Questo post è il primo di una serie dedicata all'ultimo libro di Richard Dawkins, "The God Delusion" (L'illusione di Dio). La traduzione è mia. Per visualizzare tutti i post della serie, cliccate sull'etichetta "L'illusione di Dio", nella colonna laterale del blog. Questo episodio è stato ampliato rispetto a quello pubblicato su "Novissimo Blog".
La moralità delle Sacre Scritture
Le Scritture hanno due modi di produrre per noi una morale o delle regole di vita. Uno è darci delle istruzioni dirette, come ad esempio i Dieci Comandamenti [...]. L'altro è fungere da esempio: Dio, o qualche altro personaggio biblico, potrebbero fungere da modello di vita. Entrambi questi percorsi spirituali basati sulle Scritture, se seguiti religiosamente (uso questo avverbio in senso metaforico ma senza ignorarne le origini), incoraggiano un sistema morale che qualunque persona moderna e civile, religiosa o meno, troverebbe ― non so come dirlo più educatamente ― nauseante.
Ad essere equi, la maggior parte della Bibbia non è sistematicamente malvagia ma semplicemente bislacca, come ti aspetteresti da un'antologia di documenti disgiunti caoticamente raggruppati insieme, rivisti, tradotti, distorti e 'migliorati' da migliaia di autori anonimi, editori e copisti, sconosciuti a noi e che non si conoscevano tra loro, nell'arco di nove secoli. [...] Ma sfortunatamente è lo stesso strano libro che i fanatici religiosi sbandierano come la fonte infallibile della nostra morale e delle nostre regole di vita. Coloro che vogliono basare la propria morale letteralmente sulla Bibbia non l'hanno letta o non l'hanno compresa, come osserva giustamente il vescovo John Shelby Spong ne I Peccati delle Scritture.
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L'Antico Testamento
Si comincia nella Genesi con l'amata storia di Noè, derivata dal mito babilonese di Uta-Napisthim e nota dalle mitologie più antiche di molte culture. La leggenda di animali che entrano a due a due nell'arca è affascinante, ma la morale della storia di Noè è sconcertante. Dio aveva una bassa opinione degli uomini e per questo (ad eccezione di una famiglia) li affogò, compresi i bambini ed anche, per buona misura, il resto degli animali (che erano presumibilmente innocenti).
Naturalmente, i teologi irritati obietteranno che non prendiamo più alla lettera il libro della Genesi. Ma è proprio questo il punto! Noi scegliamo a nostro piacimento a quali parti delle Scritture credere, e quali invece mettere da parte come simboliche o allegoriche. Questa selezione è una decisione personale, tanto quanto la decisione degli atei di seguire quel tale precetto morale o quella decisione personale, senza un fondamento assoluto. Se quella degli atei è "una moralità che si fonda solo su sé stessa", lo è anche l'altra.
In ogni caso, nonostante le buone intenzioni dei sofisticati teologi, un numero spaventosamente grande di persone prende ancora sul serio e alla lettera le Scritture, compresa la storia di Noè. Secondo la nota compagnia di sondaggi Gallup, queste persone sono più del 50% degli elettori americani. E lo stesso fanno, senza dubbio, molti di quei ministri di culto asiatici che hanno dato la colpa dello Tsunami non ad uno spostamento tettonico ma ai peccati umani, che spaziano dal bere e ballare nei bar all'infrangere qualche insensata regola del sabato. Chi può permettersi di criticarli, credendo allo stesso tempo alla storia di Noè ed ignorando tutto tranne la Bibbia? Tutta l'educazione che hanno ricevuto li ha portati a considerare i disastri naturali come collegati alle vicende umane, come vendette per le malefatte degli umani piuttosto che qualcosa di impersonale come la tettonica a zolle. Tra parentesi, che presuntuoso egocentrismo credere che eventi che scuotono la terra, della magnitudine a cui operano gli dei (o la tettonica a zolle), debbano sempre avere una connessione con l'uomo. Perché mai un essere divino, con in mente la creazione e l'eternità, dovrebbe preoccuparsi anche minimamente delle puerili malefatte umane? Noi uomini ci diamo delle arie, ingigantendo i nostri miseri peccati fino a renderli significativi a livello cosmico!
Quando intervistai per la televisione il reverendo Michael Bray, un attivista anti-abortista di fama, gli chiesi perché i cristiani evangelici fossero così ossessionati dalle inclinazioni sessuali private come l'omosessualità, inclinazioni che non interferiscono con la vita di nessun altro. La sua risposta tirò in ballo l'autodifesa. Dei cittadini innocenti rischiano di divenire vittime collaterali quando Dio deciderà di colpire la loro città con un disastro naturale perché ospita dei peccatori. Nel 2005, la bella città di New Orleans fu catastroficamente inondata come contraccolpo dell'uragano Katrina. Il reverendo Pat Robertson, uno dei più famosi tele-evangelisti d'America, diede la colpa dell'uragano ad una cabarettista lesbica che abitava a New Orleans. Verrebbe da pensare che un Dio onnipotente adotterebbe un approccio leggermente più preciso per freddare i peccatori: un giudizioso attacco di cuore, forse, piuttosto che la distruzione di un'intera città, solo perché il caso ha voluto che fosse il domicilio di una cabarettista lesbica.
Quando i cittadini di Dover, Pennsylvania, votarono contro l'insegnamento nelle loro scuole della cosiddetta "teoria del disegno intelligente", questo stesso reverendo disse:
[..] se accadrà un disastro nella vostra città, non rivolgetevi a Dio. Lo avete appena cacciato dalla vostra città [..]. Quando lo invocherete, Egli potrebbe non esserci.
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Nella distruzione di Sodoma e Gomorra, Lot, nipote di Abramo, ricopre lo stesso ruolo di Noè, nel senso che viene scelto per essere risparmiato assieme alla sua famiglia in quanto individuo retto. Due angeli maschi vennero mandati a Sodoma per avvisare Lot di abbandonare la città prima che arrivassero le pietre. Lot accolse con ospitalità gli angeli in casa sua, al che tutti gli uomini di Sodoma si radunarono intorno alla sua casa e domandarono che Lot consegnasse loro gli angeli in modo che potessero (e cos'altro?) sodomizzarli: 'Dove sono gli uomini che vennero da te questa notte? Portali a noi, così che possiamo conoscerli' (Genesi 19:5). Sì, “conoscere” ha il significato eufemistico classico della Versione Autorizzata, il che è divertente in questo contesto. Il coraggio di Lot nel dire di no alla richiesta suggerisce che Dio poteva non avere tutti i torti a salvarlo. Ma la nobiltà di Lot è annebbiata dalle parole che usa per rifiutare: “Vi prego, non fate tale cosa malvagia. Guardate: io ho due figlie che non hanno mai conosciuto un uomo; vi prego, permettete che io ve le porti, e fate a loro ciò che vi piace: soltanto, non fate nulla a questi uomini; perché essi sono venuti all'ombra del mio tetto” (Genesi 19:7-8).
Qualunque cosa significhi questa storia bislacca, di certo ci dice qualcosa sul rispetto accordato alle donne in questa cultura intensamente religiosa. Comunque, si dà il caso che il baratto di Lot si rivelò non necessario [..]. Tutta la famiglia si salvò, ad eccezione della sfortunata moglie di Lot, che il Signore trasformò in un pilastro di sale per l'offesa ― debole al confronto, si potrebbe pensare ― di essersi voltata a guardare i fuochi d'artificio della distruzione.
Le due figlie di Lot comparvero di nuovo nella storia. [..] Vissero col padre in una caverna. Affamate di compagnia maschile, decisero di far ubriacare il padre e copulare con lui. [...] Lot era troppo ubriaco per accorgersi che si stava accoppiando con le figlie. Se questa famiglia con dei problemi era il meglio che Sodoma aveva da offrire in quanto a morale, qualcuno di voi potrebbe cominciare a sentirsi d'accordo con Dio e la sua severa scure.
C'è un altro episodio tetramente simile a quello di Lot nel capitolo 19 del libro dei Giudici. [...]
No, amici, vi prego, non fate una cosa tanto malvagia, perché quest'uomo è venuto in casa mia; ecco, ho una figlia con la sua concubina; ve le porterò ora entrambe, e ve le umilierò, e fate loro quel che vi pare; ma su quest'uomo non fate una cosa così vile [...]Ancora una volta, l'etica misogina si rivela, forte e chiara. Trovo particolarmente agghiacciante la frase “ve le umilierò”. Divertitevi pure umiliando e stuprando mia figlia e la concubina di questo sacerdote, ma mostrate un giusto rispetto per il mio ospite che, dopo tutto, è maschio. Nonostante la similarità tra le due storie, il finale fu meno felice per la concubina del Levite (sacerdote) che per le figlie di Lot.
Il Levite la consegnò ai malviventi, che la stuprarono per tutta la notte: "la conobbero e abusarono di lei per tutta la notte fino al mattino: e quando il giorno cominciò a sorgere, la lasciarono andare. Poi la donna all'alba arrivò davanti alla porta della casa dov'era il suo signore, e restò al suolo finché non divenne giorno". (Giudici 19:25-6). Di mattina, il Levita trovò la sua concubina che giaceva prostrata sull'uscio e disse ― con ciò che oggi potrebbe sembrare una crudele brutalità ― "Alzati e andiamo". Ma lei non si muoveva. Era morta. Per cui egli "prese un coltello, si chinò sulla sua concubina, e la fece a pezzi, anche le ossa, il tutto in 12 pezzi, e la mandò sulle coste di Israele". Sì avete letto bene. Andate a controllare, in Giudici 19:29. [...]
Lo zio di Lot, Abramo, fu il padre fondatore di tutte e tre le "grandi" religioni monoteistiche. Il suo status di patriarca lo rende degno di divenire per i fedeli un modello di vita quasi quanto Dio stesso. Ma quale moralista moderno vorrebbe emularlo?
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Dio ordinò ad Abramo di offrirgli in sacrificio il suo amato figliolo, uccidendolo e bruciandolo. Abramo costruì un altare, ci mise sopra la legna da ardere, ed issò Isacco sopra di essa. Il suo coltello era già alzato quando un angelo intervenne con un cambio di piano: Dio stava solo scherzando dopo tutto, 'mettendo alla prova' Abramo e testando la sua fede. Un moralista moderno non può evitare di chiedersi come un bambino possa recuperare dopo un trauma psicologico di questo tipo. Secondo gli standard moderni di moralità, questa storia scellerata è un esempio allo stesso tempo di abuso di minori, di due atti di bullismo verso persone di rango inferiore, ed è il primo caso documentato di utilizzo della difesa di Norimberga: "Ho solo eseguito gli ordini". Eppure la leggenda è uno dei grandi miti fondanti di tutte e tre le religioni monoteistiche.
Ancora una volta, i teologi moderni obietteranno che la storia del sacrificio di Isacco non dovrebbe essere intesa letteralmente come un fatto. Ed ancora una volta, la risposta corretta è duplice. Primo, moltissime persone, anche oggi, prendono tutte le Scritture alla lettera come un fatto vero, ed hanno molto potere politico su tutti noi, specialmente negli Stati Uniti e nel mondo islamico. Secondo, se non lo dobbiamo prendere alla lettera, come lo dobbiamo prendere? Come un'allegoria? Ma un'allegoria di che cosa? Certo di nulla che sia lodevole. Come una lezione morale? Ma che tipo di morale si potrebbe mai derivare da questa storia sconcertante?
Ricordate, tutto ciò che sto cercando di stabilire per il momento è che noi non deriviamo la nostra morale dalle Scritture. O, se lo facciamo, noi scegliamo tra le Scritture le parti belle e scartiamo quelle brutte. Ma allora dobbiamo avere qualche criterio indipendente per decidere quali sono le parti morali e quali no: un criterio che, da dovunque provenga, non può venire dalla Scrittura stessa e presumibilmente è disponibile a noi tutti, non importa se religiosi o meno.
Alcuni difensori cercano persino di attribuire decenza al personaggio di Dio in questa deplorevole storia. Non è stato forse buono Dio a risparmiare la vita di Isacco all'ultimo momento? Nel caso improbabile che alcuni di voi siano persuasi da questo osceno tentativo di giustificazione, vi racconterò un'altra storia di sacrificio umano, che non andò a finire così bene.
Nel capitolo 11 dei Giudici, il capo militare Jephthah strinse il patto con Dio che, se Dio gli avesse garantito la vittoria contro gli Ammoniti, Jephthah avrebbe in cambio, senza fallo, sacrificato a Dio e bruciato “chiunque uscisse per primo fuori da casa mia per salutarmi, quando sarò tornato”. Jephthah sconfisse davvero gli Ammoniti (“con un massacro glorioso”, come è la norma in tutto il libro dei Giudici) e tornò vittorioso a casa. Chi venne a salutarlo fuori da casa fu, non sorprendentemente, la sua unica figlia, accogliendolo con danze e feste. [...] Non c'era niente che Jephthah potesse fare. Dio stava ovviamente aspettando il sacrificio promesso, e in quella circostanza la figlia acconsentì molto carinamente ad essere sacrificata. Chiese solo di poter andare sulle montagne per due mesi per piangere la sua verginità. Alla fine di questo periodo tornò e Jephthah la fece fuori. Dio non ritenne opportuno intervenire in questa occasione.
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Mosè corse giù dalla montagna, portando le tavole di pietra su cui Dio aveva scritto i Dieci Comandamenti. Quando arrivò e vide il vello d'oro, fu così furioso che lasciò cadere le tavole e le ruppe (più tardi Dio gli diede un set di tavole di ricambio, quindi non ci fu alcun problema). Mosè si impadronì del vello d'oro, lo bruciò, lo fece in polvere, lo mischiò con acqua e lo fece bere a tutte le persone. Poi disse a tutti nella tribù di sacerdoti di Levi di raccogliere una spada e uccidere quante più persone possibile. Questo ammontò a circa tremila vittime che, qualcuno avrebbe sperato, avrebbero dovuto placare l'ira gelosa di Dio. Ma no, Dio non aveva ancora finito. Nell'ultimo verso di questo terribile capitolo il suo colpo di grazia fu inviare una pestilenza su ciò che restava delle persone “perché essi avevano fatto il vello, che Aaron aveva fatto”.
Il Libro dei Numeri ci racconta come Dio incitò Mosè ad attaccare i Midianiti. Il suo esercito massacrò rapidamente gli uomini, e bruciò tutte le città dei Midianiti, ma non uccise le donne e i bambini. Questa pietosa astensione dei soldati fece infuriare Mosè, che diede ordine di uccidere tutti i bambini, e tutte le donne non vergini. “Ma tutte le bambine, che non hanno conosciuto un uomo, lasciatele vive e tenetele per voi stessi” (Numeri, 31:18). No, Mosè non è un buon esempio di vita per i moralisti moderni.
Per quanto alcuni scrittori religiosi moderni attribuiscano qualche tipo di significato simbolico al massacro dei Midianiti, il simbolismo è diretto completamente nella direzione sbagliata. Gli sfortunati Midianiti, per quanto possiamo giudicare dal resoconto biblico, furono vittime di genocidio nel loro stesso Paese.
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Nei Numeri, libro 25, molti israeliti furono adescati dalle donne moabite ad offrire sacrifici al dio Baal. Dio reagì con la sua furia caratteristica. Ordinò a Mosè di “Prendere tutte le teste delle persone e appenderle sotto il sole al cospetto del Signore, così che la furiosa rabbia di Dio possa allontanarsi da Israele”. Ancora una volta, non possiamo evitare di stupirci alla reazione straordinariamente draconiana di Dio di fronte al peccato di farsi sedurre da un Dio rivale. Per il nostro senso moderno di giustizia, sembra un peccato veniale in confronto, ad esempio, all'offrire tua figlia a una banda di stupratori. E' un ulteriore esempio della distanza tra la morale delle scritture e quella moderna (sarei tentato di dire “civile”). Naturalmente, si spiega abbastanza facilmente in termini della teoria della “memetica” [la teoria della sopravvivenza dell'idea più adatta, ideata da Dawkins], e delle qualità che una divinità deve possedere per per poter sopravvivere alle idee concorrenti.
Questa tragicomica gelosia maniacale di Dio contro gli dei alternativi ricorre incessantemente per tutto l'Antico Testamento. Motiva il primo dei Dieci Comandamenti (quelli sulla tavoletta rotta da Mosè: Esodo 20, Deuteronomio 5), ed è ancora più prominente nei comandamenti sostitutivi forniti da Dio per rimpiazzare le tavole rotte (Esodo 34). Dopo aver promesso di cancellare dalle loro terre gli sfortunati Amoriti, Canaaniti, Hittiti, Perizziti, Hiviti e Gebusiti, Dio arriva alla questione che conta davvero: gli dei rivali!
... tu distruggerai i loro altari, infrangerai le loro raffigurazioni, e taglierai i loro pali sacri. Perché tu non venererai alcun altro dio: perché il Signore, il cui nome è Geloso, è un dio geloso. Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dèi e faranno sacrifici ai loro dèi, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dèi, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dèi.Lo so, lo so, i tempi sono cambiati, e nessun leader religioso oggi ragiona come Mosè (tranne i Talebani e i loro equivalenti Cristiani americani). Ma è proprio questo il punto. Tutto ciò che voglio dimostrare è che la moralità moderna, da dovunque venga, certamente non viene dalla Bibbia. E i difensori della Bibbia non possono farla franca dicendo che la religione fornisce loro qualche tipo di criterio interno per definire cosa è buono e cosa è cattivo ― una fonte privilegiata non disponibile agli atei. Non possono farla franca con questo argomento, neppure se usano il loro trucco preferito di interpretare alcuni brani scelti “simbolicamente” anziché letteralmente. Con quale criterio decidono quali passaggi interpretare simbolicamente e quali letteralmente?
Non forgerai alcun Dio di metallo fuso. (Esodo 34:13-17)
La pulizia etnica iniziata al tempo di Mosè arriva al massimo di orrore nel libro di Giosuè [Joshua], un testo notevole per i massacri sanguinosi che narra e per la follia xenofobica con cui lo fa. [..] Il bravo vecchio Giosuè non si riposò finché “non ebbero distrutto completamente tutto ciò che era nella città, uomini e donne, giovani e vecchi, e pecore, bufali, asini, col filo della spada” (Joshua 6:21).
Ancora una volta, protesteranno i teologi, questo non è accaduto davvero. [..] Ma il punto è che, che sia vero o no, la Bibbia viene sbandierata come la fonte della nostra moralità. E la storia biblica della distruzione di Gerico da parte di Giosuè, e in generale l'invasione della terra promessa, è moralmente indistinguibile dall'invasione della Polonia da parte di Hitler, o dai massacri dei Curdi e degli arabi Marsh da parte di Saddam Hussein. La Bibbia potrebbe essere anche una poetica opera di fantasia, ma non è il genere di libro che dovreste dare ai vostri bambini per formare la loro moralità. Si dà il caso che la storia di Giosuè a Gerico sia l'argomento di un interessante esperimento sulla moralità dei bambini, che vedremo più tardi.
Tra parentesi, non pensate neppure che il personaggio di Dio nella storia serbasse degli scrupoli o dei dubbi sui massacri e i genocidi che accompagnarono la conquista della terra promessa. Al contrario, i suoi ordini, per esempio in Deuteronomio 20, erano brutalmente espliciti. Fa una chiara distinzione tra le persone che vivono in quella terra e quelli che vivono molto lontano. Questi ultimi dovevano essere invitati ad arrendersi pacificamente. Se si rifiutavano, tutti gli uomini dovevano essere uccisi e le donne portate via per fare figli. In contrasto con questo trattamento relativamente umano, guardate cosa c'era in serbo per quelle tribù tanto sfortunate da trovarsi già nella Lebensraum promessa. “Ma delle città di queste persone, che il Signore Dio tuo ti dà in eredità, non lascerai vivo niente che respiri, ma dovrai distruggerli completamente. Per la precisione, gli Hittiti, gli Amoriti, i Canaaniti, i Perizziti, Gli Hiviti e i Gebusiti; come il Signore Dio tuo ti ha comandato”.
- Le persone che tengono in mano la Bibbia come ispirazione alla rettitudine morale hanno la più pallida idea di che cosa c'è davvero scritto dentro? Le seguenti offese meritano la pena di morte, secondo il Levitico 20:
- insultare i genitori;
- commettere adulterio;
- fare l'amore con la madrina o la figliastra;
- omosessualità;
- sposare una donna e sua figlia;
- amare le bestie (e, per aggiungere il danno all'insulto, la sfortunata bestia viene uccisa anch'essa).
Devi essere ucciso anche, ovviamente, se lavori di sabato: questo viene ripetuto più e più volte per tutto l'Antico Testamento. In Numeri 15, i figli di Israele trovarono un uomo che raccoglieva legna nel giorno proibito. Lo arrestarono e chiesero a Dio cosa fare di lui. Dio si rivelò non essere in vena di mezze misure quel giorno. “E il Signore disse a Mosè: l'uomo sarà sicuramente messo a morte: tutte le congregazioni lo lapideranno [...]. E tutte le congregazioni lo lapidarono, ed egli morì”. Questo innocuo raccoglitore di legna aveva forse una famiglia e delle figlie che lo piangevano? Tremò di terrore quando sibilò la prima pietra, e urlò di dolore mentre la raffica gli fracassava il cranio? Quello che mi sconvolge oggi di queste storie non è che siano realmente accadute. Probabilmente non è così. Quello che mi fa cadere la mascella a terra è che delle persone oggi basano la propria vita su un modello di vita così sconcertante come Yahweh – e ancor peggio, cercano di imporre questo mostro malvagio (che sia vero o opera di fantasia) a tutti noi.
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Se prendessimo sul serio i Dieci Comandamenti, dovremmo classificare la venerazione del dio sbagliato come il peccato più grave in assoluto, seguito dal produrre raffigurazioni di Dio. Anziché condannare il vandalismo agghiacciante dei Talebani, che fecero esplodere i Budda Bamiyani alti 150 piedi nelle montagne dell'Afghanistan, dovremmo lodarli per la loro religiosità. Quello che consideriamo vandalismo è stato certamente motivato da sincero zelo religioso. Questo è dimostrato in modo lampante da una storia davvero bizzarra [....]
Non credo che ci sia un ateo al mondo che raderebbe al suolo la Mecca. [...] Come disse il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg, “La religione è un insulto alla dignità umana. Con o senza di essa, avremmo persone buone che fanno buone azioni e persone malvagie che fanno azioni malvagie. Ma per far fare cose malvagie a persone buone, occorre la religione.” [...]
Il mio scopo principale qui è stato dimostrare che non dovremmo derivare la nostra morale dalle Scritture (sebbene sia solo la mia opinione). Un altro mio scopo è stato dimostrare che noi (compresi molti religiosi) di fatto non deriviamo la nostra morale dalle Scritture. Se lo facessimo, osserveremmo rigorosamente il sabato e riterremmo giusto lapidare chiunque non lo faccia. Uccideremmo con la lapidazione ogni donna che non potesse dimostrare di essere vergine, se il marito si dimostrasse insoddisfatto di lei. Giustizieremmo i figli disobbedienti. Ma un momento. Forse sono stato ingiusto. I cristiani avranno protestato per tutta la durata di questa sezione: tutti sanno che il Vecchio Testamento è molto sgradevole. Ma il Nuovo Testamento di Gesù ripara i danni ed aggiusta tutto. O no?
(continua)