partner peggiori ma non fanno i sacrifici necessari per avere una reputazione scintillante. Ed entrambi possono coesistere con gli imbroglioni puri e semplici, che sfuttano gli ignari in episodi "una botta e via". Può così evolversi un ecosistema di nicchie, ognuna con una diversa strategia, dove il tornaconto di ciascuna strategia dipende da quanti giocatori stanno seguendo le altre strategie. L'ambiente sociale umano ha la sua buona dose di personaggi generosi, intermedi e disonesti, e la variazione genetica nella personalità sembra mostrare i tratti inconfondibili del suo processo evolutivo.

La moralità è un'illusione?

Quindi la comprensione biologica del senso morale non implica che le persone siano calcolatori che massimizzano [consapevolmente] il proprio interesse o quello dei propri geni. Ma in che posizione lascia il concetto di moralità stesso?

Ecco la preoccupazione. L'indagine scientifica ci ha rivelato che alcune parti della nostra esperienza soggettiva sono il prodotto della nostra storia biologica e non hanno controparte oggettiva nel mondo. La differenza qualitativa tra verde e rosso, il sapore della frutta e il tanfo di una carcassa, la paura delle altezze e la bellezza dei fiori sono caratteristiche architetturali del nostro sistema nervoso condiviso, e se la nostra specie si fosse evoluta in un altro ecosistema, o se fossimo nati senza alcuni geni, le nostre reazioni potrebbero andare nell'altra direzione. Ora, se anche la distinzione tra giusto e sbagliato è il prodotto del particolare modo in cui sono intrecciati i circuiti del nostro cervello, perché dovremmo ritenerla più reale della distinzione tra rosso e verde? E se questa è solo un'allucinazione collettiva, come potremmo sostenere che alcune malvagità come il genocidio e la schiavitù siano sbagliate per tutti, anziché semplicemente sgradevoli per noi?

Naturalmente un modo di risolvere il problema è mettere Dio a capo della moralità, se non fosse che Platone ha fatto a pezzi questa possibilità 2400 anni fa. Dio ha una ragione per definire certi atti come morali ed altri come immorali? Se non ce l'ha (cioè se i suoi precetti sono solo dei capricci divini) perché dovremmo prenderli seriamente? Supponi che Dio ci comandasse di torturare un bambino. Questo lo renderebbe giusto, oppure qualche altro standard ci darebbe motivo di opporci? Se invece Dio è stato costretto da ragioni morali a darci alcuni comandi e non altri (cioè se comandarci di torturare un bambino non è mai stato un'opzione) allora perché non appellarci direttamente a quelle ragioni?

Questo ci riporta a chiederci da dove vengano davvero quelle ragioni, se non sono semplici costruzioni del nostro cervello. Certamente non si trovano nel mondo fisico, come le lunghezze d'onda o la massa. L'unica opzione che rimane è che le verità morali esistano in qualche astratto regno platonico, pronte per essere scoperte da noi, forse nello stesso modo in cui scopriamo le verità matematiche (secondo la maggior parte dei matematici). Secondo questa analogia, noi nasciamo già dotati di un concetto rudimentale di numero, ma, non appena lo usiamo per ragionare secondo ragionamenti matematici formali, la natura della realtà matematica ci costringe a scoprire alcune verità e non altre. (Nessuno che comprende il concetto di "due", il concetto di "quattro" e il concetto di addizione può arrivare ad una conclusione diversa da "2+2 = 4".) Forse nasciamo con un rudimentale senso morale e, non appena lo usiamo per ragionare, la natura della realtà morale ci costringe ad alcune conclusioni ma non ad altre.

Questa idea, che si chiama realismo morale, è troppo ricca per molti filosofi. [Vedi anche l'opinione di Sam Harris, NdM.] Eppure una versione indebolita dell'idea non è affatto folle. (La versione che dice: ok, forse non abbiamo nel cervello una lista di regole "tu devi", ma almeno qualche regola del tipo "se-allora".) Ci sono due caratteristiche della realtà che indirizzano qualunque agente sociale razionale e dotato di autoconservazione in una direzione morale. E potrebbero fornire un criterio di valutazione per determinare quando i nostri giudizi morali sono allineati con la moralità stessa.

Una di queste caratteristiche è la prevalenza dei giochi a somma non-zero. In molte situazioni della vita, due individui hanno un risultato oggettivamente migliore se agiscono entrambi in modo non egoistico, piuttosto che se agiscono in modo egoistico. Tu e io stiamo meglio se condividiamo il cibo che ci avanza, salviamo i nostri rispettivi figli se si trovano in pericolo, ed evitiamo di spararci l'un l'altro, anziché accumulare ciò che ci avanza fino a farlo marcire, far affogare il figlio altrui mentre ci limiamo le unghie, o combattere tra noi come gli Hatfield e i McCoy. Certo, potrei stare un po' meglio se io agissi in modo egoistico alle tue spese e tu assumessi il ruolo del classico "fesso", ma lo stesso vale per te nei miei confronti, quindi se ognuno di noi provasse ad ottenere quel vantaggio staremmo entrambi peggio. Qualunque osservatore neutrale, come io e te se potessimo parlarne razionalmente, concluderebbe che lo stato a cui dobbiamo mirare è quello in cui tu e io siamo entrambi altruisti. Questo esito non è solo un capriccio della nostra circuitazione cerebrale, né è dettato da un ente soprannaturale; è nella natura stessa delle cose. [In altre parole, Pinker vuole dire che le leggi della fisica e dell'evoluzione produrranno necessariamente cervelli con quelle leggi morali, e non altre, quindi le leggi morali non sono soltanto accidenti storici, NdM].

Il secondo supporto esterno alla moralità è una caratteristica della moralità stessa. E' il fatto che essa non può dipendere dall'egocentrico punto di vantaggio assunto dall'osservatore. Se io ti chiedo di non fare una cosa che danneggia me (di scendere dal mio piede, o di dirmi che ore sono, o di non investirmi con la tua auto) allora non posso farlo in un modo che privilegia i miei interessi sui tuoi (diciamo, conservando per me il diritto di investire te con la mia auto) se voglio essere preso sul serio. A meno che io non sia l'Imperatore della Galassia, devo formulare la mia pretesa in un modo che mi costringa a trattarti in modo simile. Non posso agire come se i miei interessi fossero speciali solo perché io sono io e tu sei tu, più di quanto possa persuaderti che il punto in cui sono seduto è un posto speciale nell'universo perché si dà il caso che sia io ad esserci.

Non è un caso che il cuore di questa idea (l'intercambiabilità delle prospettive) continui a ricomparire nelle più ponderate filosofie morali della storia, compresa la Regola D'Oro (essa stessa scoperta molte volte); il punto di vista eterno di Spinoza; il contratto sociale di Hobbes, Rousseau e Locke; L'imperativo categorico di Kant; il velo di ignoranza di Rawls. Soggiace anche alla teoria di Peter Singer del cerchio in espansione -- la proposta ottimistica che il nostro senso morale, sebbene plasmato dall'evoluzione per farci dare un valore superiore a noi stessi, ai nostri parenti e al nostro clan, possa tuttavia spingerci verso un percorso di progresso morale, man mano che il ragionamento ci costringe a generalizzare e a dar valore ad un insieme sempre più vasto di esseri senzienti.

Conoscere noi stessi per agire meglio

La moralità, quindi, rimane qualcosa di più grande del senso morale che abbiamo ereditato, e la nuova scienza del senso morale non rende obsoleti il ragionamento morale e le convinzioni morali. Allo stesso tempo, le sue implicazioni per il nostro universo morale sono profonde.

Quantomeno, la scienza ci dice che anche quando le intenzioni dei nostri avversari sono del tutto sconcertanti, tuttavia essi potrebbero non essere degli psicopatici amorali, ma potrebbero essere in preda ad una mentalità morale che appare loro tanto obbligatoria e universale quanto la nostra appare a noi. Naturalmente, alcuni avversari sono davvero degli psicopatici, ed altri sono così avvelenati dalla moralizzazione punitiva che si collocano oltre il confine della ragione. (L'attore Will Smith ha avuto molti storici al suo fianco quando recentemente suggerì alla stampa che Hitler riteneva di agire moralmente.) Ma in ogni conflitto in cui un incontro di menti non sia del tutto inutile, riconoscere che l'altro sta agendo guidato dalla morale anziché da ragioni venali può essere un primo passo verso un risultato positivo per entrambi. Una parte può riconoscere la preoccupazione dell'altra per la comunità o la stabilità o l'equità o la dignità, e allo stesso tempo sostenere che qualche altro valore debba prevalere in quel caso particolare. Con le quote rosa, ad esempio, gli oppositori si possono considerare come agenti nel nome dell'equità, non del razzismo, e i difensori si possono considerare come agenti nel nome della comunità, non del potere burocratico. La sinistra può riconoscere la preoccupazione della destra verso la famiglia, notando allo stesso tempo che il matrimonio gay è perfettamente coerente con quella preoccupazione.

La scienza del senso morale ci sensibilizza anche verso i modi in cui la nostra impostazione psicologica può ostacolarci verso il raggiungimento delle conclusioni morali più difendibili. Il senso morale, come stiamo imparando, è vulnerabile alle illusioni tanto quanto gli altri sensi. Ha la tendenza a confondere la moralità stessa con la purezza, lo status e il conformismo. Tende a riformulare quelli che sono problemi pratici come crociate morali, e quindi vede la soluzione nell'aggressione punitiva. Impone tabù che rendono alcune idee impossibili da discutere. Ad ha anche la cattiva abitudine di porre sempre se stessi dalla parte degli angeli.

Sebbene i saggi abbiano a lungo riflettuto su come possiamo essere accecati dalla nostra stessa [sanctimony], i nostri dibattiti pubblici non riescono ancora a prenderne atto. Nei casi peggiori, la stupidità delle nostre intuizioni istintive viene celebrata come una virtù. Nel suo influente saggio "The Wisdom of Repugnance" [la saggezza della repulsione], Leon Kass, ex membro del consiglio presidenziale di bioetica, ha sostenuto che non dovremmo ascoltare la nostra ragione quando si parla di clonazione e altre tecnologie biomediche, ed ascoltare solo il nostro istinto: "Abbiamo repulsione verso la prospettiva di clonare esseri umani... perché intuiamo e sentiamo, immediatamente e senza discussione, la violazione di quelle cose a cui giustamente diamo valore... In questa epoca in cui tutto è permissibile fino a che si può fare liberamente... la repulsione potrebbe essere l'ultima voce che si leva a difesa del nucleo centrale dell'umanità. Di grande pochezza sono quelle anime che hanno dimenticato come si prova disgusto."

Ci sono naturalmente buone ragioni per regolare la clonazione umana, ma il test del disgusto non è una di queste. Storicamente le persone hanno provato repulsione di fronte a ogni tipo di violazioni della purezza nella loro cultura, violazioni che non hanno niente a che fare con la moralità: toccare un intoccabile, bere dalla stessa fontana con un negro, permettere al sangue ebreo di mescolarsi al sangue ariano, tollerare la sodomia tra uomini consenzienti. E se la repulsione provata dai nostri antenati avesse avuto la meglio, non avremmo mai avuto le autopsie, le vaccinazioni, le trasfusioni di sangue, l'inseminazione artificiale, i trapianti di organi, e la fertilizzazione in vitro, tutte cose che furono denunciate come immorali quando erano nuove.

Ci sono molte altre questioni per cui abbiamo troppa fretta di premere l'intetturrore della moralizzazione, e ad andare in cerca dei "cattivi" anziché di correzioni. Che cosa dovremmo fare quando un paziente di ospedale viene ucciso da un'infermiera che amministra la sostanza sbagliata per via intravenosa? Dovremmo rendere più facile denunciare l'ospedale per danni? O dovremmo riprogettare le connessioni IV in modo che sia fisicamente impossibile connettere la bottiglia sbagliata?

E la moralizzazione non è mai tanto sbagliata quanto nella nostra più grande sfida globale. La minaccia di un cambiamento climatico indotto dall'uomo è diventata occasione per un revival di moralismo. In molte discussioni, la causa del cambiamento climatico è l'eccessiva indulgenza (troppi SUV) e l'impurità (inquinare l'atmosfera), e la soluzione è la temperanza (conservazione) e l'espiazione (comprare buoni per il [carbon offset]). Eppure gli esperti sono concordi che questi argomenti non hanno senso: anche se ogni singolo americano diventasse coscienzioso sulle proprie emissioni di carbonio, l'effetto sul cambiamento del clima sarebbe irrisorio, se non altro perché è improbabile che due miliardi di indiani e cinesi imitino la nostra pura astinenza. Sebbene la conservazione volontaria possa essere un aspetto verso un'efficace riduzione dell'emissione di carbonio, gli altri aspetti dovranno essere moralmente noiosi, come una tassa sul carbonio e nuove tecnologie energetiche, o persino tabù, come l'energia nucleare e la manipolazione deliberata degli oceani e dell'atmosfera. La nostra abitudine di moralizzare i problemi, fondendoli con intuizioni sulla purezza e la contaminazione, e di quietarci quando poi sentiamo le giuste emozioni, può essere un ostacolo verso la cosa giusta da fare.

La scienza del senso morale, quindi, lungi dal delegittimare la moralità, può farla progredire, permettendoci di vedere oltre le illusioni che l'evoluzione e la cultura hanno preparato per noi, e di concentrarci sugli obiettivi che possiamo condividere e difendere. Come scrisse Anton Chekhov, "L'uomo diverrà migliore quando gli mostrerai la sua vera natura".
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