mercoledì 7 novembre 2007

Legge sul salario minimo. Una legge razzista che aumenta le disuguaglianze

Molte persone credono che lo Stato possa migliorare le condizioni dei lavoratori promulgando leggi contro lo sfruttamento dei lavoratori da parte dei datori di lavoro. Ad esempio, la legge sul salario minimo. E' vero questo?

Chiediamoci che cosa succede quando viene introdotta una legge sul salario minimo. Supponiamo di alzare per legge il salario di un gruppo di lavoratori che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Ad esempio, supponiamo di alzare per legge il salario di chi lavora nell'industria delle scarpe.

La prima conseguenza è che costoro se la passeranno meglio. Ma, allo stesso tempo, le scarpe diventeranno più costose da produrre. I prezzi delle scarpe saliranno. I cittadini che vanno al negozio di scarpe si accorgeranno che le scarpe costano di più. Ora ci sono due possibilità: (1) i cittadini cominciano a comprare meno scarpe; (2) i cittadini continuano a comprare la stessa quantità di scarpe. Esaminiamo i casi separatamente.

  1. I cittadini comprano meno scarpe. Allora i posti di lavoro nell'industria delle scarpe diminuiranno. Alcuni operai saranno licenziati. Prima questi lavoratori avevano uno stipendio, per quanto basso. Ora non hanno nulla.

  2. I cittadini continuano a comprare la stessa quantità di scarpe. Nessun lavoratore nell'industria di scarpe perde il lavoro. Ma ai cittadini resteranno in tasca meno soldi di prima. Visto che spendono di più per le scarpe, dovranno necessariamente diminuire le loro spese in qualche altro settore. Quindi andranno distrutti posti di lavoro in altri settori. Ad esempio, se gli italiani prima spendevano per le scarpe complessivamente 15 miliardi l'anno, ora ne spenderanno 20. Questo significa che gli italiani avranno 5 miliardi l'anno in meno da spendere per altre cose. 5 miliardi che prima spendevano in altri settori, dando lavoro a qualcun altro (sarti, vetrai, idraulici, avvocati, ferrovieri, imbianchini...). Questo "qualcun altro" adesso perderà il lavoro.

In entrambi i casi, tutto quello che lo Stato ha ottenuto è di aumentare la disoccupazione. Ha favorito alcuni lavoratori alle spese di altri. Non ha migliorato le condizioni dei lavoratori in generale. Prima lavoravano più persone, sebbene con salari bassi. Ora i salari sono più alti, ma lavorano meno persone. Prima la ricchezza era distribuita meglio, ora è più concentrata. La disuguaglianza nel Paese è aumentata.

Osserviamo un pattern che si ripete. Ogni volta che lo Stato dice di fare l'interesse generale, finisce regolarmente per promuovere soltanto interessi particolari.

Ma, col senno di poi, che altro potevamo aspettarci da un vincolo artificiale sui salari, che non aumenta in nessun modo la produttività del paese? Come vedremo in post successivi, le condizioni delle persone comuni possono migliorare solo se aumenta la produttività del Paese. Se invece non aumenti la produttività, è un gioco a "somma zero". Se dai a qualcuno, togli necessariamente a qualcun altro.

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E' memorabile il modo in cui Milton Friedman descrive la legge sul salario minimo:

Il vero significato della legge sul salario minimo è questo. Lo Stato sta dicendo al datore di lavoro: "Datore di lavoro, se le capacità di questa persona per te valgono meno di 5 dollari a settimana, non puoi dargli lavoro.

Nessuna legge è razzista contro i neri quanto quella sul salario minimo.
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Nel ragionamento di cui sopra, ho fatto delle assunzioni a scopo di semplificazione. Per esempio, ho assunto che l'industria di scarpe, dovendo pagare di più i dipendenti, alzerà i prezzi. Ma a volte alzare i prezzi può non essere un'opzione, per via della concorrenza con l'estero. La cosa più probabile è quindi che l'industria chiuda, non potendo reggere la concorrenza. Ancora una volta, il risultato sarà il licenziamento in blocco dei suoi dipendenti.

Qualcuno a questo punto potrebbe rispondere: "Tanto meglio. Se davvero quell'industria riusciva a sopravvivere solo pagando stipendi da fame, è meglio che chiuda.". Ma chi risponde così dimentica una cosa. Per usare le parole di Henry Hazlitt:

Per quanto quei salari fossero da fame, erano la migliore alternativa disponibile per i lavoratori in quell'industria: altrimenti quei lavoratori sarebbero andati altrove. Se l'industria X è costretta a chiudere a causa di una legge sul salario minimo, i lavoratori saranno costretti a rivolgersi ad alternative che prima avevano giudicato meno attraenti. E produrranno in questi settori un aumento della concorrenza, che farà abbassare ulteriormente i salari rispetto a prima.

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Uno potrebbe pensare di risolvere il problema sussidiando quell'industria. Dopotutto, se l'industria riceve sussidi dallo Stato, non sarà costretta ad alzare i prezzi, e a licenziare. Questo è vero, ma anche in questo caso si produce disoccupazione da qualche altra parte. Infatti, come abbiamo già visto, i sussidi vanno pagati con le tasse. Ai cittadini resteranno quindi meno soldi in tasca. Quindi spenderanno meno da qualche altra parte. E quindi andranno distrutti posti di lavoro in altri settori. Anche in questo caso, il risultato è la disoccupazione. Lo stesso vale per i dazi, come abbiamo visto.
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