domenica 30 dicembre 2007

I controlli di qualità obbligatori servono a qualcosa?

Gli standard di qualità o sicurezza imposti dal governo hanno motivo di esistere? Ad esempio, ha senso fissare controlli obbligatori di qualità o igiene sul cibo, per tutelare il consumatore? Ha senso fissare standard minimi di sicurezza sul posto di lavoro, per tutelare il lavoratore? In questo post discuterò gli effetti di questi ed altri standard obbligatori.

1. Standard di qualità sulle case. Supponiamo che il governo obblighi i locatori (cioè i padroni di casa) a rispettare nei propri appartamenti alcuni requisiti minimi di qualità; ad esempio a dotare l'appartamento di acqua calda, o di riscaldamento, o a metterci almeno un bagno. Domanda: Ha senso questa legge? Ha una qualche utilità per qualcuno?

I proprietari delle case che non hanno l'acqua calda sono costretti ad installarla. Questo farà salire i costi degli affitti di, diciamo, € 10 al mese. L'inquilino (colui che paga l'affitto) avrà un servizio di acqua calda che prima non aveva, ma, a fronte di ciò, pagherà un affitto maggiore di € 10 al mese. Adesso chiediamoci: quanto valeva effettivamente per l'inquilino avere l'acqua calda in casa? Evidentemente sono possibili solo due casi: A) l'acqua calda valeva per l'inquilino più di € 10 al mese; B) l'acqua calda valeva per lui meno di € 10 al mese. Esaminiamo entrambi i casi. A) Se per l'inquilino l'acqua calda valeva più di € 10 al mese, sarebbe stato già il proprietario ad installarla. (Il proprietario avrebbe ragionato così: "se tizio è disposto a pagare più di 10 per una cosa che a me costa 10 installare, perché non dovrei installarla? Mi conviene farlo." ). Quindi l'acqua calda sarebbe stata installata comunque, essendo ciò nell'interesse di entrambi, proprietario ed inquilino. Ma allora a che cosa serve la legge? B) Se invece l'acqua calda valeva per l'inquilino meno di € 10 al mese, significa che l'inquilino è stato costretto dallo Stato ad acquistare un servizio che non voleva a quel prezzo. C'erano per lui modi migliori di spendere quei soldi.

Come nota David Friedman ne "l'ordine del diritto":

Nel caso in cui quelle caratteristiche assicurassero un beneficio per [l'inquilino] maggiore dell'esborso economico che il proprietario dell'immobile deve sostenere per fornirle, sarebbero già i proprietari ed includerle nel contratto di locazione -- e quindi a richiederne il pagamento. Nel caso invece esse costino al proprietario più di quanto valgano per l'inquilino,il fatto di imporle [per legge] e di determinare l'inevitabile aumento dei canoni di locazione finisce probabilmente per porre sia il proprietario che l'inquilino in condizioni economiche peggiori. In particolare si può prevedere che risulteranno pregiudicate le condizioni degli inquilini meno abbienti, quelli più inclini a sovrastimare, rispetto al loro costo reale, le caratteristiche aggiuntive. Un osservatore cinico potrebbe concludere che l'effettiva funzione dell'atteggiamento giurisprudenziale esaminato [...] sia quella di espellere i cittadini poveri dal territorio.

2. Standard di sicurezza imposti dalla legge. Supponiamo che lo stato obblighi i costruttori di automobili a mettere, ad esempio, cinture di sicurezza in ogni auto. Questo farà salire il costo dell'automobile per il consumatore, diciamo di € 10. Ma se per il consumatore la cintura di sicurezza valeva più di € 10, sarebbe stato già il produttore ad includerla. ("Se fornire questo accessorio mi costa 10 e la gente vuole pagarepiù di 10 per averlo, perché non metterlo?") Se invece la cintura valeva per il consumatore meno di € 10, il consumatore è stato costretto dallo Stato a comperare a 10 € qualcosa che non voleva, a quel prezzo. Ancora una volta, la legge nel caso migliore è inutile, nel caso peggiore danneggia il consumatore.

(Se non trovate realistico che una cintura di sicurezza possa valere per un consumatore meno di € 10, considerate questo. Una cintura di sicurezza ha dei benefici ma ha anche dei costi. Il beneficio è dato da un piccolo incremento nella probabilità di sopravvivere ad un incidente; il costo è dato dalla scomodità di indossare la cintura. Se per un dato cittadino la maggiore comodità vale di più dell'incremento di probabilità di sopravvivere, egli non indosserà affatto la cintura, quindi la cintura varrà per costui zero, che è meno di € 10.)


3. Controlli di qualità sui cibi. Supponiamo che lo stato obblighi i produttori di latte a superare per legge dei controlli di qualità o di igiene, "per tutelare la salute del consumatore". Questo farà aumentare il costo del latte, diciamo, di due euro al litro. Ma se per il consumatore il controllo di qualità valeva più di due euro, sarebbe stato già nell'interesse del produttore effettuarlo (o accordarsi con qualche agenzia di certificazione per sottoporre il proprio latte al suo controllo). Quindi il controllo sarebbe stato fatto comunque, in quanto è una transazione che conviene a entrambe le parti. Ma allora a che serve la legge? Se invece il consumatore non riteneva che il controllo di qualità valesse quei due euro in più, allora il consumatore è stato costretto dallo Stato a comprare un controllo che non voleva, a quel prezzo. (Può darsi che il consumatore preferisse risparmiare quei 200 l'anno e spenderli per cose che per lui hanno maggior valore, come, diciamo, una visita medica in più. )

Un altro modo di vedere la questione è questo: i controlli di qualità sono essi stessi dei "beni economici", cioè cose per cui le persone sono disposte a spendere dei soldi. Se alcune persone sono disposte a spendere qualcosa in più per avere un controllo, significa che c'è un mercato per quel controllo. Ma, se c'è un mercato, nascerà un'agenzia di certificazione privata che farà qual controllo --- come avviene del resto oggi per i prodotti biologici. Se invece i cittadini non sono disposti a spendere abbastanza, allora per definizione il controllo non ha un valore sufficiente da giustificare la sua esistenza: ci sono cose più importanti da fare con quei soldi.

4. Sicurezza sul posto di lavoro. Supponiamo che lo stato obblighi i datori di lavoro a prendere precauzioni per ridurre la probabilità di incidenti mortali sul posto di lavoro (ad esempio, a costruire uscite di sicurezza in una miniera, o a fornire un elmetto protettivo a tutti i dipendenti). Queste precauzioni avranno, naturalmente, un costo. Per rifarsi del costo maggiore, il datore di lavoro diminuirà i salari oppure aumenterà i prezzi dei prodotti. Supponiamo per prima cosa che diminuisca i salari. In questo caso, i dipendenti saranno più tutelati, ma avranno un salario minore, diciamo di € 10 al mese. Ma se per i dipendenti la misura di sicurezza valeva più di 10 euro al mese, sarebbe stato già il datore di lavoro ad introdurla. ("Se i dipendenti vogliono pagare più di 10 ciò che a me costa 10, perché non fornirglielo?"). Ma allora a che serve la legge? Se invece per i dipendenti l'incremento di probabilità di sopravvivere valeva meno di 10 euro, allora lo Stato ha costretto i dipendenti a pagare dei controlli che per loro non valevano la diminuzione di stipendio.

Se invece il datore di lavoro, anziché diminuire i salari, compensa il costo dei controlli aumentando i prezzi dei prodotti, che succede? Il risultato in questo caso è che i lavoratori sono più tutelati, ma l'occupazione diminuisce. Infatti, in questo caso il costo della misura di sicurezza viene scaricato sui consumatori. I consumatori, dovendo pagare di più quel prodotto, ne compreranno meno, oppure compreranno meno di qualche altro prodotto. In ogni caso, la produzione di qualche prodotto dovrà diminuire. Qualche settore dovrà per forza ridursi. Quindi avverranno dei licenziamenti. Il risultato è che lavoreranno complessivamente meno persone di prima, ma quelli che saranno riusciti a mantenere il loro lavoro saranno più tutelati di prima. E' difficile dire che la società ne abbia tratto un guadagno netto. Vedere qui per maggiori dettagli.

Riassumendo, se lo Stato impone al datore di lavoro delle misure di sicurezza, i costi di queste misure verranno scaricati sui dipendenti, o sotto forma di minore salario, o sotto forma di maggiore probabilità di essere licenziati. Sarebbe stato meglio far scegliere agli interessati se il beneficio valeva il costo.

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Per concludere il post, mi sembra difficile trovare casi in cui gli standard di qualità o sicurezza imposti dal governo abbiano senso. Forse si può sostenere l'efficacia degli standard di igiene obbligatori nel caso di possibili danni a terzi? O forse dovrei considerare, nell'ultimo caso, il problema dei "beni pubblici"?
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