venerdì 19 ottobre 2007

Diminuire le tasse ai ricchi aiuta soprattutto i poveri

Trascrivo il recente discorso di Antonio Martino (audiovideo) sui benefici delle tasse basse e in particolare della flat-tax (tassa piatta, cioè una sola aliquota. Ad esempio, "tutti pagano il 20% di quel che guadagnano, tranne i poveri che sono esenti").

In questo discorso Martino fornisce fortissima evidenza, tratta dall'esperienza di altri paesi, che abbassare le tasse ai ricchi fa pagare più tasse ai ricchi. E quindi fa aumentare il gettito fiscale. Martino spiega poi la ragione di questo controintuitivo fenomeno. Se le tasse che devi pagare sono più alte di una certa soglia, per te diventa più conveniente eludere anziché produrre. Dedicherai quindi la maggior parte dei tuoi sforzi ad eludere anziché a produrre. Spenderai molti soldi per pagare i migliori tributaristi per individuare modi legali ed illegali di pagare meno. Organizzerai la tua intera attività con un occhio alle conseguenze tributarie più che alla produttività. Con tasse basse, invece, concentrerai molte meno energie su tutte queste cose, e quindi inevitabilmente ti troverai a dichiarare di più, e a versare di più al fisco.

Il discorso di Martino contiene molti altri temi importanti, come la semplificazione della burocrazia che seguirebbe dall'introduzione di una sola aliquota bassa. Questa semplificazione darebbe ulteriori vantaggi.

La parola a Martino. Leggete fino alla fine perché lì sono i dati più importanti.






Ringrazio Daniele Capezzone per avermi invitato a parlare di quello che è un mio chiodo fisso da tanto tempo. Mi sono sempre occupato di tasse, non perché ne capisca qualcosa, ma per legittima difesa. Perché dal momento che loro si occupano di me, io mi occupo di loro. E in secondo luogo perché l'idea della "flat tax" è stata in tempi moderni riproposta da una persona nei cui confronti ho un enorme debito di gratitudine, e che recentemente sono andato a Lichtenstein a ricordare: Milton Friedman. Nel 1956 Milton Friedman tenne una conferenza al Claremont College in California dedicata alla distribuzione del reddito. Quella conferenza venne poi ristampata in "Capitalismo e libertà" nel 1962. Fra le altre cose, in quel capitolo Friedman lancia una proposta che allora appariva semplicemente provocatoria: passare da un sistema tributario basato su molte aliquote, rapidamente progressive, nominalmente , ad un sistema basato su una sola aliquota. La cosiddetta flat tax. Nel 1959, l'anno a cui lui faceva riferimento, negli Stati Uniti le aliquote di imposta sul reddito andavano dal 20% al 90% (novanta per cento!), raggiungendo il 50% già a partire da imponibili superiori a 18.000 $ l'anno per il contribuente singolo, e 36.000$ l'anno per una coppia sposata che presentasse una dichiarazione congiunta. Milton Friedman dimostrò che con un'unica aliquota al 23.5% si sarebbe ottenuto lo stesso gettito, o addirittura un po' di più di quello che si otteneva con quella pluralità di aliquote da confisca. E non solo: se contemporaneamente si fossero abolite tutte le scappatoie fiscali (tranne le detrazioni delle spese sostenute per la produzione di reddito) il gettito sarebbe stato molto superiore. Secondo Friedman una flat tax, anche senza alcuna modifica della legislazione esistente, avrebbe prodotto un maggior gettito per l'erario perché il reddito dichiarato si sarebbe elevato. Questo per 3 ragioni:

1. Si sarebbe ridotto l'incentivo ad adottare misure, legali ma costose, per ridurre le dimensioni dell'imponibile. (La cosiddetta elusione e la cosiddetta erosione.)

2. Ci sarebbe stato un minore incentivo a dichiarare meno del dovuto. (Evasione)

3. L'impiego delle risorse sarebbe divenuto più razionale, perché si sarebbero rimosse le distorsioni introdotte dalla pluralità delle aliquote.

Sul terzo punto vorrei fare un esempio banalissimo. Mettetevi nei panni di un contribuente che ha a che fare con un'aliquota marginale massima del 50%. Se produce un milione, gli restano 500.000. Se elude un milione, gli resta un milione. Quindi per lui eludere vale il doppio che produrre. E' il doppio più vantaggioso. Quindi dedicherà il doppio degli sforzi ad eludere anziché a produrre. E' molto meglio, quindi, ridurre l'aliquota, perché questo riduce la convenienza ad eludere anziché produrre. Ecco perché la riduzione delle tasse incentiva la produzione.

Ora vorrei citare alcuni passi di questo saggio di Friedman. Lui diceva "l'aliquota per i più ricchi oggi è del 90%. Ma allora come mai rende così poco?". Dice Friedman:

Se il gettito delle aliquote attuali, altamente progressive, è così basso, altrettanto basso sarà il loro effetto redistributivo.

Questo non significa che facciano pochi danni. Al contrario. Il gettito è così basso in parte perché alcuni tra i più competenti professionisti del paese dedicano le loro energie alla individuazione di modi per tenerlo basso, e in parte perché altri individui organizzano la loro attività produttiva con un occhio alle conseguenze tributarie che ne conseguono. Tutto ciò rappresenta per il Paese uno spreco allo stato puro. Cosa otteniamo in cambio? Al massimo, un senso di soddisfazione da parte di alcuni nel sapere che lo Stato sta redistribuendo il reddito. E anche quella soddisfazione è fondata sulla ignoranza degli effetti concreti della struttura fiscale progressiva. Ed evaporerebbe immediatamente se i fatti fossero noti. Le attuali alte aliquote nominali sulle fasce alte di reddito e quelle di successione non possono essere giustificate, se non altro perché rendono così poco.

Pensate: l'imposta di successione sulle donazioni, che il governo Berlusconi abolì, rendeva in tutto 1750 miliardi di lire all'anno. Cioè praticamente niente. Continua Friedman:

Come liberale, non riesco a considerare giustificata la tassazione progressiva solo perché redistribuirebbe il reddito. Questo mi sembra un caso chiaro di usare coercizione per prendere ad alcuni in modo da dare ad altri. Il che è in evidente contrasto con la libertà individuale. E' molto diversa la situazione in cui il 90% della popolazione decide di tassarsi, e di esentare il restante 10%, dalla situazione in cui il 90% approva imposte punitive sul restante 10%. Che è quello che accade negli Stati Uniti. Una flat tax proporzionale produrrebbe esborsi assoluti più alti per quelli che godono di redditi più alti, come contropartita per i maggiori servizi resi dallo stato; ma eviterebbe la possibilità che una maggioranza approvi imposizioni di tributi sulla minoranza, lasciando inalterato il carico gravante su sé stessa.

Poi, come sapete, in America la situazione è molto cambiata, con le due riforme fiscali di Kennedy nel 1960 e poi di Reagan: Kennedy portò l'aliquota marginale massima dal 90% al 70%, poi le 2 riforme di Reagan agli inizi degli anni 80 la portarono dal 70% al 28%. Dirò poi dell'effetto di quelle due riforme.

Ora qualche considerazione mia. A me sembra che l'idea sia semplice da comunicare, facile da capire ed accattivante. Faceva parte del programma di Forza Italia nel 1994, e io credo che spiazzerebbe davvvero gli statalisti di tutti i colori [...]. Ieri il mio amico [..] ha dato una definizione bellissima dello Stato: "lo Stato è quella entità che protegge la proprietà privata da tutti fuorché da se stesso".

I vantaggi della flat tax sono semplici da capire.

Con una sola aliquota e la chiusura della miriade di scappatoie fiscali, chiunque sarebbe in grado di assolvere da solo i suoi doveri col fisco, e di capire esattamente come il meccanismo funzioni. Vi ho detto prima che mi occupo di tasse. Mi occupo di tasse da una vita. Sono laureato in giurisprudenza. Insegno economia, e così via. Ma non sono mai riuscito a fare da me la dichiarazione dei redditi. [Applausi] Eppure io ho solo redditi da lavoro dipendente, per cui dovrebbe essere facilissimo. Ma non riesco a farla. Intanto mi viene l'orticaria quando prendo in mano...


Chi ci rimetterebbe? Ci rimetterebbero i "mandarini", cioè i grandi esperti che riescono ad orientarsi in questo insieme farraginoso, contorto e contraddittorio di norme tributarie. Tutti gli altri ne ricaverebbero un beneficio. Vi siete mai chiesti cosa c'è di strano in un Paese in cui, in tutte le province italiane, i maggiori contribuenti sono notai o tributaristi? Se i tributaristi guadagnano tanto, vuol dire che il sistema tributario è complesso, contorto e farraginoso, e che solo loro lo capiscono. Dispiacerà al mio amico Tremonti: guadagnino un po' di meno, ma rendiamo più semplice il sistema tributario. [Applausi].


Il secondo vantaggio dell'aliquota unica sarebbe la leggerezza. Perché, grazie alla chiusura delle scappatoie tributarie, con un'unica aliquota bassa si riuscirebbe a far incassare all'erario lo stesso gettito o addirittura maggiore. Vi do i dati per l'Italia. Nel 2006 il gettito dell'irpef è stato di 150.248 milioni di euro. Il 9.4% del PIL. Ripeto; il nove virgola quattro percento del pil. E questo è il gettito di tutte le imposte dirette. Se fosse possibile abolire tutte le detrazioni, le deduzioni, chiudere tutte le scappatoie, impedendo quindi l'erosione e l'elusione, un'unica aliquota del 9.4% renderebbe quanto l'attuale sistema progressivo. E questo non tenendo conto delle conseguenze benefiche che questa aliquota produrrebbe sul reddito prodotto, incentivando l'attività economica.


Ma io credo che il vantaggio maggiore dell'aliquota unica sia l'aumento del gettito. Perché l'adozione di un'unica aliquota, bassa, scoraggerebbe, come ho detto prima, tutte le forme legali di renitenza al pagamento delle imposte (elusione ed erosione).

Infine lo sviluppo economico. La riforma fornirebbe un formidabile incentivo al lavoro, al risparmio, all'investimento, all'afflusso di capitali dall'estero, promuovendo lo sviluppo. Questo è ciò di cui l'Italia ha bisogno.

Ora vi riferirò dei dati. Premetto però che fanno riferimento a 2 anni fa.

Il successo dell'idea è stato notevole specie nei paesi dell'europa centrale o orientale. Il primo paese ad adottare la flat tax è stato l'Estonia, nel 1994, inizialmente con un'aliquota del 26%, che poi nel 2005 è stata ridotta al 24%. [Oggi sembra essere al 22%, NdM.]. Poi nel 1995 è stata la volta della Lituania, con un'unica aliquota del 25%. La storia più clamorosa è quella della federazione russa, che nel 2000 ha sostituito il sistema a 3 scaglioni, con aliquote che arrivavano al 30%, con una flat tax del 13%. I risultati in Russia, come negli altri paesi, sono stati clamorosi: un notevole aumento di entrate per l'erario, che sono raddoppiate in soli 4 anni; la diminuzione dell'economia sommersa, dell'elusione e dell'erosione. Nel 2003, la serbia ha adottato un'aliquota unica del 14%, sia sul reddito delle persone fisiche che delle società, ed è intenzionata a ridurre ulteriormente le aliquote. Nel 2004 l'Ucraina ha copiato il modello russo, con una flat tax del 13%, che sostituiva ben 5 scaglioni con aliquote che andavano dal 10% al 40%. Sempre nel 2004, la Slovacchia ha adottato un'aliquota unica del 19%, sia sui redditi individuali sia su quelli societari, sostituendo 5 aliquote su redditi personali, dal 10 al 38%, e una su quelli societari del 25%. In Georgia il presidente Saakashvili, 5 giorni dopo la sua investitura, ha annunciato l'intenzione di adottare un sistema di flat tax. IL 27 dicembre 2004 il parlamento georgiano ha approvato, con 107 voti a favore e 11 contrari, un'aliquota unica sui redditi individuali del 12%, al posto delle 4 esistenti che andavano dal 12 al 20%. Il presidente Rumeno Basescu, come aveva promesso in campagna elettorale, ha introdotto un'aliquota unica del 16% sui redditi individuali e societari, al posto di un sistema di 5 aliquote che andavano dal 18 al 40%. Infine i partiti di opposizione in altri paesi dell'europa orientale come la Polonia e la Repubblica Ceca sostengono l'adozione di un'unica aliquota del 15%.

E nel resto del mondo? La Cina sta contemplando di introdurre il sistema proporzionale ed ha invitato il mio amico Alvin Rabuska, che è uno studioso della [?] Institution di Stanford, California, e che da anni sostiene la flat tax, [..] a illustrare al ministero delle finanze questa proposta, e ha tradotto in cinese il suo libro dedicato all'argomento. In Finlandia, uno dei leader dell'opposizione ha basato la sua campagna elettorale sulla promessa di passare all'aliquota unica. In Spagna, il governo socialista di Zapatero sta studiando l'introduzione di un'aliquota unica, che è raccomandata dai suoi consiglieri economici. Persino il governo socialista tedesco di Schroeder ha studiato la possibilità di fare lo stesso. Un gruppo di 29 esperti del ministero delle finanze ha proposto l'introduzione di un'aliquota unica del 30% su tutti i redditi, al posto dell'attuale sistema che prevede un'aliquota massima del 45% sui redditi personali e una societaria del 38.3%.

Quali obiezioni vengono mosse alla flat tax?


La prima è che sarebbe incostituzionale, perché c'è un articolo della Costituzione che dice che il sistema tributario è improntato a criteri di progressività. Non è vero. Perché la progressività si può ottenere o come facciamo noi attualmente, con una pluralità di aliquote nominalmente molto progressive, oppure con un'unica aliquota per via delle detrazioni. Quindi non è vero che sarebbe incostituzionale. [Tra l'altro i poveri sarebbero esenti, NdM]

La seconda obiezione riguarda il gettito. Nel linguaggio comune, "tagliare le tasse" viene presentato come una perdita di gettito per l'erario. Ma qui bisogna intendersi: se per "tagliare le tasse" si intende la riduzione delle aliquote, questo non produce una diminuzione del gettito, anzi molto spesso produce un aumento. Quindi dire "come finanziamo il taglio delle tasse?" è una frase senza senso: non c'è bisogno di finanziarlo perché si finanzia da sé, se riduciamo le aliquote. Anzi, frutta qualcosa a chi ha tagliato le aliquote. Coloro che sostengono che la riduzione delle aliquote produrrebbe una drastica riduzione di gettito non hanno presente l'esperienza [vedi oltre, NdM]. Anche se adottiamo una prospettiva statica, cioè guardiamo all'immediato, e quindi ignoriamo le conseguenze che l'adozione della flat tax avrebbe sullo sviluppo e sulla riduzione dell'incentivo ad eludere e ad erodere, l'aliquota unica, grazie all'abolizione delle deduzioni e delle detrazioni, potrebbe benissimo produrre un aumento di gettito. Questo significa che, se anche non si riuscissero a chiudere tutte le scappatoie fiscali, un'aliquota unica inferiore al 20% frutterebbe lo stesso gettito della pletora di aliquote attuali.

Ora, dato che non tutte le scappatoie, deduzioni e detrazioni possono essere abolite, e che i redditi inferiori al minimo devono essere esenti da tasse, la mia valutazione -- che ovviamente va approfondita -- è che si potrebbe ricavare lo stesso gettito di oggi con un'aliquota inferiore al 25%, da portare poi gradualmente al di sotto del 20%. E' assolutamente fattibile. Non è utopico. Farebbe bene all'Italia. Ci libererebbe dal peso dello stato fiscale e rilancerebbe l'economia. Che cosa aspettiamo?

Qualcuno dice che questo sarebbe un regalo fatto ai ricchi. Cominciamo col dire che non ho nessuna simpatia per quelli che ritengono che l'obiettivo del sistema fiscale sia la soddisfazione dell'invidia. Gli invidiosi si tengano l'invidia. In uno stato liberale, un sistema fiscale ha un solo obiettivo: reperire le risorse per finanziare le attività indispensabili dello stato.


L'evidenza che diminuire le tasse ai ricchi aumenta il gettito

In secondo luogo, dire che si tratti di un regalo fatto ai ricchi è stupido e falso. Perché la riforma fiscale di Reagan (vi ricordo, dal 70% al 28%) fece raddoppiare il gettito dell'imposta sul reddito in 10 anni: da 517 a 1035 miliardi di dollari. Lo stesso era accaduto con la riforma di Kennedy all'inizio degli anni 60.

Ma qualcuno dirà: la riduzione delle aliquote non è un regalo fatto ai ricchi? La verità è esattamente l'opposto. L'elusione, infatti, è tanto più conveniente quanto più alte sono le aliquote sopportate dal contribuente. Il che significa che ad eludere sono più i ricchi che i poveri. La riduzione delle aliquote, quindi, ha effetto soprattutto sull'elusione dei contribuenti ricchi. I quali a seguito della riduzione delle aliquote eludono di meno e versano di più al fisco.

Con Kennedy, che ridusse l'aliquota massima sui redditi delle persone fisiche dal 90% al 70%, il carico fiscale sopportato dai contribuenti che avevano un reddito superiore ai 50.000$ passò dal 12% al 15% del totale. Cioè, prima i ricchi pagavano il 12%, dopo la riforma pagavano il 15% di tutto il gettito delle imposte dirette. Con le 2 riforme di Reagan (dal 70% al 28%), mentre nel 1980 il 5% più ricco dei contribuenti pagava il 35% del gettito totale, nel 1990 pagava il 49% del gettito totale. La riduzione delle aliquote di Reagan ha prodotto un aumento enorme del gettito che ha gravato soprattutto sui contribuenti più ricchi. La riduzione delle aliquote è il metodo più efficace per fare pagare le tasse ai ricchi.


Un'ultima considerazione alla quale tengo molto. Le alte tasse non danneggiano chi è già ricco. Chi è già ricco si può permettere quel lusso. Probabilmente non sa nemmeno quanto paga di tasse. E se scopre che paga tanto, non fa altro che chiamare il miglior tributarista e gli dice di trovargli un metodo per pagare di meno. Punto. No, le alte tasse non danneggiano chi è già ricco. Danneggiano chi potrebbe diventare ricco, e gli viene impedito di farlo dalle alte tasse. Sono la misura più antisociale, più reazionaria che si possa immaginare. E' come se tagliassero i gradini più bassi della scala sociale, impedendo a chi è a terra di cominciare a salire. Lasciandolo a terra. Questo ricordatelo: la superiorità morale non sta in chi dice "su le tasse", ma in chi dice "giù le tasse".
blog comments powered by Disqus