Domanda: perché su internet, e sulla carta stampata, si può dire qualunque cosa, e si può offendere chi si vuole, ma in televisione, pubblica o privata, questo non si può fare? Sentiamo cosa ne pensa il fisico ed economista David Friedman.
Quando si è sotto un'istituzione di proprietà pubblica, l'utilizzo delle cose è controllato dalle istituzioni politiche, e quella proprietà è usata per gli scopi delle istituzioni politiche. Poiché la funzione della politica è ridurre la diversità degli scopi degli individui per trasformarla in un insieme di "obiettivi comuni" (gli scopi delle maggioranze, del dittatore, del partito al potere, o di qualunque persona o gruppo che abbia il controllo effettivo delle istituzioni politiche), la proprietà pubblica impone all'individuo quegli "obiettivi comuni". In altre parole, non chiedetevi come potete raggiungere ciò che ritenete buono, ma come potete raggiungere ciò che il governo vi dice che è buono.
Consideriamo un caso particolare in cui è facile confrontare gli effetti della proprietà pubblica e privata. I mezzi di comunicazione stampati (quotidiani, riviste ecc.) sono prodotti interamente con proprietà privata. Compra carta e inchiostro, affitta delle rotative di stampa, e sei pronto a partire. Oppure compra una stampante Xerox. Puoi stampare tutto quello che vuoi senza chiedere il permesso ad alcun governo. A patto, ovviamente, che tu non abbia bisogno del servizio postale pubblico per recapitare ciò che stampi: il governo può usare, ed ha a volte usato, il suo controllo sul servizio postale come strumento di censura.
La faccenda è diversa per quanto riguarda i media che trasmettono in broadcast (radio e televisione). Le frequenze radio sono state proclamate proprietà pubblica. Radio e stazioni televisive possono operare solo se ricevono il permesso di usare quella proprietà dalla Commissione per le Comunicazioni Federali (FCC). Se la FCC decide che la stazione non opera "nell'interesse pubblico", ha il diritto legale di ritirare la licenza dell'emittente, o di rifiutarsi di rinnovarla. Le licenze di trasmissione valgono un sacco di soldi; la fortuna personale di Lyndon Johnson fu costruita su un impero delle trasmissioni il cui punto di forza era l'amicizia speciale tra la FCC e il leader di maggioranza al Senato.
I mezzi di comunicazione stampati richiedono solo la proprietà privata, mentre i mezzi di trasmissione in broadcast usano la proprietà pubblica. Qual è il risultato?
I media stampati sono profondamente variegati, diversificati. Qualunque punto di vista, non importa se politico, religioso o estetico, ha la sua piccola rivista o giornalino. Molte di queste pubblicazioni sono incredibilmente volgari ed offensive verso i punti di vista e la sensibilità della maggior parte degli americani. Per esempio, "Il realista", una rivista umoristica oscena, una volta ha stampato una vignetta intitolata "Una nazione unita sotto Dio", che mostrava Dio mentre sodomizzava lo Zio Sam. Il "Berkeley Barb" è un quotidiano con le pubblicità più pornografiche del mondo; e la pubblicazione "Black Panther" in una foto ha sovrapposto la testa di un maiale al cadavere assassinato di Robert Kennedy.
I media radiotelevisivi, invece, non possono permettersi di offendere. Chiunque possieda una licenza di Stato, del valore di molti milioni di dollari, deve stare molto attento. Nessuna stazione televisiva negli Stati Uniti trasmetterebbe le vignette di un'edizione a caso del "Realist". Nessuna radio leggerebbe la sezione pornografica del "barb". Come potresti persuadere l'onorata commissione dell'FCC che ciò sia nell'interesse pubblico? Dopo tutto la FCC, nel 1931, rifiutò di rinnovare la licenza del proprietario di un'emittente con queste motivazioni: "Trasmissioni volgari, se non del tutto indecenti. Sicuramente non divertenti. Questo non è intrattenimento."; "Sebbene noi non possiamo operare una censura, è nostro dovere vigilare affinché le licenze televisive non diventino semplici strumenti personali [do not afford mere personal organs], ed affinché venga mantenuto uno standard di raffinatezza adatto ai nostri giorni e alle moderne generazioni."
Il "Barb" non ha bisogno di essere nell'interesse pubblico: non appartiene al pubblico; la radio e la televisione sì. Il Barb deve interessare solo i suoi lettori.
La rivista "National Review", di William Buckley, stampa circa 100.000 copie. Viene acquistata da un americano su duemila. Se gli altri 1999 potenziali lettori pensano che sia razzista, fascista, papista, peggio per loro: viene pubblicata lo stesso.
La FCC ha recentemente deliberato che non si possono trasmettere canzoni che sembrano sostenere l'uso di droga. Questa è forse una violazione della libertà di parola? Certo che no. Puoi dire tutto ciò che vuoi, ma non sulle frequenze pubbliche.
Quando dico che non è una violazione della libertà di parola, sono del tutto serio. Non è possibile far usare a tutti le onde radio per lo scopo che preferiscono; semplicemente non ci sono abbastanza frequenze nell'etere. Se il governo possiede le frequenze, le deve per forza razionare; deve decidere cosa deve andare in onda e cosa no.
Lo stesso vale per carta e inchiostro. La parola può forse essere libera, ma la parola stampata non lo è: richiede l'uso di risorse scarse. Non c'è modo di far sì che chiunque pensi di avere qualcosa da scrivere possa farlo leggere a tutti i cittadini. Gli alberi terminerebbero prima di avere carta sufficiente per stampare cento milioni di copie del manifesto personale di ciascuno; il nostro tempo terminerebbe prima che potessimo leggere tutta la spazzatura prodotta in questo modo.
Ciononostante, noi abbiamo libertà di stampa. Le cose non si stampano gratis, ma si stampano se c'è qualcuno disposto a sostenere il costo. Se lo scrittore stesso è disposto a pagare, stampa i volantini e li distribuisce all'angolo della strada. Più spesso, è il lettore che paga, abbonandosi a una rivista o comprando un libro.
Sotto un regime di proprietà pubblica, i valori del pubblico, considerato come un tutto unico, vengono imposti sugli individui che richiedono l'uso di quella proprietà per ottenere i propri obiettivi. Sotto un regime di proprietà privata, ogni individuo può perseguire i propri obiettivi, a patto che se ne sobbarchi i costi. I media radiotelevisivi sono appiattiti; quelli stampati sono diversificati.
Si può risolvere il problema? Sì, in un modo molto semplice. Basta trasformare le onde d'aria in proprietà privata. Che il governo metta all'asta il diritto di trasmettere a una certa frequenza, e questo per ciascuna frequenza, finché tutta la banda di frequenze è posseduta da privati. Questo significherebbe forse che i ricchi controllano le onde d'aria? Non più di quanto la proprietà privata delle rotative significhi che si stampano solo giornali per ricchi. Il mercato non è un campo di battaglia, dove la persona che ha più soldi vince la battaglia e si prende tutta la torta; se così fosse, Detroit spenderebbe tutte le sue risorse per progettare Cadillac d'oro per miliardari.
(il discorso continua nel prossimo post)
Il brano è tratto dal libro di David Friedman "L'ingranaggio della libertà", capitolo 1.